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Autore: dodux96    25/06/2011    1 recensioni
Caco è stata adottata e ora vive con suo padre Mason; Peter è l'amico di famiglia di sempre ma con un segreto nascosto: è un Vampiro... dal giorno in cui Peter rivela a Caco cosa il destino ha riservato anche per lei, ogni cosa cambia: lei è una Cacciatrice...
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Corsi dietro al falco per una buona mezz'ora: sapevo bene che si trattava di Soul e che, prima o poi, mi avrebbe portato da Alan. Ancora una volta il falco abbassò il suo becco su di me: mi guardò e sembrò fermarsi. Con il mento rivolto verso l'alto ansimavo, cercando di prendere respiro. Poi, improvvisamente, Soul si impennò e riprese a volare. Stremata, non riuscii a stargli dietro. -“Maledetto.”- ansimai ancora

-“ Non prendertela con lui.”- sobbalzai al suono di quella voce dalla fonte invisibile.

-“ Alan!”- mi girai immediatamente verso la voce ma incontrai solo l'oscurità della notte. - “Dove sei?”- chiesi disperata.

-“Sono qua.”- un soffio delicato d'aria fredda mi scompigliò i capelli. Mi girai da quella parte ma ancora una volta non vidi niente.

-“ Avanti vieni fuori!”- urlai ancora. Un secondo soffio di vento mi accarezzò la pelle. Scattai in quella direzione e fui tentata di urlare per la frustrazione.

-“ Alan...”- sospirai.

-“ Sono qua...”- quel ripetersi di battute stava cominciando a darmi sui nervi, e me ne sarei andata se non fosse stato per il tocco delle sue mani sulle mie e del suo braccio improvviso che spingeva la mia schiena contro il suo petto. Sussultai ma mi sciolsi subito quando sentii le sue labbra sul mio collo premere affettuosamente, schiudersi per baciarmi. Mi lasciai andare e appoggiai la testa all'indietro, sulla sua spalla.

-“ Mi hai spaventata...”- dissi.

-“ Sono spiacente...”- si staccò dall’abbraccio ma sentii subito le sue mani sulla mia schiena. Un attimo dopo e il mio fucile era a terra.

-“ Ma che fai?!”- mi allungai verso il fucile ma le sue mani sul mio ventre me lo impedirono. -“

Alan, il fucile!”-

-“ Non ti servirà.”-

-“ E tu non fare lo scemo.”- mi scansai e presi il fucile da terra. Veloci, le mano di Alan mi rimisero in posizione eretta, tenendomi per i gomiti. Con un unico movimento, scagliò il fucile lontano da noi. Lo guadai con gli occhi spalancati, pronta a far scattare i pugnali in caso di necessità. Mi fissò, a lungo, e mi persi nei suoi occhi: blu come il mare. Il mio Marchio pulsò. Il viso di Alan si dischiuse in un sorriso, era bello da morire.

-“ E' da tanto che non ci vediamo.”-

-“ Solo un giorno.”- risposi.

-“ Mi sei mancata...”- si avvicinò, mise la mano destra sulla mia schiena mentre prendeva con l'altra la mia mano destra. Lo guardai senza capire. Si avvicinò ancora spingendomi contro di lui, per poi farmi cadere di lato, in un profondo casché, sostenendomi senza fatica. Il suo naso sfiorò il mio, le nostre labbra si incontrarono ma Alan mi baciò ai limiti delle labbra, quasi sulla guancia.

-“ Tanto...”- sospirò. Mi riportò in piedi come se niente fosse. Voleva...ballare? Certe volte non lo capivo proprio.

-“ Per questo vuoi...ballare?”- azzardai guardandolo senza capire.

-“ Tu vuoi ballare?”-

-“ E tu?”- sorrisi. Alan avvicinò ancora il suo corpo al mio e mi fece volteggiare, ballando con me un tango senza musica.

-“ Oh, io vorrei di più...”- rispose Alan. Facemmo nostra quella piazzetta, e la usammo come pista. Lo spazio a disposizione era poco e ben presto mi ritrovai al muro, col corpo del vampiro che premeva sul mio. Si chinò a baciarmi ancora il collo e lentamente risalì lungo la mascella cercando avidamente le labbra. Mi stava provocando, ma perché lasciare solo a lui tutto il divertimento. Gli strinsi la mano e mi staccai dal muro, conducendo per pochi secondi. Riuscii a riportarlo in mezzo alla piazzetta ma una volta li, lui riprese il comando, facendomi scivolare verso il basso. Da piccola, quando ancora i miei genitori adottivi vivevano assieme, li osservavo danzare nel salotto: amavano il tango. Così, grazie ad una memoria fotografica decente, mi ricordavo alcune figure. Allungai la caviglia sinistra e lasciai che Alan mi spingesse verso il basso. Lo guardai dischiudendo le labbra; mi riportò in piedi con movimenti lenti, guardandomi per tutto il tempo. In quel momento, un tuono sguarciò la serenità della notte. Sorrisi e così fece Alan, mettendo fine a quel nostro ballo improvvisato; la pioggia iniziò subito a scendere impetuosa e in poco tempo fummo bagnati dalla testa ai piedi. Le mani del vampiro mi presero il mento, le mie il suo petto: si abbassò e mi baciò appassionatamente, stringendosi a me, colmandomi.

 

Il fucile cadde dalla mano di Alan, che preferì appoggiarsi sulla mia schiena. Le nostre labbra erano incollate da molto e sicuramente non avevano intenzione di separarsi. La porta d'entrata si chiuse facendo tremare il vetro. Alan mi spingeva verso le scale, costringendomi a camminare all'indietro. Fermai il bacio staccandomi dalle sue labbra: il vampiro passò allora al collo e alla spalla.

-“ Aspetta, aspetta, aspetta! E se ci sono... uhm, i tuoi coinquilini? Alan fermati un secondo, ti prego.”- finii la frase ridendo. Il vampiro mi stringeva forte sul suo petto e non smetteva di spingermi verso le scale.

-“ Non..non ci sono, abbiamo la casa completamente per noi.”- sospirò prendendomi il volto tra le mani e avvicinandolo di nuovo al suo. Mentre ci baciavamo urtammo il mobile di legno accanto alle scale: ovviamente mi feci male solo io, procurandomi un livido sulla coscia. Come se non bastasse mi feci un secondo livido quando, nella foga che cresceva sempre più, finii contro il corrimano delle scale. Li ci fermammo, ma solo per poco: Alan alzò la mia gamba flessa all'altezza della sua vita, fece scorrere le sue labbra giù lungo la linea della mascella e poi sul collo, le spalle; dal canto mio, affondai le mani nei suoi capelli. Mi allontanai dal corrimano e sta volta fui io a spingere Alan su per pochi scalini fino a farlo sbattere contro la parete. Non mi controllavo più, nessuno dei due era più padrone di se stesso. Lo bacia ripetutamente, tenendolo fermo contro il muro e annientando ogni suo tentativo di spostarsi. Alla fine non resistette: mi alzò e mi tenne in braccio, le mani dietro alle ginocchia, le labbra incollate alle mie. Scattando mi portò nella sua camera, spalancando la porta che però non si richiuse. Spostò le mani, rimettendomi in piedi. Per lo slancio, finii sul letto con le gambe all'aria. Alan, guardandomi e sorridendomi, chiuse la porta alle sue spalle con uno dei suoi trucchetti: si avvicinò al letto e avanzò verso di me gattonando, sempre sorridendo. Alzò il viso verso di me e mi baciò. Risposi e lasciai che mi portasse completamente distesa.

-“ Desideri uccidermi anche questa volta come la prima?”- chiese, facendo scorrere la mano sotto la maglietta. Me la sfilò e tornò a baciarmi il collo e la spalla.

-“ Certo che si.”- risposi con il fiato già mozzato. Lo abbracciai con una mano, l'altra la alzai sotto il suo collo, vicino alla scapola. Lo baciai e reclamai contemporaneamente il piccolo pugnale col quale cominiciai a punzecchiarlo in quel punto. -“ Io cerco sempre di ucciderti, l'hai dimenticato?”- feci sprofondare, allora, il pugnale nel suo petto e segnai una lunga striscia che saliva e andava oltre la sua spalla e giù per la schiena. Alan scoppiò a ridere e io feci altrettanto. Il pugnale scomparve e la maglietta del povero vampiro era ridotta a brandelli: la strappai ancora fino a che il suo petto non fu rivelato. Intanto Alan aveva già provveduto ai miei vestiti e si stava già dando da fare con i suoi pantaloni. Ben presto sentimmo le nostre pelli che si incontravano ad un ritmo regolare in costante aumento quasi come l'orgasmo che avanzava impetuoso.

Alan si alzò su di me e mi portò alla sua altezza, inginocchiato sul letto: mi baciò il collo e scese fino al seno; le mani che mi accarezzavano la schiena. Caddi anch'io in ginocchio e le sue mani mi portarono ancora più in basso, verso il suo membro pulsante. Mi spinse verso di lui e mi penetrò in una sola volta, in tutta la sua lunghezza. Con la testa all'indietro, rimasi senza fiato, stringendo le dita sui suoi capelli. Dentro di me esplosi e la forza dell'orgasmo mi impedì anche solo di ansimare. Sentii il vampiro che rimaneva anche lui scioccato in qualche modo: aprii la bocca e stette lì sopra al mio seno a tentare di riprendere fiato.

Più in fretta di me, riprese il controllo di se stesso e ricominciò a baciarmi salendo fino alla spalla e dietro al collo. Fu in quel punto, in quel momento, che sentii che c'era qualcosa di diverso. Alan mi baciò di nuovo ma sta volta fui punta leggermente da due sporgenze. Molto prima che me ne rendessi conto, il vampiro mi prese la nuca e la tenne ferma, avvicinandola a se e in un secondo quella puntura leggera divenne più forte. Sentii i suoi canini che sguarciavano la mia carne e, con una lucidità mai avuto prima, fui certa nel sentire il mio sangue defluire dentro di lui a lunghe sorsate. Urlai il suo nome, tentai di staccarlo da me ma fu tutto invano. I primi secondi furono tremendi, poi cominciai a perdere il controllo totale sul mio corpo e sulla mia mente. Mi accosciai nelle sue braccia e, inconsciamente, assaporai quei momenti che ormai parevano così perfetti: stavo donando il mio sangue, la mia vita, a lui. Era bellissimo, era giusto in qualche modo. Alan, ancora attaccato a me, cominciò ad assecondare la mia perdita di sensi, portandomi distesa. Lì realizzai che no, non era giusto! Perché anche se lo amavo e avrei fatto di tutto per tenerlo per sempre con me, anche se mi sarei sacrificata per lui, io rimanevo una Cacciatrice ed era contro tutto quello in cui credevo quello che stava accadendo. Provai ancora a staccarlo da me ma ormai il mio corpo non mi apparteneva più. Mi lasciai andare, abbracciai il vuoto che si avvicinava inesorabilmente.

 

-“ Caco! Caco, ti prego! Svegliati!”- Alan chiamava il mio nome spaventato. In un primo momento capii solo poche parole, poi con lentezza riuscii a percepire anche altre frasi e a comprenderne il significato. Realizzai di essere distesa su qualcosa di morbido; aprii gli occhi e vidi delle ombre: Alan e altre figure che non riconobbi subito.

-“ Aspetta, guarda: si sta svegliando.”- una voce maschile zittì Alan, che corse vicino a me, mi prese la mano e mi sorrise ancora spaventato.

-“ Uhm... Cia... Ciao.”- riuscii infine a dire. Sbattei le palpebre un po' di volte finché anche i contorni delle cose più piccole furono definiti. Attorno a me c'erano Charles, Mercedes, Viola mentre Niel osservava da dietro. Alan sospirò di gioia: mi fu quasi possibile vedere i suoi occhi diventare lucidi. -“ Cosa... è successo?”-

-“ Davvero non ricordi?”- chiese Charles. Risposi scuotendo la testa. -“ Alan ti ha morsa.”- spalancai gli occhi. Lo guardai e lui ricambiò fissandomi sconsolato; abbassò la testa e l'avvicinò alla mia mano. A quel tocco tutto tornò chiaro: ritirai l'arto e avvicinai le dita al collo, tastandolo alla ricerca del morso. Qualcosa mi diceva che si trovava lì e subito lo trovai: contai la distanza tra i due fori principali, si sentiva chiaramente l'impronta dei denti del vampiro. Mi venne da vomitare.

-“ Come ti senti?”- Viola si avvicinò e appoggiò una mano sulla mia spalla. Ci misi qualche secondo a rispondere.

-“ Bene. Davvero, sto bene. Ho solo bisogno di un po' d'acqua.”- mi alzai dal letto e ondeggiai prima di trovare l'equilibrio. Ero avvolta solo dal lenzuolo: avanzai a testa china verso la porta, dove era appoggiato Neil. Tentai di creare dei vestiti ma riuscii solo a formare una canottiera e dei pantaloncini corti neri, poi ondeggiai ancora e caddi in avanti, il lenzuolo che si sfilava. Fu Neil a prendermi prima che toccassi terra.

-“ No, tu resta qua. La accompagno io, tranquillo.”- mi prese la vita e mi sorresse, portandomi in cucina. Lasciammo gli altri nella stanza: da lontano sentii Charles parlare con Alan, ma sussurrava eppure io lo sentivo forte e chiaro come se stesse urlando. Sudavo, non capivo cosa mi stesse accadendo.

-“ Vieni, siediti qua.”- Neil spostò una sedia con la mente e mi ci fece sedere. Mi abbandonai con la testa sul tavolo. -“ Ecco, bevi.”- mi porse il bicchiere e bevvi avidamente. Non mi saziò, la gola era ancora secca. Sembrava che fossi sul punto di vomitare. -“ Fammi vedere il morso.”- mi scoprì la spalla dai capelli e tastò la ferita.

-“ Ehi, che fai... Lasciami.”- mi mossi lentamente con la testa pesante.

-“ Sta ferma!”- mi immobilizzò, sospirò e tornò a tastarmi il collo -“ Io e Viola siamo più vecchi degli altri, possiamo fare più cose: trasformarci non solo in animali ma anche in umani e possiamo far guarire più velocemente le ferite. Ora, zitta e ferma.”- mi strinse la spalla e lo sentii che si chinava su di me. Appoggiò le sue labbra sul morso e lo leccò leggermente, poi ci passò sopra il dito: la mia carne si richiuse immediatamente e un tremito percosse il mio braccio. Smisi di tremare e di sudare ma la sensazione di secchezza nella gola non scomparve.

-“ Grazie...”- sussurrai. Neil mi lasciò andare e io tornai con la fronte sul tavolo.

-“ Prego.”- prese il bicchiere e lo sciacquò nel lavabo: osservandolo compiere quel gesto, mi stupii quando mi resi conto di riuscire a contare le singole minuscole gocce che scendevano e si infrangevano sulla superficie trasparente come al rallentatore. Sbattei le palpebre. -“ Che tu sappia, non è che il veleno di un vampiro può provocare danni al metabolismo di un cacciatore?”- chiese il vampiro. Non riuscivo più a seguirlo, ancora una volta il buio mi prese con se, facendomi cadere dalla sedia. -“ Caco... Oh dio, Charles!”-

 

Un cellulare stava squillando: riaprii gli occhi e vidi i quattro vampiri muoversi veloci attorno a me. L'apparecchio era sul comodino: mi avevano riportato nella stanza.

-“ Ehi è sveglia!”- Mercedes si avvicinò al letto. -“ Come ti senti?”- mi chiese.

-“ Bene. Ho bisogno del cellulare. E' Pattie.”- Mercedes prese il cellulare e spalancò gli occhi.

-“ Come... Come facevi a saperlo?”- Mi spostai e mi misi seduta.

-“ Passamelo e basta.”- neanch'io sapevo dare una risposta a quello che mi stava capitando. Presi il telefono e risposi.

-“ Carlotta! Dov'eri finita?”-

-“ Ciao Pattie.”-

-“ Cos'è successo? Com'è andata la missione?”- continuava a sparare a raffica milioni di domande.

-“ Calmati per favore! Sto... la missione è andata bene, li ho uccisi tutti ma...”-

-“ Ma cosa?”-

-“ Sono... sono rimasta ferita. Uno dei vampiri mi ha... mi ha morsa.”- dalla parte della cornetta piombò il silenzio.

-“ Che... Che cosa?!”- urlò Pattie. -“ Ti ha morsa? E, e ora tu come stai? Dove sei? Ti vengo a prendere.”-

-“ No, no Pattie. Ho trovato un posto sicuro, tu devi solo dirmi cosa fare.”-

-“ Un posto sicuro? Il mio sesto senso dice che stai mentendo ragazza.”- la mia testa esplose alle urla di Pattie, lasciai cadere il cellulare sul letto e mi presi le tempie con le mani, come se stringere avrebbe ridotto il dolore. Urlai e Alan corse in mio aiuto, chiamandomi. Non poteva fare una cosa più stupida.

-“ No, Alan, sta zitto!”- dissi, smettendo di urlare. Mi allungai ancora verso il telefonino.

-“ Alan? Chi è Alan, Caco? Dove ti trovi? Dimmelo! Non mi dirai che è il vampiro che ti ha morsa vero?! E come fai a sapere come si chiama?”-

-“ Smettila Pattie, sta zitta! Dimmi cosa devo fare, ora!”- caddi all'indietro sul letto, inarcando la schiena: le mie scapole erano uscite fuori sede da sole e subito dopo erano tornate al loro posto. Urlai ritorcendomi sul letto. -“ Ti prego!”-

-“ Okay: devi fare in modo che tutto il veleno del vampiro esca da te. Questo significa che devi fare una trasfusione di sangue. Torna qua, te la faremo noi!”- Mercedes, a quel punto, mi prese il cellulare dalla mano e interruppe la chiamata: guardò Neil e Viola. La ragazza sparì velocissima dalla stanza mentre Neil si avvicinò a me.

-“ Neil, sei più anziano di noi. Devi farlo tu così non rischiamo.”-

-“ No, lo farà Viola. Io mi occuperò della trasfusione.”- contnuavo a urlare e a contorcermi sul letto ma non seppi mai perché una parte del mio cervello sentiva tutto quello che mi accadeva intorno e comprendeva ogni parola. Per un momento mi parve di sentire i rumori della strada al di fuori della villa.

-“ Eccomi! Ce le ho!”- sentii odore di sangue nell'aria.

-“ Sei sicura che siano del suo tipo?”-

-“ Si, prima Neil le ha curato il morso e ha assaggiato il suo sangue. Mi ha detto il tipo prima, telepaticamente.”- Viola e Mercedes operavano sincronizzate: la prima teneva le sacche di sangue con una mano mentre con l'altra mi prese il braccio, la seconda, invece, mi teneva ferma. Urlai dal dolore ancora, dopo che il femore destro uscì di sede e si ricompose.

-“ No Viola, mi occupo io della trasfusione.”- si unì al ballo anche Neil. -“ Tu aspirerai il veleno.”- Viola lasciò il mio braccio a Neil e si spostò, avvicinandosi al mio collo. -“ Incominciamo!”-

A quell'ordine, Viola penetrò la mia carne nel punto del morso e cominciò a succhiare via il veleno; Neil strinse il mio avambraccio e, usando una siringa, mi prese la centrale all'altezza della piega tra avambraccio e braccio: inserì il piccolo tubicino e la trasfusione ebbe inizio. Viola ci mise più del previsto a togliere tutto il veleno ma appena si staccò dal mio collo mi sentii subito meglio: smisi di urlare e la testa non urlò più. Sospirai. Era finita.

Passò del tempo prima che Neil mi staccasse dalle sacche del sangue.

-“ Bene, è passato.”- sospirò anche lui.

-“ Sei stata bravissima Caco.”- aggiunse Viola. Annuii a tutti e due.

 

-“ Sono le cinque meno venti. Tra poco sorgerà il sole.”- dalla stanza di Alan ci eravamo spostati nella cucina. Charles era andato a mettere apposto le sacche in più e ora ci avvertiva dell'ora. Posai la tazza di tè sul tavolo.

-“ E ora che me ne vada, allora. Grazie per tutto quello che avete fatto per me. Vi sono grata.”- mentre parlavo ricordai la mezz'ora precedente: loro mi avevano salvata e, sicuri che fossi stabile di nuovo, lasciarono me e Alan da soli, per chiarire. Ero arrabbiata con lui, tanto. Lo sentii sospirare accanto a me.

-“ Tranquilla Carlotta, è tutto apposto.”- disse Viola. Le sorrisi.

-“ Va bene. Vado.”- sorrisi a tutti per ringraziarli e mi alzai.

-“ Aspetta, ti accompagno.”- si alzò anche Alan e mi seguì nell'atrio, fino alla porta. Lontani dagli altri, lo guardai per davvero.

-“ Non ne voglio parlare. Basta.”-

-“ Mi dispiace tanto Caco.”-

-“ Si lo so. Lasciami andare a casa.”- mi aprii la porta, annuendo ancora. Misi un piede fuori.

-“ Perdonami Caco.”- non lo ascoltai e puntai dritta alla macchina.

   
 
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