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Autore: Emily Nivek    24/06/2011    0 recensioni
Questa è una stoira che potrebbe appartenere a tutti e a nessuno.
Ognuno di noi ha un ogno, se scaviamo a fondo della nostra anima troviamo quel desiderio che riteniamo irrealizzabile. Beh, questa ragazza, non pensa che lo sia.
Forse tutto quello che bisgona fare è molto meno e più semplice di quello che crediamo. Basta farsi delle domande, non se quello che stiamo facendo sia giusto o sbagliato, perchè la cosa giusta e quella sbagliata è inesistente. Ma delle domande su cosa e chi vogliamo essere perchè, teniamo sempre bene a mente che, non si torna indietro.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi guardai intorno prima di rispondere a quell’inaspettata domanda. Stupidamente. Era davvero tutto pieno il locale, nemmeno una sola sedia libera, tranne quella davanti a me. ‘’ si certo, siediti pure ‘’ dico sorridendo. ‘’ grazie ‘’ rispose. Era un ragazzo molto giovane, aveva più o meno la mia età, forse qualche anno di più, così a prima vista. Io continuai a sfogliare la rivista sotto poggiata sul tavolo, ma non avevo la minima idea di cosa parlasse, con la coda dell’occhio spiavo quel ragazzo. Lui stava silenziosamente fissando l’ampia vetrata a destra del nostro tavolo, la quale volgeva alla spiaggia. Era preso nei suoi pensieri. I suoi occhi, marroni erano del tutto assenti. Alzai lo sguardo convinta che non si accorgesse che lo stessi guardando. Portò alla bocca la granita e nel poggiarla sul tavolo un bambino correva nel locale, violentemente si scontrò con la sedia del ragazzo facendo cadere la bibita che nella caduta si rovesciò per lo più sulla mia rivista. ‘’ o mio dio, scusa non volevo.. ’’ dice agitandosi e alzandosi in piedi; prese un paio di tovaglioli ed iniziò a tamponare l’umido dalle pagine. ‘’ tranquillo non c’è nessun problema, non è stata colpa tua ‘’ intervengo cercando di tranquillizzarlo. Ma sembrava non cedere, continuava a scusarsi. ‘’ te la ricompro ‘’ dice alzando lo sguardo dritto nei miei occhi. ‘’ ma no dai, non è successo niente di così terribile. ‘’ ‘’ no, è il minimo, andiamo dove l’hai comprata? ‘’ ‘’no davvero, basta, non c’è nessun problema, ti ringrazio ma va bene così. ‘’ abbassai lo sguardo. ‘’ daccordo ‘’ gli sorrisi e lo congedai. Uscendo dal bar mi imbattei in una copia di turisti dedussi dal fatto che mi chiesero di fare loro una foto. Si misero con la schiena rivolti al bar. Ben felice di essere utile scattai la foto. Quando la rividi mi accorsi di aver preso nell’obbiettivo anche il ragazzo della granita che usciva dal locale. ‘’grazie, grazie mille ..’’ dissero togliendomi la macchinetta dalle mani. Li guardai andare via e tornai a casa, mi dovevo cambiare, avevo delle macchie di granita sui pantaloni. Non avevo voglia di uscire ancora sotto il sole cocente dell’ora di punta, così presi la chitarra ed iniziai a strimpellare qualcosa fino ad avere l’illuminazione. Iniziai a scrivere e scrivere su quei fogli di spartiti ancora puliti. per la prima volta, concluso quel testo, mi chiesi da dove è che nascessero le mie canzoni. presi gli spartiti che avevo scritto in precedenza e li suonai tutti. In ogni canzone traspariva un senso di nostalgia e mancanza. Leggevo una richiesta d’aiuto che arrivava da dentro me alla me razionale. Non capivo per quale motivo quei due giorni furono così pieni di riflessioni e dolore. Forse essere uscita dalla realtà e dall’abitudine mi aveva fatta fermare a pensare a cosa stesse accadendo alla mia vita. Sono sempre stata sicura di quello che volevo ma forse ho sempre trascurato troppo il presente per concentrarmi al massimo sul futuro lasciando scorrere tutto troppo velocemente e semplicemente. ‘’ ovunque andrai il tuo ricordo sarà limpido dei miei pensieri. ’’ recitava la seconda strofa. Mi interruppe il suono della porta. Scesi velocemente le scale. ‘’ salve, cerco la signorina Tess è in casa? ‘’ ‘’ no mi dispiace, sono sua nipote, cosa desidera? ‘’ ‘’ ho una raccomandata per lei e ho bisogno di una firma ‘’ ‘’ posso firmare io.. ‘’ ‘’ bene metta una firma qui per favore ‘’ ‘’ arrivederci ‘’ chiusi la porta. Oltre alla raccomandata c’èra un’altra busta. Le poggiai sul tavolo del salotto e uscii. Segui il consiglio di zia e andai a cercare qualche attività. Verso la fine del corso principale c’era un negozietto di vestiti con una grande insegna rosa, ma che al suo interno era alla mano. Entrai. ‘’ buongiorno ‘’ mi salutò con un enorme sorriso la commessa. ‘’ salve ‘’ ricambiai il sorriso. ‘’ serve aiuto? ‘’ ‘’ no, la ringrazio ‘’ mentre sceglievo un colore tra i tanti di un paio di pantaloncini con una cintura argentata tra i passanti che finiva disegnata sul pezzo di gamba sinistra, feci caso alla canzone che trasmetteva la radio del negozio. Era molto orecchiabile, una delle tipiche canzoni estive. ‘’ l’estate è qualcosa che non hai mai provato, mai provato , mai provato.. ‘’ ripeteva il ritornello. Andai alla cassa e pagai il pantalone e la camicetta a quadri bianchi e viola che avevo scelto. ‘’ arrivederci e grazie ‘’. Guardai l’orologio, avevo ancora più di un’ora abbondante. Mi ero ripromessa che sarei andata al più presto in spiaggia e quella mi sembrava l’occasione migliore. Scesi le scale e arrivai a un piccolo pontile, mi sedei e saltai giù, sulla spiaggia, mi tolsi i sandali e andai in riva. Era rilassante. Iniziai a passeggiare sulla riva per la costa. Bambini che giocavano con quella sabbia finissima e rosa; gente sdraiata sui lettini o direttamente sulla spiaggia a prendere il sole; altri che si preparavano ad affrontare le onde con le loro tavole da surf e altri che già le stavano cavalcando. Abbassai lo sguardo e guardavo i miei piedi battersi contro l’acqua e mentre avanzavo lasciavo impronte per qualche istante, iniziai a canticchiare tra me e me la canzone scritta qualche ora prima. Il vento improvvisamente si fece sentire maggiormente e spostò completamente i miei capelli castani dal viso, alzai la testa e mi ritrovai lontana dalla spiaggia principale. Lì c’erano molti scogli, da quelli più alti ai piccoli residui sulla sabbia asciutta. Mi guardai intorno e non c’era nessuno, così tornai indietro. Ritornai sulla strada principale e vidi appesa sul muro tra un ristorante e un negozio di attrezzi una bacheca. ‘’ forse c’è qualcosa di interessante ’’ mi avvicinai e trovai un ammasso di fogli. Una ragazza si avvicinò e strappò l’ultimo foglietto di un programma di danza. La guardai andare via e poi tornai a leggere sulla bacheca ma non potei fare a meno di essere presa da quel corso. Non avevo mai pensato di poter ballare, non avevo mai preso in considerazione l’idea. Mi tornò in mente la canzone sentita nel negozio di vestiti ‘’ l’estate è qualcosa che non hai mai provato.. ’’ sorrisi e mi appuntai l’indirizzo e la data.
  
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