Ad Amuto. Questo capitolo è tutto per te.
Can I have this dance?
.11 .
Un fiore dal niente,
che sconvolge impetuoso i tuoi piani
ed insieme l’idea del domani.
Alessandra Amoroso, Un fiore dal niente
Strofinavo, strofinavo, strofinavo,
conscia di avere degli occhi grigi addosso.
Maledetti! Glieli avrei volentieri cavati.
Okay, stavo diventando preoccupante.
Continuavo a strofinare, strofinare e ancora
strofinare, e lui non era capace di fare altro che fissarmi. Non avevo affatto
intenzione di cedere. Lo avrei ignorato, come sempre.
Aveva combinato quel tale pasticcio e solo Godric sapeva il perché fosse ancora vivo, o perché non avesse come minimo una delle due gambe rotte. Mi
bastava anche un bernoccolo in testa, a dirla tutta. Ma, ahimè, appena lo avevo
visto con quel sorriso stupido dipinto sulla faccia, onde evitare di sporcare
la mia fedina penale, avevo distolto lo sguardo, lo avevo afferrato per una
manica della giacca e trascinato su nello studio della McGranitt,
nostra amorevole preside, nonché
insegnante di Trasfigurazione. Stranamente lui non aveva protestato o altro,
dopo quella specie di complimento che, a parer mio, era soltanto finalizzato a
farmi saltare ulteriormente i nervi e, giunti al cospetto della suddetta amorevole donna, si era assunto tutte le
sue responsabilità, annuendo e spiegando calmo il perché del nostro diverbio, come io l’avevo definito.
Il perché! Capite? Il perché!!
Non aveva omesso particolari!
Aveva raccontato del bacio! Del suo ridicolo corteggiamento!!
Dal canto suo, la professoressa lo aveva
guardato, per un tempo interminabile, con le labbra strette e gli angoli delle
stesse leggermente piegati in giù, senza lasciar trasparire molte emozioni.
Io avevo rischiato l’infarto, nell’ascoltarlo.
Avevo gli occhi fuori dalle orbite.
“Le questioni della vostra vita privata
dovreste tenerle fuori dagli affari
scolastici”, aveva commentato quella clemente
donna, mentre io mi ero ritrovata a deglutire un paio di volte. Sì, clemente,
perché io al posto suo lo avrei avadakedavrizzato
seduta stante. E invece era accaduto soltanto che ci eravamo ritrovati in
punizione insieme, perché io avevo osato dire che mi sarei assunta tutte le mie responsabilità.
Per tutte le giarrettiere di Helena Corvonero, ma chi
me l’aveva fatto fare?! Ero l’unica a sgobbare come Godric
comandava, a ripulire il disastro che lui
aveva combinato, col vestito nuovo, per giunta. Dopo quella storia, avrebbero dovuto
rinchidermi al San Mungo, ne ero certa, nel reparto
schizofrenia!
“Ti decidi a dire qualcosa?”, fece lui
all’improvviso, mentre si rigirava uno straccio tra le mani, non smettendo di
fissarmi neanche per un istante.
Come osava interrompere le mie macchinazioni per la sua
prematura dipartita?
Scrollai la testa. Vedete? Mi aveva portato
all’esasperazione.
“Cosa dovrei dire?”, domandai tranquilla, mentre
il mio braccio si riposava dal pulire il pavimento e mi voltavo finalmente a
guardarlo.
“Basterebbe anche un va’ al diavolo”, rispose, lasciando cadere lo straccio a terra.
Improvvisamente somigliò come una goccia d’acqua alla McGranitt,
con le labbra strette, intente a non lasciare uscire frasi troppo brusche, o
forse era una smorfia dispiaciuta, mista ad una curiosa. Non lo sapevo. Non
avevo capito le motivazioni del dispetto che mi aveva fatto, né tantomeno
potevo capire le sue espressioni e cosa gli passasse per la testa.
“Okay”, dissi, dopo qualche minuto di pausa.
“Va’ al diavolo”.
Inarcò un sopracciglio, stupito dalla mia
reazione.
“Tutto qui?”.
Indossai una smorfia sarcastica.
“Ho detto ciò che volevi sentirti dire”.
Lui sorrise stavolta, camminò fino a giungermi
vicino e si chinò sulle ginocchia, per guardarmi meglio in viso.
“Non credevo che, soltanto chiedendotelo, fossi
stata disposta a fare quello che ti dicevo”.
Aprii la bocca per ribattere, ma fui
interrotta. I suoi polpastrelli si poggiarono sulle mie labbra. Il sorriso gli
era diventato troppo dolce, perché potessi evitare di arrossire.
“A saperlo, te l’avrei semplicemente chiesto”.
Si avvicinò di più, lasciando scivolare le sue
dita sul mio mento.
“Cosa?”, domandai stupidamente in un sussurro, improvvisamente
incantata dal suo tono e dai suoi occhi.
“Ti avrei detto: lasciati baciare, ti prego”.
Quella specie di richiesta scivolò sulla mia bocca,
in un sospiro caldo, prima che qualcosa di più consistente, e morbido, e dolce
mi accarezzasse le labbra, schiuse in un’espressione di stupore. La mano, che
aveva abbandonato la mia bocca poco prima, chiese l’aiuto dell’altra per avvicinare
di più il mio volto al suo.
Ti stava baciando e lo stavi baciando, Rose, senza propositi di vendetta o
disgusto alcuno.
Non lo respingevi, anzi lo abbracciavi.
Ed era bello, spaventosamente bello baciare quelle labbra, vivere di quel sapore.
Ci staccammo dopo quasi cinque minuti.
Lui, l’espressione più allegra che gli avessi
mai visto. Io altrettanto, suppongo.
“Visto che non era così terribile, Rose?”, mi
sussurrò.
Il mio sorriso si allargò. Che Godric mi uccida con la sua spada, se mi venisse da dire
che non ero felice.
Malfoy
poggiò il suo naso sul mio, carezzandolo in un gesto affettuoso.
“Tu mi piaci, Rose. Mi piaci da sempre”, disse,
come per ricordarmelo o per ribadire meglio il concetto che il giorno
precedente non avevo voluto ascoltare, poi tentò di nuovo di baciarmi.
Inclinò la testa di lato.
“Aspetta!”, dissi, le sopracciglia aggrottate.
Non si scompose per quell’interruzione e bisbigliò
pacato: “Dimmi”.
Se sperava di cavarsela con un bacio, poteva
scordarselo. Rose Weasley era assurdamente innamorata
di Scorpius Malfoy, ma non stupida.
“Se ne vorrai altri, dovrai prima sbrigarti a
ripulire questo posto, Malfoy”.
La mia faccia ora risultava severa, anzi doveva risultare severa.
Lui rise.
Porca
paletta, cominciavo ad adorare anche la sua risata.
“Agli ordini, principessina”, esclamò divertito,
sciogliendo l’abbraccio in cui eravamo avvolti, poi si alzò in piedi e fece un
mezzo inchino, prima di mettersi a lavorare, e seriamente, aggiungerei.
“Non credevo che, soltanto chiedendotelo, fossi
stato disposto a fare quello che ti dicevo”, dissi, imitando la frase che mi
aveva rivolto lui qualche minuto prima. “A saperlo, te l’avrei semplicemente chiesto”.
Lui mi sorrise di nuovo, profondamente interessato
al gioco che veniva a crearsi.
“Cosa, Weasley?”,
chiese, facendomi il verso, mentre mi alzavo dal pavimento, per poi avvicinarmi
all’uscita della stanza.
Io ammiccai, mandandogli un bacio con una mano,
ed aprii il portone della Sala Grande.
“Di sgobbare al posto mio”, risposi soddisfatta,
lasciandogli scontare da solo il resto della punizione.
Scorpius, due.
Rose, quattro.
FINE
Angolino
dell’autrice
Okay, premessa: Scorpius
ha due punti per i due baci che è riuscito a
rubare a Rose. Rose ne ha due in più dal secondo capitolo, per lo schiaffo
e per questa sola superba. *.*
Fine premessa.
Salve a tutti. *piange*
Benvenuti all’ultimo capitolo. *allaga
la stanza*
Grazie per avermi fatto compagnia tra un
capitolo e l’altro. *singhiozza*
E grazie per le meravigliose recensioni.
*afferra un fazzoletto bianco e saluta, agitandolo*
Spero che ci rileggeremo in qualche
altra occasione. Ciao, guys!
Vale