< Insomma, com'è questa ragazza? > Continuò a chiedere Axl sempre più eccitato.
< Lascio a te il giudizio. > Gli rispose Ralph mentre scendevano le scale per arrivare al secondo piano dell'ospedale.
< E' qui dentro. > Disse indicando una doppia porta con lunghi e verdi maniglioni anti-panico.
< Da sola? >
< No. > Ridacchiò il dottore. < Ma sono sicuro che non avrai problemi a riconoscerla. >
Axl aprì la porta curioso. Rimase colpito da quella stanza totalmente immacolata e asettica. Tutto era bianco, dalle sedie al pavimento, dai tavoli ai vestiti delle persone. Ogni dannata cosa.
Fece un passo in avanti, per poi fermarsi un secondo a controllare che lui stesso non fosse diventato totalmente incolore. Si guardò intorno, osservando ogni volto delle persone nella stanza.
< Stephanie?! > Esclamò quasi urlando.
La ragazza si girò. < Axl? No. No, Axl va via! > Gli disse correndo via ed entrando in un'altra stanza.
Axl la guardò andarsene con un sopracciglio alzato, rimanendoci quasi male per il modo in cui era stato accolto. La seguì.
< Ehi, ragazzo. Non puoi stare qui. > Sentì un'infermiera gridargli da dietro. Non ci fece caso, non si girò nemmeno a guardarla.
< Tranquilla Cynthia, è con me. Fra poco lo faccio andare via. >
< Se da noia ai pazienti, io- >
< Non darà noia a nessuno, vedrai. >
< Steph? > Disse aprendo la porta.
< No, Axl vattene. > Sussurrò tristemente. < Non voglio che tu mi veda qua. So che hai in mente tante splendide battute su di me in questo momento, ma credimi, non sono dell'umore. > Gli disse tirando su con il naso.
< Non voglio prenderti in giro. >
< E che sei venuto a fare qui? A salutarmi? Non hai sempre detto che odi posti come questo dove stanno i dottori come Ralph a complottare contro di te? >
< Mi ci sono trovato stamattina. > Le disse gravemente, ignorando la sua frecciatina. < A quanto pare ieri mi hanno arrestato e poi mi hanno inserito in un programma riabilitativo perché dicono che ho un problema di dipendenza dall'alcol... cazzate. >
< Sul serio? > Domandò Stephanie iniziando a ridacchiare.
< E poi sono io quello che prende in giro. Molto ipocrita da parte tua, carina. > Le disse sedendosi sul letto accanto a lei.
< Scusami hai ragione. > Si scusò anche se ogni tanto continuava a sghignazzare. < E perché sei venuto qua da me? Il tuo corso si svolge al quarto piano. >
< Lo so. Ma mi sentivo depresso e Ralph mi ha portato qui dicendomi che c'era una bella ragazza. Ovviamente l'ho seguito. >
< Come potresti mai perdere un'occasione del genere. > Fece lei un po' scocciata.
Lui le si avvicinò. < Non potrei mai. > Sussurrò.
< Invece penso proprio che dovrai. Non ho intenzione di lasciarmi andare ad altri errori con te. >
< Oh. Perché è stato un errore il nostro “incontro”? >
< Già. Deplorevole per di più. > Continuò lei dura.
Axl sospirò. < Così... Ti hanno portato dentro. Ti mancano i colori? > Le chiese Axl sarcastico.
< Sì. Soprattutto il mulatto che è il mio colore preferito, come ben sai. > Rispose lei alludendo a Slash.
< Il mulatto non è propriamente un colore, sai? >
< E chi se ne frega. L'importante era colpire il tuo ego e penso di esserci riusciva piuttosto bene, vista anche l'enormità del bersaglio. > Gli disse sorridendo trionfante.
< Solo perché ti sei pentita di avermelo succhiato, non vuol dire che ti devi comportare da stronza con me. >
< Ma ti senti?! Rivolgiti per bene a me e poi potremmo riparlarne. > Gli disse uscendo dalla stanza.
< Pronto? > Disse Alan rispondendo al telefono del suo ufficio.
< Buongiorno, sono Ralph, un amico di Axl e della band. Ehm... Ho trovato il biglietto con il suo numero nella giacca di Axl. Lei è Alan Niven, il loro manager? >
< Sì. Sono io. Axl è da lei? > Domandò il manager stupito.
< Uhm uhm. Stamattina lo hanno portato da me. Io lavoro nell'ospedale di igiene mentale di Los Angeles. >
< Cosa?! Dovrebbe essere in prigione, non in un ospedale psichiatrico. > Disse urlando. Era tutta la mattina che faceva telefonate a destra e a manca in cerca del cantante. Aveva mandato persone in ogni prigione, ma nessuno lo aveva con sé. Aveva lo occhiaie per lo stress.
< Beh, a quanto mi è stato detto, è stato portato qui per una riabilitazione dall'alcolismo, visto che praticamente ogni volta che ha commesso un reato, anche minore, era ubriaco. >
< Ok...ehm... E' lì con lei, vero? Ce l'ha sott'occhio? > Gli chiese.
< Certo. >
< Bene. Mi potrebbe dare l'indirizzo? >
< Christal! > Disse chiamando la sua segretaria, dopo che ebbe finito la conversazione con Ralph.
< Mi dica. >
< Chiami l'ufficio di Doug Goldstein, e gli dica di venire immediatamente qui. > Le disse riprendendo in mano la cornetta.
< Ragazzi, uscite da quei letti, o dovunque siate infilati e venite subito sotto la sede della Geffen. Vi aspetto fra un quarto d'ora. > Disse senza nemmeno lasciare tempo di rispondere al suo interlocutore.
< Ma chi era? > Chiese Steven alzando leggermente la testa per guardare Slash.
< Alan. Ha detto che bisogna essere alla Geffen tra un quarto d'ora. Sembrava urgente. >
< Fra un quarto d'ora?! No, impossibile. > Borbottò Izzy mettendo la testa sotto il cuscino.
< Magari sa dov'è Axl. > Disse Duff, cercando di convincere gli amici a muoversi, lui che vista l'ora era già sveglio da un po' essendo un tipo piuttosto mattiniero.
< Perfetto, andiamo. > Disse il riccio alzandosi in piedi. Non vedeva l'ora di vederlo. Anche se le sue intenzioni, stavolta, erano tutt'altro che amichevoli.