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Autore: Funga and Klusy    30/06/2011    1 recensioni
[Crossover Twilight & The Vimpire Diaries]
Nessie è una semplice ragazza americana, la sua vita cambia quando trovano il cadavere di suo padre e lei, decide di scoprirne l'assassino.
Seguendo l'incisione sul medaglione del padre, si reca in Italia dove incontra Alice, una ragazza allegra e un po' pazza.
Le due ancora non lo sanno, ma la loro vita sarà intrecciata da uno strano connubio fra amicizia e terrore, tenuto in piedi da lui: Damon, un affascinante vampiro italiano con aspirazioni un po' fuori dalla norma...
Allora? Vi abbiamo incuriositi? Spero di si, perchè questa storia a quattro mani ci piace particolarmente! :)
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Renesmee Cullen
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Il medaglione - capitolo 2


Festa.

Nessie.

     “Alice, non mi piace!” brontolai mentre lei mi tirava verso una porta di mogano dalla quale fuori usciva musica e risate. Due ragazze vestite da angeli mi passarono accanto reggendo in mano entrambe un bicchiere.

    “Andiamo Nessie! Sei uno schianto” disse Alice facendomi l’occhiolino. Mio Dio, ma cosa diavolo ci facevo vestita da vampira sexy con quella pazza sfrenata che avevo appena conosciuto? Dovevo essere ammattita anch’io! Feci un passo all’indietro spaventata dall’idea della festa ma Alice aveva già bussato alla porta e con aria frizzante mi aveva afferrata dal braccio per non farmi scappare via. Maledetta!

    Un uomo alto in smoking e dal volto coperto da una elaborata maschera ci invitò ad entrare. Trascinai i miei piedi all’interno della casa cercando di abbandonare le mie paure.

    “Si balla!” esclamò Alice muovendo convulsivamente la testa. Mi guarda attorno, le luci colorate illuminavano quello che sembrava un grande salone dove una cinquantina di corpi mascherati si muovevano a tempo di musica.

    “Vieni a ballare” mi disse Alice che ormai ballava sola al mio fianco agitando le braccia in aria.

    “NO!” risposi tirando in giù la fine del mio vestitino nella speranza che si allungasse magicamente.

    “Oh, andiamo! Non fare la rovina feste!” mi implorò lei. La guardai e di nuovo la voce di mia sorella riecheggiò nella mente:

    “Trova il giusto equilibrio, so che puoi superare la morte di papà. E’ una brutta cosa, manca tanto anche a me, ma non puoi smettere di divertirti Renesmee. Torna in carreggiata. ”

    Cercai di cacciare il dolore che provocavano quelle parole e sospirando mi inserii nella folla danzante insieme ad Alice. Non avevo la benché minima idea di come si ballava. Ero sempre stata una schiappa nella danza. Ricordai la sera del compleanno della mia amica che, nel tentativo di ballare, inciampai strappandole il suo vestito nuovo.

    Scossi il capo cercando di cacciare quell’assurda tragedia. La musica pulsava e copriva tutte le voci le luci si spegnevano e accendevano ad intermittenza. Alice era scatenata, girava su se stessa come un ape impazzita e saltellava gridando a tempo.

    Un po’ l’ammiravo, non pensava alla gente o alle loro critiche, pensava solo a divertirsi. Avrei dovuto fare come lei, senza farmi travolgere dai miei scrupoli stupidi. La musica continuava a pulsare violenta e frenetica nella stanza ed io mi lasciai un po’ andare iniziando a dondolare a tempo.

    C’erano tanti corpi che si mescolavano ed agitavano seguendo la musica. Si muovevano così convulsivamente da ridurre notevolmente la mia capacità di riconoscere volti.

    “Scusi” bisbigliai ad una ragazza a cui avevo pestato un piede e che ora mi guardava con aria irritata.

    “Di niente” mi rispose stizzita.

    Ecco, lo sapevo, dovevo assolutamente smettere di ballare prima di uccidere qualcuno con i miei tacchi insolitamente alti. Fu proprio in quel momento, quando avevo finalmente deciso di andare via da quella festa stupida, che incontrai i suoi occhi.

    Un ragazzo alto dalla chioma bruna mi fissava dietro una maschera nera dai margini argentati. Dietro quella maschera due occhi di un misto tra grigio e azzurro mi scrutavano con attenzione.

    “PERICOLO!” gridò il mio cervello. Infatti aveva qualcosa che non andava. Non fisicamente ovviamente (con un corpo e degli occhi come i suoi, non c’è proprio nulla che non andasse bene!), c’era qualcosa in lui che mi spaventava e urlava pericoloso da ogni poro della sua bella pelle avorio.

    Lo guardai con attenzione senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso. Si stava avvicinando con fare deciso a me. Mi sentii terrorizzata e attratta allo stesso tempo. Volevo correre lontano da lui eppure desideravo avvicinarlo.

    Mi accorsi che lo stavo fissando e quindi voltai la testa fingendo di ignorarlo e li accadde qualcosa di strano. Quando il mio sguardo dopo neanche due secondi tornò nella direzione dello sconosciuto era completamente sparito. Mi guardai attorno confusa cercando di nuovo i suoi occhi, ma non c’era più. Me l’ero immaginato o era davvero sparito? Ignorai il dubbio che sorgeva in me e decisi di andare a sedermi fuori la pista da ballo.

    “Dove vai?” mi domandò Alice nel vedermi allontanare.

    “Vado a sedermi un po’, i tacchi mi fanno male!” urlai per farmi sentire da lei. Alice annuì senza smettere di ballare come forsennata. Era una semi-verità, i miei tacchi stavano martirizzando i miei piedi, ma il mio vero scopo era individuare il ragazzo che avevo visto prima. Sentivo il bisogno di tenerlo d’occhio.

    Semplicemente, per essere sicura di non essermelo immaginato. Mi sedetti sul divanetto morbido accanto ad una finestra. Di lì la musica era più lieve, anche se ovviamente, continuava ad essere altissima. Mi guardai attorno cercando di individuare lo sconosciuto nella folla che occupava ogni spazio lasciato libero dai mobili antichi, ma di lui neanche l’ombra.

    Decisi di lasciar perdere davvero e di rimanere su quel divanetto finché non sarebbe finito tutto. Avevo tanta voglia di andare via, odiavo le feste così caotiche, ma purtroppo Alice mi aveva accompagnata con la sua Porche e non potevo costringerla a lasciare la festa per riportarmi nella mia stanza.

    Pensierosa, accavallai le gambe e rimasi li a fissare il divertimento da lontano.

    Ero ormai abituata a seguire il mondo come se io non ne facessi parte e a volte mi aveva fatto anche bene. Il mio modo di distaccarmi dal mondo mi aveva evitato di impazzire quando la vita mi era andata in pezzi.

    Presi un bicchierino di vodka alla pesca e presi a sorseggiarlo annoiata. Era giusto distaccarsi così tanto dalla realtà da non viverla più? Dentro me, conoscevo la risposta ma non volevo pensarci. Faceva male, sembrava quasi voler uscire dai miei pensieri e cominciare ad urlarmi in faccia.

    Nonostante il mio pessimo umore, comunque, la serata andava avanti per tutti. Auto-esiliata sul mio divanetto vidi i volti di centinaia di persone passarmi davanti, e i minuti scorrere fino a trasformarsi in ore. Lentamente però, arrivarono le due ed iniziai a preoccuparmi: non vedevo più Alice.

    Iniziai a camminare tra i superstiti dalla stanchezza –più che giustificata, tra l’altro. Cinque ore di balli sfiancherebbero chiunque!- che continuavano imperterriti a ballare, cercando Alice. Non la trovai né tra quei ragazzi, né tra la gente seduta, non era in bagno e neppure in giardino.

    Iniziai ad aver seriamente paura, che se ne fosse andata lasciandomi lì?

    No, era impossibile. E poi c’era quella strana sensazione...

    La stavo cercando nel giardino quando vidi il ragazzo dagli occhi di ghiaccio avviarsi nella mia direzione. Era fuori dal cancelletto che divideva la zona della casa dalle colline buie che ne costituivano il panorama.

    Lo aprì ed entrò ignorandomi, non c’era nulla di strano in quel comportamento, ma mi prese un crampo allo stomaco. Lo strano presentimento di prima prese ad ardere nella mia mente. Alice era tra quelle colline, lo sapevo. Con il cuore in gola seguii il mio istinto e uscii dal cancelletto affrontando le colline ed il buio che le circondava.

    Non c’era luce, ed il buio troneggiava tetro tra gli alberi mossi dal vento che circondavano le colline rendendole labirintiche. Si udivano solo il vento che si agitava fra le fronde ed il gracchiare di qualche corvo fastidioso che rendeva il tutto più inquietante.

    “Alice” gridai con il panico, ma nulla rispose.

    Camminai per altri svariati metri e poi provai a chiamare ancora

    “Alice!” ancora nulla.

    Che le era successo? Panico, troppo panico.

    “Alice, ti prego, esci fuori!” implorai. 

    Questa volta un gemito e altri gridolini di dolore mi risposero. Quasi quasi preferivo il silenzio e il gracchiare dei corvi. Seguii la fonte delle urla ed arrivai ad una radura rettangolare, al centro di essa c’era Alice che, sporca di sangue si contorceva dal dolore.



Angolo autrici, se sono degne di chiamarsi così è ancora mistero xD

Salve :) spero che questi capitoli vi siano piaciuti :) Scusate il ritardo nel postare ma è stato dovuto ad un fastidioso guasto al PC :) Grazie di aver letto :) Baci DjFlory! 

Ragazzi, ho appena cambiato la formattazione, Dj Flory sarà anche bravissima, bellissima, purissima e levissima, ma secondo me, con le formattazioni non ci sa proprio fare :) Scusa Flo :) Baci, D a p h n e

  
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