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Autore: Halosydne    29/06/2011    1 recensioni
E poi, rivolta agli orecchini, ordinò «Azzurro come il cielo!».
I pendenti diventarono subito dell’esatto colore di quel cielo di inizio luglio, e James sorrise mentre gli occhioni di lei si spalancavano dalla sorpresa. «Perché hai detto “come il cielo”?» chiese, curioso, mentre lei indossava il suo regalo.
«Perché l’azzurro non è solo il colore del cielo, no?»

Questa storia ha partecipato al contest "Quando Taylor Swift incontra Harry Potter" di Solly classificandosi seconda, e partecipa al contest The Periodic Table of Elements di BadWolfTimeLord.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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-III-

 

«È incredibile, ti bastano un po’ di zuccheri e torni subito di buon umore» considerò Dominique tra una Gelatina Tuttigusti e un’altra.
In effetti James aveva finalmente abbandonato quell’inconsueta espressione cupa per sciogliersi finalmente in un sorriso, mentre masticava assorto una Cioccorana. «Stavo solo pensando» le disse, abbandonando la testa contro lo schienale della panchina e prendendo ad osservare qualche buffa, piccola nuvola che vagava solitaria per il vasto cielo azzurro.
«Potrei fare una battuta così scontata che zio George la considererebbe l’ennesima prova del mio essere una trentenne stressata nascosta sotto le mentite spoglie di una diciassettenne musona» biascicò lei masticando una Gelatina al lampone.
«E tu non saresti una Weasley?» domandò James ironico. «Mangi come Hugo e zio Ron non appena tua madre e il resto del mondo non ti possono notare».
«Ritieniti onorato a potermi vedere così, allora» ribatté Dominique. «A cosa pensavi?»
«Ricordi l’ultima volta che io e te siamo stati seduti su questa panchina?» chiese lui di rimando, improvvisamente cauto. Si dimenticava sempre che doveva stare attento a quel che diceva in presenza di Dominique, lui che era abituato a parlare prima ancora di aver finito di pensare cosa dire.
«Alludi forse a quella volta in cui tu mi hai tinto i capelli di viola, io ho urlato come una matta e Mrs. Harkiss ci ha praticamente cacciati da Mielandia, facendo fare a zia Ginny una figuraccia che la tormenterà fino in punto di morte? Sì, ho qualche vago ricordo» borbottò lei, attorcigliandosi quasi involontariamente una ciocca di capelli leggermente ramati attorno ad un dito.
«Beh» fece James in evidente imbarazzo, passandosi una mano sulla nuca «non mi sono mai scusato per quello che ti ho fatto, e visto che tu intendi partire per la Francia e restarci non si sa quanto per diventare Guaritrice a Parigi… insomma, pensavo fosse il momento buono per chiederti scusa. Mi dispiace di averti tinto i capelli di viola quella volta, cugina Dominique. E non guardarmi con quella faccia!» aggiunse, perché Dodò lo fissava stupita, e ci mancava poco che aprisse anche la bocca dallo shock.
«James?»
«Sì?» fece lui, temendo che la cugina avesse preso troppo sole sul capo scoperto e che per questo le stesse venendo una specie di attacco.
«Quelle Cioccorane non erano avvelenate o stregate, vero?» chiese infine la ragazza, scoppiando a ridere davanti alla sua faccia seriamente preoccupata.
«Sei una ragazza cattiva, Dominique Weasley» sentenziò James, piccato. «Ero serio, per una volta! Tu non credi nella realtà dei miei sentimenti!» quasi urlò, riprendendo quei modi da attore melodrammatico che tanto facevano ridere tutta la famiglia quando era più piccolo. E davanti alla faccia imbarazzata della cugina – perché alcuni ragazzini di passaggio per High Street li stavano fissando, preoccupati – rise anche lui di cuore, e smise solo quando lei gli assestò un pugno sul braccio.
«Possibile che ogni momento passato con te sia una potenziale figuraccia?»
«Così impari a prenderti gioco dei miei momenti di sincero e sentito pentimento»
«Perché, eri sincero?» domandò Dominique, sarcastica.
«Sì, lo ero» ribatté lui prontamente, guardandola con aria di sfida.
Lei sembrò metterci qualche istante per realizzare il pieno significato di ciò che James aveva appena detto. Lo fissò, come a voler vedere quanto ci avrebbe messo lui a scoppiare a ridere di nuovo e a gridarle “Ci sei cascata!”, ma James non distolse lo sguardò né arrossì, come di solito faceva quando stava mentendo.
«Mi hai davvero chiesto scusa per uno scherzo idiota che mi hai fatto più di otto anni fa?»
«Sì, ti ho davvero chiesto scusa per uno scherzo idiota che ti ho fatto più di otto anni fa, cugina Dominique» rispose lui, tranquillo. «Che c’è di strano?»
«Mi hai fatto centinaia di scherzi da quando sei in grado di tenere in mano una bacchetta magica, mi hai scimmiottata e tormentata per quasi diciott’anni, e decidi di chiedermi scusa oggi per una stupidaggine che hai fatto anni fa semplicemente per… a proposito, James, perché lo hai fatto?» domandò, improvvisamente pensierosa e senza accorgersi che James si era irrigidito a fianco a lei. «Voglio dire, non ti avevo fatto niente quella volta, ne sono abbastanza sicura… e ora che ci penso avevamo dieci anni, non avevi nemmeno la bacchetta magica!» esclamò dandogli una pacca sulla nuca. «Si può sapere perché hai praticato della magia spontanea su una povera e innocente bambina, scioccandola a morte e provocandole una crisi isterica memorabile?»
«No» borbottò lui, maledicendosi perché aveva come sempre parlato troppo.
Negli ultimi tempi aveva pensato spesso a quell’episodio apparentemente insignificante, e aveva capito che lì era cominciato tutto: vedere la piccola Dodò così entusiasta perché finalmente avrebbe rivisto il suo adorato Teddy, osservarla mentre chiedeva a zia Ginny di comprarle una confezione gigantesca di Gelatine Tuttigusti +1 e comprendere che le voleva perché le ricordavano i capelli e gli occhi di quel ragazzo così timido e introverso, così diverso da lui… sì, a otto anni di distanza James aveva capito che il suo incantesimo involontario era nato da una gelosia che di fraterno aveva ben poco. Non ci aveva mai pensato – e come avrebbe potuto, dopotutto? Lui e Dominique erano cugini, cugini di sangue, dannazione – fino a qualche mese prima: e precisamente fino al giorno in cui Victoire e Teddy si erano scambiati le promesse di matrimonio, durante le vacanze di Pasqua. Tutta presa dai festeggiamenti, la famiglia non si era accorta che Dodò aveva passato tutta la serata in un angolo della sala da ricevimento, mescolando con aria assorta il drink nel suo bicchiere. Un drink che era verde mela esattamente come i capelli di Teddy quella mattina presto, prima che una nonna Molly particolarmente isterica lo costringesse a “darsi un contegno, per Morgana!”. James stesso ci aveva messo un po’ di tempo a individuarla, nella masnada di cugini e pronipoti e bisnonni, ma quando la aveva vista, che sorrideva cortesemente a una vecchia zia francese, con uno sguardo che a chiunque non la conoscesse bene poteva sembrare semplicemente annoiato, aveva provato uno strano calore in mezzo al petto… proprio come gli era successo anni prima. E aveva capito. James aveva finalmente capito perché gli capitava più spesso del dovuto – anzi, del normale – di sognare Dominique, aveva capito come mai era solo la sua chioma bionda che gli saltava agli occhi la mattina in Sala Grande, aveva capito che in quel preciso istante provava un desiderio assolutamente folle e sbagliato di abbracciarla, lì davanti a tutti, e di dirle che poteva trovare un’altra persona che fosse la miglior cosa mai stata sua, che poteva essere lui, che voleva essere lui.
Ma non aveva potuto. No, non aveva potuto, perché Dominique era sua cugina, sua cugina, cugina, cugina, e troppe volte lo aveva dimenticato, troppe volte non aveva pensato che le piccole lentiggini sul naso della cugina le aveva anche lui, che il cioccolato fondente lo adorava anche lui, che era allergico alla zucca anche lui, e non per delle strane coincidenze, ma perché nelle loro vene scorreva lo stesso sangue.
«James? James?» chiamò Dominique, agitando una mano a un palmo dal suo naso. «Andiamo, vuoi dirmelo?» continuò, quando si accorse che il cugino si era riscosso dalle sue fantasticherie.
«No, cugina Dominique» ripeté, alzandosi in piedi. «Ora devo andare».
«Ma…» la ragazza non fece in tempo a formulare una frase, che James si era già avviato lungo High Street, verso la scuola. Si voltò solo un attimo a guardarla, incontrando gli occhi grigi che non lo avevano lasciato un attimo, stupiti da quella reazione così improvvisa e inaspettata.
«Dovresti proprio prenderlo azzurro, quel vestito» le disse, ma così piano che Dominique avrebbe potuto pensare di esserselo solo immaginato.

 

· · L'angolino di Rò · ·

Continuo a non avere niente da dire, comunque ci tenevo ad aggiornare prima della mia partenza per l'Inghilterra.
Il contest n°3 è stato prorogato di un mese quindi quando usciranno i risultati sarà tardi, amen... sto raggiungendo l'atarassia, fico xD

Vostra,
Rò.

 

Credits: tutti i personaggi, meno eventuali OC, appartengono alla splendida Zia Jo, alla quale sarò per sempre debitrice.
Eccovi i link per i tre contest della mia storia: X X X
Questa è la pagina di Eliatheas. Dateci un'occhiata, davvero.

 

Non scrivo per fini di lucro, ma per la gioia che mi sa dare la parola scritta.

   
 
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