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Autore: Emily Nivek    24/06/2011    1 recensioni
Questa è una stoira che potrebbe appartenere a tutti e a nessuno.
Ognuno di noi ha un ogno, se scaviamo a fondo della nostra anima troviamo quel desiderio che riteniamo irrealizzabile. Beh, questa ragazza, non pensa che lo sia.
Forse tutto quello che bisgona fare è molto meno e più semplice di quello che crediamo. Basta farsi delle domande, non se quello che stiamo facendo sia giusto o sbagliato, perchè la cosa giusta e quella sbagliata è inesistente. Ma delle domande su cosa e chi vogliamo essere perchè, teniamo sempre bene a mente che, non si torna indietro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto inizia dall'amore infantile per quattro persone inconsapevoli della tua esistenza. Ho amato ogni momento, loro e la loro musica, mi hanno trasmesso l'amore smisurato che ora nutro per questa passione. Mi hanno dato la forza e la voglia di sognare, sono stati il mio sogno per molto tempo e ora che sono cresciuta e non provo più quel sentimento puro e semplice tutto quello che mi rimane è un sogno da inseguire e realizzare per completare me stessa e ringraziare a modo mio chi mi ha resa chi sono. Mi guardo allo specchio e vedo uno sguardo deciso a conquistare il mondo. Abbiamo tutti l'assoluto bisogno di qualcosa che faccia uscire da questa crudele realtà. C'è chi fa sport, chi scrive, chi dipinge, chi danza e chi come me suona. Si può scegliere di rimanere nell'anonimato e dedicarsi ad altro trascurando giorno dopo giorno sempre di più il nostro piccolo e potente mondo fino a farlo finire completamente nel dimenticatoio o coltivarlo e farne partecipe il mondo intero. La mia storia non è particolarmente interessante nel suo contesto ma voglio raccontarvela lo stesso. Come ho già detto sopra, la mia vita si basa essenzialmente sulla musica. Senza potermi permettere distrazioni e questo implica niente ragazzi né amicizie strette. Vivo giorno dopo giorno con la convinzione che questa parte della mia vita siano le prove generali prima di salire su un enorme palco di fronte a milioni di persone e mettere a nudo la mia anima con le mie emozioni. Perchè è questa la musica così come ogni manifestazione artistica. Tentare, in qualche modo, di mostrare alle persone cosè che solo noi riusciamo a vedere nella nostra mente. Ed è da qui che nascono le nostre emozioni, un incontro di pensieri. Una filosofia senza teorie. Susan, il mio nome, sarà uno dei pochi nomi che rimarrà impresso nei ricordi. L’inverno è la stagione che riesce ad ispirarmi di più, con tutti i suoi cambiamenti e le sue scene da film. Ma nonostante ciò preferisco l’estate perché ho più tempo da dedicare alla scoperta di me stessa. L’assenza della scuola mi restituisce tutto quel tempo sottratto alla musica. La mia ossessione per questo sogno è maniacale, ma niente sembrava farmelo capire. Quell’estate andai a casa di mia zia Tess. I miei genitori stavano divorziando e nonostante i miei 17 anni mi ritenevano ancora una bambina che non poteva assistere a una tale decisione, sarebbe stato sicuramente uno shock, ma non si rendevano conto del fatto che li sentivo litigare ogni sera fino a quando hanno smesso di rivolgersi la parola e io non sono così ingenua da non capire. Comunque, non obbiettai su quella decisione, staccare e allontanarmi da quella realtà ostile non poteva che farmi bene. Zia abitava in California e per me era tutto così diverso, così affascinate e magico. Solo mare e sole. Tutti erano così solari! I passanti notavano la mia espressione spaesata e mi rivolgevano un sorriso rassicurante. Non potei evitare di notare due ragazzi, uno che suonava e uno che cantava Bilioner. Erano davvero bravi, mi avvicinai e quando avevano concluso mi congratulai con loro. Non erano dei mendicanti ma dei giovani del posto che amavano, proprio come me, far sentire la loro voce. Non per niente sulle loro maglie risaltava la scritta ‘’ Can you hear me? ’’ Come primo giorno sulla costa più bella che avessi mai visto non era stato niente male, ma avevo ancora un’intera estate per viverla al meglio. ‘’ allora, ti piace qui? ’’ ‘’ è assolutamente fantastico zia!! ’’ affermo smettendo di torturare la fettina di carne nel mio piatto. Terminata la cena tra un sorriso e un ricordo sistemammo la cucina e poi ci separammo per rinchiuderci ognuna nella propria stanza. ‘’ bene almeno ti divertirai. Domani fai un giro per vedere se ti interessa qualche attività, qui solitamente l’estate ne promuovono molte ’’ ‘’ lo farò, notte zia! ‘’ ‘’ notte tesoro ‘’ La camera era molto accogliente. Aveva una finestra che si affacciava su una distesa, dedussi pubblica, molto ampia che sfociava su una piccola frazione di sabbia che ospitava le onde violente di un mare ambiguo. Le pareti erano di un colore sobrio, era tra il verde acqua e il celeste/bianco mischiato a un alone rosa. Una scrivania regnava al centro della stanza di fronte al letto, lateralmente una piccola televisione che si confrontava con l’imponente guardaroba alla destra del letto. Non avevo ancora disfatto le valigie. L’avrei fatto la mattina seguente, forse. L’importante era aver trovato un posto asciutto e comodo per la mia chitarra! Nell’ampio spazio tra il letto e l’armadio si sarebbe trovata benissimo. Mi lancia sul letto, l’ipod scarico, era stato acceso per tutto il giorno. Lo misi sotto carica e senza altro da fare data l’ora accesi la tv. Un film strappa lacrime sull’amicizia di due ragazze, una dovette partire per amore e l’altra soffriva in modo atroce per la sua mancanza. Non riuscii a terminare il film presa da uno strano senso di nostalgia. Non avevo lasciato nessuno in lacrime a casa. Non avevo nessuno. Ma forse non mi ero mai resa conto di come fosse importante avere una persona nei momenti difficile perché avevo sempre la musica con me. Ma per quanto poteva continuare questa vita solitaria? A soli 17 anni non ci si può aspettare di crescere da soli. Ma non sono mai stata una ragazza particolarmente fiduciosa nelle persone. E continuavo a chiedermi a chi sarei potuta mancare, lì su quel letto ancora sconosciuto, ma niente affollava i miei pensieri se non un fastidioso senso di solitudine che il sonno colmò con una lacrima alla fine di quel triste pensiero. La mattina seguente, quelle improvvise emozioni erano svanite, portate via dalle tenebre della notte. E il sorriso tornò a regnare sul mio volto. Come deciso organizzai le mie cose nella camera. Il mio inseparabile portatile sulla scrivania assieme ai spariti. L’ordine non è mai stato il mio forte, e per quanto cercai di dare un senso agli indumenti nell’armadio non ebbi grandi risultati!! Scesi in cucina, zia Tess sarebbe tornata verso le 5 del pomeriggio, l’orologio cantava ancora le 11 della mattina, presi la borsa e uscii ad esplorare nuovamente quel paradiso in cui ero divinamente caduta. Faceva caldo, nonostante il mio abbigliamento estivo, (adatto a dove ero abituata forse!) sentivo di non riuscire a resistere a quel caldo atroce. Entrai in un bar. ‘’ salve, vorrei una bottiglia d’acqua leggermente frizzante per favore ‘’ pagai e mi andai a sedere in uno dei tanti tavoli, per lo più occupati, del bar. Il brusio della gente, stranamente, mi piaceva. Era una situazione diversa da quelle che vivevo in città, era fastidioso come l’ansia delle persone riuscisse a trasmettere sensazioni negative a chiunque le circondava. Era come vivere chiusi in una gabbia, dove non ci si poteva avvicinare alle sbarre per respirare aria buona o si rischiava di prendere la scossa. Mi sentivo diversa, come se avessi avuto uno scatto vitale, ma una persona non cambia da un giorno all’altro la propria personalità anche se consapevole del fatto che sarebbe la cosa migliore. ‘’ scusa, è tutto occupato, qui è libero? ‘’
  
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