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Autore: DarkElectra    12/03/2006    19 recensioni
…Ciò che sto per dire non è facile da credere, ed ancor meno da capire, ma se vorrete ascoltarmi, se vorrete aver fiducia, allora forse, alla fine, vedrete la bellezza in una storia estremamente triste…
La mia prima storia lunga non tradotta. La mia prima storia romantica. La mia prima prova su me stessa. Non garantisco il risultato, ma ho bisogno in ogni caso dei vostri pareri, negativi o positivi che siano. Non vi dirò niente adesso, saprete solo leggendo.
la storia è dedicata dalla prima all’ultima sillaba AI MIEI LETTORI, perchè se non ci fossero loro non avrebbe senso scrivere.^.^
Genere: Romantico, Commedia, Triste, Malinconico, Drammatico, Song-fic, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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L’altro Remus

L’Altro Remus

 

Seduto in un angolo da solo
Osserva dal profondo della sua anima
Guardando la notte entrare dalla finestra…
Tutto crollerà stanotte,

 la Luna Piena è di nuovo qui.

 

(FullMoon – Sonata Arctica)

 

Tic. Tac. Tic. Tac.

Le lancette del vecchio orologio nel salotto di Casa Black svolgevano il loro lavoro con dedizione come avevano sempre fatto per centocinquanta gloriosi anni: ticchettavano e scandivano il passare (lento, inesorabile, terribile) del tempo. Di certo, erano ignare del rumore che provocavano in quel salotto (così desolatamente vuoto e silenzioso), ed erano assolutamente inconsapevoli della figura umana seduta sulla poltrona accanto al camino (la poltrona di destra). Se avessero avuto occhi per vederla lì, se avessero avuto un’anima per percepire la sua pena crescente, probabilmente perfino loro avrebbero fatto finta di essere troppo arrugginite per ticchettare, quel pomeriggio. Se.

Tic. Tac. Tic. Tac.

Remus Lupin fissava le fiamme crepitanti nel caminetto, le lunghe lingue di fuoco che ardevano riflesse nelle sue pupille, senza tuttavia davvero vederle, né percepirne il calore.

Non avrebbe dovuto essere così nervoso. Dopo trentatré anni, sarebbe dovuta essere poco più che routine. Cosa che in effetti era, riflettè, fino al mese scorso.

Ma quel giorno Remus stava affondato nella vecchia poltrona praticamente da tre ore senza neanche aver cambiato posizione, e le mani posate in grembo tremavano tanto che non riusciva a reggere la tazza del the, ormai freddo. Forse, la colpa era della pendola. Il ticchettio gli risuonava nelle orecchie impedendogli di distrarsi, di far finta di non sapere che Lei stava arrivando.

Tic. Tac. Tic. Tac.

Si chiese perchè, tutt’a un tratto, il ticchettio fosse diventato talmente forte da diventare quasi assordante. Probabilmente, era a causa dei sensi del lupo, già acutissimi quella mattina. Oppure, giunse una voce maligna nella sua mente, è solo che prima c’era la voce di Sirius a coprirlo.

Scosse subito la testa, cercando di scacciare quel pensiero. Quella notte sarebbe stata già abbastanza dura senza che la nostalgia per Sirius lo indebolisse prima. Sospirò, e finalmente riuscì ad alzarsi ed a trascinarsi fino al lavandino, dove posò la tazza semivuota. Tornando in salotto si soffermò davanti alla finestra, spostando le pesanti cortine verde scuro. Rimase un attimo ad osservare il panorama di tegole e ciminiere, illuminate dalla luce arancio del sole al tramonto.

Mancava poco, ormai.

fop fop fop

 

Canta ancora una volta con me

Il nostro strano duetto

Il mio potere su di te

Cresce più forte ancora

 

(The Phantom of the Opera – NightWish)

 

Dolore.

Le ossa gli facevano male. Quasi non riusciva a camminare. Doveva essere perché…

…durante la trasf …

                                 qualcuno lo aveva colpito.

Rabbia.

Chi aveva osato? Nessuno poteva colpire lui.

        le zampe raspano il pavimento, graffiano il legno, il muso scatta a destra e a manca, il naso freme.

Ricerca. –

Un altro cane. C’era un altro cane nella casa. Ne sentiva l’odore. Lo conosceva. Era l’odore di un…

…Amico…

                      …nel branco. Il grosso cane nero che stava con lui. Il suo compagno.

 

Non era stato lui…Ma dov’era? Potevano cacciare insieme chi lo aveva colpito. Potevano fargli male. Potevano mangiarlo.

Il pensiero è “amico, vieni da me” il suono “Grauuwhl…

Nessuna risposta.

-          il naso cerca ancora. Interroga la polvere, fruga tra le impronte –

 

L’odore è troppo vecchio. Il cane è andato. Non adesso. Prima. Quando Lei ancora non lo aveva svegliato.

 

Sconcerto.

 

Perché? Dov’era il cane? Dov’era il suo compagno? 

 

…E’ morto.

 

No.

 

…S…sì…

 

NO.

 

…Sì…Tu lo…lo sai…

 

ZITTO!

 

“Grooowuul!

 

Paura.

 

Era così? Era così?

 

- il naso aspira informazioni con frenesia. Le zampe scattano, graffiano, spaccano. La gola ringhia, uggiola. Chiama. -

 

Inutile. Nessuno riposava più in quella tana da molte lune. Troppe lune. Il Compagno era perduto.

 

Dolore. Di nuovo.

 

“Aaaaaaaauuuuuuuuh

 

Urla perché soffre. Urla perché Lei lo senta e aiuti il suo Figlio. Ed eccola, Lei, donna eterna ed eterna seduttrice, cerone bianco sul viso, capelli neri di notte e labbra rosso sangue.

 

Puttan…

                Dea. 

 

-          Lascia che la luce d’argento lo accarezzi. Lascia che Lei lo guidi. Che sussurri. –

 

Lei gli canta. Canta per lui e solo per lui. Sussurra nelle sue orecchie, voce di cristallo che solo lui può sentire, nenia ammorbante che zittisce l’umano. Madre consolatoria, la sua carezza guarisce il dolore. Condottiera e padrona feroce, le sue parole alimentano l’ira. Lui è il Servo, lui è il Lupo. Lui non piange, lui combatte.

 

“Graaaaaaaaauuuuuuh

 

Cessa l’urlo, e un altro ne parte. Alle sue spalle. La voce è di un’umana, ma l’odore? Non ha odore. Eppure continua a urlare, più forte di lui. Qualunque cosa sia, deve smetterla. 

 

SBAM

 

Legno. Troppo antico, troppo forte. Lo chiude dentro, lontano dal suono.

 

Barriere. Sempre barriere.

 

Vuole uscire. Lei lo chiama, Lei vuole che lui la guardi e che cantino insieme, che corrano insieme.

 

…Correre…

 

Dove? Dov’era il bosco? Il cielo? Le prede il sangue la caccia il terreno dove?

 

-          Corre, travolge tutto, ostacoli sempre ostacoli davanti a lui. Distrutti. Ma l’uscita? –

 

Frustrazione.

 

Lo tengono rinchiuso come una bestia da serraglio. Si vendicherà dei suoi rapitori. Dopo. Ora vuole uscire.

 

-          Cerca, carica, batte e si rialza, ricerca, morde, ringhia. Si ferma. –

 

Cosa c’è lì?

 

Un altro Lupo.

 

…Specchio…

 

Intruso. Nel suo territorio. Neanche lui ha odore. Chi è?

 

Guarda…un mostro.

 

Vergogna.

 

Feccia.

 

Vergogna.

 

Mostro.

 

…Nemico.

 

CRASH!

 

Dolore. Ancora.

 

L’altro lo ha colpito. Era stato lui anche prima, allora, forse. Ma è sparito. Non aveva odore, il naso lo cerca a vuoto. Sparito il desiderio di correre, ora vuole solo combattere. Vuole sangue.

 

Niente nemico, niente sangue.

 

No. Falso. Il naso lo sente. Gli occhi lo cercano. Per terra. Dove è stato colpito. Rosso. Acre. C’è sangue.

 

…E’ il suo stesso.

 

Meglio di niente.

 

Dolore. Per sempre.

 

fop fop fop

 

Ah, caro amico io ricordo quella notte

La luna ed i sogni che condividemmo

La tua zampa tremante nella mia mano

Sognando quelle terre del Nord

Toccandomi con il bacio di una bestia…

 

(NightWish – Beauty and the Beast)

 

Fu il profumo a svegliarlo.

Non fu l’alba, no, le dita affusolate di Aurora non lo avevano ancora accarezzato quella mattina; e non fu il dolore, quello semmai lo avrebbe convinto a dormire ancora, possibilmente per sempre, pur di non affrontare la vista del proprio corpo scempiato. Non fu nemmeno il tocco lieve sulla sua fronte, né la sensazione di morbidezza e calore, bizzarra, visto che di solito dopo il plenilunio si risvegliava sul pavimento. Tutte quelle cose le notò dopo: a destarlo fu solo il profumo. I sensi del Lupo cercarono d’identificarlo, ma non ottennero informazioni. Eppure era così confortante, cosi familiare, che gli sembrava di respirarlo da sempre, e che mai avrebbe voluto smettere di riempirsene le narici. Lo inalò a fondo, riempiendosene i polmoni, ma farlo gli causò un dolore lancinante alle costole. Non riuscì ad espirare e tossì, la gola arsa. Sentì allora la leggera pressione sulla sua fronte spostarsi al petto, sostandovi e carezzandolo lentamente finché il respiro non si fu calmato.

Non era sicuro di capire cosa stesse succedendo. Il profumo, il tepore, il tocco sul suo corpo…non erano normali. Forse, pensò, sto morendo. E ansimò lentamente, non desiderando altro che abbandonarsi, lasciar perdere tutto, tutto cosa poi, non aveva nulla…scivolare nell’oblio…

-          Remus?

Fu come una scossa elettrica. Un elettroshock che lo riportò nel mondo dei vivi, risvegliandogli i sensi tutti in un colpo. Il Lupo dentro di lui drizzò le orecchie e sollevò il muso. Chi lo stava chiamando? Forse lo aveva solo sognato. Ma no, qualcuno continuava a ripetere il suo nome, una voce dolce e rassicurante che lo invitava a svegliarsi, e i sensi del Lupo assimilarono subito la voce al profumo, le sensazioni che gli suggeriva erano uguali. Provò ad aprire gli occhi; la luce dell’alba, seppur molto flebile, gli ferì le pupille. Riuscì solo a cogliere l’ombra di un viso dolce a forma di cuore e il luccichio di due enormi occhi scuri, prima di richiuderli..

-          Remus…?

Disse ancora chi era con lui, col tono più dolce e leggero possibile, eppure la testa gli rimbombò come se avesse urlato forte. Ormai sapeva a chi apparteneva la voce, e volle pronunciarne il nome, farle sapere che era sveglio, ma la sua gola secca non riuscì ad articolare alcun suono, tranne un rantolo sofferente e sommesso. La mano di lei era di nuovo sulla sua fronte, fresca e leggera; lui ne cercò l’altra e la trovò posata accanto al suo braccio destro. Tentò di stringerla, giusto per darle un qualsiasi segno di vita, ma fallì miseramente. Il dolore gli permise solo di tendere le dita verso di lei. Il movimento fu comunque sufficiente, perché fu lei ad afferrare la sua mano, intrecciandovi le dita.

- Remus…Remus, sei sveglio? Apri gli occhi, avanti…

Lui decise di riprovare. Sbatté le palpebre, una, due volte, prima di aprirle molto lentamente.

- Buongiorno, Remus. - gli sorrise.

- Nin…Ninfadora?

- No, Remus…- disse lei, ancora sorridendo, col tono di una mamma che corregga un bambino piccolo – è Tonks, e tu lo sai… - ammiccò giocosamente. Lui tentò di rispondere al sorriso, nonostante sentisse aprirsi le piaghe sulle labbra secche, e tossì ancora. Lei gli tolse nuovamente la mano dalla fronte, allungandola verso il comodino, da dove prese un bicchiere e un fazzoletto imbevuto d’acqua. Lo fece bere e gli umettò le labbra.

- Sei un angelo di misericordia… - le disse lui con voce un po’ più chiara. La vide arrossire lievemente mentre si voltava a rimettere a posto il bicchiere.

- Beh, che vuol dire…anche tu ti sei preso cura di me mentre ero in ospedale, no…

Ah, quindi gliel’avevano detto. Cercò di scrollare le spalle, per dirle che non aveva fatto niente di speciale, e la fitta che ottenne gli ricordò perché era ridotto così.

- Ma io non sono di certo un angelo, ’Dora.

- Ah, no? - fece lei con fare confidenziale, senza dare alcun segno di aver colto l’allusione – Secondo me invece potresti esserlo…una volta, sai, ti ho visto anche una specie di aura luminosa intorno alla testa…lì per lì ho pensato che fosse solo il riflesso del sole dalla finestra, però… - E inarcò le sopracciglia, come a dire “chissà”. Lui riuscì ad abbozzare una risata roca.

- E poi da quel che so sei l’unico che sia stato con me durante il coma- rincarò – gli altri, mi hanno detto i guaritori, si sono fatti vivi solo dopo che mi ero svegliata. Come a dire “l’importante è che veda che siamo andati da lei…perchè sprecarsi a visitare una che dorme?” –  adesso c’era una nota amara nel suo tono, un rimpianto più che giustificato, ma aggiunse in fretta -Tu invece sei venuto anche se io non potevo neanche sentirti o vederti…- e gli sorrise di nuovo.

Remus non disse nulla per un attimo. Gli erano riaffiorati in mente i ricordi di quei giorni accampato in ospedale. Erano stati giorni strani, in un certo senso. Non è che potesse fare molto per lei, lì: la Guaritrice Professionale gli permetteva solo di tenerle la mano (dopo essersi accuratamente lavato le sue in una pozione particolare) e il fatto che poi si piazzasse accanto alla porta come una guardia carceraria gli toglieva anche la possibilità di parlarle. Eppure, per tutto il tempo della sua degenza aveva provato il desiderio di esserle accanto, di vederla, anche se solo per pochi minuti. Aveva dovuto convincersi, a dispetto di quanto ne pensasse l’alter ego di Sirius nella sua mente, che ciò accadeva solo ed esclusivamente perché era ancora sotto shock per la perdita del suo amico e perché era stato lui a scortarla in ospedale, quindi questo lo faceva sentire responsabile della sua guarigione, in un certo senso.

Adesso, sdraiato lì con lei affianco, Remus si ripeteva come un mantra quelle motivazioni, ma credervi gli risultò più difficile che mai. Decise di far finta di niente…non era importante. Qualsiasi fossero state le ragioni, fatto stava che Ninfadora l’aveva sopravvalutato, perché…

- Seriamente, non sono questo gran santo. Se ci fosse stato chiunque altro al tuo posto, credo che mi sarei comportato come tutti gli altri, ma te…avevo voglia di vedere come stavi.

Le parole gli erano scivolate direttamente dal cervello alla bocca, prima che potesse anche rendersene conto, e adesso avrebbe tanto voluto tagliarsi la lingua. Sentì lo sguardo di Dora fissare un punto indistinto sulla sua nuca per qualche secondo, poi lei che diceva col tono di sempre, forse anche più gaio

- Lo vedi che avevo ragione? Devi essere il mio angelo custode. Quindi… - e si voltò nuovamente per prendere un vasetto dal comodino -…non mi ringraziare adesso, perché se io non mi prendo cura di te, poi non avrò più nessuno a proteggermi, no? – gli strizzò l’occhio e iniziò a spalmargli una pasta gelatinosa verde smeraldo sui tagli più profondi, sulla fronte e sul petto. Usava una mano sola, perché l’altra la teneva ancora stretta nella sua, e operava con lenti movimenti circolari alternati a vigorose strofinate.

Remus pensò di doversi sentire in qualche modo in imbarazzo: l’unica che gli fosse mai stata accanto subito dopo una trasformazione era stata Madama Chips, e giusto perché Silente l’aveva ordinato. Sua madre prima, e Sirius e James poi, si erano offerti molte volte, ma lui aveva sempre rifiutato per imbarazzo e vergogna. Quindi, in una situazione del genere, sarebbe stato logico che fosse in imbarazzo. Almeno un po’. Almeno perché lei gli aveva poggiato la testa, e lo notava solo ora, sulle sue gambe invece che sul cuscino. Almeno perché lei…perché lui…perché lei era…lei. Si sforzò quasi di sentirsi in imbarazzo. E invece era semplicemente felice. Felice di aver visto il suo volto giovane e solare prima dell’intonaco scrostato sul muro, di aver sentito la sua voce prima delle strilla laceranti di Mrs Black, felice, insomma, di averla lì, accanto a sé, una mano stretta nella sua, e l’altra impegnata a combattere il dolore con lui. Il Lupo stesso, che di solito rimaneva sveglio e violento almeno per alcune ore dopo l’alba, si era ammansito e acquattato nel retro della sua mente faceva le fusa come un bravo animaletto, in attesa di riaddormentarsi. Remus chiuse gli occhi, sospirando, piuttosto spaventato dai suoi stessi sentimenti, mentre lei continuava ad applicare la crema sulle ferite.

- Ah! – fece quando la sua mano passò su un taglio particolarmente profondo sull’anca destra. Lei la ritrasse subito – Perdonami… - lui scosse la testa –Non è stata colpa tua. E’ inevitabile che bruci…Non me lo aspettavo, tutto qui. – e le sorrise. Lei riprese a lavorare, con ancora maggior leggerezza nel tocco – Spero solo che questo unguento funzioni… - gli disse – me lo ha dato la Guaritrice Professionale Ester quando mi hanno dimessa, sai, nel caso dovessero riaprirsi i tagli che ho sulle gambe…Non credo che potrà rimarginarti le ferite, ma dovrebbe far passare il dolore…so che non è molto ma… -

- Grazie, Dora, è fin troppo. - la rassicurò lui, stringendole con più forza la mano -…Ma non dovresti sprecare la tua lozione per me, davvero.

- Che? Scherzi… Quelle piaghe non si riapriranno, stanne certo…e anche se fosse, tu ne hai più bisogno di me. Ecco fatto. – guardò critica il taglio che sembrava essersi finalmente arreso all’unguento – Dovrebbe andare…Sono delle brutte ferite, ma almeno non sono così terribili come pensavo.Stamattina mi sono spaventata da morire, quando sono entrata.

- Immagino…di aver fatto molti danni…

- Beh, sì. Cioè…- fece l’atto di contare sulle dita - hai rotto uno specchio, piegato e quasi divelto la porta di quercia, massacrato un paio di sedie e qualcos’altro del genere, e Kreacher ha avuto una crisi di nervi, ho dovuto Schiantarlo per farlo smettere…ma io non mi riferivo mica a quello!…Volevo dire…quando sono entrata e…ti ho visto…lì per terra, tutto…pieno di sangue, sai…Mi sono spaventata.

- Mi hai trovato così per terra e mi hai trasportato fino qui? – le chiese lui, scioccamente, ma gli era venuto in mente che, dopo la trasformazione, lui…

- Sì, in braccio per due rampe di scale. Questo perché la Guaritrice Professionale Ester mi aveva detto di star lontana dagli sforzi… - rise complice –E non fare quella faccia: so a cosa stai pensando. Ma in salotto era buio, e poi ti eri tirato addosso una tenda. Non ho visto…niente… - cosa che non le impedì di diventare color porpora. – E comunque ero troppo preoccupata per notare altro. Hai perso davvero tanto sangue, e ansimavi, e non ti svegliavi…credevo che saresti morto.-

- Peccato tu ti sia sbagliata, ’Dora…- disse in un sussurro rivolto più a se stesso. Lei rimase con la mano impiastricciata di gelatina a mezz’aria. –Ma che sciocchezze dici?

Distolse gli occhi, e con un sorriso dolceamaro rispose – Niente…Sciocchezze da vecchio, appunto. Mi è solo capitato di chiedermi…Non ho un motivo per andare avanti. Non ho qualcuno a cui importerebbe se me ne andassi.

Tonks riprese ad applicare l’unguento, ma con foga un po’ troppo eccessiva, e quando parlò, c’era una nota dura nella sua voce, come se Remus l’avesse personalmente offesa. – Tu non sei vecchio, Remus, affatto, e sono sicura che se ti guardassi intorno troveresti qualcu..qualcosa per cui valga la pena combattere, magari molto più vicino di quanto pensi. Devi solo cercare. – Lui la guardò scettico – Ne sono sicura. E poi…non è vero neanche che…beh, a me importerebbe se tu non ci fossi più. A me mancheresti. Tanto. – La sua espressione si era incupita, e corrucciata continuava a medicare l’ultimo lungo squarcio rimasto, vicino al cuore. – Grazie, Dora – Remus le sorrise, e lei sembrò tornare quella di pochi minuti prima. Rimasero qualche minuto in silenzio, Tonks concentrata sul suo lavoro, Remus steso con gli occhi chiusi, mano nella mano.

- Ecco fatto. – disse infine lei, con aria soddisfatta. – Finito. Ho fatto tutto il possibile.

- Hai fatto molto più del necessario, Dora. Il petto non mi fa praticamente più male…Grazie.

- Figurati…Sei sicuro di star bene? – lui annuì, convinto. Lei sollevò il capo per osservare la stanza. La luce del sole ormai la inondava completamente, dovevano essere le sette passate –Allora…forse è meglio che vada al Ministero.

- Ti hanno dimessa da poco e già torni a lavoro?

- Sì…assurdo eh? Ma Scrimgeour si è messo in testa di diventare il nuovo Ministro, vuol far vedere che le cose nel suo dipartimento funzionano…non farmi commentare.

 Gli sollevò dolcemente la testa dal grembo, posandola sul cuscino, in modo da alzarsi, ma non gli lasciò la mano. Sospirò, come se avrebbe voluto tutto tranne che andar via. Invece disse – Si sta facendo tardi…Devo davvero andare.

Remus non disse niente, e rimase steso. Il Lupo dentro di lui era irrequieto, e Remus una volta tanto d’accordo con lui: non voleva che lei lo lasciasse solo.

Lei si chinò accanto al suo capezzale – Torno a trovarti oggi pomeriggio, vedi di non fare l’eroe tragico e rimani a letto, ok?- Gli diede un bacio sulla guancia.

Mentre si voltava, Remus le strinse con più forza la mano. Quasi non si era accorto del suo stesso gesto, fatto sta che lei ricadde all’indietro, su di lui, che senza pensare la attirò più vicino a sé, stringendosi a lei come un naufrago alla boa. Tonks non provò neanche a liberarsi. Al contrario si lasciò andare al suo abbraccio, andando incontro alla bocca di lui che cercava la sua, accompagnando il bacio che seguì come se non stesse aspettando altro. Remus non riusciva a pensare più a nulla che non fosse il profumo di lei, il tepore del suo corpo. La bocca si fece fervente, le mani corsero verso il seno…

Che cosa sto facendo? Si staccò da lei di botto, rosso in viso, indietreggiando fino a toccare il muro con la schiena. Riuscì a guardarla solo per una frazione di secondo, quanto bastò per notare l’aria di lei, che sembrava sconvolta non tanto dal bacio quanto dalla sua brusca interruzione. Remus si vergognava come un cane, non sarebbe stato mai, mai, mai più in grado di guardarla.

- Perdonami- mormorò.

Lei si portò le dita sulle labbra, sfiorando il punto dove fino a un attimo prima erano congiunti, poi sembrò riscuotersi –Devo andare – ripetè, senza un senso preciso, e un attimo dopo era sparita fuori della porta.

 

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Non dite niente. Vi prego, non dite niente. Giuro su quello che volete che NON è stata colpa mia. E poi…beh, ne è valsa la pena di aspettarlo questo capitolo, è vero? Ci è voluto quel che ci è voluto, ma per la prima volta sono pienamente SODDISFATTA del mio lavoro (e infatti qui a Bari diluvia -.-). Su, forza, non c’è altro tempo da perdere, via con le risposte!

 

Elbereth: beh, io e te non saremo mai d’accordo sulla questione Remus/Tonks/Rowling…ma se continui a lasciarmi recensioni così belle non ci saranno problemi XD… Sì, tonksina non pare proprio il tipo intimista…però io me la vedevo bene, frustrata, a sfogarsi con un foglietto. Vedo che ti ho trovata d’accordo. Grazie ancora, spero di non averti persa con questo ritardo immane!

Call: mi dispiace tantissimo per il font! Anche perché non sei l’unica che me lo ha contestato…L’idea era quella di scegliere una scrittura che facesse pensare alla calligrafia di Dora…ma si vede che non è stata un’idea felice. Beh…vedrò di cambiarlo ^-^ grazie, alla proxima recensione!!

Ale Lupin: ecco io arrivo a parlare con te e mi sale la vergogna. Come ho potuto far aspettare tanto una persona che ogni volta con le sue recensioni mi fa vedere il mondo tutto rosa per tre ore? Grazie, grazie mille, ti prego continua a recensire…alla prossima!!

Neve272: ehi, una nuova! Beh, grazie per il complimento, ci tengo molto a che i miei personaggi siano simili a quelli ”veri”…^-^ ciao ciao!

Suzako: un’altra nuova! Grazie cara, come dico a tutti, ci metto l’anima perché i personaggi risultino IC, dirmi che ci riesco per me è il complimento più grande! Oh, e ho visto anche la recensione per “seriamente annoiato”. Grazie!!

Interlunium: Grazie per il complimento…e chi ti dice che non hai anche tu uno stile impeccabile? (che tra l’altro IO non ho…) vorrei leggere qualcosa di tuo, e se hai problemi di sicurezza, io sono sempre disponibile come beta! Ciao ciao…

Nisi: ammora ma ciao! Grazie, grazie, grazie, grazie per i commenti! Ecco…sono preoccupata, perchè pare che i capitoli che considero schifezze piacciano al pubblico…e questo che invece piace a Me allora? Paura…Beh aspetto con ansia di sapere il tuo parere! Ciauz!

Lenne88: non sai quanto vorrei poter dire che sì, aggiornerò presto…peccato che non mi chiamo Pinocchio…XD. Grazie, grazie mille, spero di aver soddisfatto la tua curiosità…a presto ^.-

 

RECENSITE!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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