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Autore: LadyOrlando    30/06/2011    1 recensioni
Allora in questa storia sono presenti alcune celebrità, prima fra tutte Mika e Jamesa Franco- come personaggio secondario-.
Dal primo capitolo:
"“Voglio dire che potremmo contattare qualche cantante famoso per scrivere una canzone, così poi potrebbe lanciarla come singolo e tutti direbbero : “Oh questa è la canzone del film the intellectuals”. Cosa ne pensi?”.
“Ho capito, ma sai è difficile trovare un cantante o una cantante adatto al nostro film. Noi parliamo di… disadatti, nerd, ragazzi che non sono propriamente cool, di certo non puoi chiamare Britney Spears!”.
“Infatti io ho già chiamato il manager di un altro cantante e fidati è quello giusto”. [...]
 Negli ultimi mesi Michael Holbrook Penniman Jr non aveva avuto un attimo per respirare: da quando era uscito il suo terzo album si trovava catapultato da ogni parte. Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Stati Uniti. Tutti volevano sapere tutto su di lui. Sempre le stesse domande. 
commentate, anche se la storia non vi piace per niente.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Allora prima del capitolo vorrei dire alcune cose: mi scuso del ritardo con cui ho aggiornato; non ho la minima idea di come si scriva una scenggiatura, quindi non so se ho scritto in modo errato o meno; per aggiornare il più in fretta possibile non ho nemmeno riletto le mie parole; mi scuso in anticipo per evantuali errori di battitura. Dopo la lettura del capitole, mi piacerebbe che ognuna di voi mi scriva la trama del film secondo la propria opinione. penso sia tutto. buona lettura!
P.S. il capitolo è più breve degli altri, ma è fondamentale per gli sviluppi della vicenda.


 Capitolo terzo


Berlino era fredda. Berlino era immensa, Berlino era imponente. Berlino era una pista d’atterraggio. Berlino era un giro in taxi. Berlino era un concerto in uno stadio gigantesco. Berlino era il boato della folla alla sua entrata. Berlino era vibrante tra le sue note acute. Berlino era notte con stelle. Berlino era l’alba sulle sue lenzuola intatte. Berlino era il suo viso bianco e stanco. Berlino era una pila di parole stampate su carta e rilegate con cura dalle sue mani. Berlino era svegliarsi nel sole. Berlino era una città come tante: strade, case, automobili. Berlino era tutto. Berlino era niente.
Berlino non era Londra.
Appena vide la nebbia dal suo finestrino Mika si sentì a casa. Il suo tour non era finito, ma aveva qualche settimana di riposo. Nessuna intervista, nessun set fotografico. Quei giorni sarebbero stati dedicati alla lettura; davvero molto strano per lui. Infatti non toccava libri da mesi ormai. Sua madre si era preoccupata: un tempo la sua dislessia lo aveva portato anche a non saper più leggere e scrivere. Non era accaduto niente di tutto ciò. Soltanto nessun autore, nessun romanzo  era riuscito a rapirlo per portarlo in un mondo diverso dal suo. Non aveva ancora letto nemmeno una sillaba della sceneggiatura.
Ed adesso seduto sulla sua poltrona scrutava con curiosità quei fogli. Riusciva a scorgere sulla prima pagina un titolo: “The Intellectuals”. Prese il manoscritto, lo guardò con circospezione.
“In questo momento preferirei un bel giro nella fabbrica di Willy Wonka” disse  a quelle lettere.
Ecco adesso parlava anche con gli oggetti. Fin dove si sarebbero spinte le sue stranezze?
Lo riposò. Poi lo riprese. Lo sfogliò lanciando uno sguardo di sfida ad ogni parola. Avrebbe vinto lui, avrebbe letto tutta la sceneggiature e poi avrebbe deciso se accettare o meno. In qualsiasi caso avrebbe rivisto Violet.
“Scena n°1- Interno di una classe di liceo. Compito in classe di matematica. Un ragazzo, Tom Lent, scrive tranquillamente sul suo foglio. Dietro di lui c’è Rufus.
Rufus (bisbigliando)- Lent: passami il compito!
Tom(bisbigliando anch’egli)- Dimmi: cosa hai fatto ieri pomeriggio?
Rufus-Sono uscito con i miei amici
Tom-Io ho studiato matematica. Ognuno si sceglie il proprio destino
Rufus(guardandolo adirato)-Tu hai appena scelto il tuo”.
 
La pioggia cadeva copiosa. Si infrangeva sui vetri, ormai appannati. Le auto sfrecciavano. I passanti cercavano di ripararsi. Ma quelle pesanti nuvole nere non avevano l’intenzione di abbandonare tanto facilmente  la capitale inglese.  Un lampo illuminò per un attimo sulla vetrina di uno Starbucks il profilo di Violet.  Stava scrivendo al computer, batteva freneticamente sui tasti presa dalla smania di finire.
Il cielo tuonò, lei sobbalzò. Guardò fuori ed una figura colorata attirò la sua attenzione. Mika camminava a pochi passi dal vetro con un ombrello giallo e bianco tra le mani. Violet come presa da una scossa elettrica cercò di attirare la sua attenzione bussando sul vetro. Il ragazzo sentì un leggero rumore, si girò e la vide. Era bellissima: indossava un paio di jeans scuri e sopra aveva un enorme maglione di cachemire verde scuro che faceva risaltare i suoi lunghi capelli rossi che morbidi scendevano sulle spalle e si disperdevano sulla schiena. Rosso e verde. Per Mika era arrivato il natale. Batté anch’egli le nocche, lei gli sorrise e lo invitò ad entrare.
“In una città così grande le probabilità di incontrarsi sono davvero basse” le disse lo spilungone dopo essersi seduto di fronte a lei.
“Io sono sempre stata l’eccezione che conferma la regola”.
“Oh quindi questo incontro fortuito tra due eccezioni era predestinato. Le posso offrire qualcosa?”.
“Accetto molto volentieri. Un caffè macchiato al caramello”.
“Arriverà presto” e poi si alzò. Tornò dopo pochi minuti con un vassoio pieno di muffin e biscotti; al centro due tazze fumanti.
“Eri indeciso?” gli chiese trattenendo una risata.
“Solo leggermente”. Rise, Violet lo seguì poco dopo. La gente li guardava tra il divertito e l’irritato.
“Ma prego, serviti pure; qui c’è il tuo caffè” disse il ragazzo con la voce impastata ancora dalle risate.
Bevve un lungo sorso del suo thè ai mirtilli e poi addentò con gusto un muffin al cioccolato.
“Non sembri un tipo che mangia molto”.
“Merito dei miei geni. Probabilmente senza di essi sarei ancora l’adolescente cicciottello che ero”.
“So bene di cosa parli: quando avevo 13 anni mi chiamavano balenottera del nord” disse amaramente.
Mika fu colpito dai suoi occhi: erano davvero molto tristi; riconobbe in Violet la stessa sofferenza che aveva provato lui e che nessuno, nemmeno sua madre, aveva mai compreso a fondo. E per un istante si sentì meno solo. La ragazza sorseggiò ancora il suo caffè pensierosa.
“Non ho mai provato in vita mia il caffè con il caramello”.
“Dovresti davvero. È il mio preferito”. Gli porse la tazza ed il cantante ne bevve un sorso. Mentre assaporava quella dolcezza un pensiero lo colpì: in quello stesso punto poco prima c’erano le labbra della donna. Istintivamente arrossì e si giustificò dicendole quanto fosse caldo.
“Dove stavi andando?” gli chiese poco dopo curiosa Violet.
“A casa. Ho appena avuto un incontro con i miei discografici per discutere della possibilità di scrivere una canzone per il film. Loro vorrebbero che io facessi coincidere il lancio del singolo con un disco”.
“Quindi pensi di accettare”.
“Ho già accentato, Jerry si è già messo in contatto con i produttori”.
“Ti è piaciuta la sceneggiatura?”.
“Una storia davvero anti-conformista. Sei riuscita a far vedere sotto una luce diversa gli emarginati senza far perdere loro la loro vera natura. Alcuni dialoghi sono davvero geniali! Sai scrivere davvero in modo eccezionale. Ho comprato anche il tuo ultimo romanzo, ma devo ammetterlo: non sono arrivato nemmeno alla metà”.  Violet era sorpresa: aveva comprato il suo libro.
“Viva la sincerità e sulla sceneggiatura non hai nessuno domanda da farmi, nessun appunto o commento”.
E Mika fu colto da un’idea. “A pensarci bene: potrei scrivere più di una canzone?”.
“Il testo ti ha così ispirato?”.
“Tu non hai idea quanto, pensavo di poter scriverne tre; tre come i filoni centrali del film, gli argomenti principali”.
“Mi piace molto come idea; tienimi informata. Per qualsiasi cosa ti lascio la mia e-mail così nel caso avessi qualche dubbio puoi contattarmi. Io adesso scappo: domani ho un aereo per New York.” Gli lasciò un foglietto, lui si alzò insieme a lei ed uscirono insieme. Si salutarono con una stretta di mano.
Violet si incamminò verso Portbello Road.
Michael per tutto il tragitto si maledì per non averla salutata con un bacio sulla guancia, tra le labbra ancora l’aroma del caramello.
 
 
 
 
  

  
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