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Autore: sweetpast    24/06/2011    4 recensioni
Con le mani puoi fare un sacco di cose. A me, personalmente, le mani portano ispirazione.
Così ho deciso di provare con una raccolta, dieci one shots, ognuna che ha come filo conduttore l'importante elemento delle mani.
"Voglio solo le tue dita intrecciate nelle mie, in una solida promessa."(PoLiet)
"Il tuo caffè. La canzone di oggi era bellissima." (Austria/Ungheria)
"Adesso i tuoi occhi guardano lontano, e io sono diventato solo nebbia all'orizzonte." (UsUk)
"Dove finisce la candida innocenza, se le dita si tingono di peccato?" (Prussia)
"Me lo dai il bacio della buonanotte, ve?" (GerIta)
"Ivan si domandò se poi le sue mani avrebbero preso anche il sapore della cenere." (Russia)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Con le mani puoi... distruggere~

 

 

 

 

Il vento gelido dell'autunno si insinuava con dispettosa perseveranza in ogni fessura della città e il debole sole non riusciva ad illuminare granché i tetti silenziosi che lo spiavano dal basso. Per le strade passeggiava con audace solennità un quasi doloroso senso di vuoto, mentre il nevischio scricchiolava sotto i passi di Russia.

Ivan si mosse con pesantezza fino all'asfalto asciutto, un'espressione di freddo distacco nelle iridi violacee. Si fermò, raddrizzò la schiena e roteò gli occhi a guardarsi intorno.

Aveva gli zigomi arrossati dal freddo e il respiro caldo che batteva contro la lana della sciarpa frusciava piacevolmente, distraendo l'udito da tutto quel silenzio.

Ivan piegò le labbra in un sorriso senza significato e volse lo sguardo in direzione del sole, che imbiancò per un attimo la sua pelle porcellana. Socchiuse le palpebre e allargò quello che sembrava il ghigno di un bambino disobbediente.

Schiuse le labbra un paio di volte, per poi serrarle di nuovo nella curva rossa della bocca. Scrocchiò le dita e tornò a fissare avanti a sé.

Facendo attenzione si potevano scorgere i soldati francesi tra le mura più lontane della sua cara città. Sospirò.

Mosca si ergeva con austera desolazione contro il cielo cupo, in tutta la sua muta bellezza.

Ivan rise. Probabilmente, all'ombra del Cremlino, i francesi già pensavano a rilassarsi.

Ah, illusi.

Fece schioccare la lingua sul palato, mentre attendeva il momento più adatto.

Avrebbe fermato la loro insulsa marcia, ne era sicuro.

Persino il vento che gli strideva nelle orecchie sembrava sghignazzare con mellifluo diletto, soffiando favorevole alla sua vittoria.

Maligno, quel vento. Ruffiano, forse. Indiscutibilmente più scaltro dei vari piccoli ribelli che si mettevano contro la Russia. No? Ivan ridacchiò divertito. Decisamente meglio arrendersi e collaborare subito, il vento lo aveva capito. Si lasciò accarezzare le spalle dal freddo alleato.

Fissò quella poca neve novella che aveva sotto le scarpe, poi ne prese un po' tra le mani, sogghignando. La osservò brillare lieve alla luce. Strinse con forza le dita, sentendo qualcosa di molto vicino all'onnipotenza allietargli la sete di vittoria.

Basta poco, a vedersi imbattibili. Ivan sapeva sempre come vincere.

I suoi pensieri vibravano sull'immaginare una favolosa gloria, ma una fitta ghiacciata sul palmo della mano lo riscosse dal suo vaneggiamento.

Il sorriso gli scomparve dal volto, contorse le labbra in una smorfia quasi disgustata, osservando la poltiglia fredda che stringeva febbrilmente nel pugno e che gli infradiciava subdola la stoffa spessa dei guanti.

Poi chiuse gli occhi, sospirando piano, si tolse i guanti e si passò le dita gelate sulla fronte.

Gli parve per un secondo che il suo cuore esitasse nell'eseguire i seguenti battiti.

Si trovò a guardare a terra, la sua terra, con un sottile sconforto che gli pesava sulle spalle.

Fece gocciolare il guanto bagnato. Si chiese come mai fosse così semplice distruggere qualcosa. Perché?

Un oggetto, una città, una vita.

C'era un fascino perverso in tutto questo che lo persuadeva con capricciosa e bambinesca crudeltà, un qualcosa che lo faceva fremere di piacere e di dubbio. Era una cosa sbagliata, di certo. Affascinante.

Si leccò le dita, un sorriso ingenuo ad illuminargli le gote, chiedendosi se il sapore del sangue scorresse sui suoi polpastrelli, dopo averne toccato così tanto. Forse, si rispose. Che cosa interessante. Che cosa sbagliata, e per questo tremendamente eccitante.

Ivan rise con aria infantile. Si divertiva.

Prese la torcia di legno che aveva in tasca, vi strinse attorno le dita con fermezza e impazienza.

Gli occhi gli luccicarono nell'istante in cui le lingue di fuoco iniziarono a danzare sull'estremità scheggiata.

Avrebbe salvato Mosca, ad ogni costo. Sicuramente la città lo avrebbe perdonato, rifiorendo maestosa come mai, no? Quale modo più epico per adempiere al suo compito, se non spiazzare i francesi con un'azzardata devastazione?

Ivan si domandò se poi le sue mani avrebbero preso anche il sapore della cenere.

Lasciò cadere la torcia, le fiamme iniziarono a lambire in fretta i primi edifici.

Ivan rise e voltò le spalle all'incendio che andava propagandosi.

Era il sapore della vittoria che gli scorreva nei polsi e gli faceva fremere le mani, ma era quello della morte che ne colorava i palmi.

Terra Bruciata.”

 

1812, Campagna di Russia.

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA

 

Io, innanzitutto, devo scusarmi con voi lettori per la mia recente latitanza.

Sono perfettamente consapevole del mio immenso ritardo e vi chiedo perdono, è un (lungo) periodo un po' (tanto) stressante per me che mi ha tolto una considerevole quantità di energia. In più, si è aggiunto un blocco dello scrittore molto fastidioso. Cioè, zero ispirazione anche se avevo una voglia matta di scrivere e poco tempo per sforzarmi di trovare una soluzione.

Fortunatamente la scuola è finita e ora ho più tempo da dedicare alla scrittura ;A; non vi prometto niente, ma spero di riuscire a riprendere ad aggiornare con costanza tutte le mie long. Mi scuso ancora con tutti voi.

E, soprattutto, vi ringrazio per la vostra attenzione ;A; Grazie di seguirmi, ragazzi! Ringrazio i preferiti, i seguiti, i ricordati, i recensori a cui mi affretterò a rispondere e anche i semplici lettori. Vi adoro ;A;

Allora, adesso le precisazioni.

Adoro Ivan. Anche se questo capitolo non mi convince granché. Ho cercato di descrivere al meglio da un punto di vista un po'- come dire – non molto sano, ecco. (?) Comunque.

Il capitolo è ambientato durante l'incendio di Mosca del 1812, la mossa vincente della Russia contro l'invasione napoleonica. Preciso che non sono mai stata in Russia e che la “descrizione” della città e degli aspetti climatici è completamente tirata a caso. 8D

Terra Bruciata” è una tattica di guerra, usata spesso dall'esercito russo. Consiste nell'eliminare tutto quello che potrebbe tornare utile al nemico, compresi i viveri. In Russia, diciamocelo, il Generale Inverno dà un cospicuo aiutino a questo tipo di strategie ;D

Un'ultima considerazione: non so come mi sia venuto in mente di citare un ipotetico sapore delle mani. Però l'idea mi piaceva, quindi non l'ho scartata. E secondo me si sposa bene con la psicologia di Ivan. Insomma, come al solito lascio a voi ogni interpretazione, anche perché sto scrivendo davvero troppo. Vi lascio!

Spero che sia di vostro gradimento e che continuerete a seguirmi nonostante i miei ritardi ;A;

Argh. Open Office non ha il correttore russo e non mi permette di scrivere in russo senza sbagliare irrimediabilmente. Madre Russia si vendicherà. ù__ù

Sì, cioè. Ciao a tutti, mie cari, spero di tornare presto sui vostri schermi 8D

 

Dedicata a tutti coloro che hanno sbagliato qualcosa e sono andati avanti comunque.

Nella vita ci vuole tenacia, ragazzi. <3

 

xoxo, Lole.

   
 
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