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Autore: picci 1989    29/06/2011    2 recensioni
"E' ancora vittima dei suoi sogni"
"E' un fatto raro,ma si,temo che sia ancora vittima dei suoi sogni"
(EPILOGO)
Una storia inusuale, uno scambio di ruoli, uno scambio di vite e di scelte, perchè alle volte gli innocenti una scelta non la possono avere...devono vivere..a dispetto di tutto!
Genere: Dark, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Contesto generale/vago
Capitoli:
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C15(BG)

 

Quando guardi a lungo nell'abisso
l'abisso ti guarda dentro.

 

Capitolo Quindici: “Mal che vada, sarà un successo”

 

Ci sono cose che non si trasformano mai. Non gli uomini, loro sono in continua mutazione. Nemmeno le situazioni anche loro evolvono. Ne i sentimenti, quelli iniziano e finiscono, sono soggetti alle leggi fisiche, quelle stesse leggi che prevedono che la materia in natura non si crea e non si distrugge ma si trasforma.

Eppure ci sono cose immutabili, superano il tempo, lo spazio, superano tutte quelle cose che si trasformano. E si.

Le cose immutabili sono davvero infami. Superano anche l’amore.

Che cos’è che non si trasforma?

I pregiudizi Signori miei. I pregiudizi.

La notte dopo non c’era tempesta eppure la Sala delle Necessità accolse nuovamente la coppia. Una delle più strane che questa avesse mai visto.

E vi posso assicurare che la Sala delle Necessità ne aveva viste davvero tantissime. Corvonero e Serpeverde. Grifondoro e Tassorosso. Corvonero e Grifondoro. Tassorosso e Serpeverede. Corvonero e Tassorosso.

Ognuno seduto nel suo spazio, a fissarsi come due nemici.

Non come. Loro erano nemici.

Poco importava che stranamente uno avrebbe aiutato l’altro.

Poco importava perché tanto la sfida silenziosa che c’era fra loro non sarebbe morta. Faceva parte della vita, come il bianco ed il nero sono opposti così Draco Malfoy, il mezzosangue ed Hermione Granger la purosangue sarebbero sempre rimasti nemici.

Era una cosa naturale.

Bisogna avere un punto di riferimento nella vita e quei due erano il riferimento. Altrimenti il mondo si sarebbe capovolto…

 

 

DRACO

 

Il fuoco era scoppiettante e il legno al suo interno odorava di resina. Le fiamme arrossivano il viso della giovane che avevo davanti facendo brillare i suoi occhi ambrati rendendoli liquidi e insieme terrificanti.

 “Sei tornata”

“Sono tornata”

“Mi aiuterai?”

“Ti aiuterò, ma a delle condizioni, le mie” non replicai e vidi la giovane davanti a me sorridere compiaciuta e anche a me voleva sfuggire un sorriso compiaciuto. Attirare la Granger non era stato tanto difficile. Era una megalomane, non dovevo far altro che darle quello che voleva. Potere e paura. Due cose che il fidanzamento e lo stratagemma di Zabini le avevano tolto.

“Prima condizione, la più importante, io e te ci comporteremo come sempre, nessuno fuori da questa sala dovrà minimamente pensare o supporre che io e te non siamo i soliti.”

Annuì sicuro, la mia idea era la medesima.

“Seconda condizione, qualsiasi cosa io ti chiedo, tu la farai senza replicare senza opporti, io sono quella che insegna e tu sei solo un verme mezzosangue”

Questa volta annuire mi costò di più ma costrinsi la mia mente a vagare verso una giovane donna dalla rossa capigliatura che non avrei voluto deludere tanto facilmente.

“Le regole sono molte, ma non mi darò la pena di dirle tutte ora... anche perché anche io le ignoro tutt’ora” mi diedi la pena di sorridere solo in facciata. Doveva essere duro per lei essere costretta a fidanzarsi, avrei voluto chiederle il perché ma non vi era alcun motivo. Lei era un’estranea ed un nemico.

“Allora oltre alle regole stasera che si fa”

La Granger sorrise e questo non mi piacque affatto.

“Prima principio. La verità non è sempre quella che si pensa”

“Non pensi che sia abbastanza filosofico come principio?”

“Vieni con me” dal nulla la Stanza delle Necessità aveva composto un piccolo passaggio, non si poteva vedere la fine, come il progetto in cui mi ero gettato. La Granger spalancò la porta ed entrò per prima sparendo nella notte innaturale delle viscere del castello.

Prima di seguirla mi fermai sulla soglia indeciso se seguirla o andarmene di corsa da quel maledetto posto.

Ero sulla soglia, liminale, un piede era ancora nel mio mondo quello dei libri, del tepore dei camini, delle poesie scritte e mai inviate; dall’altra parte c’era un mondo nero e buio, il freddo del passaggio era così intenso da farmi rabbrividire anche le ossa sotto la pelle.

Era tutta questione di scelta. Vivere tranquillo o infilarsi nello stretto cunicolo che odorava di vecchie pagine e puzzava di muffa umida.

Scelsi il cunicolo ed abbassai la testa per passare.

Se fossi stato cristiano mi sarei fatto il segno della croce ma ero agnostico, sempre in ricerca, così mi limitai a stringere i denti e quando la porta si richiuse con un tonfo, qualcosa mi strisciò davanti.

Cosa...” ma non riuscì a continuare perché mi ritrovai qualcosa di caldo che mi copriva la bocca e in un lampo mi trovai a fissare la luce iridescente del lumos della Granger e la sua mano premuta sulla bocca.

“Non siamo mica topi, non possiamo vedere al buio, ma non far rumore, questo passaggio conduce ad Hogsmeade ma passa dietro alle camere della preside, non vorrai che ti scopra con me?” la guardai incantato, eravamo così stretti nel cunicolo che potevo vedere i suoi occhi illuminati dalla fiamma della sua bacchetta. Il lumos accende una luce bianca sulla bacchetta e con quella luce gli occhi della Granger sembravano ancora più gelidi. Annuì affascinato, per lei doveva essere così facile incantare gli uomini.

Continuammo la strada in completo silenzio tenendoci buffamente a una distanza di sicurezza. È veramente interessante osservare due nemici che senza un vero motivo stringono un vincolo e poi cercano di non “perdere l’equilibrio”.

“Siamo arrivati” il cunicolo si bloccava all’improvviso, nel nulla della piccola foresta dietro Hogsmeade.

Cosa dobbiamo fare qui?” cercavo qualcosa che potesse spiegare quella fuga all’interno del cunicolo ma i miei occhi tornavano vuoti alle mie sinapsi registrando il nulla della notte.

“Leggi questo biglietto” mi porse un foglio di pergamena, su cui, con parole svolazzanti c’era la scritta:

 

      Carpe Diem

 

“Carpe Diem, cogli l’attimo, mi sembra molto interessante come consiglio ma non ne vedo il collegamento” la Granger alzò gli occhi al cielo e si volse a guardare lo spazio dietro di lei. Aprì la bocca frastornato, dove prima c’era il vuoto ora c’era un piccolo locale dipinto di rosso e dorato con la scritta fluttuante: Imago.

Cosa significa?”

Che qui comincerai la tua trasformazione mio piccolo verme Mezzosangue”

Trasformazione. È sempre destabilizzante diventare qualcosa di diverso da se stessi, prendete Me, ero stato per tutta la vita il primo del mio corso e quello che ne sapeva di più di tutti. Eppure conoscere la Granger mi aveva fatto scoprire cose di cui non sapevo di aver bisogno. Come quella cosa lì.

“Vogliamo entrare? Mi sto congelando” mi tirò una manica, lei che evitava i contatti mi spinse più vicino al locale.

“Perché?” chiesi, non avevo mai avuto tanta paura e insieme non ero mai stato tanto emozionato ed eccitato.

“Il perché di cosa?” sentì la sua voce dolce ma non la vidi in viso, era voltata a guardare il locale.

“ Di tutto” chiesi piano. Si voltò e potei vedere il brillio dei suoi occhi.

“Vuoi sapere perché ti aiuto vero?” annuì piano come se temessi che la folla di domande che avevo nella testa potesse scivolare via.

“Mio padre un giorno mi portò nel vostro mondo, dove la gente non si inchina al nostro passaggio e la magia è roba strana a cui pochi credono. Mi ci portò per farmi disgustare del vostro mondo e in parte vi ci riuscì.

In parte, ti dico, perché lì trovai un piccolo tesoro.

In una stradina maleodorante e secondaria su quelli che voi chiamate cassonetti della spazzatura trovai una bambola.

Era nuda, sporca e orba eppure la presi con me.

I miei genitori erano aridi di affetto ma proficui per quanto riguardava il resto. Le cose inutili erano le uniche cose che dispensavano a piene braccia. Avevo giocattoli di ogni tipo eppure lavai, vestì e curai quella bambola come se fosse la più bella. La trasformai. Era una parte di me…

Vuoi sapere perché ti racconto queste cose vero?

Uno, perché tu hai paura che io non mantenga il patto.

Due, perché avevo una voglia matta di raccontarmi a qualcuno, dicono che così ti senti meglio. Effettivamente mi sento meglio, bravo Mezzosangue!

E tre, perché stai per ricevere un incantesimo” 

“Quale?” la fissai con aria di sfida, certo non ero uno sprovveduto ed ero uno dei ragazzi più veloci e più portati per incantesimi, di certo non mi dovevo preoccupare per una sciocca fattucchiera di second’ordine…

Oblivion

 

GINNY

 

L’acqua è calda sento le gocce d’acqua che lambiscono il mio corpo, aumento il calore perché non lo sento sulla pelle e questo mi rende ancor più tristemente consapevole della mia  voglia di sussistere.

“Ginevra fa presto” è una mia compagna di camera mi vuole dare fretta, ma io appoggio le due mani alla parete della doccia e lascio che l’acqua calda continui a cadermi addosso.

“Ginevra anche noi dobbiamo lavarci” la voce è leggermente innervosita, non so davvero chi siano ma l’acqua è così deliziosamente calda che mi lascio trasportare dai ricordi.

Abbiamo vinto la coppa di Quidditch, Harry mi guardo con quegli occhi verdi così belli e poi mi si avvicina, sento il cuore che mi batte nelle orecchie è un tamburo. Il mio cuore comincia a fare le capriole quando il suo viso si abbassa verso di me e le mie labbra si posano sulle sue.
Lo bacio o mi bacia? Non ne ho idea ma è bello.

Sento le sue labbra che mi continuano a baciare, intorno a noi i rumori sono cessati ma lui continua a baciarmi e io non posso fare a meno di pensare che sia qualcosa di davvero meraviglioso.

Ginevraaaaaaaaaaaaaaaaa” i miei occhi si spalancano, la voce acuta scuote la maniglia con una rabbia tale che mi sento costretta ad uscire dalla doccia.

“Ti ho sentito, stò uscendo” afferrò l’accappatoio rosa e me lo stringo intorno al corpo.

Apro la porta, la mia compagna di stanza mi passa accanto e mi urta volutamente. Lei mi odia e io odio lei. Voleva Harry ma io me lo sono preso. Romilda Vane. Il suo cognome significa vanità e ne è la quinta essenza.

Harry…

Mi fissai le gambe, avevo fatto una doccia lunghissima, i capelli aggrovigliati avevano acquistato nuovamente il loro colore intenso.
Ero ancora stretta nell’accappatoio rosa, me l’aveva regalato lui.

Non era passata nemmeno una settimana e mi mancava come se fosse passato un mese. Dovevo andarmene da quel dormitorio, sapevo dove dovevo andare, c’era un posto che era stato mio fraterno impiego per molto tempo. Ci andavo sempre con lui.

Pensare che non avrei più visto il suo sorriso...Mi fa paura pensare che non mi vuole più. È sempre stato così, io che lo amavo e lui che non mi calcolava e poi ero stata io a fuggire e lui finalmente a rincorrere me.

Era stato bello.

Eppure avevo corso troppo velocemente e per troppo tempo, non avevo imparato la misura, non avevo imparato a fermarmi quando dovevo e ora lui si era annoiato di correre e si era fermato.

Si era fermato da Hermione Granger.

 

 

HERMIONE

 

Vidi il Mezzosangue sorridente cadere in terra con gli occhi vacui, un misto di piacere e rivalsa mi colse in pieno petto. Mi inginocchiai su di lui sussurrandogli.

“Ora ti sveglierai e saprai dirmi unicamente che alla tua domanda io ho risposto dicendoti che mi annoiavo. Bravo così, ora alzati” la Mozzarella Mezzosangue si alzò imbronciato come un bambino che non aveva ricevuto le sue caramelle.

“Spero che le tue prossime risposte siano più esaurienti, o almeno lo spero.

Cos’altro vuoi sapere?”

“Vorrei sapere perché sono qui, di fronte a questo locale, cos’è l’Imago” sorrisi, mi sentivo anche io una ragazzina, ma tornai seria subito dopo ricordando la compagnia che avevo. Così senza scompormi cominciai a parlare.

“L’Imago, fu creato molto ma molto tempo fa da un tipo molto filosofico  e poco incline al divertimento, Lord Grifondoro e poi dicono che era il povero Salazar il marcio dei quattro…– feci scherzosamente un inchino e poi continuando a sorridere in modo giullaresco, conclusi la mia storia – Comunque quando il bravo Godric si mise a fare il monello, Lord Serpeverde volle controllare, così costrinse Godric a farlo suo socio… Attualmente l’Imago è il locale più in di tutto il mondo magico, questo perché è immorale, illegale e si sa.

Le cose illegali sono sempre le più quotate.

Ed è qui che apprenderai la prima, principale regola del campar bene, la verità è semplice apparenza.

Perché qui?”

“Lo saprai fra poco, entriamo”

Ci avviammo all’entrata, io decisa mentre il Mezzosangue strusciava il piede destro come se fosse un bambino monello a cui la mamma non aveva comprato nulla. Bussai tre volte alla porta e questa si spalancò, rivelando un atrio luminoso come un mattino soleggiato.

Le pareti e i pavimenti erano ricoperti da mosaici d’oro con una sola grande frase scritta sullo stipite della porta.

Essa recitava così:

 

“Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero”

(O. WILDE)

 

Il significato di tale frase, il Mezzosangue lo comprese ben presto, perché l’oro ipnotizzante nascondeva un alveare di piccole bolle di cristallo incastonate all’interno del muro e di cui si poteva ammirare l’interno come se fossero state delle piccole vetrine.

In ogni bolla di cristallo risiedeva una maschera.

Mi diressi verso una delle pareti, sapevo quale maschera cercavo, era la mia, quella che indossavo quando ero all’Imago. La trovai dove doveva essere, la magia la manteneva sospesa, gli occhi cechi che fissavano la stanza. Appena la mia mano sfiorò la teca, il cristallo prese la stessa consistenza della gelatina permettendo alla mia mano di penetrare nella sua anima e afferrare la maschera.

“Scoprirai facilmente che la maschera che desideri è quella che usi abitualmente” sussurrai voltandomi verso di lui.

La mia maschera era d’oro bianco e diamanti, mi arrivava fino al capo a formare una coroncina e veloce scendeva sui capelli tramutandoli in fili di rame. Un’unica gemma di smeraldo purissimo si posava sulla mia fronte che la maschera lasciava nuda per pochi centimetri.

Il Mezzosangue aveva cercato in vano la sua maschera e ora tendeva una mano timoroso verso una delle bacheche, per poi ritrarla alcuni secondi dopo. Ero già abituata a quei comportamenti, così gli afferrai la manica della divisa e la strattonai finché la sue dita non penetrarono la bolla di cristallo mansueto.

“E’ calda” le dite solleticarono la membrana prima di allungarsi nel prendere la maschera e togliere la mano dalla bolla di cristallo.

Toccai ancora la mia maschera e sentì quella familiare scossa per tutto il corpo. Ero io ad aggrapparmi alla maschera oppure era il contrario?

Non lo so con certezza ma la sicurezza che provai quando legai la mia maschera al viso mi fece sorridere di nuovo, era bello sentire quella deliziosa sensazione nuovamente sulla pelle.

L’anonimato.

 

HARRY

 

“Stai uno schifo” mi accigliai al suo commento.

Cosa significa che stò uno schifo?” Ronald si infilò una camicia bianca e cominciò ad abbottonarsela fissandomi con ansia malcelata.

“Hai una faccia allucinata ma quante ore dormi?” non sapevo che rispondere, quell’unico tradimento continuava a bruciarmi sulla pelle. Fissai a lungo Ron senza rendermi conto che stesse effettivamente parlando con me.

“Harry, Terra chiama Harry ci sei?” distolsi a fatica lo sguardo, non  posso certo parlare del tradimento con Ron, Ginny continua ad essere sua sorella e io per quanto sia il suo migliore amico non potrei fuggire a un suo destro.

“Ron dormo poco perché sono molto stressato” misi la camicia a scacchi nei pantaloni e chiusi la zip dei pantaloni per riabbottonarmi il jeans.

“Sei un disastro anche come sei vestito, Harry, perché non prendi qualcosa dall’armadio di Draco?” mi continua a fissare.

“Prendere le cose dall’armadio di Draco? E da quando Draco ha cose decenti da mettere?”

“Da una settimana buona lo vedo sempre con vestiti davvero molto belli e non vedi che stasera non è al dormitorio, mi hanno detto che si vede con una”

“Draco? Con una?” Ron annuì.

“Non lo vedi sempre tutto bello, preparato, deodorato, rasato…insomma hai capito! Draco non l’avevo mai visto così, a costo di sembrarti un po’ frocio ti dico che prima pensavo fosse bruttissimo, certo un buon amico ma non ne capiva molto di look. Ora da un po’ di tempo sembra cambiato da così a così”

“Da quando gli è morta la nonna” afferrai lo sportello dell’armadio di Draco e lo spalancai. Davanti ai miei occhi esterrefatti c’erano minimo tre file di capi, tutti di qualità e fatti su misura.

“Brutta storia quella, mio padre mi ha detto che non hanno trovato nemmeno il corpo, questo non l’hanno detto al povero Draco, gli hanno rifilato la scusa della vecchiaia. Ma li capisco con che cuore dirgli che nemmeno la nonna è riuscito a seppellire con il proprio corpo, come i suoi genitori” Ron annuiva grave o scuoteva cupamente il capo.

“Già brutta storia” annuì anche io grave per poi afferrare una bellissima camicia rossa in seta di un colore scuro quasi quanto il sangue. Ero anche io cupo ma non pensavo alla buon anima della nonna di Draco, pensavo al cambiamento avvenuto in Draco e al mio parallelo litigio e abbandono di Ginevra e se la donna con cui Draco stava uscendo altri non fosse che la mia ex fidanzata.

Strattonai la camicia e la gettai sul mio letto per infilare velocemente la camicia rossa e abbottonai strettamente, le dita mi tremavano, dovevo scoprire se quello che avevo pensato corrispondeva a verità.

“Secondo te la donna di Draco qual è?”

“Non saprei proprio cosa dirti Harry, chissà che tipo di ragazze piacciono a quello là, fino alla settimana scorsa ti avrei detto che era frocio, ma adesso non ne vedo davvero il motivo per definirlo a questo modo”.

Sapevo bene quali erano i suoi gusti perché erano gli stessi miei.

 

DRACO

 

“Un leone, sei patetico Mezzosangue” stranamente le parole fredde della Granger mi divertirono senza sconvolgermi più di tanto.

“Mai quanto sei patetica tu, Biscia” vidi la maschera prendere un aria stranamente aggressiva come se i sentimenti della Granger potessero trasparire attraverso l’oro e i diamanti.

“Ricorda di non chiamarmi con il mio vero nome, verme” ero stanco di quell’atteggiamento mi volse di colpo verso la ragazza e le dissi con veemenza.

“Leone, maledetta biscia essiccata, sono un leone non un verme” la Granger colpita dalla veemenza dello sfogo rimase in silenzio prima di superare l’atrio ed entrare in uno stretto corridoio nero come il carbone.

Dove andiamo?”

All’ Inferno” per un attimo mi arrestai a quel nome

Perché non ti avvii che ti raggiungo più in la”

“Mezzosangue” la Biscia aveva soffiato e la maschera aveva riprodotto un fischio basso che assomigliava a un sibilo infastidito.

Mi lasciai condurre mentre che la Biscia continuava a tirarmi la manica della divisa. Giungemmo a questo punto in una  stanza leggermente più grande della precedente, di un verde intenso dovuto alle pareti smaltate con polvere di smeraldo, lì c’era gente.

Erano ovunque, come topi, persone con maschere tra le più straordinarie alle più macabre per un attimo mi sembrò di vedere anche due note maschere nere e bianche come quelle dei Mangiamorte ma scacciai l’idea di inseguirli.
Ero totalmente  affascinato dalla stanza smeraldina con interruzioni a intarsi, una scritta nera scolorita dalla vernice capeggiava sull’entrata di questa stanza e l’intenso fumo bianco la rendeva quasi illeggibile.

Questa recitava:

 

“Eravamo insieme , tutto il resto del tempo l’ho scordato”

 (W. WHITMAN)

 

La Biscia mi spinse al suo interno, la sala oltre ad avere quei bellissimi muri di smeraldo aveva le interruzioni ad intarsio, da vicino i disegni erano degni di una nottata brava, riportavano immagini di una scena bucolica e afrodisiaca che da se avrebbe fatto accapponare la pelle a Vatsyayana.

Grandi pipe di legno dalle tre o più estremità venivano succhiate da ragazzi e ragazze che si abbracciavano fra loro e si palpeggiavano in modo poco disinibito.

La Granger si sedette accanto a una pipa senza cavaliere e mi fece segno di sederle accanto.

Il fumo intenso e l’odore dolciastro mi dava alla testa quindi senza indugio sedetti accanto a lei cingendole con un braccio la spalla sottile. Lei si protese verso la pipa e succhiò l’estremità in legno provocando in me tensioni tangibili ai lobi.

Poi mi fece segno di provarci mentre con eleganza buttava fuori il fumo dopo averlo aspirato.

Era un’oppieria. Con oppio vero.

Tutte quelle persone e quel fumo era droga. La Granger prese un’altra boccata di fumo e mi fissò con quel suo sguardo esasperante che da solo poteva spingere un uomo alla follia. Ed io che ho sempre odiato il fumo, mi ritrovai a succhiare anche io la pipa in legno. L’odore e il sapore di legno di sandalo e le immagini afrodisiache stavano mandando in subbuglio i miei sensi.

Oddio mi stavo drogando. Ma non smisi.

 

BLAISE

 

“Sei lì Blà” era Pasy non mi aveva lasciato più stare da quella sera in cui mio fratello mi aveva lasciato quell’insolito dono. Avevo pensato di gettarlo in un primo momento, poi di distruggerlo, pensare di romperlo mi faceva sentire meglio. Poi…lo avevo solo “dimenticato” sulla mia scrivania.

“Si sono qui” Pasy entrò poi si coprì gli occhi con le mani.

Blà ma sei mezzo nudo”

Pasy hai già visto tutto di un uomo, non sono diverso da Teo quindi evitami la parte da verginella” sbuffai risentito e ripresi l’occupazione precedente: bere un bicchierino di wisky invecchiato dall’indiscutibile bontà.

Blà dovresti smetterla di bere così tanto” passata la ritrosia iniziale si sedette accanto a me e come per evitare problemi mi rimboccò meglio la coperta intorno ai fianchi.

Scese il silenzio, sentivo solo il rumore del liquido che scendeva lungo la mia gola e bruciava lungo il suo percorso verso lo stomaco. Pasy continuò a fissarmi preoccupata, si mordeva il labbro e intrecciava le mani, indecisa se parlare o meno. Mi spazientì.

Che cosa vuoi? Oltre a darmi i tuoi inutili consigli di salute?” il mio tono la fece ritrarre a stento e vidi la sua sicurezza vacillare, mi innervosì ancor di più.

“Non puoi stare così, devi reagire – mi guardo con maggiore intensità – Sai che Hermione è fatta così, lei non sa tenerseli gli uomini sa solo…solo divertirsi con loro”

“Non hai peli sulla lingua eh Pasy

Ma tu hai un vantaggio su tutti gli altri, lei ti sposerà…”

“Contro la sua volontà!” sentì la mia gola bruciare per la veemenza della mia frase.

“Ma comunque sarà tua, per sempre” la vidi sorridermi e con uno schianto caddi sulle sue ginocchia la sentì sorridere e poi mi carezzò i capelli lentamente e con dolcezza. Avevo bisogno di una persona che mi coccolasse.

Non tutti riescono ad essere all’altezza di una Regina.

Alcuni hanno bisogno di puntare più giù.

 

DRACO

 

Voltai il capo trovandomi accanto una leonessa dalla chioma rossa e fluente come il fuoco e dagli occhi di smeraldo che fissandomi maliziosa mi disse:

“Leoncino succhi veramente bene” ed a un tratto mi si avvicinava come la più provocante ed a un tratto la leonessa e vicino a me e su di me e la sua lingua è nella mia bocca.

Il mondo sta scomparendo. Ora c’è solo la sua lingua che viaggia dentro di me.

E le sue mani che viaggiano su di me.

Il mio corpo convulso che la vuole e poi due mani fredde che mi porta via da quel lento, dolce morire.

Non la sento la mia lingua, e nemmeno la mia bocca devo averle lasciate a lei.

Voglio tornare, mi dibatto.

Ma non ho forse e le mani gentile e gelide mi portano sempre più lontano.

Sempre più nella stanza verde smeraldo verso una seconda sala.

Questa è silenziosa e immobile.

“Leoncino riprendi le fila del tuo controllo, qui non dobbiamo fare cattiva figura” parlano piano le mani gelide mentre mi fanno sedere su un divanetto di pelle rossa.

La stanza che prima vorticava ora mi appare nitida è grande, quasi quanto un campo da calcio e piena di tavoli rotondi a cui siedono le stesse persone con le maschere di tutti i personaggi e gli elementi possibili.

Sbircio il tavolo vicino al divanetto.

Ha una scritta d’oro sul fondo.

WAR

Guerra

Che cosa significa?”

“Ognuno di noi vive una guerra che questa sia interiore o esteriore. Quelli che vedi sono giocatori di poker, non lascerebbero il loro tavolo di gioco neanche se sapessero di un incendio se la loro partita non è finita.

Tu devi essere come loro”

“Stupido?” seguì una breve risata calda.

“No. Devi affrontare la vita senza scomporti eccessivamente, devi essere imperturbabile e per raggiungere i tuoi fini nella vita non devi farti scrupoli. Ricorda bene che la tua felicità è il bene ultimo. Tutto il resto non è nulla” la mia mente registra silenziosa.

“Per la lezione della sala di prima, penso che tu l’abbia vista da te”

E la mia mente si agita al ricordo di quelle labbra che mi esplorano e che mi vogliono. E la leonessa è facile da sovrapporre ad un’altra leonessa. Una leonessa che mi ha tolto il cuore.

“Era lei? ” lo chiedo alle mani fredde e gentili, forse loro sanno la verità

“Era una leonessa. Lei in questo non esiste come non esisti tu. La verità è apparente. Loro erano una coppia affiatata lontano da qui mentre in questo locale erano degli scambisti. Questo lo facevano per non annoiarsi.”

E l’amore?” lo chiedo piano.

“Stai zitto” risponde secca e io quasi tremo a continuare a chiedere, per quanto io sia un leone, ho paura.

Paura di una serpe…

Paura di quel mondo che non ho mai conosciuto così duro…

A me nessuno l’ha spiegato questo mondo  e  in questo momento come se uno strano Dio crudele e benigno mi arriva la risposta a queste mie domande alzando leggermente il capo.

La scritta che capeggia in questa sala è in latino:

Si vis Pacem para Bellum 
(VEGENZIO)

 

Se vuoi la pace, prepara la guerra” sussurro ancora pieno delle allucinazioni dell’oppio e della paura che mi ha sommerso prima.

Ed è quello che fanno i giocatori di poker, lavorano sulla loro postura e sulle loro espressioni, le plasmano, per trovare la loro pace, sono disposti a sedere immobili e neutri su quelle sedie per ore.

La vita che mi deve accettare è proprio come una partita a poker e se voglio raggiungere la mia pace dagli occhi di smeraldo e dai capelli di fuoco devo preparare una battaglia…

Guardo la mia accompagnatrice e la mia mano scatta da sola verso la sua nuca e la tiro accanto a me.

Cosa fai?” me lo chiede a fior di labbra mentre la mia bocca si posa sulla sua. Scintilla e furore. La Biscia non si ritrae e non sento nessuno disgusto. Le sussurro goffamente un: “Grazie” e poi le sfilo la maschera.

Voglio vederle in viso mentre la bacio.

Un turbinio di colori e sento ad un tratto la neve fredda sotto il sedere.

Batto le palpebre, siamo un'altra volta fuori dal buco che riporta alla scuola, nella neve irreale di quel posto e il locale e nuovamente invisibile, la maschera che stringevo fra le mani è scomparsa.

“Era un sogno?”

Hermione Granger mi guarda impassibile, forse è stato veramente un sogno sciocco.

“No. Quando uno toglie la maschera viene buttato fuori dal locale è la regola. Puoi fare quello che vuoi ma non devi togliere la maschera.”

Mi viene da ridere e lei mi fissa ancor più accigliata

“Cos’hai da ridere cretino” lo dice stizzita e a me viene ancor di più da ridere

“Tu non lo sai Granger ma ho appena capito tutto”

“Sarà” risponde la Granger con fare misterioso “Ma baci proprio male”

E sarà l’oppio, sarà che penso proprio che sta mentendo, sarà che è tardi e domani devo alzarmi presto ma a me non viene mica il broncio anzi l’unica cosa che penso è quello che gli dico.

“Secondo me stai mentendo”

Dopo non me lo ricordo cosa è successo ma non doveva essere nulla di buono perché mi sono svegliato con un vago malessere e la sensazione di aver passato un brutto quarto d’ora.

Cosa faccio io alle donne?

 

Fine del Capitolo Quindicesimo

 

Note del Capitolo:

 

1. Quando guardi a lungo nell'abisso l'abisso ti guarda dentro. Questa citazione è del filosofo Friendrich Nietzsche.

 

2. Carpe diem. Letteralmente "Cogli il giorno", normalmente tradotta in "Cogli l'attimo", anche se la traduzione più appropriata sarebbe "Vivi il presente" (non pensando al futuro) è una locuzione tratta dalle Odi del poeta latino Orazio (Odi 1, 11, 8). Viene di norma citata in questa forma abbreviata, anche se sarebbe opportuno completarla con il seguito del verso oraziano: "quam minimum credula postero" ("confidando il meno possibile nel domani"). Si tratta non solo di una delle più celebri orazioni della latinità; ma anche di una delle filosofie di vita più influenti della storia, nonché di una delle più fraintese, nella quale Orazio fece confluire tutta la potenza lirica della sua poesia.

 

3. Imago. Termine introdotto da C.G.Jung (Wandlungen und Symbole der Libido, 1911), caratterizzata come ‘rappresentazione o immagine inconscia’, l’i. è piuttosto uno schema immaginario, un prototipo inconscio che orienta in maniera specifica il modo in cui il soggetto percepisce l’altro, ne orienta cioè le proiezioni. L’i. non va peraltro considerata come correlato di figure reali, ma presenta carattere fantasmatico.

 

4. Eravamo insieme , tutto il resto del tempo l’ho scordato (W. WHITMAN)

 

5. Vatsyayana. Questo illustre signore altri non è che l’autore dell’ardente codice d’amore del Kamasutra.

 

6. WAR. Guerra. Questa è una chiara citazione di un film abbastanza famoso “The Skulls – I Teschi” , di Rob Cohen, del 2000.

 

 

Prossimo aggiornamento 7 luglio 2011, orario da definire.

 

 

 

 

 

 

  
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