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Autore: niebo    29/06/2011    1 recensioni
Il giovane in smocking tirò fuori dalla tasca sinistra dei pantaloni un pacchetto di sigarette. Ne sfilò una e l’accese con un accendino, preso dall’altra tasca.
“Cosa vuoi da me?!” ripetè con decisione.
“Cosa voglio da te? Semplice.” soffiò fuori dalla bocca una densa nuvola di fumo “Voglio che uccidi una persona.”
[...]“Cosa ti fa credere che ucciderò una persona per te?!”
“Io non lo credo….” Fece un tiro ed espirò di nuovo il fumo “…io sono sicuro che lo farai.”

La storia di sette persone la cui vita è indissolubilmente legata all’avvento dell’Apocalisse.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ricordami un’altra volta perché sei qui.”
“Perché non avevo voglia di rimanere a casa!!!!!!” esclamò Newton facendo il broncio.
“E per quale motivo non avevi voglia di rimanere a casa, di grazia?” chiese Aaron dopo uno sbuffo di rassegnazione.
Già si vedeva.
Sistemare tutti quei fragilissimi strumenti, in un pericolosissimo groviglio di cavi a non molta distanza da bibite e altre bevande liquide, che non solo avrebbero potuto provocare un cortocircuito se rovesciate accidentalmente, ma che avrebbero come minimo drasticamente incendiato il locale.
E quando si trattava di Newton, beh… il domandare “Posso venire a darti una mano???” equivaleva di certo ad un “Posso venire a distruggere tutto???”…
“Perché a casa c’è Piotr!!!!!!” rispose Newt come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
“E da quando Piotr è diventato un problema???”
“Hai mai provato a stare a casa da solo con Piotr?????? La noia totale. TOTALE. Io non resisto da solo a casa con lui!!!!!! Sarebbe una forma di suicidio volontario!!!!” constatò Newt dando ancora più ovvietà al tono di quest’ultima affermazione.
“Ti ricordo che Piotr è rimasto a casa per prepararci la cena… Dovresti solo ringraziarlo.” commentò Aaron sentenzioso, prendendo così il posto di Piotr stesso.
“Lo so, lo so…. Ma questo non centra con il rimanere a casa con lui!!!!! Una mummia preistorica al confronto sarebbe moooooolto più divertente, te lo dico io!!! Quindi, per evitare la Piotr-noia ho deciso di chiederti se potevo venire con te….”
“Chiedermi….?!” ripete Aaron alzando un sopracciglio.
“Sì beh… era una richiesta sott’intesa!!!!!”
“Non puoi fare richieste sott’intese!!!” esclamò Aaron incredulo.
“E perché no?” chiese Newt ingenuamente.
“Perché non sono più richieste!!!!!!! Sono semplicemente pensieri nella tua testa bacata!!!!!” continuò Aaron esasperato.
Ancora non erano arrivati e già si ritrovava furente su un marciapiede a pochi passi da casa ad imprecare tra sé.
Ma il peggio doveva ancora venire….
Al suono di quelle parole, Newt incrociò le braccia al petto, e si fermò in mezzo alla strada.
Aaron si voltò e, al vederlo lì fermo con la sua solita espressione capricciosa stampata sul viso, avrebbe tanto voluto strozzarlo.
Taaaaanto.
“Newton, che c’è ora???” chiese facendo ricadere entrambe le braccia lungo i fianchi.
“Tu e Piotr siete dei gran rompiscatole, non so chi tra i due sia peggio!!!! Se avete dei problemi con me allora cercatevi qualcun altro da dover sopportare!!!!” rispose Newt di rimando con voce stizzita, però… anche un poco tremolante.
Cercò in tutti i modi di non farlo percepire, ma Aaron se ne accorse subito, e un po’ si pentì di aver reagito così impulsivamente.
Lui non era impassibile come Piotr… che quelli di Newton fossero tranelli o meno, riusciva sempre a farlo sentire in colpa.
Alzò lo sguardo verso di lui, e scorse una lieve tristezza nei suoi occhi semichiusi, che seguivano la direzione dello sguardo, rivolto verso sinistra per non incrociare il suo.
Sospirò, chiudendo gli occhi.
Misericordia…
“Newt non dire queste cose, lo sai che non è vero… Sono solo un po’ nervoso perché devo ancora sistemare tutte le mie cose al locale per il concerto. Non siamo neanche a metà strada e siamo già in ritardo… Di solito lo faccio da solo perché mi sbrigo più in fretta, ma se vuoi venire a darmi una mano non ti caccio via. Non ho mai pensato che tu fossi una palla al piede.  E’ solo un po’ di nervosismo, tutto qua… Allora… sei con me?”
Newton mantenne il suo sguardo di sufficienza, spostando solo un po’ gli occhi in modo da osservare Aaron con la coda dell’occhio. Quest’ultimo, invece, non percependo nessuna reazione da parte dell’amico, comprese che questa doveva essere una di quelle volte in cui Newton si arrabbiava sul serio.
Allora, non ricevendo risposta e non potendo fare altrimenti, si voltò per riprendere il cammino.
Improvvisamente però, mosso il primo passo, si sentì afferrare la mano con forza.
“Che stai aspettando? Siamo o non siamo in ritardo???” disse Newt con un sorriso, superandolo di corsa all’impazzata e tirandolo con sé verso la meta.


***




Un rumore di sciacquone nel silenzio.
Un passo fuori dal bagno.
Un sospiro di sollievo.
L’assenza di forme di vita.
Ma…
…dove sono finiti tutti????

Ulrich si guardò attorno spaesato.
Ma che….?
Si diresse pian piano verso il salotto.
Nessuno.
Sbirciò nella camera di Piotr e Newton.
Niente.
Fece per dirigersi a passi incerti verso la camera di Aaron, ma il suono di una voce lo immobilizzò in un lampo.
“Stai cercando Aaron?” domandò la voce proveniente dalla cucina.
Piotr.
Sì…
Si disse tra sé.
Non riusciva a muovere un muscolo, figuriamoci dedicarsi alla fonetica…
Era fermo vicino all’uscio, ma non riusciva a vedere Piotr.
Meglio così.
Non aveva la minima intenzione di incrociare il suo sguardo o di spostarsi.
Nemmeno se fosse stato in grado di farlo….
“E’ uscito di corsa per andare a montare l’attrezzatura per il concerto…”
Oh cazzo!!!!! Se n’è andato!!! E io come faccio adesso?????
Breve pausa dei suoi pensieri.
E Newton…? Dov’è Newton????
Pensò cercando di autoconvicersi che forse, ma proprio forse, non era rimasto davvero  in casa da solo con Piotr.
“…e Newton gli è corso dietro. Per non rimanere a casa con me (e te) suppongo.”
Cazzocazzocazzo!!!!!!! Ma come ha potuto lasciarmi qui da solo con Piotr??????
“E’ triste da dire. Ma credo che si sia scordato di te…”
Ulrich iniziò a sudare freddo, come un ghiacciolo sotto il sole.
Scordato.…. di me????


***




“Newton fermati!!!!!!” gridò improvvisamente Aaron.
“Che c’è????” domandò seccato Newt.
“Credo di aver dimenticato qualcosa….” disse Aaron auto interrogandosi.
“Mmmm….”
Si afferrò il mento tra l’indice e il pollice, con espressione pensosa.
“….il jack!!!!!!”
Aprì freneticamente la custodia della chitarra e vi frugò disperatamente dentro.
“Ah, no…. L’ho preso!!!” esclamò poi trionfante, sollevando il jack al cielo.
“Possiamo ripartire ora?!?!” domandò ancor più seccato Newt.
“Sì, direi di sì.” rispose Aaron rimettendo tutto nella custodia della chitarra.
“Però… mi pareva che… Va beh. Sarà stata solo una mia impressione.”


***




Per un attimo ebbe l’impressione che forse la voce di Piotr non era reale, che fosse solo l’immaginazione a farla risuonare nella sua testa….
Sì.
Dev’essere così....
Il rumore delle stoviglie lo riportò alla realtà.
No.
Non era affatto così.
Era tutto vero.
E… quindi?
Che fare ora?
Era ancora inchiodato al pavimento, le possibilità non erano molte!
“Mi dispiace, Ulrich…” disse allora Piotr dopo una pausa di silenzio.
Ulrich, al sentir il proprio nome uscire dalla bocca di Piotr, si sentì improvvisamente arrossire in volto.
Rosso…
Caldo…
E anche questa non era stata solo una sua impressione.
Le sue guance erano diventate tutte rosse dall’imbarazzo.
Meno male che non poteva vederlo…
Ma questo peggiorò solo la situazione perché ora non solo non sapeva cosa fare, ma era anche diventato del colore di un pomodoro maturo.
E se per i pomodori questo era un buon segno... per lui non lo era di certo.


***




“Lo so, lo so!!!!!!” esordì  di nuovo Aaron.
“Cosa???” domandò di nuovo Newton.
“L’accordatore!!!! Ho sicuramente dimenticato l’accordatore!!!!” si auto convinse  Aaron, praticamente volendo che fosse proprio quella la cosa che aveva dimenticato a casa.
“Aaron…” commentò Newt compassionevole  “….Tu non hai mai avuto un accordatore!!!!!!”


***




Quella sensazione di disagio che gli frullava nello stomaco non aveva intenzione di andarsene, anzi, continuava a rimescolargli i visceri come una lavatrice nel pieno del suo lavaggio.
Era anche vero, però, che non poteva fare l’indifferente. Anche se non faceva apposta a starsene zitto di fronte a Piotr, si trattava pur  sempre di un comportamento da maleducato. A maggior ragione perché Piotr si era dimostrato molto gentile nei suoi confronti….
Decise allora di sbloccarsi (in qualche modo) e di andare pian piano verso la cucina.
In fondo stando lì fermo cosa avrebbe ottenuto?
Nulla.
A starsene fermi sul posto, nella vita, non si ottiene mai nulla. Bisogna saper osare, buttarsi nella mischia, rischiare un po’, dirigersi verso la cucina…
Bisogna saper affrontare gli ostacoli.
E se il suo ostacolo era la cucina, lo avrebbe superato.
In fondo… ognuno di noi ha le sue cucine da superare!!!!
 Insomma, come poteva pretendere di raggiungere i propri obiettivi standosene fermo immobile all’entrata di “casa Aaron”?
Aggiudicato.
Avrebbe osato.
Attese però che ci fosse qualche piccolo rumore molesto che potesse coprire il suono dei suoi passi. Era una stupidata, ma lo faceva sentire più sicuro.
Fortunatamente, proprio in quel momento,  Piotr iniziò ad affettare qualcosa.
Tac tac tac.
Il rumore della lama del coltello che picchiettava sull’asse in legno, scandiva perfettamente i suoi passi.
Tac tac tac.
Lui e la lama camminavano insieme.
Tac tac.
Tac tac.
Tac tac.
Tra l’altro Piotr doveva essere qualcosa di molto simile ad un asceta veggente.
Infatti, non appena Ulrich ebbe mosso il suo primo passo (dettato dall’istinto più che dalla ragione), Piotr riprese a parlare…
“Se vuoi andar da loro, dovresti essere ancora in tempo a raggiungerli...”
Tac tac.
Tac tac.
Tac tac.
Arrivò sull’uscio della cucina, senza dir nulla.
Non si sentiva ancora abbastanza sicuro per rispondergli.
Figuriamoci, non sapeva nemmeno se il colore del suo viso fosse ritornato quello naturale…
Presentarsi davanti a lui, però, poteva essere già qualcosa.
Decise quindi di sporgersi sull’uscio moooolto lentamente, per vedere esattamente dove si trovasse Piotr.
Insomma…
Un’occhiatina…
Che poteva succedergli di male?
A poco a poco sull’entrata spuntarono la sua fronte, i suoi lunghi capelli castani, gli occhi grigio-verdi, il naso, il viso….
Un viso roseo...
…che però non ci mise molto a cambiar di nuovo colore.
Sgranò un poco gli occhi e poi tornò subito a nascondersi dietro al muro.
Ehi!!! Perché ti stai nascondendo di nuovo???? Cosa c’è che non va ‘sta volta?????
Iniziò a respirare sempre più velocemente e in maniera irregolare.
Il suo viso era diventato ancora tutto rosso, ma di un rosso diverso rispetto a prima.
Questa volta era più…un rosso barbabietola.
Da solo non seppe capire perché si era sentito così in imbarazzo.
D’altronde…
Aveva solo visto Piotr…
Che c’è di male se Piotr ha i capelli sciolti, idiota????? E’ una cosa normale, insomma, normalissima!!!!!
Giusto, normalissima. E allora perché mi sento rosso come un peperone?!?!?

Peperone...?
Ulrich doveva sentirsi particolarmente ottimista in quel momento…


***




“Ce l’ho!!!! Questa volta ce l’ho!!!!!!” esordì ancora Aaron.
“Oh no, di nuovo….” disse Newton sconsolato
“Il plettro!!!!!! E’ il plettro vero???” chiese Aaron speranzoso di togliersi finalmente quel dubbio di dosso .
“Aaron…” commentò nuovamente Newt “Il plettro ce l’hai al collo… legato… come puoi averlo lasciato a casa?????”

***




In realtà Piotr non aveva i capelli propriamente sciolti.
La maggior parte lo erano, e gli ricadevano come lunghi fili d’oro sulle spalle. Quelli che però erano più vicini al viso li aveva raccolti e legati insieme dietro alla testa, in un piccolo cipollotto, un po’ come facevano una volta i samurai. Le orecchie gli rimanevano coperte dalle ciocche più lunghe, mentre alcuni ciuffi troppo corti, invece, sfuggivano alla presa e gli ricadevano comunque sul viso leggermente abbassato nell’intento di affettare dei pomodori. Il suo sguardo era particolarmente sereno, e non solo perché era illuminato dagli ultimi raggi di sole della giornata, ma anche perché pareva libero da ogni preoccupazione, e dolcemente sorridente.
Sarà stata la pettinatura, che probabilmente lo riconduceva istintivamente a qualche elfico mondo fantastico, ma quell’aura di calma gentile che lo circondava a Ulrich parve così surreale e...
…affascinante?
Anche, se vogliamo.
Ma non nel senso amoroso del termine…
Era così…così…
Insomma, è chiaro no?!
Ed era questo che probabilmente aveva reso Ulrich del colore degli ortaggi che Piotr stesso stava delicatamente affettando.
Un caso?
Mah.
Fatto sta che si sentiva decisamente imbarazzatissimo.
Che fare, che fare, CHE FARE?????
“…altrimenti puoi rimanere qui con me e ci andiamo poi…”
Il suono di una porta sbattere spezzò l’ultima parola dal resto della frase.
“…insieme.” concluse Piotr.
Ulrich se n’era già andato.
Ma probabilmente aveva intuito quale fosse l’ultima parola mancante anzi, quasi certamente era stata proprio quell’intuizione a spingerlo a scappare senza nemmeno tener conto dei “Tac tac” del coltello...
Al sentire quelle parole, non era riuscito a reggere il troppo imbarazzo.
Ogni suo buon proposito era andato in fumo.
E forse proprio per questo motivo aveva sentito la necessità di prendersi una boccata d’aria…
E Piotr l’aveva capito.
 Senza bisogno di vederlo.
O sentirlo.
“Gioventù odierna…” commentò solo, continuando ad affettare i pomodori e sorridendo tra sè di tenera comprensione.


***




“Questa volta ce l’ho davvero Newt… Preparati….” disse Aaron scuotendo pensieroso il dito indice.
“Non dirmelo, ti prego…” rispose Newton che si vide per la prima volta a dover sopportare qualcuno e non ad essere sopportato.
Dura la vita quando i ruoli si invertono, eh?!
“E’ la…. chitarra!!!!!!!!!!” esclamò Aaron pieno di convinzione e puntando eroicamente  il dito verso di lui.
“Santo Iddio Aaron!!!!!!!!!!! La chitarra ce l’hai sulle spalle!!!!!!!!!!!!!!!!!” gli gridò Newton allibito.
Aaron si bloccò un secondo.
 E sospirò, sedendosi  sconsolato sul ciglio del marciapiede.
“Scusami Newt… è che sono così nervoso…. Avere la convinzione che mi manchi qualcosa mi fa essere inquieto… E se non sono tranquillo non riuscirò nemmeno a suonare bene…”
Sospirò di nuovo.
“Eddai, su… Non fare così…. Ti verrà in mente, vedrai!!! Avanti…Torna in te!!!! Sii l’Aron di sempre!!!!!” esclamò Newt facendogli un grande sorriso.
“Anche perché il tuo comportamento anomalo mi spaventa…” aggiunse poi facendosi anch’egli improvvisamente pensieroso.
Aaron sospirò per la terza volta.
“Su, dai, alzati in piedi!!!!!” lo esortò Newt tirandolo su per un braccio “Vedrai che, quando meno te lo aspetti,  te lo ricorderai, davvero!!!! Anzi, vedrai che sarà proprio lui a venirti incontro!!!!!”
“Sì…hai ragione…forse sarà davvero lui a venirmi incontr….”
Ma non appena Aaron si voltò, il tempo gli parve fermarsi.
Anzi no.
Rallentare.
E scorrere…
Mooooolto lentamente.
Perché quando si voltò…
…vide Ulrich che, spinto da qualcosa di molto simile alla forza della disperazione, stava correndo proprio verso di lui.
Molto.
Moooolto lentamente.
Correva a rallenty, come i bagnini di un vecchio telefilm, sfidando però  l’asfalto invece della sabbia.
E scuoteva la testa a destra e a sinistra, facendo ondeggiare la sua lunga chioma.
Gli occhi di Aaron si illuminarono come due piccole paiette poste alla luce del sole.
E’…. Ulrich!!!!!!!!!!!
Decise allora di unirsi anche lui, a quella scena a rallentatore.
Allargò entrambe le braccia e, gioendo per aver finalmente capito cosa aveva dimenticato a casa, corse verso di lui molto, moooolto lentamente, un passo dopo l’altro, a rallentatore, gridando….
“Ulrich!!!!!!!!!!!!!!!” urlò Aaron correndo velocemente verso di lui.
Molto.
Moooolto velocemente.
Ulrich, che nel frattempo si era voltato un secondo per vedere cosa avesse lasciato alle spalle (e per controllare che presumibilmente non ci fosse Piotr alle sue spalle…), tornò a guardare davanti a sé e, improvvisamente, si ritrovò di fronte un esaltatissimo Aaron che stava correndo all’impazzata verso di lui a braccia aperte e gridando al mondo il suo nome.
Che cazz…?!
Ma mentre stava pensando ciò, Ulrich non smise di far andare i piedi e, di lì a poco, lui e Aaron si sarebbero amorevolmente incontrati.
Anche perché non stavano decisamente correndo alla velocità corrispondente all’immaginario di Aaron.
Loro stavano per rischiare una piacevole collisione.
Un'amorevole collisione.
Che faccio, che faccio, CHE FACCIO?????
Ormai erano lì.
Si trovavano a pochi metri di distanza, e Aaron era già pronto ad abbracciarlo con immensa gioia.
Meno 5 m.
Meno 4 m.
Meno 3 m.
Meno 2….
Meno 1……
Le braccia di Aaron si richiusero all’istante avvolgendo…
…l’aria?
Rimase fermo con le braccia sospese al vento come un ebete, guardando Ulrich correre a razzo nel senso opposto.
Stava....
… scappando?
Ulrich girò l’angolo a sinistra.
Direzione: ignota.
Sì, stava decisamente scappando.
Newton raggiunse Aaron con una corsetta.
Lo osservò a destra e a sinistra come se fosse una scultura, e lo pizzicò con il dito, per risvegliarlo da quell’immobilizzazione improvvisa.
Aaron fece ricadere le braccia.
“Dici che l’ho spaventato…?” chiese poi non avendo ancora realizzato bene il risultato del suo incontro-scontro con Ulrich.
“No….” commentò Newt.
“Beh…” si corresse subito dopo “…forse un pochino...”
“Tu dici?” domandò Aaron ancora dubbioso.
“Beh…sì… Ma secondo me è perché stavi correndo troppo velocemente!!!!”
“Ah sì?” rispose Aaron stupito “E pensare che a me sembrava di correre addirittura troppo piano. Sai, come se avessi avuto dei pesi ai piedi…. Non so se hai presente… come quel telefilm in cui i bagnini corrono sulla spiaggia…”


***




Ma che cavolo gli salta in mente???????
….pensò Ulrich mentre correva, tentando di riprendere il più velocemente possibile il suo colore naturale.
Di nuovo.


***




“Aaaaaah finalmente siamo arrivati!!!!! Non ce la facevo più a correre!!!!!!” esclamò Newton piegandosi in due dalla stanchezza proprio di fronte alla porta del locale.
“Già… Ora però ti ricordo che dobbiamo sistemare tutto!” lo ammonì Aaron.
“Eh?! Io la mia parte l’ho già fatta….”
“Parte? Quale parte?!”  esclamò Aaron allibito.
Newton alzò le spalle, dedicandogli  uno sguardo di sufficienza.
Aaron lo fulminò con lo sguardo.
Visto che era venuto a rompere le palle, ora doveva romperle, quelle palle!!!!
Quindi era giusto che anche lui si desse da fare.
Oh, sì.
Era più che giusto.
Aaron afferrò Newton per il poncho.
“No… ora tu vieni dentro con me a sistemare TUTTO.” ribadì trascinandoselo dietro di forza.
“Eddai, è un’ingiustizia bella e buona questa!!!!! Anzi… non per niente né bella né buona, ora che ci penso!!!!!!!”
Aaron si voltò per guardarlo male, molto male, e fu sul punto anche di dirgli qualcosa ma, mentre tutto ciò era in atto (o per lo meno in programma) Aaron, non guardando di fronte a sé, si scontrò con qualcuno.
Tornò subito a guardare di fronte a sé, per scusarsi della sua disattenzione.
Ma non fu necessario....
 “Mag?”
“Aaron!!!”
Rimasero fermi a guardarsi per un paio di secondi.
Per poi esordire all’unisono…
“Ti stavo proprio cercando!!!!!!”
Mag arrossì subito al sentire la propria voce sovrapposta a quella di Aaron e, per evitare che lui se ne accorgesse, chiarì subito le proprie intenzioni.
“Stavo venendo a casa tua a cercarti urgentemente… Ho delle cose da dirti…”
“Anch’io ho delle cose da dirti.” rispose Aaron seccato.
“Ah sì?” disse Mag alzando lo sguardo ancora un po’ imbarazzato.
“Sì.”
Esitò per qualche secondo per formulare in maniera coerente e non troppo impulsiva il proprio pensiero. Però forse sbottò comunque con troppa veemenza…
“Cos’è questa storia dell’ ANDY DJ SET??????”
Scandì le ultime tre parole perché fossero più chiare, ma in realtà lo sarebbero state anche se non l’avesse fatto.
Era così palese che la frase ruotasse intorno a quelle…
Mag lo guardò, impietrita da quell’uscita così impulsiva che, da uno come Aaron, era abbastanza raro trovarsi a sentire. Si sentì piccola piccola di fronte a lui e alle sue parole anche se, in realtà, lei non era proprio dalla parte del torto…
“Stavo venendo da te appunto per dirtelo… E’ tutto il giorno che ti chiamo e non mi rispondi al cellulare…” disse allora un po’ esitante.
“E poi sono anche venuto a scoprirlo da solo, anzi grazie a Piotr!!!!! Come avrei fatto a suonare altrimenti???? Sai benissimo che ho bisogno di almeno due ore per preparar…. Hai detto che mi hai chiamato...?” chiese Aaron realizzando ciò che Mag aveva detto con una ventina di parole di ritardo.
“Sì…ti avrò chiamato almeno una decina di volte…”
Aaron si bloccò un secondo, pensieroso.
Cosa aveva fatto quel pomeriggio per non aver nemmeno sentito il cellulare?
Mmmm… Vediamo…. La doccia l’ho fatta questa mattina… La spesa l’abbiamo fatta l’altro giorno… La posta l’ha presa Piotr… vediamo… doccia, spesa, posta…. Aspetta. Posta?????
“Cavolo, hai ragione!!!” – esclamò rimembrando l’accaduto – “ Questo pomeriggio abbiamo sbraitato talmente tanto che probabilmente non avrei sentito nemmeno un bulldozer passare sotto la finestra di casa nostra…”
“Ehi!!!!!! Ma là c’è una batteria!!!!!!” esclamò improvvisamente Newt avvistando una batteria posta sul palchetto in fondo al locale.
E, senza che nessuno potesse aggiungere altro, corse esaltato a picchiettarci sopra con le bacchette che c’erano lì a terra, proprio a fianco ad essa.
Aaron e Mag lo guardarono saltellare gioioso verso lo strumento e, mentre lui scandiva le loro parole picchiettando a caso sui tamburi e sui piatti, continuarono il discorso:
“Avete litigato questo pomeriggio?” chiese Mag con tono comprensivo.
“Eh?” rispose distrattamente Aaron non ricordando più dove si fosse interrotto il discorso. Con tutte le cose che erano successe da poche ore prima a quel preciso istante, era comprensibile che fosse stanco e anche un po’ assente…
“No, mi stavi dicendo che avete sbraitato oggi, e mi stavo chiedendo se aveste litigato…”
Aaron fissò Mag per un momento senza dir nulla.
E le sorrise, apparentemente senza alcun motivo.
Ogni tanto capita che qualche pensiero passi rotolando nella mente delle persone, ma solo così, di passaggio.
Rotola, rotola, rotola dalla parte destra alla parte sinistra del cervello e poi non ricompare più.
Un po’ come una persona che attraversa il palco di un teatro da una parte all’altra, senza poi ritornare più sulla scena. E il pensiero che in quel momento aveva sfiorato la sua mente era stato semplicemente il fatto che era solo grazie a Mag se lui poteva esibirsi dal vivo e se aveva potuto esibirsi dal vivo fino a quel momento. Lei gli dava sempre volentieri la disponibilità ogni qualvolta volesse, oppure era direttamente lei a proporgli di fare un’ esibizione in una certa data. E lui ora si era ritrovato a lamentarsi con lei perché aveva invitato un'altra persona a movimentar la serata. Si sentì un po’ infantile al pensare che forse non si era arrabbiato tanto perché questa persona fosse un dj e perché lui non sopportava la loro musica… forse si era arrabbiato perché magari da quel momento in poi non sarebbe stato più l’unico ad esibirsi. Una sorta di gelosia o un qualche vago senso di attaccamento… ma ormai era passato. Era venuto con l’intenzione di chiedere spiegazioni, però si rese conto che in fondo era lui a doverle dare. Aveva reagito in maniera troppo impulsiva e senza sapere le motivazioni per cui Mag aveva organizzato tutto ciò.
Che comportamento stupido….
“Aaron, se mi guardi così mi imbarazzo…” disse Mag abbassando il viso e le guance vividamente rosate.
Dal canto suo Aaron, mentre stava ancora pensando ai propri sensi di colpa, realizzò con assai poco piacere che ancora non aveva preparato nulla.
“Tempus fuget.” avrebbe detto Piotr.
Doveva sistemare la chitarra, doveva rispondere a Mag, doveva andare a recuperare Newton,doveva  cercare Ulrich…
Come poteva fare????
D’improvviso si risvegliò dal disordine del suo cervello, come se fosse stato pizzicato da qualcosa.
E vide Mag davanti a sé ancora con lo sguardo timido abbassato e rossa in viso.
In realtà non erano passati più di un paio di secondi da quando lei gli aveva detto che si sentiva in imbarazzo…
Allungò il palmo della mano verso di lei, le alzò il viso sollevandole delicatamente il mento con le dita e le diede un bacio sulla guancia.
“Grazie.” le disse poi sorridendo dolcemente.
Mag, ovviamente, divenne ancora più rossa e imbarazzata  e, mentre osservava Aaron allontanarsi da lei e dirigersi verso Newt, decise che sarebbe stata cosa sensata andare a bersi un bicchiere d’acqua fredda, per ristabilire il battito cardiaco e la giusta temperatura corporea.
Aaron era sempre stato di una dolcezza infinita… ma mai soffocante. Il confine tra le due cose era molto labile, ma lui sapeva sempre essere sulla cresta dell’onda senza ostentare né esagerare. Perché ciò che rendeva speciale ogni sua dolcezza, ogni sua gentilezza e ogni sua cura e attenzione era proprio il fatto che non fossero studiati, ma che gli provenivano da dentro con autentica naturalezza. E ciò li rendeva puri, sinceri… veri.
Ma perché l’aveva ringraziata?
Mag non riuscì a capirne il motivo, e si ripromise di chiederglielo, la prima volta che ne avesse avuta l’occasione. Ora era impegnato, si stava dirigendo passo passo verso Newton, probabilmente aveva qualcosa da dirgli. Ma mentre lo osservava, da dietro il bancone, si accorse che qualcosa non andava. Vide Aaron avvicinarsi sempre di più a Newt e a poco a poco rallentare l’andatura, fino a fermarsi di fronte a lui, immobile. E lo guardava, come se avesse visto qualcosa di molto improbabile, inaspettato…
Non so… come un asino che vola, per intenderci.
Chissà perché si è ferm…
“Newton da quando sai suonare la batteria...?” chiese ancora avvolto da un improvviso stupore.
Newt si bloccò con le mani a mezz’aria e, con volto intimorito, fissò Aaron di rimando.
“Da mai!!!!!!!!!!!” rispose poi lanciando dietro di sé le bacchette e improvvisando un fintissimo sorriso.
“Eddai non fare lo scemo, ti ho sentito!!!!! Stavi suonando una delle mie canzoni!!!!! Non sono ancora sordo, sai?!”
Anche Mag rimase vagamente stupita dall’accaduto. Mentre parlava con Aaron le era parso che  Newton stesse suonando a casaccio, e probabilmente era anche stato così, ma in un certo momento doveva aver iniziato a suonare davvero, senza che loro lo notassero minimamente.
Ma ora se n’erano accorti.
Aaron se n’era accorto.
“Allora…?” fece di nuovo Aaron con le braccia incrociate sul petto e il piede che picchiettava a terra, nel tentativo di cavare qualche parola fuori dalla bocca di Newt.
Il che era veramente strano.
Anzi.
Paradossale, oserei dire.
Di solito a Newton si doveva mettere un tappo in bocca, non invogliarlo a spiccicare qualche parola…
“Eh va bene, va bene….” si arrese Newt scendendo dal palco e dirigendosi verso Aaron.
“Ti ricordi… le lezioni di surf su sabbia per gli ultranovantenni…?”
“Sì…”
“E il volontariato verso i sassi arenati sugli scogli…”
“Sì…”
“Gli incontri per l’integrazione di frutti e ortaggi importati dall’estero…”
“Sì…”
“I corsi per diventare infermiere lunare….”
“Sì…”
“Assistente costumista per le donne dei night club con problemi di invalidità…”
“Sì...”
“L’iniziativa “Svuotiamo insieme oceano”…
“Sì…”
“La raccolta fondi per far giocare i bambini poveri a Monopoli con soldi veri….”
“Sì…”
“Ecco, quelle cose… Come dire… Non le ho mai fatte…” ammise tristemente Newt.
“Ma dai? Chi l’avrebbe mai detto…?” - concluse Aaron fingendosi stupito – “Se avessi aggiunto anche “Insegnare a nuotare ai pesci” probabilmente avrei iniziato a dubitare di te. Ma non ti preoccupare. Solo un pochino.…”
“E’ che avevo scoperto che qui nel locale ogni tanto qualcuno lasciava questa batteria… E allora io venivo ad esercitarmi a suonarla…”
“E’ vero Aaron. Papà mi dice sempre che durante i suoi turni c’è il batterista di un gruppo che suona ogni tanto qui al locale e che lascia qui la batteria per un paio di giorni, prima di riprendersela. E’ uno strumento un po’ più impegnativo da portare in giro e forse,  non avendo la disponibilità o il tempo di smontarlo e portarlo via, lo lascia qui per un po’… Tanto non la ruba nessuno.”
“Ma qualcuno se ne approfitta…” commentò Aaron in risposta a Mag ma voltandosi verso Newt.
“Ma…ma… io… l’ho fatto solo perché volevo suonare con te, Aaron….” ammise allora Newton per forza di cose.
Doveva essere uno dei momenti più onesti di tutta la sua vita.
Aaron lo guardò, preso alla sprovvista. Non si aspettava questa uscita, soprattutto da Newt, il bambino egoista e capriccione per antonomasia.
Che fosse stato miracolato? Newt? Gli sembrò un po’ improbabile, ma forse anche Newton era sul punto di avvicinarsi a una vago e nebbioso processo di beatificazione…
“Tu… hai fatto questo… per  me?” sillabò Aaron ancora in preda allo stupore.
“Volevo che fossi orgoglioso di me… volevo dimostrarti che non sono un buono a nulla come mi dite sempre… ma soprattutto… perché volevo che suonassimo insieme… No, aspetta. In realtà il motivo principale era per sfogare le mie voglie omicide verso Piotr… Però va, beh… Suonare insieme veniva subito dopo!!!!!!!!”
Aaron allora smise di guardare Newt stupito e, con un sorriso di gioia stampato in faccia e lacrime di commozione agli occhi, abbracciò pieno di letizia, l’amico ritrovato.
Anche Newton aveva gli occhi che brillavano di felicità e di commozione e insieme, sognanti come due innamorati, ostentavano al mondo…
“Che bello!!!!! Suoneremo insieme!!!!!!! Quale gioia e quale letizia!!!!!!”
Mag, divertita (e un po’ inquietata) da quello spettacolo, non poteva far a meno di sorridere della loro contentezza.
E, mentre i due amici si tenevano entrambe le mani e si scambiavano sguardi d’amore e d’intesa…
“Ah! Ciao Ulrich!” esclamò Mag accogliendolo con un sorriso.
Ulrich rimase impietrito al vedere Aaron e Newt guardarsi negli occhi, saltellando felici mano nella mano per la stanza come due cerbiatti in primavera, e il suo viso non potè fare a meno di dipingersi un’espressione interrogativa…
“Tranquillo, è da un po’ che vanno avanti… cioè in realtà questo non dovrebbe essere un motivo per stare tranquillo…comunque non ti preoccupare. Per il momento sono ancora solo amici…” disse Mag tranquillizzandolo un poco e sorridendogli, ancora divertita.
Effettivamente era una vista inquietante, sembravano due effemminati della peggior specie, era normale che si fosse irrigidito un po’…
Mancavano solo gli uccellini e i petali di rosa…
Le parole di Mag però lo rassicurarono e, fortunatamente, si sciolse un po’.
Stava per ringraziarla e spostarsi finalmente dall’uscio su cui era fossilizzato (per l’ennesima volta) quando…
Beh…
Insomma…
Si fossilizzò di nuovo.
Sentì una pericolosa presenza alle sue spalle...
Qualcuno che stava per attaccarlo…
Qualcuno la cui influenza agghiacciante faceva irrigidire anche i sassi…
Qualcuno che gli faceva cambiare la temperatura corporea a tempi di record…
Qualcuno che gli appoggiò una mano sulla spalla…
“Mi sono perso qualcosa…?” disse Piotr entrando nel locale e riferendosi ovviamente ai due piccioncini che si guardavano negli occhi sognanti e si tenevano le mani come due amanti.
Piotr, a quella vista, non aveva potuto fare a meno di inarcare anche il sopracciglio, unico segno di vita nella sua solita espressione sentenziosa.
Ma Ulrich non poteva saperlo.
Non osava voltarsi…
Il solo sapere di avere Piotr alle sue spalle e la sua mano sulla sua spalla lo stava per far collassare.
Fortunatamente si limitò a irrigidirsi e a sudare un po’ freddo…
Un po’ come prima, insomma.
Beh, in realtà…come ogni volta in cui Piotr gli parlava o si avvicinava troppo a lui.
Eppure le sue intenzioni erano più che buone…
Mettere la mano sulla spalla di un amico è un segno d’affetto…giusto?
Giusto???
“Piotr!!!!!!” esclamarono Newt e Aaron all’unisono, presi alla sprovvista.
“Non è come sembr…. Ahia!!!!! Perché mi hai schiaffeggiato la testa?????” si lamentò Newt che stava solo tentando di dare delle spiegazioni.
“Perché te lo meriti.” rispose Aaron già ricomposto.
“Ma perché, scusa???? Che ho fatto?????”
“Niente. Ma sono sicuro che non appena avrò finito questa frase, ne combinerai una delle tue.”
“Ah sì???? Beh allora ti rubo la chitarra!!!!!!!” annunciò Newt afferrando la chitarra di Aaron e iniziando a correre in giro per la stanza.
“Visto? Che ti avevo detto? Ridammi la chitarra, moscerino!!!!!!!” inneggiò Aaron inseguendo Newton per tutto il locale.
Mag, Ulrich e Piotr li osservavano divertiti.
Beh… Ulrich non propriamente divertito.
Ma fortunatamente Piotr non rimase lì per molto…
“Sempre i soliti…” disse a Mag sospirando tra sé e appoggiando sul bancone la borsa che teneva nell’altra mano, borsa piena di  stuzzichini e panini vari, da lui personalmente preparati.
Ulrich tirò un sospiro di sollievo.
Fiuuuu….. Meno male….
Ma non fece in tempo a gioire che, non appena ebbe visto Piotr da lontano, si irrigidì di nuovo.
Cavolo si era bloccato e sbloccato talmente tante volte che avrebbe potuto cambiare ruolo e fare qualcosa di simile a un interruttore della luce…
O al massimo a una statua ornamentale…
Ma questa volta poteva consolarsi.
Perchè non fu l’unico.
Anche Aaron, osservando meglio Piotr, fermò improvvisamente la sua corsa.
“Ehi!!!!! Perché ti sei ferm…????”
E anche Newt si bloccò di conseguenza.
Rimasero tutti fermi per qualche secondo a guardarlo, e Piotr non ci mise molto ad accorgersene….
“Qualcosa non va?” chiese con la sua solita compostezza.
“Piotr…. I tuoi capelli…” disse Aaron debolmente, cercando di dar  voce ai propri pensieri.
Anche se non in modo del tutto chiaro.
“Sì?”
“Non te li avevo mai visti portati in quel modo, cioè… Li hai sempre avuti legati…”
Piotr lo guardò in maniera interrogativa.
Spostò quindi  lo sguardo sui propri capelli, e intese subito quale fosse il dilemma…
“Aaaah, capisco. Ho scordato di sciogliermi il mage* e di legarmi i capelli in una coda, come faccio solitamente. Li sistemo subito.”
“No!!!!” gridò improvvisamente Aaron.
“Perché no?” chiese Piotr stupito da quel comportamento insolito, e con le mani ancora a mezz’aria nel tentativo di sfilarsi l’elastico dai capelli.
“Perché…insomma…in realtà…tu…”
“In realtà credo che Aaron stia cercando di dirti che stai molto bene con questa pettinatura, Piotr.” spiegò Mag arrossendo un po’ ma riuscendo così  a salvare Aaron da una situazione d’impaccio e di evidente stallo.
Insomma, gli uomini….
Non si dicono certe cose tra loro…
“Ma che state dicendo, Mag???? Piotr stai malissimo e sembri pure una donna!!!! E’la pettinatura più brutta che io abbia mai visto nell’intero universo galattico!!!!!!” sbottò Newton per far cadere l’idea ipotizzata Mag (e pensata da Aaron…).
“Se non condividessimo la stessa casa, scommetterei sull’assenza di specchi nella tua abitazione…” rispose Piotr con compostezza.
“Che?! Ce l’hai con i miei capelli????? I miei capelli sono fichissimi!!!!!”
“Mi vergogno solo a starti accanto…”
“E allora perché ci stai????”
“La tua ignoranza valorizza la mia intelligenza.”
Pausa di silenzio.
“Non è vero!!!!! Ho l’intelligenza più intelligente dell’intero universo galattico!!!!!!” esclamò Newt dopo essersi preso un paio di secondi per comprendere la precedente affermazione di Piotr.
“Sì, e spari un Big Bang di stronzate. Ops, scusa… mi è sfuggito.” rispose Piotr lanciandogli uno sguardo di sfida.
“Grrrrrr!!!!!!! Me ne vado a prendere un caffè!!!!!!!! Per il bene dell’umanità!!!!!” concluse Newt eroicamente, uscendo stizzito dal locale per andarsi a prendere il suddetto caffè.
Sbatteva a terra i piedi come un elefante, ed era incurvato come un cammello.
Anche se effettivamente i cammelli non sono incurvati…
Ma hanno la stessa gobba che Newt si era appositamente creato per l’occasione.
Dopo che lui e la sua rabbia se ne furono andati, il silenzio regnò sovrano nella stanza.
Ma non per molto.
Dieci secondi dopo Newt rientrò nel locale, allo stesso modo in cui era uscito.
Solo che alla camminata pesante e all’incurvatura della schiena si aggiunse anche uno sbuffo molto accentuato.
Piotr, Aaron e Mag si guardarono con aria interrogativa.
Newt si diresse dritto verso il bancone, e si sedette su uno degli sgabelli.
Sapeva di essere sotto gli occhi di tutti, quindi decise di fare l’indifferente.
Ma non ci riuscì molto....
“Un caffè, per favore.” disse a Mag con fare corrucciato, ancora stizzito per essersi scordato di trovarsi già in un bar…



* il mage è una delle parti di cui è composta la tradizionale pettinatura dei samurai. In particolare si tratta di quello che nel gergo comune viene chiamato “cipollotto” (o almeno, io l’ho sempre chiamato così ^-^’’) a causa della sua particolare forma, che ricorda quella dell’omonimo ortaggio.



***




“Che dici la riproviamo un’ultima volta? Però dobbiamo fare in fretta, fra una mezzora  incomincerà ad arrivare gente…” disse Aaron dando una sbirciatina all’orologio appeso sopra il bancone.
“Sì!!!!!! Un’ultima volta, dai!!!!!!” rispose Newton tutto eccitato, riprendendo in mano le bacchette.
E mentre Aaron e Newt riprovavano il pezzo che avrebbero dovuto suonare insieme di lì a poco, Piotr, Mag e Ulrich stavano sistemando un piccolo rinfresco (a cui sia Mag che Piotr avevano contribuito dal punto di vista culinario) posto su alcuni tavoli ai lati della stanza.
“Ciao Mag!!!! Scusa il ritardo, ho avuto un imprevisto oggi a scuola….” disse qualcuno entrando di corsa nel locale.
Mag si voltò verso l’entrata.
“Ciao Tim!!!! Tranquillo, ci sono anche Piotr e Ulrich che mi stanno dando una mano mentre Aaron e Newton suonano un po’… Fai pure con  calma, siamo già a buon punto!” rispose lei sorridendogli con gentilezza.
Tim appoggiò anch’egli la propria borsa sul bancone, lasciando trapelare un po’ di incertezza nei suoi movimenti.
“Ok… beh, allora… io vado a cambiarmi!!!”
E in un attimo si era già trasferito nel retro del banco.
Ulrich lo guardò allontanarsi, immobile in mezzo alla stanza con un vassoio in mano.
Si ricordò la prima volta in cui l’aveva visto (e l’unica fino a quel momento).
Era così insicuro e timido….
Newton e Piotr l’avevano mandato in crisi….
E poi Aaron, come si era infuriato con loro!!!
Sorrise tra sé, rimembrando quei momenti, che per un attimo credeva di aver dimenticato.
Si erano divertiti molto quella sera…
Beh, in realtà si rese subito conto di come fosse più confuso e spaesato, che divertito… però aveva iniziato a conoscere quei tre buffi personaggi, che lo avrebbero poi accompagnato fino a quel momento.
Pensò di nuovo a come Newton e Piotr avessero bisticciato, in una maniera talmente originale ai suoi occhi, che gli pareva quasi una montatura.  Una di quelle da film demenziale americano…
Poi però aveva imparato che, in realtà, non si trattava di un semplice fotogramma del film di una sera, ma che era la routie che caratterizzavo il loro (strambo) rapporto.
Che tipi…
Pensò abbassando lo sguardo e sorridendo tra sé.
E poi?
Cosa c’era stato poi?
Ah sì!
Poi avevano suonato e….
Interruppe un secondo i suoi pensieri, e volse lo sguardo verso Aaron, ricordando improvvisamente tutto.
Aaron gli aveva…
…salvato la vita.
Come aveva potuto dimenticarlo?
Si era già abituato così tanto alla sua presenza, da aver scordato un dettaglio così importante?
Continuò a fissare Aaron, intento a suonare sorridente, e a dar consigli a Newt in caso ne avesse bisogno.
E rimase lì, imbambolato a guardarlo con il vassoio in mano.
Al centro della stanza.
In mezzo alle scatole.
Improvvisamente qualcuno gli prese il vassoio di mano, risvegliandolo dal suo torpore.
“Tranquillo. Faccio io.” disse Piotr sorridendogli con i suoi socchiusi occhi azzurri.
Ulrich lo guardò un secondo senza dir nulla, imbambolato allo stesso modo di prima.
Semplicemente,  le mani sospese a mezz’aria che prima stavano sostenendo il vassoio, ora non stavano sostenendo nulla.
Non riuscì a rispondergli nemmeno con un”Grazie”.
La cosa che più lo aveva imbarazzato, questa volta, era il fatto che sicuramente Piotr aveva capito cosa lui stesse pensando.
Beh ovviamente non poteva sapere nello specifico quali fossero i pensieri di Ulrich, ma di certo aveva intuito che fossero tutti dedicati ad Aaron.
Però era proprio vero, e dovette ammetterlo.
Nonostante Piotr riuscisse a comprendere bene le persone, non faceva mai pesare loro il fatto che avesse intuito qualcosa. Non era andato da lui dicendo “Stai pensando ad Aaron, eh?” anche se era palesemente scritto a caratteri cubitali sulla sua fronte. Né aveva fatto altre affermazioni o domande in merito.
L’aveva semplicemente compreso.
E non era mica cosa da poco.
C’è una sottile differenza tra capire e comprendere.
Comprendere racchiude in sé anche l’idea di “venire incontro” alla persona che si è compresa, concetto che nel verbo “capire” è un po’ più fugace.
Era una bella cosa.
Sì.
Davvero una bella cosa.
Sorrise con espressione un po’ da ebete, sospirando sollevato.
Sollevato da cosa, non si sa…
Sapeva solo di sentirsi finalmente più tranquillo.
Senza preoccupazioni o strane comparse improvvise.
Volse ancora un ultimo sguardo veloce ad Aaron, prima di girare i tacchi verso il bancone.
Questa volta, però, Aaron lo colse in flagrante, e gli fece l’occhiolino, unico movimento che probabilmente poteva rivolgergli mentre suonava la chitarra.
Ulrich arrossì, al pensare di essere stato beccato in pieno, e rispose con un impercettibile saluto con la mano, e con il sorriso da ebete di prima.
E sistema di qua, sistema di là, suona di su, suona di giù, riuscirono a preparare tutto per tempo.
La gente aveva iniziato a riempire il locale.
“Newton, adesso devo suonare io, la canzone che facciamo insieme la teniamo per ultima come gran finale, ok?” disse Aaron spiegando all’incirca le dinamiche della serata.
“Ok!!!!” rispose Newton tutto eccitato.
“E mi raccomando. Mettiti qui a lato del palco, perché se ti perdi in mezzo alla folla, non possiamo aspettare un’ora perché tu raggiunga la tua postazione. Chiaro?”
“Chiarissimo!!!!!” esclamò Newt ancora più eccitato.
“Bene. Hai qualcos’altro da chiedermi, qualche dubbio da risolvere, prima che io vada?”
“No!!!!”
“Fantastico. Allora io vado a….”
“Aaron!!!!!!!!!” gridò allora Newton bloccando Aaron, il quale era già in procinto di andare alla suo posto.
“Che c’è?” chiese Aaron stupito.
Non era tutto ok?
“Ho le falene nello stomaco….” disse allora Newt facendo il broncio e portandosi entrambe le mani sulla pancia.
“Le falene nello stomac.. Aaaaaah ho capito! Beh è normale quando ci si esibisce davanti a un pubblico, Newt. Vedrai che ci farai l’abitudine. Ce le ho anche io, quindi…”
“Vojo Panda…” si lamentò allora Newton ignorando (quasi) ciò che Aaron gli aveva appena detto.
“Panda?!”
“L’ho dimenticato a casa….” constatò intristito.
“Non puoi andarlo a prendere ora!!! E’ troppo tardi, non torneresti mai in tempo per il finale!!!!!!”
“Uffi….solo lui con il suo pelo riesce sempre a farmi passare il mal di pancia….”
“Vedrai che ti passerà comunque, Newt. Ora non si può proprio andar….”
“Ehi, disfatta del raziocinio.” – disse poi una voce proveniente da dietro di loro – “Ti ho portato il tuo animale.”
Newt si voltò.
Aaron sorrise, mettendosi entrambe le mani sui fianchi.
Eeeeeeeh…. Per una volta Newt sarà costretto a ringraziarlo… Che bello… Niente litigi finalmente…
“Come mi hai chiamato scusa??????” - sbottò subito Newton al vedere Piotr che reggeva Panda sospeso in aria, tenendolo per una zampa – “E poi non è un animale!!!! E’ un panda!!!!!!”
Piotr inarcò il sopracciglio, guardandolo con la solita espressione sentenziosa stampata sul viso.
“Hai ragione, scusa. Tra i due sei tu l’animale.”
E mentre da lontano osservava Piotr e Newt litigare per la restituzione di Panda, che si protese per un po’ a causa della preponderante differenza in cm che impediva a Newton di raggiungerlo, Aaron sorrise, scuotendo la testa.
Non cambieranno mai….
Pensò voltando loro le spalle e dirigendosi passo a passo verso il palco, imbracciando, spensierato, la propria chitarra.


***




Il concerto era stata per Ulrich un’esperienza davvero strana e… dolorosa?
Questa volta aveva deciso di mettersi in prima fila, sotto il palco, per vedere meglio da vicino.
Ovviamente poco distante da lui, ma lontano dalla folla, stava il suo mentore (Piotr) a cui Aaron aveva affidato l’importante incarico di tenerlo d’occhio.
Teoricamente Ulrich non avrebbe dovuto saperlo… ma era quasi più palese del fatto che prima lui stesse fissando Aaron pensando ad Aaron….
Era così eccitato all’idea di vedere il suo primo concerto!
L’altra volta non ci aveva prestato molta attenzione e poi, in realtà, quel drastico imprevisto gli aveva impedito di godere pienamente di quello spettacolo.
Teneva in mano un tè freddo, posto in uno di quei bicchierini carta da McDonald’s completo di copri bicchiere e cannuccia bianca a striscioline rosse e blu.
Si sentiva come un bambino però a bere con la cannuccia e con quel bicchiere infantile, anche perché, più si guardava attorno, e più vedeva che ognuno aveva il suo bicchiere, boccale, calice,… in vetro.

“Mag!!!! Ascolta, se prima o durante il concerto Ulrich ti chiedesse una bibita, servigliela nel bicchiere di carta. Potrebbe farsi del male quando verrà investito dalla folla….”
“Ok Aaron… Se lo dici tu….”

Bah.
Chissà perché.
Smise di pensarci con un’alzata di spalle, e iniziò a guardarsi attorno incuriosito.
E forse anche un po’ impaurito.
Certo che l’altezza media della popolazione maschile in quegli anni doveva essere proprio aumentata.
E forse non solo l’altezza.
Anche la larghezza…
Il fischio del microfono dissolse in un secondo tutte le sue fantasie demografiche e lo fece tornare alla realtà.
Stava per incominciare.
Tra qualche secondo Aaron sarebbe salito sul palco.
Tre…
Due…
Uno…
Buio.
Buio pesto.
Buio totale!!!!!
Sentì la folla urlare, ma non riusciva a vedere nulla intorno a sé.
Per un momento non riuscì a capire più dove fosse, ma un paio di spintoni gli fecero rimembrare tutto. Beh, un paio di spintoni per risvegliarsi…. Ma lo spasso non era ancora incominciato!
Si rese ben presto conto di stare in piedi solo grazie agli spintoni e alle spallate che lo colpivano da ogni lato.
Se l’avessero colpito a destra sarebbe caduto a sinistra.
Se l’avessero colpito a sinistra sarebbe caduto a destra.
Ma, visto che era ancora in piedi (e si sentiva completamente dolorante), dovevano averlo colpito in ogni minimo cm3 di sé stesso disponibile.
Stanco però di essere pestato da ogni lato (in quel gesto che poi scoprì avere addirittura un nome: il pogo) e accortosi che la gente non lo stava spintonando per sbaglio ma volutamente, decise di farsi largo tra la folla, e tornare al suo posto originario, dove poteva vedere Aaron.
Sapeva che dall’alto del palco non avrebbe potuto comunque aiutarlo, ma anche il solo vederlo lo faceva sentire più sicuro….
Però continuavano comunque a spintonarlo, eccheccavolo!!!!!
Mentre Ulrich era intento a tirare delle occhiatacce malefiche a chiunque lo spintonasse Aaron, dall’alto del palco, si accorse della situazione di difficoltà in cui l’indifeso amico si trovava.
E fece un cenno con la testa.
Anche Ulrich se ne accorse, ma…
..perchè ha fatto quel cenno con la tes…
“Tutto bene?” disse Piotr spuntando improvvisamente dietro di lui e provocandogli quasi un infarto.
Ulrich, impietrito come suo solito, si limitò a voltare la testa di un paio di gradi,  e a fargli un impercettibile cenno con la testa, giusto per non farlo preoccupare troppo…
Poi tornò subito a guardare Aaron, cercando di auto convincersi del fatto che Piotr non fosse veramente dietro di lui.
Menomale che il locale era piuttosto buio.
Non osava pensare al colore che aveva assunto la sua pelle in quel momento…
Oh, beh.
Meglio godersi il concerto.
In realtà si rese però conto di quanto quell’ora fosse volata velocemente.
Aveva fissato Aaron per tutto il tempo, incantato dal suono, la musica, gli strumenti, la voce….
Tutto…
Si vedeva veramente quanta passione mettesse Aaron in ogni singola nota, in ogni singolo gesto, in ogni singola sillaba…
Ed era proprio questo che l’aveva incantato.
Probabilmente succede così ad ogni concerto….
Si disse.
Ma l’immagine di Aaron che suonava la sua chitarra, elettrica o acustica, in un lento o in una canzone rock, fu una delle immagini che più gli rimasero impresse nel corso della sua vita.
Non sapeva come descriverlo…
Gli sembrava tutto così surreale….
Era come se Aaron stesso fosse in un altro mondo, fuori dal mondo…
Ma la cosa più importante era che nel trasporto di ogni sua azione si leggevano una felicità e una spensieratezza infinite, sensazioni che lui sapeva di non provare più da tempo.
Sorrise tra sé al dover ammettere che era contento di vedere Aaron così felice.
Con tutte le conseguenze che ciò poteva avere per lui…
In un batter d’occhio si arrivò anche all’ultima canzone.
Newton salì sul palco armato di bacchetta, bacchetta e Panda, e si posizionò alla batteria.
Tre colpetti e la canzone partì.
Ulrich sorrise divertito al vederli suonare insieme.
E lo stesso fece Piotr alle sue spalle.
Erano davvero una bella coppia scalmanata.
E per di più suonavano pure bene!
Anche Newton, che all’inizio sembrava avere qualche incertezza, riuscì a lasciarsi andare e a dare il meglio di sé.
Sembrò proprio la prospettiva di una coppia destinata ad andare avanti a suonare insieme.
Beh sarebbe stata una bella cosa.
Davvero una bella cosa.
E così in tre minuti anche il finale finì (perdonate il gioco di parole), come ogni altra cosa del resto.
Aaron giunse sul limitare del palco, per ricevere gli applausi e ringraziare con un inchino.
Ma chiamò anche Newt con un cenno della mano, e presto si ritrovarono in due a godersi tutto l’apprezzamento del pubblico.
All’inizio però Newton era decisamente un po’ troppo esaltato.
Arrivato al limitare del palco e prendendo gusto a quelle ovazioni, spinse di Aaron di lato con un movimento del fianco.
“Ehi!!!!” rispose Aaron riguadagnando il centro del palco e spingendo via Newton a sua volta.
Poi Newt tornò stizzito e tentò di ripristinare la sua supremazia.
E lo stesso fece Aaron.
Sembrò che il guadagno del centro della scena dovesse durare all’infinito ma…
…poi Aaron ebbe l’illuminazione.
A che scopo spingersi via se tanto, non si oscuravano comunque a vicenda?
Prese allora Newton per le spalle, e lo portò davanti a sé.
Per l’altezza che aveva Newton rispetto alla sua, si vedevano comunque entrambi benissimo!!!
Newton alzò lo sguardo verso Aaron alle sue spalle, e gli sorrise.
Anche Aaron gli rispose sorridendo.
Era riuscito tutto alla grande.
E si sentivano entrambi soddisfatti di loro stessi, gratificati del fatto che la loro collaborazione, seppur breve, avesse dato i suoi frutti.
Quando la gente iniziò a dissiparsi portandosi verso il bancone o verso gli stuzzichini, Aaron e Newton scesero dal palco a braccetto, marciando felici come due compagni di bevute.
“Allora??? Com’è andata????” chiese subito Newton, curioso di avere un’opinione esterna.
“Bene.” rispose  Piotr alla sua solita maniera.
“Bene?!?! Solo bene?????” sbottò Newt, sdegnato da un apprezzamento così breve.
Aaron scoppiò a ridere.
“Newt, lo sai come è fatto Piotr, più di tanto da lui non puoi estorcere! Proviamo a chiedere a Ulrich! Ulrich, cosa ne pensi della nostra neo-collaborazione?” chiese allora Aaron voltandosi verso Ulrich.
Voltandosi verso Ulrich.
Verso Ulrich.
Ulrich.
Qualche secondo di silenzio.
Poi lo sguardo di Aaron si spostò velocissimamente verso Piotr.
“Piotr, dov’è Ulrich???????” domandò Aaron esasperato.
“In bagno.”  rispose Piotr laconico.
“Perché…” – aggiunse subito dopo – “…Avrei dovuto seguirlo anche lì?”


***




Gli mancavano un poco le forze, forse aveva bisogno di una boccata d’aria.
Non era abituato ad un rumore così alto e a stare immerso in un ammasso di gente così insidioso.
Ancora un po’ frastornato, tentò di riprendersi dallo sballottamento dovuto al caos sciacquandosi il viso con un po’ d’acqua fresca.
Prese un paio di salviettine di carta e le appoggiò sul lavandino, accanto a sé. Aprì poi il rubinetto cigolante e mise la punta delle dita sotto l’acqua scrosciante per controllare che fosse abbastanza fresca.
Era gelida.
Meglio così….
Unì le proprie mani a coppa per raccogliervi dentro un po’ d’acqua e abbassò li viso sul lavandino.
Al sentire il contatto con l’acqua fredda e le goccioline scorrergli giù dalla fronte si sentì subito sollevato.
La testa smise un po’ di girargli e riusciva e reggersi in piedi senza troppa fatica.
Tenendo ancora gli occhi chiusi per evitare che vi entrassero dentro delle fastidiose gocce d’acqua, tastò un po’ il lavandino con la mano e recuperò le salviettine di carta. Le afferrò con entrambe le mani e le portò al viso. Rimase così per  qualche secondo, con gli occhi serrati e il viso appoggiato su entrambe le mani, sulle quali a loro volta c’erano le salviette che, a poco a poco, iniziarono ad assorbire tutta l’acqua.
Nonostante fosse ormai asciutto, a parte alcune goccioline che pendevano da alcune ciocche di capelli che gli erano ricadute in avanti, si sentiva talmente comodo in quella posizione, che quasi non voleva distaccarsi. Come quando rimani per un po’ con il viso appoggiato sull’asciugamano morbido dopo esserti sciacquato il viso nel bagno di casa tua.
Probabilmente aveva anche paura che, togliendo le mani e riaprendo gli occhi, la testa avrebbe rincominciato a girargli vorticosamente. Il che non era del tutto improbabile, anzi….
Mentre ancora si stava facendo cullare dalle proprie mani quasi fossero un morbido cuscino, sentì improvvisamente un soffio caldo sul proprio collo.
Come se…
Come se…
Si voltò di scatto, levando veloce la carta bagnata dal proprio viso e appoggiandosi con entrambe le mani al lavandino per non sbilanciarsi, dato che era ancora piuttosto frastornato.
Ora che rivolgeva le spalle al lavello, potè vedere con sorpresa che dietro di lui non c’era nessuno, diversamente da come aveva sospettato.
Spostò gli occhi ancora spaventati a destra e a sinistra per verificare che fosse veramente solo. Le porte dei bagni era tutte spalancate, e ognuno di essi era completamente vuoto.
Sussultò di nuovo al sentire il rumore del fruscio di vento.
Guardò allora in alto, che gli sembrò la direzione da cui proveniva il soffio di vento, e vide con grande sollievo che, quasi al confine con il soffitto, vi era una piccola finestra semiaperta.
Chiuse gli occhi e tirò un sospiro di sollievo.
Sentì le gambe diventargli molli e prive di forza tanto era il sollievo.
Si voltò allora di nuovo verso il lavandino tenendosi saldo al ripiano su cui esso si trovava, per evitare di accasciarsi a terra.
Non ce ne fu bisogno.
Non appena si fu girato, si irrigidì di colpo, come un pezzo di legno.
Le mani iniziarono a tremargli.
E lo sguardo spaventato…
…ad intenerirsi.
Protese davanti a sè le dita leggere ed insicure e le appoggiò sullo specchio, facendole coincidere con quelle di Ilian.
La stessa espressione malinconica che Ulrich aveva sul viso, si trovava anche su quello di Ilian.
Ogni più impercettibile movimento del viso o degli occhi, si ripeteva uguale nello specchio che gli stava di fronte.
Solo che l’immagine che vedeva non era la sua.
Chiuse gli occhi e strinse i denti abbassando la testa.
Quello non è Ilian!!!!! E’ una tua stupida allucinazione, dannato idiota!!!!!! Sei talmente sconvolto da vedere nello specchio l’immagine di Ilian invece della tua!!!!!!
Strinse i pugni con forza a questo pensiero, ma li allentò poco dopo.
Era stanco.
Molto stanco.
Anche se riusciva a reggersi in piedi e a camminare, si sentiva debilitato e provò una gran voglia di lasciarsi andare e accasciarsi a terra.
Si lasciò invece ricadere in avanti, e appoggiò la propria fronte sullo specchio, e così fece anche l’immagine riflessa.
Inspirò ed espirò profondamente.
“Ulrich!!!! Tutto ok?” esclamò improvvisamente Aaron spalancando la porta del bagno.
Ulrich si risvegliò subito dal suo torpore e si voltò di scatto, facendo finta di nulla.
“Sìsì tutto bene!!! Mi girava solo un po’ la testa…” rispose poi sperando che Aaron non l’avesse visto stanco e accasciato come poco prima aveva dimostrato di essere.
“Non ti preoccupare! E’ normale quando c’è molta folla e tanto rumore. Capita spesso durante i concerti, molto spesso mi è capitato di vedere gente nelle prime file portate via in barella perché aveva dei mancamenti. Spesso nell’insieme è un atmosfera difficile da reggere… e si vede che tu non sei abituato a questo tipo di cose...” gli disse sorridendo benevolo.
“Già…dev’essere come dici tu…”
“Sicuramente! Non ti preoccupare! E ora andiamo a raggiungere Piotr e Newton, si stanno che ci stanno aspettando di là!”
“Ok!” rispose allora Ulrich sorridendo e inseguendo Aaron , che l’aveva afferrato sottobraccio.
Dopo lo sbattere della porta, nel bagno rimase un cupo silenzio.
Il fruscio del vento che prima aveva intervallato il nulla di quella stanza vuota, smise di farsi sentire.
Anche i suoni che Aaron e Ulrich avevano lasciato nell’aria incominciarono lentamente e disperdersi e a sciogliersi, come tempera in acqua fresca e limpida.
Accarezzò delicatamente  il punto dello specchio in cui vi era ancora l’alone lasciato dalle dita di Ulrich, dall’altra parte del vetro.
Sorrise dolcemente al suo ricordo, mentre la sua immagine incominciò lentamente a dissolversi, come i sogni al momento del risveglio.
E con lui se ne andò anche l’ultimo suono che stava aleggiando leggero nella stanza.
Il soffio caldo del suo respiro.


***




Mentre la gente si stava disperdendo per la sala o era intenta a bere aperitivi e a mangiare stuzzichini, una figura stava nascosta nella penombra, appoggiata con le spalle al muro più remoto e buio della sala.
Lo sguardo abbassato, le gambe distese ma incrociate, e allo stesso modo entrambe le braccia conserte sul petto.
Mentre ancora teneva gli occhi chiusi e il viso basso nascosto da un cappello da cowboy, la figura nella penombra sorrise.
Sorrise tra sé.
Un sorriso malizioso.
Perché nessuno si era accorto di lui.
Almeno finche non si mise in piedi, gettò via tenendolo tra il pollice e l’indice lo stuzzicadenti che aveva tra le labbra, alzò lo sguardo e si diresse a passi decisi verso le porte antipanico che aveva di fronte.
Le aprì simultaneamente appoggiando entrambe le mani rispettivamente sull’una e sull’altra maniglia, e facendo così aprire l’entrata della stanza come se fosse una grande finestra.
Rimase fermo sull’uscio di quella nuova sala, con le braccia ancora sospese a mezz’aria, quasi fosse il San Pietro di quel mondo.
Un altro mondo.
Un nuovo mondo.
 “Il mio mondo.”
  
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