Quando guardi a lungo nell'abisso
l'abisso ti guarda dentro.
Capitolo Quindici: “Mal che vada, sarà un successo”
Ci sono cose che non si trasformano mai. Non gli uomini, loro sono in
continua mutazione. Nemmeno le situazioni anche loro evolvono. Ne i sentimenti, quelli iniziano e finiscono, sono soggetti
alle leggi fisiche, quelle stesse leggi che prevedono che la materia in natura
non si crea e non si distrugge ma si trasforma.
Eppure ci sono cose immutabili,
superano il tempo, lo spazio, superano tutte quelle cose che si trasformano. E si.
Le cose immutabili sono davvero infami. Superano anche l’amore.
Che cos’è che non si trasforma?
I pregiudizi Signori miei. I
pregiudizi.
La notte dopo non c’era tempesta eppure
E vi posso assicurare che
Ognuno seduto nel suo spazio, a fissarsi come due nemici.
Non come. Loro erano nemici.
Poco importava che stranamente uno avrebbe aiutato l’altro.
Poco importava perché tanto la sfida silenziosa che c’era fra loro non
sarebbe morta. Faceva parte della vita, come il bianco ed il nero sono opposti
così Draco Malfoy, il mezzosangue ed Hermione Granger la purosangue sarebbero sempre rimasti nemici.
Era una cosa naturale.
Bisogna avere un punto di riferimento nella vita e quei due erano il riferimento. Altrimenti il mondo si sarebbe
capovolto…
DRACO
Il fuoco era scoppiettante e il legno al suo interno odorava di resina.
Le fiamme arrossivano il viso della giovane che avevo davanti facendo brillare
i suoi occhi ambrati rendendoli liquidi e insieme
terrificanti.
“Sei tornata”
“Sono tornata”
“Mi aiuterai?”
“Ti aiuterò, ma a delle condizioni, le mie” non replicai e vidi la
giovane davanti a me sorridere compiaciuta e anche a me voleva sfuggire un sorriso compiaciuto. Attirare
“Prima condizione, la più importante, io e te ci comporteremo
come sempre, nessuno fuori da questa sala dovrà minimamente pensare o supporre
che io e te non siamo i soliti.”
Annuì sicuro, la mia idea era la
medesima.
“Seconda condizione, qualsiasi cosa io ti chiedo, tu la farai senza
replicare senza opporti, io sono quella che insegna e tu sei solo un verme
mezzosangue”
Questa volta annuire mi costò di più ma
costrinsi la mia mente a vagare verso una giovane donna dalla rossa
capigliatura che non avrei voluto deludere tanto facilmente.
“Le regole sono molte, ma non mi darò la pena di dirle tutte ora... anche perché anche io le ignoro tutt’ora” mi diedi la pena di sorridere solo in facciata.
Doveva essere duro per lei essere costretta a
fidanzarsi, avrei voluto chiederle il perché ma non vi era alcun motivo. Lei
era un’estranea ed un nemico.
“Allora oltre alle regole stasera che si fa”
“Prima principio. La verità non è sempre quella che si pensa”
“Non pensi che sia abbastanza filosofico come principio?”
“Vieni con me” dal nulla
Prima di seguirla mi fermai sulla soglia indeciso
se seguirla o andarmene di corsa da quel maledetto posto.
Ero sulla soglia, liminale, un piede era
ancora nel mio mondo quello dei libri, del tepore dei camini, delle poesie
scritte e mai inviate; dall’altra parte c’era un mondo nero e buio, il freddo
del passaggio era così intenso da farmi rabbrividire anche le ossa sotto la
pelle.
Era tutta questione di scelta. Vivere tranquillo o
infilarsi nello stretto cunicolo che odorava di vecchie pagine e puzzava di
muffa umida.
Scelsi il cunicolo ed abbassai la testa per passare.
Se fossi stato cristiano mi sarei fatto il
segno della croce ma ero agnostico, sempre in ricerca, così mi limitai a
stringere i denti e quando la porta si richiuse con un tonfo, qualcosa mi
strisciò davanti.
“Cosa...” ma non
riuscì a continuare perché mi ritrovai qualcosa di caldo che mi copriva la
bocca e in un lampo mi trovai a fissare la luce iridescente del lumos della
Granger e la sua mano premuta sulla bocca.
“Non siamo mica topi, non possiamo vedere al buio, ma non far rumore,
questo passaggio conduce ad Hogsmeade ma passa dietro
alle camere della preside, non vorrai che ti scopra con me?” la guardai
incantato, eravamo così stretti nel cunicolo che potevo vedere i suoi occhi
illuminati dalla fiamma della sua bacchetta. Il lumos accende
una luce bianca sulla bacchetta e con quella luce gli occhi della Granger
sembravano ancora più gelidi. Annuì affascinato, per
lei doveva essere così facile incantare gli uomini.
Continuammo la strada in completo silenzio tenendoci buffamente a una distanza di sicurezza. È veramente interessante
osservare due nemici che senza un vero motivo stringono un vincolo e poi cercano
di non “perdere l’equilibrio”.
“Siamo arrivati” il cunicolo si bloccava all’improvviso, nel nulla
della piccola foresta dietro Hogsmeade.
“Cosa dobbiamo fare qui?” cercavo qualcosa che
potesse spiegare quella fuga all’interno del cunicolo ma i miei occhi tornavano
vuoti alle mie sinapsi registrando il nulla della notte.
“Leggi questo biglietto” mi porse un foglio di
pergamena, su cui, con parole svolazzanti c’era la scritta:
Carpe Diem
“Carpe Diem, cogli l’attimo, mi sembra molto
interessante come consiglio ma non ne vedo il collegamento”
“Cosa significa?”
“Che qui comincerai la tua trasformazione mio
piccolo verme Mezzosangue”
Trasformazione. È sempre destabilizzante diventare qualcosa di diverso
da se stessi, prendete Me, ero stato per tutta la vita
il primo del mio corso e quello che ne sapeva di più di tutti. Eppure conoscere
“Vogliamo entrare? Mi sto congelando” mi tirò
una manica, lei che evitava i contatti mi spinse più vicino al locale.
“Perché?” chiesi, non avevo mai avuto tanta paura e insieme non ero mai stato tanto emozionato ed eccitato.
“Il perché di cosa?” sentì la sua voce dolce ma
non la vidi in viso, era voltata a guardare il locale.
“ Di tutto” chiesi piano. Si voltò e potei vedere il brillio dei suoi
occhi.
“Vuoi sapere perché ti aiuto vero?” annuì piano come se temessi che la
folla di domande che avevo nella testa potesse scivolare via.
“Mio padre un giorno mi portò nel vostro mondo, dove la gente non si inchina al nostro passaggio e la magia è roba strana a
cui pochi credono. Mi ci portò per farmi disgustare del vostro mondo e in parte
vi ci riuscì.
In parte, ti dico, perché lì trovai un piccolo
tesoro.
In una stradina maleodorante e secondaria su quelli che voi chiamate
cassonetti della spazzatura trovai una bambola.
Era nuda, sporca e orba eppure la presi con me.
I miei genitori erano aridi di affetto ma
proficui per quanto riguardava il resto. Le cose inutili erano le uniche cose che dispensavano a piene braccia. Avevo giocattoli di ogni tipo eppure lavai, vestì e curai quella bambola come
se fosse la più bella. La trasformai. Era una parte di me…
Vuoi sapere perché ti racconto queste cose vero?
Uno, perché tu hai paura che io non mantenga
il patto.
Due, perché avevo una voglia matta di raccontarmi a qualcuno, dicono che così ti senti meglio. Effettivamente mi sento
meglio, bravo Mezzosangue!
E tre, perché stai per ricevere un incantesimo”
“Quale?” la fissai con aria di sfida, certo non ero uno sprovveduto ed
ero uno dei ragazzi più veloci e più portati per incantesimi, di certo non mi
dovevo preoccupare per una sciocca fattucchiera di second’ordine…
“Oblivion”
GINNY
L’acqua è calda sento le gocce d’acqua che lambiscono il mio corpo,
aumento il calore perché non lo sento sulla pelle e questo mi rende ancor più
tristemente consapevole della mia voglia di sussistere.
“Ginevra fa presto” è una mia compagna di camera mi vuole dare fretta,
ma io appoggio le due mani alla parete della doccia e lascio che l’acqua calda
continui a cadermi addosso.
“Ginevra anche noi dobbiamo lavarci” la voce è leggermente innervosita,
non so davvero chi siano ma l’acqua è così
deliziosamente calda che mi lascio trasportare dai ricordi.
Abbiamo vinto la coppa di Quidditch, Harry mi guardo con quegli occhi
verdi così belli e poi mi si avvicina, sento il cuore che mi batte nelle
orecchie è un tamburo. Il mio cuore comincia a fare le capriole
quando il suo viso si abbassa verso di me e le mie labbra si posano
sulle sue.
Lo bacio o mi bacia? Non ne ho idea
ma è bello.
Sento le sue labbra che mi continuano a baciare, intorno a noi i rumori
sono cessati ma lui continua a baciarmi e io non posso
fare a meno di pensare che sia qualcosa di davvero meraviglioso.
“Ginevraaaaaaaaaaaaaaaaa” i miei occhi si
spalancano, la voce acuta scuote la maniglia con una rabbia tale che mi sento
costretta ad uscire dalla doccia.
“Ti ho sentito, stò uscendo” afferrò
l’accappatoio rosa e me lo stringo intorno al corpo.
Apro la porta, la mia compagna di stanza mi passa accanto e mi urta
volutamente. Lei mi odia e io odio lei. Voleva Harry ma io me lo sono preso. Romilda Vane.
Il suo cognome significa vanità e ne è la quinta
essenza.
Harry…
Mi fissai le gambe, avevo fatto una doccia lunghissima, i capelli
aggrovigliati avevano acquistato nuovamente il loro
colore intenso.
Ero ancora stretta nell’accappatoio rosa, me l’aveva
regalato lui.
Non era passata nemmeno una settimana e mi mancava come se fosse
passato un mese. Dovevo andarmene da quel dormitorio, sapevo dove dovevo
andare, c’era un posto che era stato mio fraterno impiego per molto tempo. Ci
andavo sempre con lui.
Pensare che non avrei più visto il suo
sorriso...Mi fa paura pensare che non mi vuole più. È sempre stato così, io che
lo amavo e lui che non mi calcolava e poi ero stata io a fuggire e lui
finalmente a rincorrere me.
Era stato bello.
Eppure avevo corso troppo velocemente e per troppo tempo, non avevo
imparato la misura, non avevo imparato a fermarmi quando
dovevo e ora lui si era annoiato di correre e si era fermato.
Si era fermato da Hermione Granger.
HERMIONE
Vidi il Mezzosangue sorridente cadere in terra con gli occhi vacui, un
misto di piacere e rivalsa mi colse in pieno petto. Mi inginocchiai su di lui sussurrandogli.
“Ora ti sveglierai e saprai dirmi unicamente che alla tua domanda io ho
risposto dicendoti che mi annoiavo. Bravo così, ora
alzati”
“Spero che le tue prossime risposte siano più esaurienti, o almeno lo
spero.”
“Cos’altro vuoi sapere?”
“Vorrei sapere perché sono qui, di fronte a questo locale, cos’è
l’Imago” sorrisi, mi sentivo anche io una ragazzina, ma tornai
seria subito dopo ricordando la compagnia che avevo. Così senza scompormi
cominciai a parlare.
“L’Imago, fu creato molto ma molto tempo fa da un tipo molto filosofico e poco incline al divertimento,
Lord Grifondoro e poi dicono che era il povero Salazar il marcio dei quattro…– feci scherzosamente un
inchino e poi continuando a sorridere in modo giullaresco, conclusi la mia
storia – Comunque quando il bravo Godric si mise a
fare il monello, Lord Serpeverde volle controllare,
così costrinse Godric a farlo suo socio… Attualmente
l’Imago è il locale più in di tutto il mondo magico, questo perché è immorale,
illegale e si sa.
Le cose illegali sono sempre le più quotate.
Ed è qui che apprenderai la prima, principale regola del campar bene,
la verità è semplice apparenza.”
“Perché qui?”
“Lo saprai fra poco, entriamo”
Ci avviammo all’entrata, io decisa mentre il
Mezzosangue strusciava il piede destro come se fosse un bambino monello a cui
la mamma non aveva comprato nulla. Bussai tre volte alla porta e questa si
spalancò, rivelando un atrio luminoso come un mattino soleggiato.
Le pareti e i pavimenti erano ricoperti da mosaici d’oro con una sola grande frase scritta sullo stipite della porta.
Essa recitava così:
“Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e
sarà sincero”
(O. WILDE)
Il significato di tale frase, il Mezzosangue lo comprese ben presto,
perché l’oro ipnotizzante nascondeva un alveare di piccole bolle di cristallo incastonate all’interno del muro e di cui si
poteva ammirare l’interno come se fossero state delle piccole vetrine.
In ogni bolla di cristallo risiedeva una maschera.
Mi diressi verso una delle pareti, sapevo quale maschera cercavo, era
la mia, quella che indossavo quando ero all’Imago. La
trovai dove doveva essere, la magia la manteneva sospesa, gli occhi cechi che
fissavano la stanza. Appena la mia mano sfiorò la teca, il cristallo prese la stessa consistenza della gelatina permettendo alla
mia mano di penetrare nella sua anima e afferrare la maschera.
“Scoprirai facilmente che la maschera che desideri è quella che usi
abitualmente” sussurrai voltandomi verso di lui.
La mia maschera era d’oro bianco e diamanti, mi arrivava fino al capo a
formare una coroncina e veloce scendeva sui capelli tramutandoli in fili di
rame. Un’unica gemma di smeraldo purissimo si posava sulla mia fronte che la
maschera lasciava nuda per pochi centimetri.
Il Mezzosangue aveva cercato in vano la sua maschera e ora tendeva una
mano timoroso verso una delle bacheche, per poi ritrarla alcuni secondi dopo.
Ero già abituata a quei comportamenti, così gli afferrai la manica della divisa
e la strattonai finché la sue dita non penetrarono la
bolla di cristallo mansueto.
“E’ calda” le dite solleticarono la membrana prima di allungarsi nel
prendere la maschera e togliere la mano dalla bolla di cristallo.
Toccai ancora la mia maschera e sentì quella familiare scossa per tutto
il corpo. Ero io ad aggrapparmi alla maschera oppure era il contrario?
Non lo so con certezza ma la sicurezza che
provai quando legai la mia maschera al viso mi fece sorridere di nuovo, era
bello sentire quella deliziosa sensazione nuovamente sulla pelle.
L’anonimato.
HARRY
“Stai uno schifo” mi accigliai al suo commento.
“Cosa significa che stò
uno schifo?” Ronald si infilò una camicia bianca e
cominciò ad abbottonarsela fissandomi con ansia malcelata.
“Hai una faccia allucinata ma quante ore
dormi?” non sapevo che rispondere, quell’unico tradimento continuava a
bruciarmi sulla pelle. Fissai a lungo Ron senza rendermi conto che stesse effettivamente parlando con me.
“Harry, Terra chiama Harry ci sei?” distolsi a fatica lo sguardo, non posso certo parlare
del tradimento con Ron, Ginny continua ad essere sua
sorella e io per quanto sia il suo migliore amico non potrei fuggire a un suo
destro.
“Ron dormo poco perché sono molto stressato” misi la camicia a scacchi
nei pantaloni e chiusi la zip dei pantaloni per riabbottonarmi
il jeans.
“Sei un disastro anche come sei vestito, Harry, perché non prendi
qualcosa dall’armadio di Draco?” mi continua a fissare.
“Prendere le cose dall’armadio di Draco? E da quando
Draco ha cose decenti da mettere?”
“Da una settimana buona lo vedo sempre con vestiti davvero molto belli
e non vedi che stasera non è al dormitorio, mi hanno detto
che si vede con una”
“Draco? Con una?” Ron annuì.
“Non lo vedi sempre tutto bello, preparato,
deodorato, rasato…insomma hai capito! Draco non l’avevo mai visto così,
a costo di sembrarti un po’ frocio ti dico che prima pensavo fosse bruttissimo, certo un buon
amico ma non ne capiva molto di look. Ora da un po’ di tempo sembra cambiato da
così a così”
“Da quando gli è morta la nonna” afferrai lo sportello dell’armadio di
Draco e lo spalancai. Davanti ai miei occhi esterrefatti c’erano
minimo tre file di capi, tutti di qualità e fatti su misura.
“Brutta storia quella, mio padre mi ha detto
che non hanno trovato nemmeno il corpo, questo non l’hanno detto al povero
Draco, gli hanno rifilato la scusa della vecchiaia. Ma li capisco con che cuore
dirgli che nemmeno la nonna è riuscito a seppellire
con il proprio corpo, come i suoi genitori” Ron annuiva grave o scuoteva
cupamente il capo.
“Già brutta storia” annuì anche io grave per poi afferrare una
bellissima camicia rossa in seta di un colore scuro quasi quanto il sangue. Ero
anche io cupo ma non pensavo alla buon anima della
nonna di Draco, pensavo al cambiamento avvenuto in Draco e al mio parallelo
litigio e abbandono di Ginevra e se la donna con cui Draco stava uscendo altri
non fosse che la mia ex fidanzata.
Strattonai la camicia e la gettai sul mio letto per infilare
velocemente la camicia rossa e abbottonai strettamente, le dita mi tremavano,
dovevo scoprire se quello che avevo pensato corrispondeva a verità.
“Secondo te la donna di Draco qual è?”
“Non saprei proprio cosa dirti Harry, chissà che tipo di ragazze
piacciono a quello là, fino alla settimana scorsa ti
avrei detto che era frocio, ma adesso non ne vedo
davvero il motivo per definirlo a questo modo”.
Sapevo bene quali erano i suoi gusti perché erano gli stessi miei.
DRACO
“Un leone, sei patetico Mezzosangue” stranamente le parole fredde della
Granger mi divertirono senza sconvolgermi più di tanto.
“Mai quanto sei patetica tu, Biscia” vidi la
maschera prendere un aria stranamente aggressiva come se i sentimenti della
Granger potessero trasparire attraverso l’oro e i diamanti.
“Ricorda di non chiamarmi con il mio vero nome, verme” ero stanco di
quell’atteggiamento mi volse di colpo verso la ragazza e le dissi con veemenza.
“Leone, maledetta biscia essiccata, sono un
leone non un verme”
“Dove andiamo?”
“All’ Inferno” per un attimo mi arrestai a
quel nome
“Perché non ti avvii che ti raggiungo più in
la”
“Mezzosangue”
Mi lasciai condurre mentre che
Erano ovunque, come topi, persone con maschere tra le più straordinarie
alle più macabre per un attimo mi sembrò di vedere
anche due note maschere nere e bianche come quelle dei Mangiamorte
ma scacciai l’idea di inseguirli.
Ero totalmente affascinato
dalla stanza smeraldina con interruzioni a intarsi, una scritta nera scolorita
dalla vernice capeggiava sull’entrata di questa stanza e l’intenso fumo bianco
la rendeva quasi illeggibile.
Questa recitava:
“Eravamo insieme , tutto il resto del tempo
l’ho scordato”
(W. WHITMAN)
Grandi pipe di legno dalle tre o più estremità venivano
succhiate da ragazzi e ragazze che si abbracciavano fra loro e si palpeggiavano
in modo poco disinibito.
Il fumo intenso e l’odore dolciastro mi dava
alla testa quindi senza indugio sedetti accanto a lei cingendole con un braccio
la spalla sottile. Lei si protese verso la pipa e
succhiò l’estremità in legno provocando in me tensioni tangibili ai lobi.
Poi mi fece segno di provarci mentre con
eleganza buttava fuori il fumo dopo averlo aspirato.
Era un’oppieria. Con oppio vero.
Tutte quelle persone e quel fumo era droga.
Oddio mi stavo drogando. Ma non smisi.
BLAISE
“Sei lì Blà” era Pasy
non mi aveva lasciato più stare da quella sera in cui mio fratello mi aveva
lasciato quell’insolito dono. Avevo pensato di gettarlo in un
primo momento, poi di distruggerlo, pensare di romperlo mi faceva
sentire meglio. Poi…lo avevo solo “dimenticato” sulla mia scrivania.
“Si sono qui” Pasy entrò
poi si coprì gli occhi con le mani.
“Blà ma sei mezzo nudo”
“Pasy hai già visto tutto di un uomo, non
sono diverso da Teo quindi evitami la parte da verginella” sbuffai risentito e
ripresi l’occupazione precedente: bere un bicchierino di wisky
invecchiato dall’indiscutibile bontà.
“Blà dovresti smetterla di bere così tanto” passata la ritrosia iniziale si sedette accanto
a me e come per evitare problemi mi rimboccò meglio la coperta intorno ai
fianchi.
Scese il silenzio, sentivo solo il rumore del liquido che scendeva
lungo la mia gola e bruciava lungo il suo percorso verso lo stomaco. Pasy continuò a fissarmi preoccupata, si mordeva il labbro
e intrecciava le mani, indecisa se parlare o meno. Mi spazientì.
“Che cosa vuoi? Oltre a darmi i tuoi inutili
consigli di salute?” il mio tono la fece ritrarre a stento e vidi la sua
sicurezza vacillare, mi innervosì ancor di più.
“Non puoi stare così, devi reagire – mi guardo con maggiore intensità –
Sai che Hermione è fatta così, lei non sa tenerseli gli uomini sa solo…solo divertirsi con loro”
“Non hai peli sulla lingua eh Pasy”
“Ma tu hai un vantaggio su tutti gli altri,
lei ti sposerà…”
“Contro la sua volontà!” sentì la mia gola bruciare per la veemenza
della mia frase.
“Ma comunque sarà tua, per sempre” la vidi
sorridermi e con uno schianto caddi sulle sue ginocchia la sentì sorridere e
poi mi carezzò i capelli lentamente e con dolcezza. Avevo bisogno di una
persona che mi coccolasse.
Non tutti riescono ad essere all’altezza di una Regina.
Alcuni hanno bisogno di puntare più giù.
DRACO
Voltai il capo trovandomi accanto una leonessa
dalla chioma rossa e fluente come il fuoco e dagli occhi di smeraldo che
fissandomi maliziosa mi disse:
“Leoncino succhi veramente bene” ed a un
tratto mi si avvicinava come la più provocante ed a un tratto la leonessa e
vicino a me e su di me e la sua lingua è nella mia bocca.
Il mondo sta scomparendo. Ora c’è solo la sua lingua che viaggia dentro
di me.
E le sue mani che viaggiano su di me.
Il mio corpo convulso che la vuole e poi due mani fredde che mi porta
via da quel lento, dolce morire.
Non la sento la mia lingua, e nemmeno la mia bocca devo
averle lasciate a lei.
Voglio tornare, mi dibatto.
Ma non ho forse e le mani gentile e gelide mi
portano sempre più lontano.
Sempre più nella stanza verde smeraldo verso una seconda sala.
Questa è silenziosa e immobile.
“Leoncino riprendi le fila del tuo controllo, qui non dobbiamo fare
cattiva figura” parlano piano le mani gelide mentre mi
fanno sedere su un divanetto di pelle rossa.
La stanza che prima vorticava ora mi appare nitida è grande, quasi
quanto un campo da calcio e piena di tavoli rotondi a cui siedono le stesse
persone con le maschere di tutti i personaggi e gli elementi possibili.
Sbircio il tavolo vicino al divanetto.
Ha una scritta d’oro sul fondo.
WAR
Guerra
“Che cosa significa?”
“Ognuno di noi vive una guerra che questa sia interiore o esteriore.
Quelli che vedi sono giocatori di poker, non lascerebbero
il loro tavolo di gioco neanche se sapessero di un incendio se la loro partita
non è finita.
Tu devi essere come loro”
“Stupido?” seguì una breve risata calda.
“No. Devi affrontare la vita senza scomporti eccessivamente, devi
essere imperturbabile e per raggiungere i tuoi fini nella vita non devi farti
scrupoli. Ricorda bene che la tua felicità è il bene ultimo.
Tutto il resto non è nulla” la mia mente registra
silenziosa.
“Per la lezione della sala di prima, penso che tu l’abbia vista da te”
E la mia mente si agita al ricordo di quelle
labbra che mi esplorano e che mi vogliono. E la
leonessa è facile da sovrapporre ad un’altra leonessa. Una leonessa che mi ha
tolto il cuore.
“Era lei? ” lo chiedo alle mani fredde e gentili, forse loro sanno la verità
“Era una leonessa. Lei in questo non esiste come non esisti
tu. La verità è apparente. Loro erano una coppia affiatata lontano da qui mentre in questo locale erano degli scambisti. Questo lo
facevano per non annoiarsi.”
“E l’amore?” lo chiedo piano.
“Stai zitto” risponde secca e io quasi tremo a continuare a chiedere,
per quanto io sia un leone, ho paura.
Paura di una serpe…
Paura di quel mondo che non ho mai conosciuto così duro…
A me nessuno l’ha spiegato questo mondo e
in questo momento come se uno strano Dio crudele e benigno mi arriva la
risposta a queste mie domande alzando leggermente il capo.
La scritta che capeggia in questa sala è in latino:
Si vis Pacem para Bellum
(VEGENZIO)
“Se vuoi la pace, prepara la guerra” sussurro
ancora pieno delle allucinazioni dell’oppio e della paura che mi ha sommerso
prima.
Ed è quello che fanno i giocatori di poker,
lavorano sulla loro postura e sulle loro espressioni, le plasmano, per trovare
la loro pace, sono disposti a sedere immobili e neutri su quelle sedie per ore.
La vita che mi deve accettare è proprio come una partita a poker e se
voglio raggiungere la mia pace dagli occhi di smeraldo e dai capelli di fuoco
devo preparare una battaglia…
Guardo la mia accompagnatrice e la mia mano
scatta da sola verso la sua nuca e la tiro accanto a me.
“Cosa fai?” me lo chiede a fior di labbra
mentre la mia bocca si posa sulla sua. Scintilla e furore.
Voglio vederle in viso mentre la bacio.
Un turbinio di colori e sento ad un tratto la neve fredda sotto il
sedere.
Batto le palpebre, siamo un'altra volta fuori dal
buco che riporta alla scuola, nella neve irreale di quel posto e il locale e
nuovamente invisibile, la maschera che stringevo fra le mani è scomparsa.
“Era un sogno?”
Hermione Granger mi guarda impassibile, forse è
stato veramente un sogno sciocco.
“No. Quando uno toglie la maschera viene
buttato fuori dal locale è la regola. Puoi fare quello che vuoi
ma non devi togliere la maschera.”
Mi viene da ridere e lei mi fissa ancor più accigliata
“Cos’hai da ridere cretino” lo dice stizzita e a me viene ancor di più da ridere
“Tu non lo sai Granger ma ho appena capito
tutto”
“Sarà” risponde
E sarà l’oppio, sarà che penso proprio che sta mentendo, sarà che è
tardi e domani devo alzarmi presto ma a me non viene
mica il broncio anzi l’unica cosa che penso è quello che gli dico.
“Secondo me stai mentendo”
Dopo non me lo ricordo cosa è successo ma non
doveva essere nulla di buono perché mi sono svegliato con un vago malessere e
la sensazione di aver passato un brutto quarto d’ora.
Cosa faccio io alle donne?
Fine
del Capitolo Quindicesimo
Note
del Capitolo:
1. Quando
guardi a lungo nell'abisso l'abisso ti guarda dentro.
Questa citazione è del filosofo Friendrich Nietzsche.
2. Carpe diem. Letteralmente "Cogli il giorno", normalmente tradotta in "Cogli l'attimo", anche se la
traduzione più appropriata sarebbe "Vivi
il presente" (non pensando al futuro) è una locuzione tratta dalle
Odi del poeta latino Orazio (Odi
1, 11, 8). Viene di norma citata in questa forma
abbreviata, anche se sarebbe opportuno completarla con il seguito del verso oraziano: "quam minimum
credula postero" ("confidando
il meno possibile nel domani"). Si tratta non solo di una delle più
celebri orazioni della latinità; ma anche di una delle filosofie di vita più
influenti della storia, nonché di una delle più
fraintese, nella quale Orazio fece confluire tutta la potenza lirica della sua
poesia.
3. Imago. Termine introdotto da
C.G.Jung (Wandlungen und Symbole der Libido, 1911),
caratterizzata come ‘rappresentazione o immagine inconscia’,
l’i. è piuttosto uno schema immaginario, un prototipo inconscio
che orienta in maniera specifica il modo in cui il soggetto percepisce l’altro,
ne orienta cioè le proiezioni. L’i. non va peraltro
considerata come correlato di figure reali, ma presenta carattere fantasmatico.
4. Eravamo insieme ,
tutto il resto del tempo l’ho scordato (W. WHITMAN)
5. Vatsyayana.
Questo illustre signore altri non è che l’autore
dell’ardente codice d’amore del Kamasutra.
6. WAR.
Guerra. Questa è una chiara citazione di un film abbastanza famoso “The Skulls – I Teschi” , di Rob Cohen, del 2000.
Prossimo
aggiornamento 7 luglio 2011, orario da definire.