Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: virgily    24/06/2011    4 recensioni
"Ci vediamo dunque costretti a sguinzagliare le tre ombre della Regina: il fedele Cane; l’abile Ragno e la nobile Perla. Speriamo che la collaborazione di questi grandi enti della sicurezza inglese possano rendere sua Altezza fiera di voi, come sempre è stato.
Cordiali saluti.
Sua maestà, la Regina."
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra non era poi così distante dalla residenza Phantomhive nella campagna appena fuori la capitale. Il cocchiere percorreva ad andazzo moderato tutto il tragitto che avrebbe condotto il giovane Ciel e il suo maggiordomo presso la loro tenuta londinese. Grandi nuvole nere e pesanti preannunciavano un forte acquazzone. Con occhi curiosi Sebastian osservò il suo padroncino intento nel guardare il paesaggio fitto e verdeggiante che s’intrecciava al di fuori di quella carrozza. Non riuscì a trattenere un sorriso a quella vista: il mento poggiato pesantemente sul palmo chiuso della mano, lo sguardo sperso nel vuoto , il sopracciglio inarcato verso l’alto e le labbra socchiuse per accogliere meglio i suoi continui sbuffi. Ciel sembrava essere più scocciato del solito
-E’ tutto a posto signorino?- domandò attendendo di ricevere la sua attenzione. Senza minimamente scomporsi da quella che era diventata la sua posa ideale, il conte fece roteare la sua iride chiara, puntandola contro il fedele maggiordomo seduto difronte a lui. Non pronunciò neanche una parola, si limitò a osservare compiaciuto l’uomo che aveva innanzi, e i suoi occhi spaventosamente loquaci. Già da tempo il giovane sapeva che con quel rosso cremisi i suoi occhi lo penetravano nel profondo, raggiungendo perfino quella parte remota del suo essere che non mostrava neanche a se stesso. Doveva ammetterlo, ogni volta che si tuffava in quelle iridi si sentiva studiato e allo stesso tempo adorato come il più succulento dei pasti
-Qualcosa vi preoccupa?- come un antidoto la sua voce lo fece tornare cosciente, e sollevandosi appena dal pugno chiuso il ragazzo scosse la testa, allontanando ogni pensiero che lo distraesse dalla sua missione
-No. Stavo solamente pensando. A proposito, hai fatto quello che ti avevo ordinato vero?- domandò riacquistando velocemente il tono austero e serio che mal si prestava a un bambino di soli tredici anni. Tuttavia questo era Ciel Phantomhive: un giovane uomo nei panni di un bambino
-Ovviamente. Tuttavia mi duole informarla che le notizie riguardanti “la Perla” sono assai scarse- rispose estraendo da una busta in cartoncino marrone due o tre fogli stampati in piccolo.
-Non importa. Allora? Che cosa sappiamo?- il tono con cui le sue domande erano sgusciate via dalla sua gola pareva sereno, perfettamente tranquillo. Ma la realtà era ben diversa. Ciel ardeva dal desiderio di sapere. No, non si stava struggendo per timore che spuntasse fuori un’ennesima losca figura, semplicemente era curioso della persona con cui, a breve, avrebbe avuto a che fare per portare la gioia nel cuore di sua Maestà 
-Si tratta della duchessa Viola Killarney. Ha diciannove anni ed è nata nella residenza che appartiene al suo casato da generazioni, nella campagna appena al di fuori di Londra. Sembra che quando aveva dodici anni suo padre sia misteriosamente sparito, si dice che probabilmente sia stato rapito e ucciso dalla mafia cinese. Tre anni più tardi, con la morte di sua madre, non solo ha ereditato il titolo con tutti i possedimenti di famiglia, ma ha cominciato ad avere contatti diretti con sua Maestà e a lavorare per quest’ultima con il nome della “Perla”. Tuttavia non si conosce la motivazione per cui le è stato donato questo appellativo. Riguardo ai suoi precedenti incarichi si dice che ha guadagnato l’ammirazione della Regina e la sua più devota protezione inseguito all’aver smascherato un gruppo di Lord corrotti che complottavano contro sua Maestà. Non dice altro.- rispose l’uomo scorrendo un’ultima volta quelle poche righe, accertandosi che non avesse omesso qualche altro dettaglio fondamentale. 
-Si, mi ricordo bene di quello che si racconta riguardo quell’avvenimento:  la notte in cui i dodici grandi uomini dell’Inghilterra sono stati ritrovati massacrati nel salone del palazzo reale. Il che è impossibile, una bambina di quindici anni non può uccidere tutte quelle persone da sola... a meno che...- con lo sguardo fisso puntato sui suoi piedi il giovane conte si passò lentamente un dito sulle labbra, accarezzandosi appena mentre pensava assorto
-Credete possa avere anche lei un maggiordomo?-
-A dire il vero, è l’unica spiegazione che riesco a darmi- rispose volgendo scocciato lo sguardo all’ambientazione urbana e caotica della città. Odiava correre a conclusioni affrettate, ma non riusciva a trovare altra soluzione. Sospirò appena osservando i volti spensierati dei passanti, le facciate illuminate delle case. Inoltrandosi nel fitto intreccio di strade la sua carrozza si avvicinava sempre più alla prima tappa del suo breve viaggio:  La bottega del becchino, il quale avrebbe favorito le sue indagini. “Concentriamoci su un problema alla volta. E il commercio d’organi al momento ha la priorità sulla Perla” pensò mentre lentamente il suo mezzo s’appostava proprio dinnanzi l’ingresso del macabro negozio. Sebastian scese agilmente per primo, così da mantenere lo sportello aperto durante la discesa del suo padroncino, che a passo sostenuto cominciò ad avviarsi verso la porta in legno e vetro dalla quale penzolava una targhetta con su scritto: “open”.
 
-BWAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHAAH!-
 
Persino in strada era arrivata quella risata stridula e gustosa. Molti passanti si fermarono, impietriti e quasi storditi da quel suono molesto e glaciale. Ciel al contrario rimase confuso. Conosceva bene Undertaker, e sapeva che quel riso così potente e penetrante era la sua ricompensa come informatore. Arrestandosi di colpo volse lo sguardo in direzione dell’uomo al suo fianco, e Sebastian annuì come se immediatamente avesse capito: qualcuno era arrivato prima di loro. Quasi con violenza il portone si aprì andando a sbattere contro lo spigolo della credenza posta accanto all’ingresso, e irrompendo nella stanza gli occhi bluastri del conte vagarono alla ricerca del  suo bizzarro conoscente. Senza scomporsi minimamente la figura che stava elegantemente seduta sul coperchio di una delle bare del becchino si voltò appena: purtroppo la pesante penombra che regnava sovrana nella stanza fece sì che di quella persona Ciel riuscì a vederne soltanto gli occhi: vispi, dal taglio fine, ammalianti, verdi... Presuntuosamente seducenti. Il corpicino del giovane s’irrigidì di colpo mentre il respiro gli venne a mancare, come se ne fosse rimasto folgorato. Non era la prima volta che provava quella sensazione di assenza d’aria, la stessa che provava quando rimaneva per troppo tempo perso nelle iridi profonde del suo diabolico Sebastian. Quest’ultimo osservò a sua volta quegli occhi grandi che facevano capolino nell’ombra e distese un sorriso.
-Perdonate la maniera brusca con cui il mio padrone è entrato.- portandosi una mano al petto fece un piccolo inchino mentre il rumore dei passi scandiva il lasso di tempo che separava il piccolo Ciel da quella persona.
-Non devo perdonarvi di nulla. Anzi, vi stavo attendendo con ansia... Conte Phantomhive- giungendo alla luce la donna si mostrò al ragazzo come una giovanissima nobile. Sebbene fossero coperti da una veletta azzurra le sue iridi erano messe in risalto dalla carnagione chiara. Le labbra fine erano distese in un soffice riso mentre si chinava a sua volta in segno di rispetto. Scosse per un attimo la testa, sbattendo più e più volte le palpebre, finalmente quello sguardo si era abbassato, e riacquistando il suo decoroso contegno Ciel le porse una mano, così che una volta intrecciata a quella morbida della donna potesse baciarne appena il guanto
-Ho sentito molto parlare di voi, Lady Killarney, ma confesso che non pesavo che sarei riuscito a trovarvi qui...-
-Undertaker e io ci conosciamo da molto tempo. Ed è il miglior informatore di tutta Londra. Non mi stupisce che anche il “Cane della Regina” ricorra alle sue ottime informazioni- quasi isolandosi dal discorso, gli occhi di Sebastian studiarono ogni singolo particolare di quella docile figura che gli era apparsa: altezza media, costituzione appena formosa, compostezza fiera ed elegante; una vera lady inglese. Eppure c’era qualcosa che non tornava al fido maggiordomo. C’era un velo di mistero che circondava la giovane donna, e vedeva nella profondità del suo sguardo sereno l’oscura presenza di un segreto. Poi improvvisamente, il pallido bagliore colse l’attenzione delle iridi purpuree del demone: proveniva dalla collana appesa al collo della giovane duchessa. Purtroppo non riusciva a vederne il ciondolo, era nascosto proprio nella scollatura della donna e ostinarsi a guardare sarebbe stato scortese oltre che volgare. Tuttavia quella fioca luce che provenne dal suo petto lo fece convincere che qualcosa di losco si nascondeva in lei.
-Hihihi vedo che siamo in compagnia hihihi- riemergendo dalla bara in cui era caduto nella foga del ridere, il tenebroso becchino resuscitò con il sorriso tirato e la bava alla bocca.
-Oh bene! Sei di nuovo fra noi! Credo che possiamo cominciare non trovate Undertaker?- cinguettò appena la ragazza, tornando a sedere sul coperchio in legno scuro, avvolta nuovamente nell’oscurità. Phantomhive e il suo maggiordomo si limitarono nell’imitarla, attendendo che dopo essersi asciugato le labbra il becchino cominciasse a parlare.
-Ho ricevuto parecchie clienti ultimamente. E a ognuno di loro mancava qualcosa... Hihihi- affermò sedendosi a sua volta, tornando a mangiucchiare biscotti a forma d’osso
-Un organo?- azzardò il giovane conte
-Oh, non solo. Chi un organo, chi un braccio, una gamba. Perfino la testa-
-E cosa se ne fanno i commercianti d’ organi con gli arti e la testa?- domandò la duchessa sorseggiandosi quel poco di tè che le era rimasto
-Questo non lo so. Ma di sicuro si tratta di un macellaio esperto hihihi- rispose sorridendole sadicamente
-Macellaio?- la domanda di Ciel uscì come un sussurro flebile e docile, quella parola gli faceva venire in mente tanti schizzi di sangue e grida straziate
-Tagli netti, asportazioni precise, mano ferma hihihi-
-Probabilmente un medico... Bene credo che questo ci può bastare. Non è vero conte?- affermò la ragazza sollevandosi dal suo poggio, volgendo il suo sguardo al più piccolo che annuì.
-Siete stato efficiente come al solito mio caro. Spero di rivedervi presto...- la duchessa sorrise avviandosi verso l’uscita. Assieme a lei anche Sebastian e Ciel uscirono. Si stava avviando da sola per le strade di Londra mentre la sera cominciava a calare, tingendo il cielo di blu scuro
-Lady Killarney?- si sentì chiamare e arrestandosi di colpo la donna osservo’ il ragazzo dinnanzi a lei osservarla in modo ardente sebbene le sue iridi fossero gelide
-non è bene che una donna vaghi da sola per Londra di sera. Mi piacerebbe invitarla come mia ospite. Sempre che voi non prendiate il mio invito come un’offesa...- In realtà Ciel aveva un piano ben preciso in mente: più tempo la duchessa fosse rimasta a contatto con lui, più sarebbe riuscito a scoprire qualcosa sul suo conto. In contemporanea avrebbero avuto tutto il tempo per discutere delle indagini; era convinto che così facendo avrebbe preso due piccioni con una fava. Sebbene si era mostrato astuto e ardito il conte non riuscì a non impetrare quando quello sguardo spavaldo lo penetrò, di nuovo, come quando era solo con Sebastian
-Beh, tutto sommato sta per piovere...- rispose la giovane sollevando appena un palmo della mano, osservando malinconica una goccia d’acqua inumidirle il guanto candido.
-Dunque?- domandò non riuscendo a nascondere la sua impazienza
-Dunque accetto volentieri la vostra ospitalità. Ma dovremmo sostarci al mio albergo così che possa prendere le mie cose.- affermò avviandosi al fianco del piccolo Ciel verso la carrozza dove Sebastian li attendeva. La scrutava camminare e sorridere al suo padroncino con una tranquillità dolcissima. Eppure sapeva bene che in realtà nascondeva qualcosa. Indagare su di lei, questi erano gli ordini del suo piccolo Lord, e come un perfetto maggiordomo lui li avrebbe eseguiti.
Quasi per dispetto un venticello gelido e giocoso andò a solleticare i due nobili che lentamente si avvicinavano a lui, e facendo svolazzare i merletti del sontuoso abito della dama, finalmente gli occhi scarlatti del demone la videro: piccola, tonda, lucente. Una perla nascosta nel petto della duchessa. Sembrava surreale ma Sebastian Michaelis s’irrigidì di colpo a quella visione, basito... Stupito e incredulo allo stesso tempo. Semplicemente senza parole. Quasi con pudica timidezza Viola si portò le mani al petto, coprendosi come se si stesse proteggendo dagli sguardi studiati del maggiordomo. E quando sollevò lo sguardo rimase incuriosita dallo strano accento che quegli occhi avevano assunto. Da indagatori maliziosi a storditi e quasi docili. La piccola duchessa si fece invadere allora da una scossa elettrica che le percorse la schiena, sino a farle venire i brividi, e una strana idea le balenò per la mente. Ormai giunti a destinazione il maggiordomo aprì cortesemente lo sportello della vettura per lasciare che la giovane donna potesse entrare. E proprio in quel momento, il quel medesimo istante, i due per la prima volta si guardarono negli occhi. Si teneva ancora una mano al petto ma sapeva che l’uomo dinnanzi a lei aveva visto ciò che lei tanto nascondeva. Si erano illuminati di colpo quelle iridi che così all’improvviso avevano cominciato a fissarlo, quasi provocandolo con un tono di sfida. E fu strano quando il diavolo, sopito dietro quella maschera da perfetto maggiordomo, si sentì tentato da un misero sguardo di una donna umana. 

 

*Angolino di Virgy*

Scusatemi se ci ho messo cosi' tanto ma ultimamente ho avuto degli impegni che mi hanno impedito di scrivere! spero che vi piaccia!

Un bacio

-V-    

    
  
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