Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: So I Don T Know    25/06/2011    3 recensioni
Bevve un'altro sorso di coca cola, poi si alzò dalla sedia e andò a gurdarsi allo specchio:
- Chissà se Near mi riconoscerà? - si chiese ghignando.
La sua vendetta era appena iniziata.
Genere: Dark, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Halle Lidner, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

<< So esattamente come muovermi. >> sussurro neutrale, unito a un senso di allerta con sfumature di cautela.
<< So esattamente come muovermi. >> voce squillante, con un accenno di isteria e un pizzico di tristezza.
<< Ora non mi resta altro che scriverle. >> sospiro.
<< Ora non mi resta altro che aspettarlo. >> risata. 

 Nei giorni seguenti a quello dell'omicidio di Lidner, Silence dormì per quasi tutto il giorno, recuperando il sonno che aveva perduto per tanto tempo; come se quel delitto fosse riuscito a rilassare ogni sua terminazione nervosa che ora si godeva traquilla qualche ora di riposo in quel letto disgustosamente sfatto.

 All'altro capo della città, sommerso dalle carte da gioco e attorniato da castelli di tarocchi, un albino non troppo loquace scriveva su un foglio di carta bianco come il pigiamone che indossava una serie di frasi che si dovevano incastrare tra di loro alla perfezione, come i pezzi di un fantomatico puzzle.

 Come ogni pomeriggio, dopo tante e meritate ore di riposo, Silence uscì di casa per dedicarsi alla sua solita passeggiata a Central Park. L'aria fresca le avrebbe fatto bene, e l'avrebbe distratta dai suoi sconnessi e quotidiani pensieri. Attraversò tutto il parco per la sua lunghezza, fino a fermarsi di fronte ad una piccola edicola accanto a un laghetto. << Oh, Amanda! >> la salutò il proprietario sventolando un giornale.
Ovviamente Silence si era presentata a lui usando uno pseudonimo, uno dei tanti che disribuiva ai suoi pochi conoscenti.
<< Salve signor Jonson, come sta? >> ricabiò il saluto la giovane.
<< Bene bene, grazie! Gli affari oggi vanno a gonfie vele! Tu prendi sempre il solito, dico bene? >> L'anziano edicolante si era già avviato nella sezione
" quotidiani " per poi estrarre da una risma di fogli un giornale un po' stropicciato.

<< Certo , certo, ormai dovrebbe conoscermi! >> eclamò la cliente in risposta.
<< Ecco a te cara, è il solito dollaro. >> il vecchio sorrise.
Silence pagò e se ne andò salutando mentre già sfogliava il giornale: era un quotidiano che riportava i fatti che accadevano intorno all' East River, lo comprava una cerchia strettissima di persone dato che solitamente erano scritti solo articoli inerenti a piccole mostre d'arte o pesche sportive, oppure erano riportati i necrologi degli ultimi vecchietti morti di tumori vari o dei giovani crepati per overdose. Il titolo? Era davvero squallido, ma era anche il motivo pirncipale che spingeva Silence a comprarlo: " Vicino al fiume" ovvero, se tradotto in inglese " Near the River". Sì decisamente squallido. Ma Silence era profondamente convinta che se il biancoNear avrebbe voluto comunicare con lei di certo avrebbe suato come mezzo quel giornale dimenticato dal mondo.
Ora, come facesse il terzo L a sapere che la sua ex compagna d'istituto avrebbe comprato il giornale era palese: Near sapevache la Silence era ossessionata da tutto ciò che fosse riconducibile a sè stesso.
A Silence, bastava la parola " Near" e per lei era ovvio che quella cosa, o in quel contesto o con quella persona centrasse l'albino.
Ma la la ragazza non sapeva che i riferimenti alla piccola canaglia bianca non si limitavano a uno solo: "River" infatti, anche se sconosciuto a tutti, era il vero cognome del suddetto Near.
Purtroppo o per fortuna Silence non era a conoscienza dei suoi più oscuri dati anagrafici.
Iniziò a girare nervosamente le pagine in cerca di non si sa bene che cosa: magari una mostra di fotografia dove potervisi recare quel pomeriggio? O frose un indizio per capire se la notizia della morte di Halle era arrivata al "miglior detective del mondo".
Dio, quanto le faceva schifo pensare che Near fosse diventato il più celebre, potente e rinomato detective del globo! Ogni qualvolta lo pensava un brivido di disgusto le percorreva la spina dorsale da capo a coda, era una sensazione schifosa: la faceva sentire sporca. Era come se stesse infangando il vero L, il primo, quello senza volto, quello dalla voce metallica, quello intelligente. Nulla a che vedere con il marmocchio bianco, che ora sussurrava ordini con la sua voce flebile, e risolveva casi con una letezza impressionante. Oh, si, Silence aveva constatato che, da quando Near aveva ereditato il nome di L, i casi più importanti venivano risolti con una letezza che dava il voltastomaco.<< Se solo sapessi dove si trova gli urlerei in faccia la soluzione! >> Ogni tanto esclamava, quando riusciva a venire a capo di un caso precedentemente affidato a Near.
Poi rideva, e si beveva una coca cola.
"Letto e comodino attaccano un violoncello"
Il titolo di un'articolo in una delle ultime pagine del giornale attirò la sua attenzione.
"Letto e comodino attaccano un violoncello" era il nome di una serie di quadri ( tre, per la precisione) del pittore Salvador Dalì.
Silence amava quell'artista.
E Near lo sapeva bene.
Un tempo, quando il caso Kira era solo un " sentito dire" e lei e i ragazzi vivevano ancora in orfanatrofio, lei si divertiva a copiare i suoi quadri, tanto che Roger, un girono, decise di appendere una sua creazione. Ancora oggi, quando qualcuno mette piede alla Wammy's, incontra sulla parete destra dell'entrata il dipinto " Piccole ceneri", il preferito di Silence, che troneggia con i suoi colori accesi e decisi passando dal rosa della Venere al blu monocorde del cielo per poi scivolare in una moltitudine di figure distorte attorno ad essi.

 

<< Vorrei che inseriste nel giornale di domani l'articolo che ora vi sto spedendo per fax, è possibile? >> una voce metallica e cadenzata stava parlando al cellulare di un addetto stampa di un quotidiano poco rinomato.
<< Certo, certo, faremo come dice lei, L, ma ci sono degli errori di battititura, posso prendermi la briga di correggerli? >>.
<< ASSOLUTAMENTE NO.- la voce urlò per un istante, per poi riprendere il controllo di sè stessa - Li lasci così, per favore. >> L'uomo che stava dall'altra parte della cornetta non capiva come potevano tornare utili al detective degli errori, ma si limitò ad alzare le spalle e a mandare l'articolo in stampa. Poche ore dopo il giornale era pronto e l'articolo "Letto e comodino attaccano un violoncello" spiccava a caratteri cubitali a pagina 24.

 Tornando a Silence: dopo aver ricordato un po' della sua non troppo felice infazia, iniziò a leggere l'articolo che, ovviamente, parlava dei quadri del suo amato pittore:
"salvador Dalì ..." No, aspetta...
<< Da quando in qua i nomi vengono scritti con la lettera minuscola? >> borbottò Silence stizzilta. Detestava quando qualcuno che ne sapeva meno di lei scriveva scempiaggini sulle cose che amava, era inammissibile.
Continuò seccata la sua lettura : "..., celebre surrealsta spagnolo ( 1904-1989) ...."
<< Maledizione manca una "i" a "surrelista"! Ma mi stanno prendendo in giro? >> Ora sì che si stava davvero arrabbiando.
<< Va bene, adesso facciamo un bel gioco. >> ghignò e prese un pennarello, così da cerchiare ogni errore che trovava, sicura che quei due non sarebbero stati gli ultimi. Mentre correggeva si avviò alla stazione della metro, che arrivò poco dopo dopo per riportarla a casa.

Alla fine del tragitto Silence aveva contato più o meno un centinaio di errori e ora le vene delle sue tempie si vedevano pulsare da sotto la pelle per quanto in collera era con il giornalista che aveva scritto l'articolo.
Salì le scale del palazzo dove alloggiava, aprì la porta del suo appartamento e la sbattè con forza. Mentre accendeva il computer per mandare una mail di sdegno alla redazione del giornale rilesse tutto ciò che aveva aggiunto o tolto, oppure reso maiuscolo o minuscolo:
<< S, i, l, e, n, c, e. E poi ancora: s... No, calmi calmi calmi. Com'è che viene fuori la scirtta " Silence" se unisco tutto? Cazzo non dirmi che... >> si spostò in salotto e staccò uno dei suoi dipinti dalla parete, quello che rappresentava un angelo bianco che teneva per mano due figure nere, e lo voltò. Si sedette sul divano piggiandosi il quadro sulle gambe, prese un colore e il giornale e inizò a scrvere ogni minima lettera fuori posto.<< Dunque, S, i, l, e, n, c, e....poi in teoria ci dvrebbe essere uno spazio per dividere le parole, ecco fatto, adesso: s, o, d, e, l..."sodel"? Ma che cacchio di parola è?! Ah, forse è "so' del"! Si, si non c'e altra soluzione. >> continuò così per svariati minuti, per poi arrivare alla fine di quell'intiricato rompicapo:
" Silence so del tuo omicidio so anche che vuoi vedermi Vieni in testa alla donna di ferro venerdì al crepuscolo N "Anche se era implicito, quello della "donna di ferro" era un semplice riferimento alla statua della libertà, l'enorme costruzione della Liberty Island, uno dei simboli di New York.
E lei l'aveva capito, era chiaro come il cielo per la numero quattro della Wammy's.
Una sonora risata risuonò nell'aria:
<< Dunque finalmente il grand'uomo si è degnato di farsi sentire. Ottimo, tutto come da programma. Ci rincorntreremo, N, e finalmente sarà fatta giustizia. >>
Prese una coca-cola e si avviò alla finestra per osservare il tramonto: quella era la fine di un tiepido lunedì di gennaio: avrebbe dovuto aspettare solo quattro giorni e poi forse sarebbe riuscita a vendicare i suoi compagni. Fra quattro giorni avrebbe potuto consumare l'orgoglio e la vita di Near, oppure continuare a vivere un'esistenza fatta di dolore e tenebra. Si sedette sulla finestra, lasciando che le gambe penzolassero nel vuoto e tenendosi al cornicione con le braccia, pensando a niente.
Dopo qualche minuto sospirò:
<< Ho bisogno di una di quelle... >>
Si alzò dalla sua postazione e si avviò verso il salotto: accanto al divano stava un piccolo mobiletto provvisto di una pila di cassetti. Silence aprì l'ultimo di questi e ne estrasse un pacchetto di sigarette. Di norma lei non fumava,ma quello era un regalo di Matt di tanto tempo fa, quando ancora lui lei e Mello vivevano più o meno felici sotto lo stesso tetto. Quel pacchetto, dal momento in cui passò nelle mani di Silence, non venne mai toccato, se non in rarissime occasioni. Lei lo considerava come un pegno, un oggetto che suggellava un patto fatto troppi anni prima, in una sera come quella: un lunedì di gennaio. Quello era stato uno di quei pochi momenti in cui si erano parlati a sei occhi, seriamnete, senza scherzetti infantili o battute poco consone.Tutti e tre si erano seduti silenziosamente sul divano, dopo che Mello l'aveva ordinato, per una " riunione straordinaria " o semplicemente per conversare di faccende piuttosto importanti.

<< Ci terrei a sapere una cosa, da voi due, ragazzi. >> Aveva iniziato il biondo.
<< Yes, sir, come se non sapessi già tutto di noi. >> lo aveva canzonato Matt, mettendo in pausa il videogame che teneva in mano.
<< Rosso, non rompere, è una cosa seria. E poi, non so' tutto tutto tutto su di voi, è per questo che voglio parlarvi seriamente. >> continuò Mello, fulminando Matt con i suoi occhi di ghiaccio.
<< Vero, Matt, lui non sa tutto di noi, come non lo sai tu. - sentenziò la ragazza –  Tutti noi non conosciamo degli altri un'importantissima cosa che ci impedisce di essere ammazzati da quel rincoglionito di Kira. >>
<< E brava Sìsì, vedo che ci sei arrivata... >>
<< Mi sembra ovvio, Mel, non sono mica scema come credi. >>
<< Questo lo sapevo già >>
<< Scusate ma io devo ancora capire di cosa cacchio state parlando! >> si intromise Matt.
<< Zuccone! >> esclamarono in coro Silence e Mello.
Poi il biondo sospirò e sentenziò:
<< Se per davvero non ci stai capendo niente, allora forse è meglio che cominci da te, Matty. >> Detto questo si alzò dal suo posto accanto alla ragazza e  andò verso il rosso, che se ne stava seduto sul divano di fronte, dopodichè gli porse la mano e con un tono altezzoso scandì:
<< Mihael Keehl >>
A Matt cadde la sigaretta di bocca. Sul serio non aveva capito che l'unica cosa che li teneva lontano dalla possibile morte attraverso il death note erano i loro veri nomi. Silence invece rimase impassibile e si limitò a dire:
<< Bello, cos'è tedesco?>>
<< Oh yes, ma solo da parte di padre>> rispose Mello.
La ragazza sorrise.
<< O...ok... - Matt era finalemnte arrivato alla conclusione già eleborata degli altri due  e aveva recuperato la sigaretta che le sue labbra avevano abbandonato  – Mail...Mail Jeevas. >> disse mentre strngela la mano che gli era stata offerta poco prima.
<< Che carino "Mail"! E' stra insolito come nome!  >> Esclamò la giovane.
<< Cerca di fare mano la preziosa, Silence, adesso è il tuo turono. >> Ci pensò Mello a frantumare la sua euforia.
<< Ah, allora ti sei accorto che temporeggavo? >> Sìsì sogghignò divertita.
<< Ormai ti conosco. >> Sentenziò il biondo.
<< Sophie Hogan. >> concluse la ragazza incrociando le braccia dietro alla testa.
<< Ti calza a pennello. Solo, vedi di mantenere il segreto, Sophie, sai benissimo che a letto nessuna donna riesce a tenere la bocca chiusa... >> Continuò afferrando una barretta di cioccolato da un tavolino accanto al divano.
<< Parla la biondina isterica. >> Dio quanto le piaceva provocarlo.
A quelle parole Mello si arrabbiò non poco, le andò incontro con passo sicuro e la prese per il colletto della maglia:
<< Ma guarda gurda, la gattina ha tirato fuori le unghie. >> Silence sapeva che non le avrebbe fatto nulla, la sua era solo una presa di posizione, tanto per far capire che lì il capo era lui.

A Silence bastò schioccargli un bacio sulle labbra per farlo calmare. Ormai era routine anche quella, dopotutto.
<< Beh, io mi fido di Sìsì. Anzi, rendiamolo un patto uffciale: Silence, tieni - disse Matt, lanciandole il famoso pacchetto di sigarette - io ti dò le mie cicche, tu in cambio mantieni il segreto. >>
Il rosso non lo sapeva, ma una frase simile era stata detta anche da quel gran genio di L, anni prima, solo che l'oggetto in questione era una fragola e non della nicotina.
Silence gli sorrise, promettendo di non dire nulla a nessuno di entrambi, e da quel momento custodì quel pacchetto come se fosse oro.


Delle venti sigarette che c'erano in tutto, Silence ne aveva fumate solo quattro: quando Mello se ne andò, quando seppe della sua morte, quando le giunse notizia che Matt era morto e quando quest'ultimo la abbandonò, ma questa è un'altra storia.
Quelli erano stati tutti momenti memorabili, in negativo, ma pursempre memorabili. Ora quella quinta sigaretta era una spece di augurio: che tutto adesse bene, che i suoi amici la proteggessero da l'assù ( o laggiù) e per un milione di altre cose.
Con il primo zippo che trovò in giro per casa accese la cicca che iniziò a consumarsi piano nelle sue labbra, liberando i polmoni d'aria e riempiendoli di nicotina.
Lei ce l'avrebbe fatta, per sè stessa, per loro, e ancora per sè stessa.
Mentre alternava la sigaretta a sorsate di coca cola le si accese una lampadina in testa: forse aveva trovato un modo per essere una passo avanti a Near. Forse in quatto giorni ce l'avrebbe fatta a mattere in atto quel piano pazzo. Tanto il passaporto falso già ce l'aveva quindi...
<< Oh, questa si che è un'idea coi fiocchi. >> sussurrò al nulla.
Dopo aver riempito la sua borsa del monimo indispensabile lasciò l'appartamento per recarsi nel porto che le avrebbe aperto le porte della vittoria: l'aereoporto.
Quel piccolo, folle, ma importante pensiero le era venuto mentre si stava ricordando di quando aveva letto che Light Yagami, alias Kira, teneva nel portafoglio dei frammenti del quaderno, per giustiziare i criminali anche fuori di casa.

 

<< E se....quei frammenti non fossero andati tutti perduti ? >>

 

Note dell'Autrice.

 

Beh, per prima cosa grazie a tutti quelli che hanno letto questa fic, recensito e messa tra le storie prefierite, le seguite e quelle da ricordare. Grazie, grazie davvero.Questo è stato un capitolo davvero difficile da scrivere: non volevo che fosse uguale agli altri due, dove Silence è sempre triste e sull'orlo della depressione.Qui finlamente fa vedere il suo carattere forte e le sue doti da detective ( la storia degli errori del girnale). Approposito di giornale! L'articolo ho voluto che fosse su Salvador Dalì per puro gusto personale: io amo quell'uomo e volev trsmettere questa mia passione anche a Silence...anzi Sophie... Com'è il nome? Dite che le sta bene?                                                                                                                                                                                                        Fatemi sapere le vostre opinioni lasciando un commentino qui sotto, che sia buono o cattivo non importa, basta che mi dite una vostra impressione della storia!

Grazie ancora a tutti!  

Baci 
                                                                               So
 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: So I Don T Know