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Autore: Vals Fanwriter    27/06/2011    3 recensioni
Cercai di esaminarlo bene. L’arancio del fuoco faceva brillare ancora di più i suoi capelli dorati. I lineamenti del suo volto erano più belli, decorati da quel sorriso… Un sorriso che mi parve vero.
[Scorpius/Rose]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Can I have this dance?

 

 

. 9 .

 

Mi credevi diverso, mi credevi il tuo specchio,

ma sono un uomo, io non sono un capriccio.

Modà, Uomo diverso

 

            “Vorrei solo capire una cosa”.

            La voce di Albus echeggiò rabbiosa nella Sala Comune. Un paio di ragazzini del primo e del secondo anno si voltarono a guardarci. Dal canto mio, lo fissavo indifferente, buttata in modo scomposto su una poltrona rossa, con un sopracciglio inarcato.

            “Cos’è che non ti è chiaro?”, sbottai.

            Ero alquanto stufa di quella sceneggiata.

            “Il perché tu gli abbia dato quello schiaffo!”, mi rispose lui, con tono quasi stridulo.

            Erano ore che parlavamo di quella faccenda. Non avrei mai pensato che mio cugino fosse un tipo così insistente. Lo conoscevo come una persona pacifica, che sta sempre sulle sue, che cerca sempre di accontentarti, eppure ora era lì a farmi la paternale. Intanto io, con quello sfogo chiamato Scorpius-sacco-da-box-Malfoy, mi ero tranquillizzata ed ero tornata la tipa antipatica e saccente di sempre.

            “Semplicemente… se lo meritava”.

            Lui continuò a fissarmi. Le sue narici si allargavano ad ogni respiro. Questa volta era davvero infuriato, ma a me non importava. Credevo fosse chiaro ormai da un bel po’, che io non volessi avere nulla a che fare con quell’essere platinato, eppure non riuscivo a capire cosa si aspettassero i miei cugini da me. Avevano davvero una fervida fantasia, per immaginare una storia d’amore così assurda.

            Sì, gente, il mio cervello non si era ancora arreso. Continuava a blaterare monologhi che non stavano né in cielo, né in terra, pur di occultare quello strambo sentimento, se così poteva chiamarsi. E forse era proprio questo a dare sui nervi ad Albus, più di tutti gli schiaffi, i piatti di porridge, le librate, che Malfoy aveva dovuto sopportare da parte mia.

            “Credevo tu fossi una persona intelligente…”, se ne uscì lui ad un certo punto “…e civile, per altro. Potevo capire quando ti stuzzicava, ma ieri cercava solo di capire cos’avessi. Mi ha detto che eri triste”.

            Io sbuffai. Ero sempre stata una tipa molto orgogliosa e non era da me dare spiegazioni sulle mie azioni, in particolare se si trattava di Malfoy.

            “In quasi cinque anni, non si è mai preoccupato per me. Mi ha sempre presa in giro. Ed ora vorrebbe farmi credere che gli importa di me?”.

            “Ma questo non giustifica lo schiaffo, Rose!”.

            “Mi ha chiamata per nome!”.

            “Oh, bene! Schiaffeggiamo tutti quelli che ci chiamano per nome!”

            Ma cos’aveva Albus quel giorno? Non l’avevo mai visto così combattivo. Senza che me ne accorgessi, mi ritrovai a deglutire. Lui aveva ragione. Non ero giustificabile, ma mai avrei ammesso le mie colpe, ne ero certa.

            Come se non fosse abbastanza, il ritratto della Signora Grassa si aprì, per lasciar passare qualcuno. Mi dissi che non bastavano gli spettatori già presenti, ma ebbi l’impulso di uccidermi quando una voce strascicata ringraziò la signora del dipinto.

            “Sempre gentilissima lei”, le aveva sussurrato entrando, mentre ero certa di aver sentito un sospiro sognante proveniente dal quadro.

            Fantastico!

            “Oh, sei tu”, fece Albus, rivolto al suo migliore amico, appena entrato “Io non riesco a cavare un ragno da un buco. E’ come ragionare con un gorgosprizzo. Ci parli tu?”.

            Non poteva farmi questo, non poteva.

            Cercai di non guardare nessuno dei due. Forse speravo di isolarmi da quella stanza soltanto ignorandoli. Al aveva ragione. Il cervello mi aveva abbandonata.

            “Sì, ci penso io”, rispose serio Malfoy, e si accomodò sul divano, mentre mio cugino saliva le scale del dormitorio maschile. “Possiamo parlare?”, mi disse, dopo avermi scrutato a lungo.

            I miei occhi andarono a posarsi sulle sue iridi ghiacciate. Ciò mi fece perdere il nume della ragione, più di quanto non fosse già, tant’è che non proferii parola per due minuti buoni. Quando mi riscossi, cercai di assumere un tono duro, ma, ahimè, rimasi comunque in una modalità molto tranquilla.

            “No”.

            Mi alzai dalla poltrona, dopo aver pronunciato quel monosillabo ed, intenzionata a non voler ascoltare altro, allungai il passo verso l’uscita della Sala Comune. Lui non si arrese e mi seguì. Il ritratto ci lasciò passare e Malfoy, dopo qualche passo, più lungo dei miei dato il suo metro e ottanta, mi superò e mi si parò davanti.

Rose, fammi parlare”.

Era stupido o cosa? Mi aveva di nuovo chiamata per nome. Lasciai correre quel dettaglio e pensai al modo più veloce per liquidarlo. Non avevo tempo da perdere con lui.

“Noi due non abbiamo nulla da dirci. Tu sei un megalomane, un presuntuoso e sei pieno di te”, lo insultai senza ritegno, sperando che, offeso ed indignato, se ne sarebbe andato, ma quello non demorse.

“Okay, d’accordo. Hai ragione. Sono presuntuoso, lo ammetto, e pieno di me, ma lasciami spiegare almeno il perché!”.

Non mi aspettavo quella risposta, tant’è vero che rimasi alquanto spiazzata e la frase che emisi, a parer mio, non risultò molto convincente.

“Non c’è nulla da spiegare”, sussurrai.

Lui non smise di esser serio.

“Invece sì, e la spiegazione è una sola. Tu mi piaci”.

Lo disse tutto d’un fiato e sembrava sincero, il suo sguardo era quasi sofferente nell’ammettere i suoi sentimenti. Mi annotai in mente di tenerlo presente per qualche futura recita scolastica. Era davvero realistico. Sorrisi, ma fu un sorriso più simile ad una smorfia sarcastica.

“No, Malfoy, io non ci casco. Tu vuoi solo l’ennesimo trofeo ed io non sono disposta ad essere la tua nuova bambola di pezza. Non ti bastano tutte le oche che hai già intorno?”.

Come il resto del discorso, mi stupì anche quella locuzione, che seguì alla mia sfuriata.

“No, non mi bastano! Io voglio te!”.

Non riuscii a muovermi dalla mia postazione e non mi accorsi neanche del fatto che si stava avvicinando a me, tanto fu veloce. Lui addossò le sue labbra sulle mie, quasi con forza, quasi come se avesse paura che potessi scappare. Mi prese tra le mani il viso e cercò di approfondire il bacio. Per un momento, temevo che mi sarei lasciata andare, ma lo allontanai prima che il mio cervello potesse perdere ulteriori neuroni.

“Lasciami!”, dissi, mentre il mio viso diventava paonazzo, ed alzai una mano al cielo, intenzionata a dargli l’ennesimo schiaffo, ma lui mi afferrò un polso e mi fermò.

“No, stavolta non ti lascio. Stavolta non me ne sto buono. Rose, tu mi piaci davvero e mi sono stufato di fingere, di prenderti in giro per nascondermi, di essere freddo. Questi giochetti mi hanno stancato”.

Ogni parola, che ora pronunciava, mi faceva salire dei brividi lungo la schiena. Non riuscii a capire se la mia fosse paura, o se mi fossi resa conto di essere innamorata. So solo che non ebbi il tempo di schiarirmi le idee, perché lui si avvicinò così tanto a me, che fui costretta ad arretrare, fino a che la mia schiena non toccò la gelida parete di pietra di quel corridoio, in cui probabilmente alcuni studenti si stavano godendo la scena. Non ebbi il tempo di occuparmi del pubblico. Avevo altro per la testa. Non potevo più allontanarmi e le sue labbra sfioravano ormai le mie, regalandomi il suo caldo respiro, ora intenzionate a baciarmi con dolcezza. La presa sul mio polso si allentò ed, in quel momento, recuperai la lucidità. Mi abbassai e sfuggii da quella sorta di abbraccio. Borbottai la parola d’ordine dei Grifondoro e scappai in camera mia, lasciandolo sicuramente spiazzato. Non guardai in faccia nessuno, nemmeno mio cugino, che mi chiese se mi fossi calmata. Avevo bisogno di stare sola.

 

 

Angolino dell’autrice

Buongiorno, ragazzi e ragazze. Eccovi finalmente il nuovo capitolo.

Chi segue la mia pagina facebook sa che sono stata impegnata con un esame particolarmente pesante e che l’ho conquistato con un discreto successo.

Ammettetelo però, non vi aspettavate tutti questi risvolti nel capitolo.

Ragazzi, manca un giorno al ballo e, come avete potuto constatare, succede un casino dietro l’altro. Come si comporteranno i nostri beniamini?

Probabilmente il prossimo sarà l’ultimo capitolo (o il penultimo, devo ancora decidere).

Detto questo, vi mando un bacio e vi ringrazio per il vostro sostegno.

A presto.

Vale

   
 
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