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Autore: Wren07    28/06/2011    3 recensioni
Un giorno, Al, comunque vada, aprirò una Cioccorana, e ci sarà la tua faccia qui sopra - il sorriso si allargava sempre di più - Te lo prometto - aggiunse abbassando leggermente il capo e socchiudendo gli occhi, in tono solenne.
Albus non poté fare a meno di ridere, e si avvicinò al volto di Gellert per baciarlo dolcemente.
- Sarai il primo a saperlo, Gel - sussurrò subito dopo - te lo prometto - .
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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- Al, la cena, dammi una mano, Ariana si sta agitando di nuovo.
Era una calda estate a Godric’s Hollow. Il diciassettenne dai capelli rossi era nella sua camera, concentrato su un manuale di Trasfigurazione Avanzata e su una gelatina Tuttigusti+1 che decisamente non sapeva di caramella mou, quando sentì la voce del fratello dal piano inferiore.
Sempre descritto da tutti come il più brillante, il più geniale, sempre il massimo dei voti, e qualunque cosa tentasse otteneva l’approvazione e l’orgoglio degli insegnanti e l’invidia o l’adulazione dei compagni. Una grande promessa, grandi potenzialità, una volta lasciata Hogwarts avrebbe fatto fortuna. Avrebbe girato il mondo, lo avrebbe dominato volendo.
Questo era quello che tutti gli dicevano.
E c’era una parte di lui che voleva crederci, disperatamente. Una parte di lui che era consapevole delle sue possibilità, che faceva già grandi piani, che era pronta a partire. Ma era come se un’altra parte di lui, più nascosta, sapesse già che avrebbe fallito, che non avrebbe avuto la forza di cambiare, reagire, abbandonare il passato. Un passato a cui era ancorato, la famiglia di cui si era sempre dovuto vergognare. La sua povera sorella, la amava così tanto, ma in alcuni momenti si augurava che non fosse mai nata, che non avesse quel peso da sopportare. L’aggressione del padre a quei babbani, sapeva che aveva agito solo per difenderla, eppure lui non era mai stato in grado di giustificarlo, non aveva mai neanche provato a spiegare agli altri le sue ragioni. Aveva semplicemente nascosto tutto, come faceva sua madre, e si era immerso nello studio, provando a cancellare l’immagine del passato, che però, anziché farsi quantomeno sfocata, continuava a ritornare più vivida che mai. Ma con il terribile incidente della morte della madre, Albus non aveva potuto lasciare il fratello, aveva rinunciato al suo viaggio e ai suoi sogni per non abbandonare Ariana.
Aveva dovuto farlo, non avrebbe mai accettato di partire, darsi al divertimento, dopo la morte della madre, lasciando Aberforth da solo a reggere la situazione.
Eppure, ad ardere più forte del dolore in quel momento era la rabbia, la rabbia di essere abbandonato a se stesso. Sì, proprio lui, quello di cui tutti parlavano, in quell’angolo di mondo, a sprecare le sue infinite possibilità.
E quando il fratello lo chiamò, Albus non si degnò neanche di rispondere, ma si limitò a sospirare gravemente, per poi tornare a concentrarsi sul suo libro.
- Albus, devi aiutarmi, è quello che avevamo deciso - ripeteva Aberforth ancora dal piano di sotto.
- Pensa… ad Ariana… pensa… a… - Ad ogni parola la voce di Aberforth era interrotta dallo scricchiolio dei gradini che stava salendo, ma contemporaneamente aumentava di tono.
Stavolta Albus non si trattenne. – E come puoi credere che non ci pensi? Puoi davvero credere che non pensi a lei e alla mamma tutto il tempo? Come dovrei sentirmi, secondo te, relegato in questo buco, mentre potrei essere ovunque a quest’ora? – La sua copia di Trasfigurazione Avanzata ormai giaceva abbandonata sul letto, la pagina aperta resa appiccicaticcia dalle gelatine sparse sul lenzuolo.
- Oh, certo, dimenticavo, il grande Albus Silente, il Mago più insigne che la storia abbia mai conosciuto - Ormai Aberforth gridava, e imitava con aria petulante i gesti di ammirazione continuamente rivolti al fratello. – E io cosa sarei? Niente, ovviamente. Solo il fratello più piccolo, la nullità. E’ lui che deve sacrificarsi, è lui che deve rinunciare a una vita. – Dopo aver pronunciato tutto d’un fiato le ultime parole, fece una pausa e aggiunse, di nuovo in tono falsamente mellifluo - Per il bene superiore, ovviamente. Come può privare il mondo di un tale genio? - Intanto era arrivato dritto sulla soglia della camera del fratello, brandendo ancora un mestolo da cucina.
Prima che Albus potesse replicare, i due fratelli sentirono Ariana chiamarli dal piano di sotto, la voce rotta. Aberforth fece di tutto per contenersi e tornò al piano inferiore di corsa, saltando gli ultimi gradini e lasciando cadere il mestolo sul pavimento per la foga. Albus, che lo aveva seguito, lo vide abbassare gli occhi, profondi e azzurri esattamente come i suoi e come i suoi in quel momento venati di rabbia, mentre si chinava per raccogliere il mestolo. Solo in una frazione di secondo, però, mentre si alzava su Ariana, il suo sguardo mutò completamente, acquistando una nuova dolcezza.
In un attimo era chino al fianco della sorella, sussurrandole con tono rassicurante e quasi paterno di prepararsi per la cena. La ragazzina era tornata a sorridere e Aberforth, voltate le spalle al fratello, che era rimasto ancora indietro sui gradini, la guidava verso la cucina.
Ma Albus non li raggiunse. Guadagnò la porta di ingresso a grandi passi e uscì sbattendola alle sue spalle. Tipico - pensò - Scappava, non riusciva a contenere la sua rabbia, ma nemmeno ad esprimere i suoi sentimenti, spiegarsi al fratello, fargli capire quanto teneva davvero a lui e ad Ariana. Di corsa, arrivò alla soglia del cimitero, dove si rifugiava di solito, senza neanche il coraggio di raggiungere la lapide della madre. Appoggiato ad un sasso, fissava distrattamente l’ombra della propria figura slanciata sul terreno, mentre sul naso adunco cadeva un’unica lacrima, mescolandosi al sudore di quell’estate torrida. Ma prima che i suoi occhi azzurri potessero perdersi nei tormenti ricorrenti, lo sguardo di Albus fu catturato da un’altra ombra che si accostava alla sua.
Alzando gli occhi, scoprì che l’ombra apparteneva a un ragazzo alto e snello, che dimostrava all’incirca la sua stessa età. – Scusa, sei del posto? - Il ragazzo si era avvicinato ad Albus e lo squadrava con una certa fierezza mista a curiosità.  
- Ehm, sì - fece lui esitante, gli occhi inclinati nell’intento di non puntarsi su di lui.
- Gellert, Gellert Grindelwald. Sono appena arrivato, sono ospite della mia prozia, Bathilda Bath. –
- Oh…Certo. - Il ragazzo, decidendosi ad alzare gli occhi, abbozzò un sorriso, in risposta a quello più ampio di Gellert, di cui solo ora cominciava a notare alla luce della luna i capelli biondo dorato e gli occhi ardenti. – Albus Silente – aggiunse, ancora piuttosto perplesso, affrettandosi a distogliere lo sguardo.
Gellert, invece, continuava a fissarlo con un sorriso quasi beffardo, mentre Albus si chiedeva cosa potesse mai aver spinto lo sconosciuto a rivolgergli la parola, proprio in quel posto, in quel momento. Ma non poteva fare a meno di indugiare sulle labbra increspate del ragazzo, che dopo qualche secondo si riallargarono per rivolgergli una nuova domanda.
- Mai sentito parlare dei fratelli Peverell? - Finalmente i loro sguardi si incontrarono. Gli occhi di Albus, ne era certo, si erano illuminati come aveva visto fare a quelli del fratello, poco prima ma in quella che sembrava un’altra dimensione. Perché tutto quello su cui riusciva a concentrarsi adesso erano gli occhi di Gellert. Anche i suoi, mentre pronunciava quell’ultima parola, rilucevano, ma di una luce diversa, indecifrabile.
 
 
Wren's Corner

Finalmente riesco a pubblicare questa storia, non so ancora di preciso come si evolverà, ma spero di aggiornarla al più presto, continuate a seguirla ;)
Dunque, il titolo della storia significa "I Padroni della Morte" e si riferisce ovviamente ad Albus e Gellert. Il titolo del capitolo "Glances" significa "occhiate", "sguardi".
Recensite se avete a cuore la sopravvivenza di una povera Grindeldoriana alle prime armi O: o se semplicemente vi va.
Grazie per essere arrivati fino a questo punto.
Baci,
Wren

   
 
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