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Autore: OpunziaEspinosa    26/06/2011    22 recensioni
E se Isabella Swan fosse la ragazza più popolare della scuola? Se fosse Edward Cullen il ragazzo nuovo in città? Chi dice che non sia LEI a doversi prendere cura di LUI? Breve FF su una semplice storia d'amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 6
 
Se durante la cena organizzata dai miei nonni materni per salutare il 2009  e dare il benvenuto al 2010 qualcuno mi avesse detto che io, Edward Cullen, vicepresidente del Club dei Fumetti e segretario del Club di Letteratura, re dei secchioni e dei nerd dell’intera Chicago, sicuro vincitore di una medaglia d’oro caso mai esistesse un concorso per il più grande sfigato della storia americana, a distanza di neppure quattro mesi avrei accompagnato ad una festa – un ballo ispirato alla Hollywood degli anni ‘50! – una cheerleader, bellissima e popolare, frutto proibito del liceo di una minuscola cittadina del nord chiamata Forks, avrei pensato ad uno scherzo di pessimo gusto.
Se poi quel qualcuno avesse aggiunto che avrei trascorso l’intera settimana antecedente il mio primo appuntamento con la ragazza dei miei sogni – anzi, il mio primo appuntamento in assoluto – in compagnia di una maniaca dello shopping, tra mercatini e negozi vintage di abiti e scarpe, a studiare mise e tagli di capelli,  mi sarei messo a ridere, o, molto più probabilmente, sarei fuggito a gambe levate, dubitando della sanità mentale di quella stessa persona.
Invece eccomi qui, un giorno prima il grande evento, in compagnia di Rosalie Hale, a spulciare gli scaffali di un negozio di abiti usati di Port Angeles.
Mai e poi mai avrei pensato che Rose si potesse rifornire in un luogo simile. Eppure lei sostiene che le cose migliori si trovano nei posti più impensati, e che l’importante non è il ‘dove’ ma il ‘cosa’, soprattutto in un epoca di acquisti virtuali tramite la rete ed un semplice click. Raffinate boutique, popolari grandi magazzini, umili rivendite di beneficienza, comodi negozi on-line: va tutto bene, l’importante è scovare l’affare.
Ad esempio, un mese fa, in un mercatino dell’usato gestito dalla chiesa di Forks, Rose è riuscita a trovare un abito da cocktail firmato Valentino per soli venti dollari. La suora che si occupava della cassa neppure sospettava che ciò che aveva tra le mani potesse valere cinquanta volte tanto.
Io non ho la più pallida idea di cosa possa essere un ‘abito da cocktail’, e neppure chi sia questo Valentino, e se davvero le sue creazioni valgono centinaia se non migliaia di dollari, ma so che Rose è un’esperta in materia, e se lei dice di aver combinato l’affare del secolo le credo.
Dopo averla vista in azione, ho capito che per il mio cambiamento non potevo affidarmi a nessun altro. Rose è seria, competente ed appassionata: una vera professionista della moda. Purtroppo si è lasciata prendere un poco la mano. Volevo solo che mi aiutasse a trovare un abito appropriato per la festa, e magari che mi suggerisse un nuovo taglio di capelli e mi insegnasse finalmente ad usare il gel, evitando l’effetto verdura bollita. Invece, quando le ho fatto la mia richiesta, Rose ha capito che doveva rivoluzionare il mio intero stile.
Sono certo di essermi spiegato al meglio e di non aver lasciato spazio ad alcun fraintendimento, ma sono altrettanto certo che lei aspettava questo momento da quando mi ha conosciuto. In me ha visto un pezzo di creta da plasmare, un blocco di marmo da scolpire a suo piacimento.
Per farla desistere ho subito messo in chiaro che non avevo i fondi sufficienti per rifarmi l’intero guardaroba. Ma lei non s’è lasciata abbindolare, e neppure scoraggiare. Mi ha risposto che in qualche modo avremmo fatto – in quell’occasione mi ha spiegato del Valentino – dovevamo solo pianificare bene le nostre mosse.
Il pomeriggio successivo alla mia richiesta di aiuto s’è presentata a casa mia con un faldone che aveva – cito testualmente – “frettolosamente messo insieme durante la notte”, con foto di tagli di capelli, scarpe, abiti da sera e da giorno, combinazioni di vario tipo strappate da riviste di moda, che pensava potessero starmi bene ed alle quali avremmo potuto ispirarci per la nostra ricerca. Io ero talmente esterrefatto dalla fredda, lucida ed analitica determinazione con la quale stava affrontando la questione e, lo ammetto, un tantino commosso per la sua premura (anche se so che la moda è il suo habitat naturale e Rose ci sguazza come un pesciolino) da non riuscire ad oppormi. Anzi, ho fatto tutto quello che mi ha chiesto, quasi scodinzolando, a cominciare dal rompere il mio salvadanaio per capire qual’era il budget a nostra disposizione per l’ Operazione Cullen  - questo, ahimè,  il titolo scritto in grassetto  sul faldone.
 
“Rose, questa va bene?”
Lei abbandona la pila di camicie che sta esaminando e mi viene incontro, seria e risoluta.
“Edward, quante volte te lo devo ripetere? Sei alto e slanciato, giacche informi di questo genere non ti valorizzano, devi optare per qualcosa di più classico e dal taglio più aderente. Tipo….” Rose inizia e far scorrere le giacche appese all’asta di metallo. “Tipo questa! Non è deliziosa?”
“Deliziosa…” ripeto, mentre cerco di ricordare se tra gli appunti che ho preso in questi giorni nel capitologiacche ho segnato oppure no taglio aderente tra le caratteristiche fondamentali e da non dimenticare (ebbene sì, prendo appunti anche durante lezioni di moda improvvisate ed impartite da un’amica).
“Solo una cosa non va, Edward...”
Rose mi scruta, in attesa, e a distanza di qualche secondo capisco che, malgrado il taglio, quella giacca presenta un difetto che me la dovrebbe far scartare.
“Oh, sì certo… è evidente…” Prendo tempo ma non riesco a capire dove stia il tranello. A me la giacca sembra bella.
“Edward, concentrati, io non potrò essere sempre con te ad aiutarti.”
Santo cielo! Mi pare di essere nel bel mezzo di un esame. Ed anche se non ci sono voti, e Rose non è di certo una professoressa, mi sento peggio di come mi sentirei di fronte ad un plotone di professori intenti ad interrogarmi su, che ne so, il concetto di isotopo nella letteratura russa dell’ottocento, in particolare di Tolstoj.
Fisso Rose, poi la giacca, poi Rose, poi la giacca. Mi concentro e faccio appello alla mia memoria fotografica per visualizzare i miei appunti.
“Se ti dico: nuance?”
Nuance… Mmmm… quindi è qualcosa che ha a che fare con il colore… Il colore della giacca non va bene… e non va bene perché…
Già, perché?
Penso e ripenso, e poi, finalmente, eureka!
“Devo optare per colori neutri!” rispondo con entusiasmo, come se avessi appena scoperto la formula per tramutare la sabbia in oro. “Colori non stagionali e che non passino facilmente di moda. Il mio budget è limitato e devo sfruttarlo al meglio!”
Rose mi guarda compiaciuta, orgogliosa ed un briciolo commossa, nello stesso modo in cui una madre guarderebbe il proprio bimbo andare in bicicletta senza rotelline per la prima volta.
“Di tanto in tanto mi dai delle soddisfazioni enormi, Edward,” dice posandosi una mano sul cuore. “Se non fossi il ragazzo di Bella ti bacerei.”
Co-cosa?!
“Io non… io non sono il ragazzo di Bella…” balbetto mentre sento le guance prendere fuoco per l’imbarazzo.
Mi piacerebbe da morire, e spero che dopo la festa di domani sera il nostro rapporto faccia un ulteriore passo in avanti, ma non posso dare nulla per scontato. Bella mi trova dolce e sensibile; le piacciono le mie attenzioni nei suoi confronti - timide e discrete, nulla a che vedere con la morbosità a cui è costretta di solito -  ed ama passare il suo tempo libero con me. Non significa che mi trovi anche attraente. So di non essere bello, non nel modo più convenzionale, come lo possono essere Emmett o  Jake o magari Jasper, con i loro fisici atletici ed il portamento fiero. Magari non sono un cesso, ma a parte l’altezza e gli occhi verdi “che brillano” (non riesco a credere che Bella pensi ai miei occhi come a due gemme in grado di illuminare una stanza, è surreale!), cos’altro mi rimane? Ah, sì: non sono grasso e Dio mi ha risparmiato dalla piaga dell’acne adolescenziale, tratto distintivo di tutti i nerd del mondo. Per il resto rientro nella norma, malgrado quanto sostiene Rose.
Di fronte al mio evidente imbarazzo, Rose assume un’aria eccessivamente indulgente. “Edward, tesoro, dovete solo formalizzare la cosa...”
“Formalizzare?” ripeto come se non avessi capito, pur avendo capito benissimo.
“Beh, baciarvi.”
“Baciarci?” ripeto un’altra volta, come se fossi scemo, mentre penso che potrei dar fuoco all’intero edificio talmente è forte il mio imbarazzo. Ho imparato a conoscere meglio Rose in questi giorni, ad apprezzarla e a sentirmi meno a disagio con lei. Ma parlare di Bella e di baci, no: questo resta per me un argomento tabù.
“Mica potete continuare solo a tenervi per mano!” esclama.
Io non le do retta, la scanso e mi metto a cercare non so bene cosa tra gli scaffali. Ma è lampante che procedo alla cieca ed il mio unico obiettivo è evitarla.
“Non è che vi siete già baciati?” chiede inarcando un sopracciglio. E siccome non rispondo, continua: “Oh, mio Dio! Vi siete baciati! Edward, com’è stato? Non lo sapevo! Bella non me lo ha detto! Racconta!”
Per l’amor del cielo, quando finirà questa tortura?
“Rose, per favore, possiamo tornare ad occuparci del mio armadio?” la supplico, lanciando magliette a destra e sinistra, in preda al panico. “Questa? Questa va bene?”
Lei mi ignora. Afferra la maglietta che le ho passato e la butta da un lato. Strizza gli occhi e mi squadra con sospetto. “Non hai risposto alla mia domanda…”
“Rose…”
“Edward?”
“No, Rose!” sbotto alla fine. “No! Non ci siamo ancora baciati!”
“Ah.”
Baciare Bella è la cosa che desidero di più al mondo, soprattutto da quando ho scoperto cosa pensa veramente di me, che è ha conoscenza dei miei sentimenti, e che il mio interesse nei suoi confronti non la spaventa, anzi la lusinga. Ma ho paura. Non sono per nulla esperto in materia e temo di essere una delusione.
Ammetto che, malgrado il vero e proprio terrore che spesso mi attanaglia, starle vicino e non baciarla diventa sempre più complicato. E lo è ancora di più da mercoledì scorso, da quando Bella ha iniziato a tenermi la mano pubblicamente.
È successo in modo strano, o forse no. Di sicuro non me lo aspettavo. Quando è accaduto non c’erano gli uccellini che cinguettavano o fiori e farfalle colorate tutt’intorno a noi. Insomma, non è stato un momento propriamente ‘romantico’. Ma è accaduto ugualmente.
Come ogni mattina stavo aspettando Bella seduto sul muretto di cinta, vicino al cancello di ingresso della scuola. Lei è arrivata alla solita ora, ha parcheggiato al solito posto, e mi ha raggiunto. Ci siamo salutati e poi, insieme, ci siamo incamminati verso il portone. Stavamo seguendo il nostro solito rituale, insomma. Finché Bella, più o meno distrattamente - ma soprattutto di fronte a tutti - mi ha preso la mano.
Nell’istante esatto in cui ho sentito il suo palmo caldo e morbido sfiorare il mio, il mio cuore ha saltato un paio di battiti. Subito mi sono voltato verso di lei, cercando il suo sguardo ed una spiegazione. Bella non s’è scomposta. Semplicemente mi ha sorriso ed ha intrecciato le sue dita alle mie, continuando a camminare.
Vederci insieme non è più una notizia da prima pagina, ormai.  Tutti sanno che Edward Cullen ed Isabella Swan, per quanto assurdo possa sembrare, sono amici. Ma  camminare  lungo i corridoi mano nella mano ha fatto girare più di una testa curiosa, e la gente comincia a chiedersi se tra di noi ci sia qualcosa di più.
Bella mi conosce bene e sa che sono timido, per non dire un perfetto imbranato. Credo che con questi piccoli gesti stia cercando di incoraggiarmi, di farmi capire che posso e che devo farmi avanti, che anche lei lo vuole, e che non si vergogna di quello che potrebbe pensare la gente.
In un paio di occasioni sono stato sul punto di farlo, ma il risultato è stato pessimo, a conferma del fatto che non sono nato per corteggiare chicchessia.
Una sera, per esempio, dopo avermi riaccompagnato a casa,  Bella si è avvicinata per salutarmi e darmi un bacio sulla guancia. Questa è una delle altre piccole cose che ha iniziato a fare per indurmi ad uscire dal mio guscio di lumachina spaventata dal mondo. Io ho pensato: Edward, è la tua occasione, fatti avanti. Così  mi sono voltato un poco verso di lei. Sembrava il momento perfetto: il crepuscolo, le note di Yellow dei Coldplay, il delizioso profumo di prati verdi e fioriti…  Ma ho preso male la mira e tutto ciò che sono riuscito a fare è stato darle  il solito bacio sulla solita guancia,  anche se pericolosamente vicino all’angolo della bocca. Mi sono vergognato così tanto di quel tentativo fallito che sono letteralmente fuggito senza neanche dirle ciao, richiudendo velocemente lo sportello della Volvo alle mie spalle.  
 
Rose non sembra affatto sorpresa dalla mia ammissione. “Quindi non vi siete ancora baciati.”
“No,” ripeto visibilmente seccato ed iniziando a girare senza meta per il negozio.
“E si può sapere cosa aspetti?” insiste venendomi dietro.
“Santo cielo, Rosalie! Ti prego, ti scongiuro, ti supplico: possiamo cambiare argomento?”
“Bella non desidera altro!”
“Rose!”
“Edward, devi farti avanti…”
“Lo so!” urlo esasperato, attirando l’attenzione degli altri clienti del negozio. “Lo so,” ripeto abbassando la voce e guardandomi attorno con circospezione. “Sto solo aspettando… il momento giusto.”
“Il momento giusto?!”
“Esatto.”
“Fino ad ora non ce ne sono stati?” mi chiede scettica. “Avete passato praticamente in simbiosi le ultime sei settimane, e non hai mai trovato il momento giusto per baciarla?”
“No!” eslamo rassegnato infilandomi le mani tra i capelli.
Rose mi scruta senza dire nulla per qualche istante.
“Hai paura?”
Santo cielo! Rose dovrebbe lavorare per la polizia, condurre interrogatori o roba simile.
Medito se dirle una bugia oppure no, ma so che non riuscirei a fregarla. Così opto per la sincerità. “Terrorizzato.”
“Non hai mai baciato nessun’altra?”
Bella domanda. Il mio primo ed unico bacio è stato un vero disastro, un’esperienza da cancellare. Ma non posso di certo dirlo a Rose, è troppo umiliante. Così resto sul vago e minimizzo assumendo un’aria leggermente offesa. “Rose, sarò anche uno sfigato, ma non a questi livelli.”
“Quindi hai già baciato una ragazza.”
“Sì.”
“Di che cosa hai paura, allora? È come andare in bicicletta. Una volta imparato mica te lo scordi come si fa!” dice dandomi una rassicurante pacca sulla spalla.
Apprezzo i tentativi di Rose di infondermi coraggio, ma la conversazione sta degenerando ed io non ho più voglia di parlare di baci o strategie di seduzione. Voglio andare a casa.
“Rose, si sta facendo tardi, possiamo andarcene?” piagnucolo come un moccioso.
Rose tira un lungo sospiro, rassegnata. Raccoglie le poche cose che abbiamo trovato ed inizia a spingermi verso la cassa.
“Andiamo,” borbotta. “Ti dico solo una cosa, Cullen. Bella ha ricevuto venticinque inviti per il Be my Valentine Party. Venticinque! Potrebbe avere qualunque ragazzo di Forks, ma ha scelto te. Gioca bene le tue carte o la perderai.”
Gioca bene le tue carte o la perderai? Che vuol dire?
“Rose, che stai dicendo…”
“Pensi che Bella ti aspetterà per sempre?”
Bene. Se prima ero nervoso, ora lo sono ancora di più. È ovvio, Bella non mi aspetterà all’infinito, di questo ero cosciente, ma sentirlo dire da qualcuno ad alta voce rappresenta un vero shock. Devo muovermi e devo farlo in fretta o rischio di rovinare tutto.
Rose mi riaccompagna a casa e, come da programma, ci diamo un nuovo appuntamento per l’indomani mattina.
Abbiamo deciso che il mio cambiamento dovrà essere una sorpresa per Bella, e che quindi avrei aspettato fino all’ultimo per tagliarmi i capelli,  ovvero  fino al sabato della festa.
La mia idea era di andare da un vero barbiere, in un vero negozio, ma Rose dice che è un’inutile spreco di denaro, dal momento che ho a disposizione “le forbici più talentuose dello stato di Washington”.  Ovviamente parla di sé stessa.
Non so se è davvero brava, ma dice che si occupa dei capelli di Emmett da due anni, ormai. Emmett ha un bel taglio ed è sempre ordinato. Suppongo che Rose dica la verità.
 
“Allora, Edward. Come li facciamo?”
Seduto su una sedia, in bagno, con un ampio asciugamano appoggiato alle spalle, osservo la mia immagine ad uno specchio da tavolo che si trova sul mobiletto posto a  fianco del  lavandino.
Rose ha appena finito di lavarmi i capelli ed insieme stiamo decidendo che taglio fare.
“Non saprei, mi piace la foto 4a…” medito ad alta voce,  aprendo il faldone che tengo appoggiato alle ginocchia e dirigendomi  con sicurezza alla sezione Capelli.
Rose gli dà un’occhiata, l’ennesima. Credo che ormai conosca questa specie di prontuario a memoria. La cosa più preoccupante è che lo conosco a menadito pure io.
“Sì, direi di sì,” annuisce convinta. “Vedrai, starai benissimo.”
Poi mi toglie gli occhiali  e, senza neanche lasciarmi il tempo di dire addio al vecchio Edward,  comincia a tagliare.
Non riesco a crederci. Per anni i miei capelli hanno rappresentato una sorta  di cortina protettiva dietro cui nascondermi.  Ora stanno cadendo,  una ciocca alla volta. Sento la testa alleggerirsi poco a poco ed il nervosismo salire. Come farò? Non ne ho idea, ma è una cosa che dovevo fare. Per Bella, certo, ma soprattutto per me stesso. Devo crescere, devo diventare un uomo. Sembrerà sciocco partire da un taglio di capelli, ma non lo è. Per me è un grande passo. Enorme.
Rose procede decisa e, dopo una quindicina di minuti in cui tengo gli occhi chiusi per non vedere (anche se sono senza occhiali e la mia immagine riflessa risulterebbe comunque molto sfocata), esclama: “Fatto!”
Apro gli occhi, infilo di nuovo gli occhiali e comincio ad osservarmi allo specchio.
Oh, Santo Cielo… Quello sono io?!
Il taglio che abbiamo scelto è corto sui lati e sulla nuca, leggermente più lungo nella parte alta della testa. Rose deve ancora mettermi il gel, ma già si nota  la differenza rispetto a prima. È notevole, anzi, abissale.
“Ed ora il tocco finale!” Felice come non l’ho mai vista prima, Rose afferra il tubo del gel e mi esorta a  porgerle le mani.
“Vuoi che lo faccia io?!” chiedo esterrefatto. “Non sono capace, Rose!”
“Appunto! Motivo in più per imparare! Avanti! Non posso venire qui ogni mattina a pettinarti.”
Senza nascondere lo scetticismo faccio quello che mi dice. Lei lascia cadere un po’ di prodotto sulla mie dita ed infine richiude il tubetto.
“Che dovrei fare, ora?”  le domando perplesso.
“Distribuisci il gel sulle dita e poi tra i capelli, con naturalezza. L’effetto deve essere leggermente spettinato. Come nella foto.”
Seguo le indicazioni di Rose, ed inizio a passare le mani appiccicaticce tra i capelli.
“Ecco, così,” mi incoraggia. “Gesti morbidi, quasi causali…”
Che scena assurda. Non mi sono sentito tanto ridicolo in tutta la mia vita. Eppure funziona! A poco a poco la mia testa prende forma e… Edward Cullen ha finalmente un taglio alla moda e sa mettersi il gel!
“Rose,” balbetto alzandomi in piedi e procedendo a passi incerti verso lo specchio. “Rose, ce l’ho fatta...”
Sono basito. Osservo la mia immagine e non riesco a credere ai miei occhi. Sto benissimo. Ma perché diavolo non me li sono tagliati prima?
Rose mi guarda compiaciuta, sorridendo. “Non vedo l’ora di vederti con lo smoking!”
Com’era logico che accadesse, Rose si è occupata degli abiti di tutti. Visto che la festa sarà elegante e formale, per noi ragazzi ha scelto degli smoking, per le ragazze degli abiti da sera in puro stile anni cinquanta. Francamente non sto più nella pelle: muoio dalla voglia di vedere Bella. Senza dubbio sarà meravigliosa. Ma lei lo sarebbe in ogni caso, anche indossando un sacco nero dell’immondizia.
Rose interrompe i miei pensieri e mi riporta velocemente alla realtà. “Il mio dovere l’ho fatto. Ora torno a casa. Ci vediamo stasera a scuola, Cullen,” dice mentre raccoglie le sue cose e le risistema nella borsa.
“D’accordo. Grazie, Rose. Di tutto.” Le tendo la mano, riconoscente, non sapendo in che altro modo esprimerle la mia gratitudine. Forse dovrei farle recapitare dei fiori a casa, uno di questi giorni.
Rose mi stringe la mano. Poi cambia idea. “Oh, al diavolo!” esclama. E mi abbraccia.
Porca miseria. Rosalie Hale mi sta abbracciando?! Ma dove sono finito? In quale strano universo parallelo si trova Forks? Perché le belle ragazze mi ronzano attorno, mi tengono per mano, mi baciano e mi abbracciano?
Per un attimo non so cosa fare. Poi anch’io penso al diavolo, e ricambio l’abbraccio.
Tra tutte le persone che avrebbero potuto aiutarmi e starmi vicino nella vita, mai e poi mai avrei pensato che Rose sarebbe stata una di queste. E invece…
Bella ha ragione: i preconcetti sono una gran brutta cosa. Trappole che ti rendono schiavo e che ti impediscono di vedere ad un palmo dal tuo naso. Sono felice di aver chiesto aiuto a Rosalie.
Mentre scendiamo le scale, Rose mi chiede aggiornamenti su un’altra annosa questione: occhiali sì od occhiali no? Lei vorrebbe che iniziassi a portare le lenti a contatto, ma io non mi sento ancora pronto. Vada per il nuovo stile ‘shabby-chic’ (finto trasandato con stile), vada per il nuovo taglio di capelli… Ma gli occhiali non li posso abbandonare. Sarebbe un cambiamento troppo radicale.
“Allora, Edward, hai deciso?”
“Sì, ho deciso. Penso che per ora continuerò a portare i miei occhiali.”
Rose non sembra affatto sorpresa dalla mia decisione. “Lo immaginavo. Sai che ti dico? Fai bene. Ti donano quegli occhiali. Con il tuo nuovo stile fanno molto… Hipster!”
Hipster?! E che vuol dire? È inutile: Rose si trova ad anni luce di distanza. Non la raggiungerò mai.
“Cullen, a stasera.”
“Ci vediamo, Hale.”
Richiudo la porta e torno al piano di sopra, in camera mia. Inizio ad osservare la mia immagine nello specchio, incredulo. Sono lo stesso Edward, è evidente, eppure sono diverso. E non è solo per i capelli più corti ed abilmente modellati con un po’ di gel. Non sono neppure gli abiti che indosso. Rose non ha stravolto il mio stile, lo ha solo reso più attuale. Però sono diverso. Più… non saprei… sicuro? Tuttavia so già che quando incontrerò Bella, stasera, questo briciolo di sicurezza in più che ho acquisito non mi servirà a nulla.
Chissà se le piacerò con questo nuovo taglio e lo smoking. Sperò di sì, in fondo io mi piaccio.
Non vedo l’ora di vederla di nuovo. Ci siamo frequentati poco, in queste ultime due settimane. Alice le ha chiesto di aiutarla con i preparativi per la festa, e così Bella ha passato molti pomeriggi a scuola. Da una parte è stato un bene: mi sono potuto incontrare con Rose senza farle sapere nulla. Però mi è mancata tantissimo. Chissà se le sono mancato anch’io.
Non vedo l’ora che arrivi stasera.

   
 
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