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Autore: Stecullen94    25/06/2011    7 recensioni
Edward Cullen è un ragazzo introverso, sua madre è morta dandolo alla luce e da quel giorno suo padre lo odia e gli rinfaccia sempre la morte della madre.
Si trasferisce a Forks con suo padre e i suoi fratelli, Emmet e Alice, perchè aveva appreso dai suoi nonni che nella cittadina c'era un bravissimo dottore che forse avrebbe saputo curare la sua grave malattia.
Alla Forks High School incontrerà Isabella Swan, vivace e popolare, fidanzata con il capitano di basket della scuola. Pian piano diventeranno amici, e la loro amicizia si trasformerà in qualcosa di più forte e passionale, ma oltre all'amore c'è qualcos'altro che preoccupa Edward: la paure di morire e di non poter più vivere con la sua amata.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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                                                                       Grazie mamma


(Pov Edward)

Verso mezzogiorno del giorno dopo ero a Chicago, avevo fatto solo una fermata per riposare e per sgranocchiare qualcosa, il pieno mi era bastato e stava ancora continuando a bastare, cosa che mi ha tolto un po’ di tempo perso in meno.
Quando entrai in città pensai a come si arrivava alla mia vecchia casa, da una parte potevo chiedere indicazioni ma non mi andava tanto di presentarmi perché se i miei fratelli avessero chiamato a qualcuno in città e quella persona sa che sono qui loro potrebbero venire subito usando l’air jet di papà, sempre se riescono a prenderlo di nascosto.
Alla fine,però, e quando Axel abbaia,sicuramente annoiato, decido di fermarmi davanti a una frutteria a chiedere indicazioni, faccio scendere pure Axel e lo prendo dal guinzaglio e mi avvicino a un signore, con un grembiule e un cappello bianco, che stava sistemando una cassetta di mele

“Mi scusi?” attiro la sua attenzione e lui si gira verso di me sorridendomi, sembra un uomo gentile dalla faccia

“Posso fare qualcosa per te giovanotto?” mi chiede cortese e da una carezza pure ad’Axel che gli scodinzola vedendo delle cose da mangiare vicino a lui

“Si mi servirebbe un’indicazione, sono nuovo e non mi so orientare” gli dico leggermente in imbarazzo

“Ho notato subito che sei nuovo di qui, non ti ho mai visto in giro, pure se la tua faccia mi sembra molto familiare. Comunque chiedi pure” accenna continuando a guardarmi e non lo fa solo lui perché anche tutti i clienti stranamente si voltano a guardarmi come se io gli ricordassi qualcuno, e forse dentro di me so già chi è quel qualcuno

“Si certo, vorrei sapere dove si trova Villa Masen” gli dico confuso

“Certo, vedi quella casa grande e bianca? Ecco quella è villa Masen o meglio era villa Masen” mi dice e mi segnala una casa a due piani a dieci metri di distanza,da lontano si vedevano le pareti bianche, la raffinatezza delle mura e il cancello nero, che precedeva sia la casa che il giardinetto davanti

“Perché era?”chiedo confuso

“Vedi il signor Masen da due anni ha messo in vendita la casa ed’è stata comprata da un’altra famiglia” mi spiega

“Capisco e sa il cognome di questa famiglia?” gli chiedo curioso, Emmet mi aveva detto che casa era ancora di nostra proprietà, com’è possibile che sia venduta?

“Tang, o Sgang, o Wan. Non mi ricordo, eppure è un cognome corto”

“Ok, grazie non fa niente” sospiro deluso e sto per andarmene, quando l’uomo mi ferma

“Ma posso sapere perché t’interessa?” mi chiede evidentemente curioso, intanto sento ancora molto sguardi addosso prima che possa intervenire, una donna un po’ grassa venne verso di noi, non era giovane e aveva una retina a tenere i capelli neri, pure se erano corti, dedussi che era la moglie dell’uomo

“Caro puoi venirmi ad’aiutare?” gli chiede gentile non accorgendosi di niente

“Certo, stavo solo dando delle indicazioni a questo giovanotto e sarei venuto ad’aiutarti” gli risponde facendo un piccolo cenno verso di me e per la prima volta la donna mi guarda, dopo un po’ la vedo sgranare gli occhi sorpresa

“Santo cielo, non è possibile” sospira scioccata e sia io che il marito siamo confusi, nel frattempo mi accorgo che nella voce ha un accento francese

“Tutto a posto Greta?” gli chiede l’uomo

“Tu sei Edward, il figlio di Elizhabet e Ryan Masen, vero?” mi chiede e sia il marito che tutte le persone che prima mi stavano guardando, rimangono sorpresi e senza parole

“S-si” confermo in imbarazzo e la donna mi abbraccia intanto Axel ringhia nel tentativo di far allontanare la donna

“Io sono Greta Lowood, sono stata la governante di casa Masen e mi occupavo sempre dei tuo fratelli e di tutta la tua famiglia fino a quando sei nato” mi spiega con occhi lucidi, io intanto capisco perché mi ha riconosciuto e ha reagito in quel modo

“Non ci credo, pensavo che abitaste a Beverly Hills ormai” dice incredulo il signor Lowood, mentre sento il mio nome da tutte le parti

“Per la verità da un po’ ci siamo trasferiti in un paesino dalle parti di Seattle, si chiama Forks. Comunque sono venuto solo io, volevo vedere la mia vecchia casa” gli dico scrollando le spalle

“Mi dispiace che tu non la possa vedere, ma almeno fuori è rimasta com’è sempre stata. Non so se poi è stata cambiata dentro” mi dice dispiaciuta

“Non fa niente, ora è meglio che vada” gli sorrido

“Non vuoi fermarti a mangiare qualcosa? Oppure vuoi riposare?” mi chiede premuroso ma io nego con la testa

“No grazie, dobbiamo andare. Spero di rivedervi un giorno” dico e salutandoli esco

“Lo spero anch’io” riesco a sentire prima di salire in macchina e partire verso il cimitero.

Il cimitero è dall’altra parte della città e per arrivarci ho dovuto superare numerosi edifici e scuole, tutta la gente camminava a piedi invece di usare le macchine ma nonostante ciò il traffico c’era lo stesso, intanto pensavo alla mia vecchia casa e pensai a come poteva essere il dentro, conoscendo mio padre doveva essere tutto raffinato e di classe ma sicuramente doveva essere un luogo vivace per come descrivevano i gusti di mia madre,
Quando arrivai al cimitero mi sorprese molto l’immensità, era circondato da delle sbarre di ferro e al centro c’era un grosso cancello nero con ai lati due colonne dove sopra c’erano due angeli in cemento nero che guardavano in alto con gli occhi chiusi mentre le loro ali erano stese come a prendere il volo, un po’ però mi fecero venire i brividi e oltrepassando il cancello guardai la terra per non alzare lo sguardo, e subito iniziai a cercare quello che stavo cercando;
La tomba di mia madre si trovava cinque file più avanti dal cancello, era bianca e sopra il suo nome era ancora ben segnato con lettere nere, sotto la data della nascita e della morte mentre vicino c’era una sua foto

“Ciao mamma” sussurro inginocchiandomi davanti alla lapide, un leggero venticello portò via delle foglie posizionate a terra

“Mi dispiace di non averti portato nessun fiore ma la prossima volta cercherò di rifarmi, pure se credo che in questo momento sei arrabbiata con me dato che ho fatto una cosa che non dovevo fare, però avevo voglia di vederti e poi non sono riuscito a trattenere la mia vigliaccheria” continuo a parlare intanto mi guardo intorno per vedere se c’è qualcuno, ma non c’è nessuno, neanche il cinguettio di un uccellino.

“Sai mamma ho tanta voglia di conoscerti ma non posso purtroppo. Ti conosco solo da quello che mi hanno detto di te e che continuano a dirmi ma non mi basta, io ti vorrei qua vicino a me, guardarti negli occhi, abbracciarti, parlarti, vorrei vedere chi mi ha messo al mondo, chi ha dato la sua vita per me e sapere se mi vuoi ancora bene dopo quello che ti ho fatto; Mi sono sempre chiesto se tu sapevi che saresti potuta morire, insomma possibile che tu sapevi già da prima che potevi morire se io nascevo? E quando hai saputo che ero un maschio sapevi anche dei problemi che avrei avuto? Scusami se ti sto facendo delle domande a cui non puoi rispondere ma mi voglio illudere che almeno mi stai sentendo, che capisci quello che provo nel non averti conosciuto. Perché io, mamma, ci spero ancora che un giorno potremmo conoscerci, che potremmo parlare da madre a figlio, che potremmo stare insieme e consolarci mentre camminiamo in mezzo agli alberi, ma chi lo sa forse ci rivedremo molto presto, oppure fra un altro paio di anni, ma ci rivedremo ne sono sicuro, forse anche domani o dopodomani dato che rischio di morire ogni giorno. Ma ti prometto che continuerò a vivere come ho sempre fatto, che cercherò di non far preoccupare gli altri e che starò attento, insomma ti prometto che cercherò di vivere pienamente ogni giorno della mia vita” quando finisco noto una piccola lacrima scendere e non me ne vergogno anzi sono felice che cadrà sulla terra così forse riuscirà a toccarla

“Ti voglio chiedere un grande favore, so che non puoi fare niente ma spero che riuscirai a infondermi un po’ di coraggio per affrontare tutto, ho paura di morire e non so come potrei reagire se un giorno scopro che mi manca poco da vivere, ma voglio coraggio soprattutto per riuscire a fronteggiare papà, per calmare Emmet e Alice quando sto male, voglio trovare il modo di rendere tutti voi orgogliosi di me, ma soprattutto voglio coraggio per parlare con Bella. Ho fatto due grossi sbagli e credo che in questo momento mi odia a morte, il primo è stato due giorni fa quando le ho rivelato il mio amore per lei e, sicuramente, così ho rotto la nostra amicizia; il secondo è stato ieri quando gli ho mandato il messaggio con scritto di dimenticarmi, ma non ho capito cosa mi ha portato a scrivergli una cosa del genere e di questo me ne pento. Vorrei averla davanti e chiederle scusa ma so che non ci riuscirò ed’è per questo che ho bisogno di te, non so che fare, non so che mi dirà e ne che farà, ma ho bisogno di lei, perché è l’unica che fino ad’adesso ha dato un senso alle mie giornate, l’unica che è riuscita ad’aprire una porta nella stanza buia e cupa in cui mi ero, e ne sono tutt’ora, rinchiuso. Ora è meglio che vado, ancora non ho deciso se tornare subito a casa o andare in un altro posto” finisco alzandomi e continuando a guardare la foto

“Secondo me, dovresti tornare a casa con me” una voce femminile mi riporta completamente alla realtà, e quando mi giro stupito la vedo davanti a me, con i capelli neri che le ricadono sulle spalle e gli occhi che mi guardano tra il severo e il felice

“Che ci fai qui?” gli chiedo senza parole e lei sorridendomi si butta tra le mie braccia

“Per fortuna avete un velocissimo Air Jet” mi dice sghignazzando

“Già” sospirò mentre vedo mio fratello e mia sorella vicino al cancello che stanno giocando con Axel

“Sei stato un’imprudente potevi farti male, o stare male. E poi come ti è saltato in mente di scappare come se niente fosse?” mi chiede severa e incrociando le braccia

“Mi dispiace” sospiro, non so che dirgli, è stato tutto troppo veloce

“E sia chiaro non dirmi più di far finta che non esisti chiaro? E poi non puoi pretendere che io ti odi se non ti ho ancora detto niente” mi dice un po’ scherzando e io la guardo confuso, e molto probabilmente mi è venuta fuori una faccia stramba dato che si è messa a ridere

“Che intendi dire?” chiedo stranito e lei sbuffa un po’ scocciata, ma poi il suo sguardo si fa di nuovo dolce e mi prende le mani tra le sue

 “Che ti amo, scemo, che non posso vivere senza di te, che mi hai cambiata, che solo da sabato ho capito cosa provo per te e che sei un deficiente perché non mi dai mai tempo di spiegarti le cose” finisce scherzando

“Però io ti vorrei spiegare una cosa” gli sussurro avvicinandola a me e abbracciandola forte

“Che cosa?” mi chiede facendo incontrare il suo sguardo con il mio, un’elettricità ci tiene legati e pian piano le nostre labbra si avvicinano

“Questo” gli sussurro e la bacio.

Molti dicono che il primo bacio non si scorda mai, che è meraviglioso, indimenticabile, io concordo pienamente!!

L’aria intorno a noi era una dolce melodia, sembrava che ci libravamo in aria pure se non ce ne accorgevamo, i nostri cuori battevano all’unisono e i nostri respiri si univano all’aria, quando ci staccammo la guardai intensamente e la strinsi ancor di più a me

“Ti amo” le sussurrai

“Ti amo” mi disse e poi mano nella mano ci dirigemmo verso l’uscita.

Di solito è strano che il primo bacio avvenga in un cimitero ma forse le cose devono andare in questo modo, forse è stata mia madre a volere che ci baciassimo davanti alla sua tomba, ma la cosa non mi turba per niente anzi ne sono felice, subito però mi fermo e volto subito lo sguardo verso la tomba

“Grazie mamma” sussurro, non so se Bella mi ha sentito ma sono sicuro che mia madre mi abbia sentito, perché lei sarà sempre con me e i miei fratelli.



Holàà!!!

“Ciao autrice”

“Ehy Ed. Emmet?”

“Presente”

“Bene avete qualcosa da dire?”

“Si”

“Bene,dite”

“Spero di leggere molte recensioni in questo capitolo sennò mi offendo”

“Ok Em grazie. Ed tu devi dire qualcosa?”

“Stessa cosa che ha detto Yoghi e alla prossima”

“Bene grazie per la velocità. Alla prossima Kiss”

"Ehy Yoghi a chi?"
  
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