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Autore: Something Rotten    29/06/2011    1 recensioni
Erano tutti così sorridenti e felici, così speranzosi che aveva persino paura a parlare. La musica era la sua vera anima, la musica era tutto ciò che aveva sempre avuto o voluto, ma in quel preciso istante sembrava tutto vano ed illusorio. Quasi che dall'alto dei suoi diciotto anni riuscisse veramente a vedere cosa era proficuo e cosa non lo era. La sua voce era l'unica cosa che gli serviva per farsi sentire ed ascoltare da chi, come i genitori, non aveva un cuore abbastanza grande da poter amare, contemporaneamente, la religione e i suoi figli, la voce era l'unica cosa buona che gli avevano dato e l'avrebbe usata fino alla fine dei suoi giorni per cantare o almeno così aveva sempre detto. Eppure erano due anni che la usava e nessuno se ne era ancora accorto. Gli sembrava uno spreco di tempo, una bischerata, una ragazzata che non l'avrebbe portato da nessuna parte, tanto meno in giro per il mondo. Lui aveva l'affitto da pagare, la scuola, e quella macchina che erano anni che voleva comprare e non aveva nessun soldo in tasca per permettersi di sprecare il suo tempo in quel garage.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Cobra Starship, Fall Out Boy, Panic at the Disco
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lucky man Ringrazio chi ha commentato o solamente letto ù_ù
Prima o poi porterò a fine qualche cosa ù.ù
Alla prossima <3 Grazie ancora <3 E tanti cuoricini cuoriciosi a tutti ù-ù
L'accenno a California va alla mia stalker che alla fine parlandone tanto ma tanto, mi ha fatto tornare in mente OC. che ho rivisto (o almeno le prime puntate della prima stagione) x°D

You shall know the sound of a step that will be different from all the others.

L'idea del primo appuntamento sembrava buona, almeno prima di sapere che nessuno dei due aveva mai avuto un primo appuntamento, non che fossero due emarginati sociali, ma avevano tutti e due un gruppo abbastanza ampio di conoscenze e solitamente conoscevano già da tempo le persone con le quali andavano a letto. Non sapevano minimamente come comportarsi o cosa fare.
« Quindi non hai la minima idea di dove andare. » aveva commentato sarcastico Brendon mentre accendeva la radio della vecchia cinquecento di Siska.
« L'idea del primo appuntamento è stata la tua, quindi non guardarmi con quell'aria di sufficienza! Potevi leggere su Wikipedia. »
Siska aveva scosso la testa mentre rimuginava su tutti i telefilm che aveva visto, era pieno di primi appuntamenti lì e doveva per forza ricordarne uno. Per esempio nel telefilm "O.C" Ryan portava Marissa - o almeno così pensava che si chiamassero- al luna-park e vinceva per lei un orsacchiotto gigante o in un altro telefilm del quale non ricordava bene il nome il primo appuntamento si svolgeva nel centro commerciale.
« Scegli o un appuntamento al luna park a venti chilometri da qui o al centro commerciale. »
« Come sei banale Sisk. »
« Preferisci una convention su Star Trek? »
Brendon aveva scosso la testa e con aria saccente aveva precisato che lui amava Star Wars e non quel vecchio telefilm chiaramente patetico che piaceva tanto a suo nonno.
« è uguale, Nerd dei miei stivali. Dai il luna park è carino, o almeno così mi ricordo, non ci vado da quando ho sedici anni. »
« Sisk non è passato molto tempo, no? »
Adam aveva scosso la testa per la quindicesima volta chiedendo con aria schifata 
« Ma cosa ci ho visto in te? »
Brendon non aveva risposto continuando a sorridere e a cambiare canzone, ne cercava una in particolare che sicuramente nel suo vecchio mp3 doveva esserci. Non appena l'aveva trovata aveva aumentato il volume fino a quando le vecchie casse di quell'auto non avevano cominciato a tremare. Le note di California dei Phantom Planet avevano riempito l'abitacolo.
 
« Non hai rubato l'idea al telefilm, lo so. Spencer mi costringeva a guardarlo ogni santo giorno che il Supremo mandava sulla terra... Però io non voglio un orsacchiotto voglio un mandolino per poterti cantare canzoni stupide e prive di alcun senso logico. Ah, fermati qui devo comprare le sigarette. »
Siska aveva accostato la macchina mentre pensava a quanto fosse "scoppiato" - ma nel senso buono- quel ragazzo, era capace di passare da un argomento all'altro senza troppi giri e spesso senza arrivare alla fine del discorso iniziale.
« Bden, anche a me! Le malboro rosse e mi raccomando non quelle compact. »
« è una delle tante cose che devo sapere su di te? No perché ora me lo segno bene in mente così la prossima volta so quello che fumi senza neanche che tu me lo ripeta. »
Adam aveva cominciato a ridere mentre dava i soldi a Brendon che con un cenno del capo gli aveva fatto capire che non accettava soldi, gli avrebbe offerto la cena per sdebitarsi.
Dopo qualche minuto era tornato con le sigarette ed un pacchetto di caramelle ai frutti rossi. Ne aveva mangiate un paio - alcune le aveva messe nella bocca di Siska senza il suo consenso- e sembrava davvero un bambino mentre masticava e parlava nello stesso momento. Se quella macchina non fosse stata già un porcile di suo, Adam lo avrebbe rimproverato per via di tutti quei pezzettini rossi che sputacchiava dalla bocca.
« Comunque, allora, questo luna park? Quanto ci mettiamo ad arrivare? » aveva chiesto ingurgitando altre caramelline.
« Dieci minuti Bren. Chiama Travis e Will e chiedigli se vogliono venire anche loro. » aveva detto con non chalance mentre accelerava per sorpassare un vecchietto con il cappello, i peggiori guidatori del mondo, almeno secondo lui.
« William, per forza? Non è che... mi stia così simpatico... » aveva commentato mentre cercava il telefonino nelle tasche dei Jeans.
« Siamo già gelosi? » aveva chiesto Adam sorridendo malizioso
« Abbiamo già toccato questo discorso, io sono geloso di te quanto tu lo sei di me ed i Ryan. Quindi smettila di comportarti come se non ti importasse. »
Adam, per la seconda volta nell'arco di quella giornata, non aveva saputo rispondere, ma la cosa era sembrata normale anche perché Brendon aveva urlato un "Ciao Travie-Evil" che aveva fatto tremare i finestrini.
Dopo qualche minuto di conversazione no-sense, aveva chiesto al ragazzo se voleva raggiungerli in compagnia di William e dallo sguardo eccitato di Brendon sembrava avergli risposto di si. Adam voleva rimanere solo con Brendon, ma era cosciente dei propri limiti e sicuramente un intero pomeriggio con un ragazzino dai capelli neri e dal comportamento vagamente "infantile" nel luogo dell'infantilità per eccellenza non era facilmente gestibile, aveva bisogno del supporto morale del suo migliore amico.
Non appena erano giunti al luna park Adam aveva accompagnato Brendon al chiosco dei gelati. Non era stata una grande sorpresa quando il ragazzo aveva riempito il cono di fragola e cioccolata e neanche quando si era sbrodolato la t-shirt verde pisello con il nero del cioccolato.
« Sei un casino, sappilo! » aveva commentato Adam mentre tentava di pulirgli la maglietta combinando un pastrocchio.
« Sembrate una bella coppia. Anche se tu sembri sua madre e tu suo figlio ritardato. » aveva commentato Travis, prima che Brendon gli saltasse in braccio.
« Ti ha appena dato del ritardato, Urie. » aveva commentato scocciato William mentre camminava verso Adam. Si era avvicinato con movenze strane e maliziose, si era avvicinato pericolosamente al suo viso per poi deviare all'ultimo per leccare il suo gelato.
Brendon aveva grugnito, mentre Travis scuoteva il capo. Sicuramente William avrebbe fatto di tutto per testare le capacità di Brendon, per decidere se lui era veramente adatto per stare insieme con Adam o era l'ennesimo ragazzo che lo avrebbe fatto soffrire.
« Will, a cuccia. » aveva commentato divertito Adam.
Finito il gelato si erano diretti verso le giostre, inutile dire che Brendon si comportava come se non le avesse mai viste, come se tutto per lui fosse nuovo. Ogni volta che voltava lo sguardo era un "guarda Sis!" oppure "Dio mio quanto è grande quella montagna russa" e cose simili. Adam lo seguiva divertito, mentre Travis e William cercavano di vincere una scimmia di peluche grande quanto il loro corpo.
« Hai paura? » aveva chiesto Brendon osservando la faccia impaurita di Siska mentre montava sul vagoncino delle montagne russe.
« Devo dirti la verità? Non sono mai salito su una di queste giostre. » aveva commentato guardandosi intorno, quelle salite e quelle discese sembravano davvero grandi, inoltre la curva era così stretta da far venire i conati solo a vederla.
« Neanche io. Nessuno mi ha mai portato qui, non sapevo neanche che ci fosse un luna park a pochi chilometri da casa mia. Quindi siamo in due a non sapere quello che ci aspetta, vuoi che ti tengo la mano? » aveva chiesto sorridente, non lo stava prendendo in giro, o almeno così sembrava.
« Non è una cosa troppo da... » aveva commentato guardando sospettoso Brendon « si insomma, non voglio che pensi che sono un cretino qualunque da proteggere. »
Dalle labbra di Brendon era scivolato un "Non lo penso", ma il movimento repentino e veloce del vagone aveva fatto in modo che Adam non sentisse nulla, neanche il "mi piaci" che era scivolato successivamente dalla sua bocca.
Il giro si era concluso dopo qualche minuto di vuoti d'aria e di conati strozzati. Adam era bianco come un cencio quando aveva messo piede sul terreno morbido, non aveva mai amato così tanto la terra e la sensazione di avere qualcosa di stabile sotto ai suoi piedi. Brendon gli aveva messo una mano intorno al fianco, pensando che bastasse a farlo sentire meglio e dal sorriso che aveva fatto dopo quel contatto, sembrava di aver fatto centro. Le loro labbra si erano toccate per pochi secondi, prima di tornare a cercare gli altri .
Se ne erano andati qualche ora dopo con un pelouche a testa ed una fame spaventosa.

 [...]

Il giorno dopo Brendon si era recato a lavoro con un sorriso che Travis gli aveva visto "indossare" solo poche volte. Non aveva fatto domande, sapeva già il motivo per il quale sorrideva con tanto entusiasmo. Quel sorriso era così tanto marcato e persistente da non essere intaccato neanche quando la figura di Ryan era comparsa sull'ingresso.
« Ora tiri fuori la lingua » aveva commentato Brendon al ragazzino seduto sul lettino « Dovrò prenderla con le pinze, forse sentirà una sensazione di freddo acuto. Non cerchi in alcun modo di muovere la lingua, okay? »
Il ragazzino aveva annuito con il capo mentre guardava spaventato l'enorme ago che Brendon teneva fra le mani.
« Ora conto fino al tre, dopo di che avrai il tuo nuovo percing. »
Al tre Brendon aveva bucato la lingua del ragazzo che aveva soffocato un "ouch".  Brendon gli aveva sorriso cercando di tranquillizzarlo, dicendo cose come "il dolore è una cosa normale, passerà in fretta" oppure "tieni gli occhi aperti, non provare a chiuderli o a svenirmi qui sul lettino".
Ryan aveva assistito alla scena sorridendo mestamente. Sembrava farlo bene il suo lavoro, eppure c'era qualcosa che stonava in tutto quello, come per esempio il fatto che i suoi strumenti di lavoro fossero gli aghi e non il microfono come aveva sempre desiderato, oppure il fatto che non ci fosse un pubblico a vederlo e che le sue performance consistessero in un mucchio di "sfregi" sul corpo di un qualsiasi ragazzo sconosciuto.
Brendon aveva dato le ultime indicazioni al ragazzo prima di prendersi i cinquanta dollari e di allontanarlo con un "arrivederci". La sua attenzione, poi, si era rivolta interamente sulla figura di Ryan.
« Sei puntuale quanto un orologio svizzero, Ross » aveva commentato sarcastico mentre faceva entrare un altro ragazzo che voleva un percing al capezzolo, la sua mansione principale era quella di fare tatuaggi, ma purtroppo Travis gli aveva fatto prendere anche quella specializzazione giusto per non dover fare percing a ragazzi, visto che le ragazze se le teneva tutte lui.
« Mi dispiace, devo ancora fare un percing e poi sono parzialmente tuo, a patto che non mi devi chiedere di tornare a cantare, in quel caso quella è la porta. »
Ryan aveva scosso la testa, prima di mettersi seduto nella sala d'aspetto e di sfogliare gli opuscoli pieni di tutti i tatuaggi possibili ed immaginabili.
Brendon cercava di mettere a suo agio il ragazzo che continuava a muoversi scompostamente mentre l'amico lo filmava con il telefonino, dichiarando di mettere sul "tubo" tutto il suo coraggio.
« Dai non fa tanto male, te lo posso garantire. » aveva commentato Brendon mentre apriva un nuovo pacchetto di aghi e cambiava i guanti in lattice
« Sei dall'altra parte, grazie tante che mi garantisci che non ti fa male.  »
Brendon gli aveva sorriso, alzando la maglietta dal lato destro mettendo in bella mostra il percing al capezzolo.
« Okay allora mi fido, ma non te lo sei fatto da solo.. quindi che ne so che li fai bene? » aveva chiesto continuando a guardare impaurito l'ago.
« No, sicuramente no. Me l'ha fatto quel fedifrago di Travis che si prende tutte le belle ragazze che ci sono in negozio, lasciando a me voi. Quindi togli quelle mani da lì e fammi fare il mio lavoro.  »
Il ragazzino aveva fatto come Brendon gli aveva "gentilmente" chiesto. Il percing l'aveva fatto in pochi minuti ed aveva sbolognato anche lui.
« Non dovevi fare solo tatuaggi?! » aveva chiesto Ryan alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi all'amico.
« Travis ha detto che era meglio per me se sapevo fare anche i percing. Purtroppo è lui il capo qui dentro, sempre se non conti Brian, ma lui in questo momento non c'è. » aveva commentato mentre buttava nel cestino tutte le cose che aveva usato o che avevano toccato il corpo del ragazzo.
« Senti, arriva al dunque, Ryan. » aveva commentato leggermente scocciato « Ho un appuntamento a pranzo e non vorrei fare tardi »
« Siska? » aveva chiesto cercando ci celare quel velo di gelosia nelle sue parole.
« Non credo che siano fatti tuoi. Comunque si, lui. Allora? »
Ryan aveva sbuffato.
« Volevo solo venire a trovare un mio vecchio amico... che mi manca. »
Brendon aveva trattenuto a stento le risate, scuotendo la testa.
« Lasciami indovinare, al produttore la tua voce non piace, eh? » aveva chiesto sorridente « Te l'ho detto che non dovevi parlare della band è storia chiusa. Sono anni o mesi che non ci parliamo e tu proprio ora rispunti dal nulla dicendo che "hey eravamo amici, mi manchi. Torniamo amici"? Mi sembra un po una forzatura. »
Ryan aveva scosso la testa.
« Volevo solo parlare con te. Ma non sono ben accetto, ma sappi che verrò a farti visita come faceva il piccolo principe con la volpe, fino a quando non ti sarai abituato alla mia presenza e riconoscerai i miei passi in mezzo a mille altri rumori . »
Brendon aveva fatto cenno di no con la testa.
« Non credo di volermi abituare alla tua presenza, ora sono troppo abituato alla tua assenza. »
« Ci vediamo domani, Brendy. » aveva commentato schioccandogli un bacio sulla guancia, quelli con lo schiocco che si sentiva a chilometri di distanza.
« A domani, Ross. »
Inutile dire che quando si era voltato c'era Siska fermo - come una statua- sulla porta. Brendon gli aveva sorriso, ma forse non era dell'umore giusto per sorridergli di rimando, visto che aveva storto la bocca.
« Io sono Ryan. » aveva commentato il ragazzino dai capelli castani diretto al biondo.
« Lo so. Io sono Siska. »
« L'avevo sospettato. » aveva commentato ironico.
« Wow. Allora  sono famoso, ora, no? Ora se mi scusi vado a cercare Travis. »
Se Brendon avesse avuto una pistola a portata di mano l'avrebbe sicuramente puntata alla sua tempia e avrebbe sparato. Possibile che ogni volta che tentava di essere felice c'era sempre qualcuno o qualcosa che si metteva in mezzo?





   
 
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