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Autore: TheGirlNextDoor    30/06/2011    0 recensioni
"Qualcosa si sta nascondendo nel buio, lontano dai nostri occhi. Non lo vedo ma ne avverto chiaramente la presenza, è quasi palpabile."
"Lo sai che non ho mai creduto hai fantasmi."
"Non parlo di fantasmi, sento una minaccia, vicina, troppo vicina. Qualcosa di concreto e reale. Qualcosa di cui avere paura."
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cancello arrugginito e il muretto diroccato presenziavano l’ imponente struttura a indicazione dei diversi anni di desolazione. I torrioni si ergevano imponenti e facevano ombra al vialetto ormai pieno di rovi. Eppure la struttura reggeva salda, come se per anni qualcuno l’ avesse conservata in attesa del mio arrivo. Per anni recandomi a scuola ci ero passato davanti, eppure questa era la prima volta che mi fermavo ad osservarla. Il suo fascino seducente e misterioso mi attirava ed era sicuramente da considerare più sicura delle strade notturne di Londra. Non ci volle un grande sforzo per abbattere l’ inferriata ormai divorata dal tempo, attraversai il vialetto, un imponente statua di Marte venato di muffa mi osservava e il pennacchio sull’ elmo gli dava un’ aria austera.  Salii gli scalini e spinsi il portone di legno e ferro nelle speranza che non avrebbe opposto resistenza, così fu. Si alzò un enorme polverone che mi stordì per qualche minuto, prima di dissolversi nella nebbiolina angosciante che caratterizzava la città. Attraversai il corridoio addentrandomi nell’ oscurità. Scricchiolii stridevano ad ogni mio passo squarciando il silenzio e come un infinito brulicare mi dava l’ impressione di trovarmi in una struttura viva. Un grande arco delimitava la sala da pranzo in cui si poteva chiaramente distinguere la sagoma di un imponente camino di marmo.  Ero un ragazzino di diciassette anni, scappato di casa, che non aveva ancora capito come gira il mondo. Dai resti di una vecchia mensola ricavai un po’ di legna da ardere, mi cacciai dalla tasca un pacco di Philip Morris, oggetto che mio padre riteneva utile in qualsiasi situazione, dal terremoto allo scippo, e con minuziosa calma di chi sta per sprecare una delle occasioni migliori della sua vita, ne sfregai uno contro la striscia bordeaux, godendomi per qualche istante lo scintillio della fiamma al buio, avvicinai con cura il fiammifero alla legna, sperando che l’ umidità non ne avesse cancellato ogni possibile utilità e con mia grande gioia lo vidi accendersi.  Benedissi John Walker e tutti i suoi successori, benedissi anche un Dio in cui non credevo. Inspirai a pieni polmoni il tepore del camino, cercando di prolungando quel piacere all’ infinito. I nervi nelle tempie fino a quel momento tesi si rilassarono completamente.  D’ improvviso due pallini incandescenti si accesero nel buio, rivelando quello che doveva essere il profilo di un viso. Gli occhi come braci infuocavano e un ghigno squarciò il silenzio centenario. I  miei muscoli completamente irrigiditi non proferivano movimento, un groppo in gola mi impediva le parole, le gocce di sudore scendevano a fiumi come se il caldo rilassante di qualche secondo prima si fosse trasformato in una sauna soffocante. Non desiderai nient’ altro che stringere il petto di mia madre, sentii i passi di quell’ essere avvicinarsi, una mano affermi la gola e stringerla con forza sovrumana. Le dita sottili e affusolate ma forti mi cingevano in una morsa fatale. Vidi la vita scorrermi davanti troppo velocemente, come se quei diciassette anni non fossero stati altro che una goccia nell’ immenso mare dell’ esistenza. Mi svegliai di soprassalto nel mio letto, ansimante e sudaticcio. Accesi la luce della piccola lampadina sul mio comodino, non del tutto sicuro di essere tornato alla realtà. Senza infilare le pantofole mi diressi in bagno, ponendomi davanti allo specchio, che a detta di mia madre doveva essere appartenuto a un mio tris-tris- trisavolo, o comunque a qualcuno ormai morto e sepolto da più di cinquant’ anni. Mi osservai il collo, cinque segni lividi lo incorniciavano, non riuscii a deglutire qualcosa nella gola e un brivido terribilmente freddo mi attraversò la schiena. 

  
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