TORNATO
DALLA GUERRA
Anno
1965, New York.
-Kiara?
C’è qualcuno?-. Marshall aprì la porta,
trovando una stanza inondata di luce. Tirò un calcio al
borsone, piazzandolo
nell’ingresso. Poi, andò alla ricerca della sua
ragazza.
Andò
a colpo sicuro in camera da letto. Entrò e
la trovò addormentata, accoccolata sotto un lenzuolo tutto
attorcigliato.
-Kiara,
sono tornato-. Tre parole. La ragazza
sobbalzò, e appena lo vide si immobilizzò. Si
stropicciò gli occhi, incredula.
Poi,
con un movimento fulmineo, lo abbracciò,
piangendo e singhiozzando.
-Marshall .... Marshall ....- Non riusciva a dire altro.
Lui
inspirò a fondo il suo odore e sorrise.
Dio, quanto gli era mancata.
Sigillò il momento con un bacio.
Un
lungo bacio, che sapeva di malinconia, di
gioia, ma soprattutto di sollievo.
Perché
Marshall era tornato, pensava
Kiara.
Perché
io sono tornato, pensava
Marshall.
Il
ragazzo era tornato dalla guerra in Vietnam. Il padre ce
l’aveva spedito
a forza, sperando che lo uccidessero.
I
due si avviarono in cucina, parlando. Lei
balbettava dalla felicità, lui aveva stampato in faccia un
sorriso da ebete.
Che
dire a una persona che è da 5 mesi in
guerra? Come potevano le parole rimpiazzare il tempo bruciato?
-Temevo
non tornassi più- gli disse Kiara.
-Anch’io lo temevo. Ho visto troppa gente morire in questi
mesi. Tantissimi
uomini. Grazie a Dio sono tornato. Credevo di impazzire-.
-Ho
pregato perché ti riavessi a casa-. Marshall le prese la
mano e cominciò a
giocherellare col pollice –Sai Kiara ... sei più
bella di come ti ricordavo-.
Kiara
arrossì. Era una bella ragazza, con gli
occhi grigi e i capelli biondi, ma odiava quando gli dicevano che era
bella. Lo
considerava una vanità, non un complimento.
-Dai
Marshall. Lo sai che lo odio. Senti ...
andiamo a cena fuori?-.
Un’ora
dopo, alle otto e mezzo, Kiara e
Marshall avevano prenotato a un lussuoso ristorante. Si erano vestiti
molto
eleganti e stavano benissimo. I riccioli castani e gli occhi verdi
risaltavano
sull’abbigliamento del ragazzo.
Cenarono.
Mentre tornavano a casa in taxi,
avevano entrambi gli occhi carichi di eccitazione e aspettativa.
Non
fecero a tempo a aprire la porta che
Marshall saltò addosso alla ragazza, che aveva gli occhi
pieni di malizia.
La
notte riservava loro molta passione.
Continuarono
fino all’alba. Poi, uscirono e
videro il sole delle sei di mattino illuminare New York.
Rientrando,
Kiara si accorse di avere addosso
la maglia di Marshall, e Marshall si accorse di avere i pantaloni della
tuta della
fidanzata. Cominciarono a ridere senza
un perché.
Finalmente
la vita era tornata normale.
Commento
personale: pensavo continuamente .... che CAZZO STO SCRIVENDO? Mentre
scrivevo la
fic ... non so, mi è venuta questa strana ispirazione ....
Ultimo
capitolo della mia corta (e stramba) serie. Presto farò una
storia su Marshall
.... ciao a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!
HG