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Autore: Giulia K Monroe    30/06/2011    16 recensioni
E se Harry Potter avesse avuto una sorella minore?
E se Sirius Black non fosse stato catturato e portato ad Azkaban?
Cosa sarebbe successo alla storia più amata di tutti i tempi? Scopritelo leggendo!
***
All'improvviso lo sguardo opaco, grigio metallo sporco, si accese. Luminoso e carico di rabbioso odio, si riversò su quello della ragazza, che trasalì spaventata.
Alexis fece per indietreggiare, ma lui non glielo permise: lasciata scivolare la mano da sotto le sue, le aveva artigliato le spalle con una presa tanto violenta da farla gemere per il dolore; l'aveva quindi trascinata contro l'armadio e l'aveva sbattuta furibondo contro lo specchio, facendole mancare il respiro.
«Perché non ti sei fidata di me?!» ruggì Draco e alzò il braccio con una mossa così repentina che lei, per un attimo, temette che stesse per colpirla; lui invece scaraventò il pugno al di sopra della sua spalla e il suo viso venne sfiorato solo dall'aria smossa: le nocche pallide avevano cozzato con lo specchio al quale era poggiata, incrinandolo.

[IN FASE DI REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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~Un Particolare In Più~

 

 

 

 

 

 

Capitolo XXXVI
Un nuovo ragazzo ad Hogwarts

 

 

 

 

 

 

 

- Chi sei? –
Il suo sussurro si perse nel buio, senza lasciare nessuna eco.
Era di nuovo lì, in quel posto maledetto ma, questa volta, non era da sola.
Nel vuoto nero del nulla, rischiarato dall’unica fonte di luce che proveniva dalla porta brillante che si stagliava imponente, come al solito, alla sua sinistra, c’era un ragazzo. Non il solito ragazzo, di cui non riusciva a scorgere il viso; era qualcun altro, che ora la stava fissando con un sorriso malandrino sulle labbra piene.
Alexis piegò il capo su di un lato, portando una mano a trattenere i capelli sulla nuca, perché il vento gelido di quel posto glieli stava facendo svolazzare fastidiosamente intorno al viso.
- Chi sei? – ripetè, sconcertata, mentre avanzava di un passo e si avvicinava al ragazzo misterioso, che si limitò a sghignazzare, come se avesse udito qualcosa di estremamente divertente.
Senza risponderle, lui alzò una mano e le sfiorò il viso con una carezza gentile.

Un calore famigliare le si allargò nel petto, facendole mancare il respiro.
Era doloroso e…piacevole.
Sì, era piacevole, il suo tocco.

Pietrificata dalle sue carezze, Alexis non riuscì a fare nient’altro che non fosse respirare, mentre il ragazzo si avvicinava tanto al suo viso che il suo fiato caldo andò a sfiorarle le guancie, ora decisamente rosse sotto quei polpastrelli gentili.
- Sappi solo che io so chi sei, Alexis Potter. – sussurrò quello, abbassandosi fino a che i loro visi non si trovarono alla stessa altezza.
Alexis spalancò gli occhi e fece per indietreggiare, scottata da quella rivelazione improvvisa, ma lui la prese per l’avambraccio, impedendole di scappare.
- Che…? – mormorò lei disorientata, ma il ragazzo si limitò a ridacchiare di nuovo, mostrandole poi un sorriso sghembo e dannatamente famigliare.
Poi, tutto scomparve nell’oblio consueto.

E solo quegli occhi profondamente blu accompagnarono il resto dei suoi sogni.

 

 

 
 

 

 

 

 

Alexis Potter aprì gli occhi, in quella fredda mattinata di Santo Stefano, svegliata da quel raggio di sole magico che filtrava attraverso la finestra della sua camera. Un braccio corse a coprire gli occhi, mentre un verso infastidito lasciava la sua gola, simile ad un borbottio incomprensibile persino a lei. Si rigirò nel letto, stringendo il cuscino tra le braccia e affondandoci il viso dentro, mentre si tirava le coperte fin sopra la testa, beneficiando del calore di quel sonno tanto bruscamente interrotto.
Erano settimane che non dormiva così bene.
Strinse gli occhi, cercando di riaddormentarsi e di riafferrare i brandelli di quel sogno che non ricordava ma che, inspiegabilmente, le faceva sorgere un sorriso sulle labbra.
Sirius.
Alexis corrugò la fronte e sbattè le palpebre contro il cuscino, confusa.
Perché mai gli era venuto in mente Sirius, adesso?
Non stava sognando di lui, di questo ne era certa.
Però…c’erano due occhi blu e profondi che giravano continuamente nella sua memoria inconscia.

Identici a quelli che aveva visto la sera precedente nel buio del corridoio, fuori dalla Sala Grande.
Gli stessi che aveva sperato – in un misto di orrore e gioia – appartenessero proprio al suo padrino.

Alexis scosse la testa, con un sorrisino amaro sulle labbra, e si mise supina, lasciando ai raggi di sole la possibilità di investirla in pieno e di svegliarla completamente.
Che sciocca: Sirius non poteva essere ad Hogwarts.
Si passò una mano a stropicciarsi gli occhi e si tirò lentamente su a sedere, mentre si guardava intorno, disorientata, ma stranamente sveglissima.
Diamond non c’era: probabilmente aveva passato la notte con Theo a festeggiare in un modo tutto loro la notte di Natale.
Quel pensiero le riportò alla mente lei e Draco: si erano baciati sotto il vischio, questo significava che lui le aveva perdonato tutto? Sperava sinceramente di sì, non avrebbe potuto sopportare il ritorno ad una situazione di indifferenza e rabbia.

Si augurava che tutto quello che era successo la sera precedente non fosse solo frutto di un sogno bellissimo e irrangiungibile, perché questo l’avrebbe decisamente portata ad una crisi di nervi.
Si alzò dal letto e si concesse una doccia calda, che lavasse via ogni pensiero scomodo e l’aiutasse ad iniziare bene quella nuova giornata.
Aveva lasciato Harry nel bel mezzo del ballo per seguire quello sguardo misterioso, che credeva appartenere a Sirius ma che, ora più che mai, riteneva di aver solo immaginato. Sperò che non se la fosse presa troppo, ma conoscendolo, forse l’avrebbe ritenuta solo ancora più strana di quanto già non pensasse che fosse, niente di più.
Alexis uscì dalla doccia, sentendosi leggera e serena. Si asciugò, si vestì ed uscì dal dormitorio.
Felice.

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando Alexis Potter uscì dal dormitorio femminile si ritrovò di fronte a Draco Malfoy, che si era appena chiuso la porta delle camerate maschili alle spalle.
Il tempo sembrò fermarsi a quel momento, mentre entrambi si scrutavano con occhiate dubbiose, sospettose. Si avvicinarono con circospezione, raggiungendosi al centro della Sala Comune, interamente vuota.
- Buongiorno. – lo salutò lei, sollevando una mano in segno di timido saluto, mentre accennava ad un sorrisino appena.
Draco le rivolse uno sguardo sereno, mentre le sfiorava delicatamente le vene del polso, prima di stringerlo morbidamente tra le dita e portarselo alle labbra, per sfiorarne il palmo.
- Buongiorno. – le sussurrò di rimando, ammiccando.

Era tutto un po’ strano, ma bellissimo: ritrovarsi, semplicemente.
Draco le lasciò andare il polso e le sfiorò il viso con una carezza, portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Dormito bene, Alexis Potter? – mormorò, avvicinandosi al suo orecchio.
Alexis sbarrò gli occhi e fece un passo all’indietro, per potergli lanciare un’occhiataccia, mentre le sue mani correvano a premersi sulla bocca di lui.
- Ssssssh. Ma sei matto?! E se qualcuno ti sente? – sibilò allarmata, sollevandosi in punta di piedi per arrivargli a pochi centrimetri dal viso.
Gli occhi di Draco assunsero un’espressione divertita, mentre lei poteva sentire le sue labbra piegarsi in un sorriso sotto i suoi polpastrelli. Lui sollevò le mani e la prese per i polsi, costringendola a lasciar libera la sua bocca. La osservò dall’alto, con un ghignetto, trattenendola ancora per i polsi, prima di chinare il viso e far aderire la sua fronte a quella di lei.
- Ho controllato che non ci fosse nessuno nei paragi. Fidati di me, per una buona volta. – la schernì, lasciandole andare un polso per punzecchiarle una guancia con l’indice.
Alexis storse le labbra in una smorfia, poi sollevò il viso per sfiorare il naso di Draco con il proprio.
- Mi fido. – borbottò remissiva, guardandolo negli occhi.
Poi sorrise e annullò la distanza tra le loro labbra con un bacio, al quale lui rispose immediatamente, mentre le circondava la vita con le braccia e la stringeva a sé.
- Mi hai perdonata? – gli domandò, mentre lo abbracciava a sua volta e gli poggiava una guancia contro il petto.
Lo sentì sorridere appena, mentre sollevava una mano e le sfiorava i capelli.
- E tu? – gli chiese a sua volta, costringendola a sollevare il capo.
Alexis lo guardò dal basso e sorrise, prima di alzarsi nuovamente in punta di piedi e riprendere a baciarlo, questa volta con più passione.

L’intreccio delle loro lingue, tenero e urgente, era una risposta più che eloquente.
- Stanotte ti ho sognata. – le disse lui all’improvviso, mentre si allontanava da lei quel tanto che gli bastava per poterla guardare in viso.
Alexis corrugò le sopracciglia e sorrise, divertita.
- Ah sì? – si informò – E cosa facevamo? –
Draco ridacchiò tra sé e sé, mentre prendeva a sfiorarle il viso con carezze lente e assorte.
- Mi eri vicina, come adesso. – raccontò, lo sguardo improvvisamente lontano – E io ti stavo stringendo. – aggiunse e le sue braccia corsero ad abbracciarla nuovamente, facendola aderire di più contro il suo corpo e costringendola a ridere appena – Poi…-
La guardò dall’alto e, lento, chinò il capo fino a che le loro fronti non aderirono e poi cominciò a lambirle il naso con la punta del proprio.
- Ti sfioravo in questo modo e…- scese ancora di più, finchè le sue labbra con si sfregarono delicatamente contro quelle di lei – ti baciavo.–
E la baciò di nuovo, prima di allontanarsi e prendere a lasciarle una piccola traccia di baci sulla guancia, ora improvvisamente rossa e accaldata.

Riusciva a sentire il cuore di lei contro il proprio petto.
Batteva così forte che quasi poteva avvertire i colpi sulla pelle.
Aveva quasi l’impressione che, se avesse sollevato una mano, sarebbe stato in grado di accoglierlo tra le dita e accarezzarlo dolcemente, come adesso stava accarezzando lei che, piccola e fragile, come sempre, aveva già il respiro accelerato e tremava impercettibilmente.
La amava e niente gli avrebbe fatto mai cambiare idea.
Draco Malfoy amava Alexis Potter.

Sorrise tra sé e sé a quella constatazione e avvicinò le labbra all’orecchio di lei, per sussurrare poche parole.
- E poi…- concluse, con un mormorio roco – Facevamo l’amore. –
Alexis spalancò gli occhi e le guance diventarono, se possibile, ancora più rosse. Lentamente, si voltò a guardarlo e scorse, in quegli occhi grigi, una luce maliziosa.
Draco le sorrise semplicemente, sfiorandole il viso.

Quando assumeva quell’espressione innocente e candida diventava ancora più bella, ai suoi occhi.
Tanto irresistibile che, se solo non avesse avuto tanto auto-controllo, avrebbe desiderato prenderla immediatamente e divorare quelle piccole labbra spalancate.
No.
Calma e auto-controllo.

Inaspettatamente, Draco scoppiò in una risata divertita e la lasciò andare.
- Dovresti vedere la tua faccia in questo momento, Alexis. – la schernì, mentre le dava le spalle e cominciava ad incamminarsi verso l’uscita della Sala Comune.
Alexis lo fissò con occhi ancora sbarrati, le gambe che le tremavano per l’emozione. Lo seguì con lo sguardo, osservando le sue spalle muoversi appena per la risata che, ancora, aleggiava nell’aria.
Ripresasi, strinse le mani in due pugni e scosse la testa.
- Draco! – lo riprese, fingendosi indignata, ma non riuscendo ad impedirsi di ridacchiare divertita a sua volta.
Poi lo seguì con una corsetta, lo prese sottobraccio e insieme varcarono la soglia.

Le piaceva davvero il modo in cui il nome Alexis lasciava le sue labbra.
Era…bello.

 

 

 

 

 

 

 

 

La Sala Grande era tornata completamente normale: non c’era più traccia di neve zuccherosa, bastoncini enormi di zucchero o decorazioni natalizie eccessive. I soliti abeti erano ancora ai lati della sala e l’unica enorme tavolata, che raggruppava l’intero corpo studentesco rimasto a scuola per le vacanze, era tornata ad occuparne il centro. Non c’erano molte persone sedute a gustare la lauta colazione di sempre, ma Harry, Ron ed Hermione erano già seduti ad un lato del tavolo e discutevano fittamente di Godric sapeva solo cosa.
Comunque, quando Alexis varcò la grande porta in compagnia di Draco Malfoy, Harry distolse la sua attenzione dal discorso dei suoi due migliori amici e puntò le sue iridi – sempre verdissime dietro le lenti rotonde – sulla ragazza, che salutò con un cenno gioioso della mano. Alexis gli rivolse un ampio sorriso e sventolò la mano a sua volta.

Uno strano grugnito – non meglio definibile – la costrinse a distogliere la sua attenzione dal fratello.
Per posarla su Draco Malfoy.

Il ragazzo, che le camminava vicino, aveva un’espressione infastidita sul viso, cosa resa evidente dalla nota stonata dei suoi occhi e dall’arricciarsi capriccioso di labbra.
Alexis sospirò e scosse la testa, cosa che spinse Draco a lanciarle un’occhiata obliqua e curiosa.
- Hai intenzione di mettermi il muso ogni volta che mi rivolgo ad Harry? – gli domandò, non veramente infastidita; sembrava più mossa da un moto di strano divertimento – Pensavo che avevamo superato quella soglia da un pezzo, ormai. –
Malfoy storse la bocca in una smorfia e socchiuse gli occhi, continuando a scrutarla di sottecchi. Si strinse elegantemente nelle spalle.
- E’…difficile. – le confessò, mentre si avvicinavano lentamente alla parte del tavolo occupata dagli altri Serpeverde.
Alexis piegò il viso su un lato, osservandolo con una luce confusa negli occhi.
- Cos’è che è difficile? – si informò, corrugando le sopracciglia.
Draco chinò il capo per osservarla e i suoi occhi pensierosi non sembrarono vederla davvero. Scosse la testa, mentre si accomodavano sulla panchina.
- Non mi sembra una buona idea parlarne qui, mia piccola Black. – le mormorò, avvicinandosi al suo orecchio, per poi lanciarle un’occhiata carica di significati.
Alexis comprese, specialmente dal modo in cui marcò il suo cognome falso, che non era decisamente il momento di chiarire determinate cose.

Non davanti all’intera Sala Grande.
Scrollò le spalle e scosse la testa, mentre si appropriava di un toast, di due fette di bacon e di succo di zucca, che servì anche a Draco. 

La Sala Grande si riempì celermente degli studenti rimasti ad Hogwarts e anche tutti gli insegnanti avevano presto occupato il tavolo loro riservato.
Coleen Careye e Charlie Liplose si erano avvicinate a Blaise – che era arrivato poco dopo Alexis e Draco e che aveva preso posto accanto a loro – e ora gli stavano mostrando il nuovo catalogo di prodotti post-natalizi, che il moro scrutava con interesse.
Tra Abbronzature Istantanee Anti Inverno, Creme Anti-Brufoli da cenoni festivi e Pasticche Dimagrandi Elimina Grassi, Alexis consumò la sua colazione.

Il sorriso che le colorava le labbra le dava un’aspetto finalmente sereno, che scaldava il cuore di Draco Malfoy come una calda fiamma piacevole, che cresceva nel suo petto ogni volta che lei, ingenua, si sporgeva appena per scambiare qualche parola con le due Corvonero o con Blaise e lo sfiorava casualmente con un braccio, con il petto e con i capelli, che profumavano sempre di more.
Mentre beveva il succo di zucca che lei gli aveva premurosamente versato, il suo sguardo – per distrarsi dalla figura a lui vicino, che rischiava di farlo impazzire – si posò su Diamond Cherin. Con un corrugare di sopracciglia, Draco si domandò perché mai la primina Serpeverde non fosse con loro a discutere delle ultime mode, argomento che sembrava adorare almeno quanto Zabini. La Cherin se ne stava invece in disparte e parlava fittamente con Pansy Parkinson e la sua combriccola di Coccatrici (*).
Draco storse il naso in una smorfia e si voltò, per chiedere spiegazioni ad Alexis – che avessero litigato?
Ma non fece in tempo a dire nulla, perché il tintinnio di posate su di un calice catturò l’attenzione di tutta la Sala Grande.
Silente si era appena alzato in piedi ed aveva raggiunto l’elegante leggio dal quale era sempre solito fare i suoi annunci; non appena le sue mani ossute ne sfiorarono la superficie elaborata, il gufo intagliato sul davanti spalancò, maestoso, le sue ali, e frullò il capo.
- Buongiorno a tutti quanti! Vedo che l’appetito non vi manca, nonostante il lauto banchetto di ieri sera…- sorrise bonario, con una luce divertita negli occhi azzurrini, che spiccavano dietro le solite lenti a mezzaluna che portava sul naso lungo – Prima che tutti vi disperdiate a godere di questi ultimi giorni di vacanza, vorrei fare un annuncio importante e vorrei che tutti quanti mi ascoltaste. Non è vero, signorina Cherin? –
Diamond, che stava ancora parlando fittamente con Pansy, si riscosse e raddrizzò la schiena, arrossendo piccata. Puntò gli occhioni nocciola sul volto dell’anziano mago, che le sorrise accondiscendente, mentre lei annuiva appena, imbarazzata.
- Stupido vecchio…- mormorò la Parkinson accanto a lei, ma nessuno sembrò udirla.
Silente riprese a rivolgere lo sguardo all’intera Sala.
- Hogwarts è lieta di ospitare, per questa seconda metà di anno scolastico, un nuovo studente. – annunciò, lasciando a tutti il tempo di elaborare la notizia; ma prima che qualcuno potesse cominciare a mormorare ipotesi, riprese il discorso, catturando nuovamente l’attenzione degli studenti – Si è trasferito questo inverno e frequenterà l’ultimo anno con noi, dopo essere stato studente, negli anni precedenti, della Scuola di Magia e Stregoneria Americana. Spero che lo accogliate con il dovuto calore. – e lanciò un’occhiata obbliqua ai Serpeverde presenti. – Ed ora, date il benvenuto a Luis Cabrisk! – annunciò, allargando le braccia.
Da un angolo della Sala, dietro il tavolo degli insegnanti, si mosse un ragazzo che nessuno aveva notato fino a quel momento. Era alto e slanciato, elegante ed ipnotico nella sua camminata lenta e nel mondo in cui il mantello della divisa di Hogwarts gli ondeggiava alle spalle; aveva capelli nerissimi che, alla morbida luce del sole incantato della volta, conservavano qualche strano riflesso blu, e che, lisci e lunghi, gli sfioravano le spalle larghe e ne incorniciavano il viso; l’espressione del suo volto era di gentile arroganza, mentre sorrideva in direzione del Preside, che lo accolse accanto a sé.
Era bello, decisamente.

Un ventunenne affascinante e misterioso. (**)
Quando l’applauso che l’aveva accolto – più caloroso del previsto, specialmente da parte delle studentesse – si spense sotto il comando di Silente, il ragazzo sorrise e chinò appena il capo, in segno di ringraziamento.
Nel frattempo, la McGranitt aveva portato il vecchio Cappello Parlante e uno sgabello era stato fatto levitare accanto al nuovo studente. Sembrò trattenersi dal ridere, mentre si accomodava e il cappello gli calava sulla testa, nascondendo lo sguardo.

Che trovasse ridicola quella pratica di smistamento?
Magari, in America, avevano altre usanze.

Il silenzio avvolse la Sala Grande, mentre il cappello meditava tra sé e sé. Alla fine, aprì le sue pieghe simili a labbra.
- GRIFONDORO! – annunciò con un grido e la parte di tavolo occupata dai Grifoni esplose in battiti di mani entusiastici, ai quali si unirono i Tassorosso e i Corvonero – un po’ meno entusiaste le Untouchable Ravens perché quel bocconcino non era stato assegnato alla loro casa.
Alexis si unì ai battiti, con un sorriso sulle labbra, ma né Blaise né Draco si mossero, come la maggior parte dei Serpeverde.

Beh, certe cose non si potevano proprio cambiare.
Quando gli venne tolto il capello, il nuovo studente aveva uno strano ghigno soddisfatto che colorava le labbra piene; dopo essersi scambiato uno sguardo con Silente, questo gli diede una pacca incoraggiante sulla spalla e lui annuì, scendendo dal ripiano rialzato per raggiungere gli altri studenti.
Si fermò solo per un attimo, in mezzo alla Sala, ma tutti lo notarono.
Il suo sguardo si posò sulla figura di Alexandra Black, che lo osservò con espressione confusa.

Eppure, quando i suoi occhi incontrarono quelli del misterioso studente, il cuore le si fermò all’improvviso.
Erano blu.
Incredibilmente e profondamente blu.
Identici a quelli che, la sera precedente, aveva scorto nel buio.

Il ragazzo le sorrise e le fece un occhiolino, prima di prendere posto accanto al gruppo di Grifondoro, che lo accolse con pacche sulle spalle e strette di mano.
- No! Non di nuovo! – si sentì gridare da una voce femminile, disperata all’idea che anche il nuovo studente si fosse subito interessato alla più piccola della famiglia Black.
Tutti si voltarono verso la Tassorosso del sesto anno che aveva pronunciato quell’affermazione frustrata, per poi scoppiare a ridere divertiti.
Il nuovo studente, un po’ sconcertato, fissò incuriosita la bruna Tassorosso, che avvampò di vergogna e arrossì letteralmente quando lui le strizzò un’occhio.
Alexis aveva lanciato uno sguardo stranito alla ragazza, sbattendo ripetutamente le ciglia, confusa.

Che aveva voluto dire?
- Lo conosci? –
La voce dura di Draco Malfoy la costrinse a voltarsi e ad abbandonare i suoi pensieri. Puntò lo sguardo sul suo viso, ora indurito da un’espressione evidentemente infastidita.

Non gli era piaciuto per niente lo spettacolino del nuovo arrivato nei confronti della sua ragazza.
Chi diavolo si credeva di essere?

Strinse la mano che teneva attorno alla forchetta, tanto violentemente che le nocche sbiancarono.
Alexis gli rivolse un’occhiata pensierosa, poi scosse il capo e tornò ad osservare il nuovo studente, che sembrava aver stretto amicizia con Harry Potter. Scosse lentamente la testa, rivolgendo di nuovo lo sguardo a Draco che, però, non la ricambiò.
- No. Non l’ho mai visto prima d’ora. – confessò sicura, corrugando le sopracciglia.

Luis Cabrisk: non era un nome famigliare, per niente.
 

 

 


 

 

 

 

 

La settimana di vacanza passò in fretta ed Hogwarts tornò ad essere quella popolosa e allegra di sempre. Natale e Capodanno sembravano aver alleggerito i pensieri di tutti gli studenti, che adesso sembravano quasi non pensare più alla misteriosa Camera dei Segreti e al pericolo delle pietrificazioni, anche perché dopo Justin Finch-Fletchey, nessun altro era ancora stato aggredito e la cosa faceva sperare per il meglio.
Alexis aveva ripreso in mano la sua vita: le cose con Draco andavano per il verso giusto dalla sera di Natale – avevano raggiunto la felice pace di due settimane senza scontri di sorta! – e anche il rapporto con Harry sembrava essere tornato quello speciale di sempre. Aveva persino trovato il tempo per spedire una lettera a Sirius, nella quale gli raccontava tutte le ultime novità, parlando specialmente di quel nuovo ragazzo arrivato ad Hogwarts i cui occhi, la sera della festa, aveva scambiato per quelli di Sirius stesso. Glielo scrisse, perché il ricordo la faceva sorridere e, sicuramente, anche il padrino avrebbe provato un moto di tenerezza leggendolo e lei era sicura che, ovunque si trovasse, Sirius avesse bisogno di sentire che lei gli era vicina con il cuore, sempre.
Tra la possessività esagerata di Draco – con la quale aveva imparato a convivere, cominciando persino ad apprezzarla -, i pomeriggi passati con Harry e l’inizio delle lezioni, Alexis non aveva avuto praticamente alcuna occasione per poter conoscere il nuovo studente, ma la cosa non compariva di certo nella sua lista delle priorità, al momento.

Ma il destino, che se ne fregava delle sue liste mentali, li fece incontrare quel pomeriggio stesso.
La giovane Potter si stava dirigendo a passo svelto verso l’aula di incantesimi, con il libro stretto al petto. Era appena uscita, nemmeno troppo indenne, da una lezione di Pozioni nella quale – non potendo contare sull’appoggio di Diamond che si era seduta vicino ad un’altra compagna di Serpeverde – aveva combinato il solito casino, con il risultato che ora la sua borsa penzolava nella doccia, in attesa che la maleodorante miscela lasciasse almeno in parte il tessuto in jeans.
Avrebbe dovuto considerare l’idea di chiedere a Draco di darle qualche altra lezione privata di Pozioni, perché lei non era proprio capace a crearne.
Il pensiero le riportò alla mente quella notte ormai lontana, nella quale Malfoy, con mano abili, l’aveva aiutata a recuperare un brutto voto.
E poi, di ritorno dall’aula di Pozioni, l’aveva inchiodata contro la porta e poi l’aveva baciata.
Per la prima volta.
Il loro primo bacio.
Era ancora bollente sulle sue labbra, mai cancellato dai numerosi contatti che avevano avuto in seguito.
Il sapore di quel primo sugello sarebbe rimasto sulla sua bocca e sulla sua lingua per sempre.

Sorrise tra sé e sé di quelle considerazioni: chissà cosa avrebbe pensato Draco di lei, se gliele avesse rivelate; era sicura che l’avrebbe presa in giro con quella dolcezza disarmante, mista ad una sensualità arrogante, che era solo sua.
Si sfiorò le labbra con le dita, mentre voltava l’angolo, la testa fra le nuvole.

Fu per questo, probabilmente, che si scontrò violentemente contro il petto di qualcuno che – di fretta a sua volta, questo era evidente dalla durezza dell’impatto – veniva dalla direzione opposta.
Senza che riuscisse ad impedirselo, Alexis Potter si ritrovò con il sedere sul pavimento.
Aveva stretto gli occhi per il contraccolpo, ma quando li riaprì, si ritrovò a spalancarli completamente.

Davanti a lei, un po’ disorientato dallo scontro imprevisto, con la camicia aperta a rivelare il petto bianco e la cravatta storta e allentata, c’era Luis Cabrisk.
Aveva il capo piegato e si stava massaggiando il punto in cui lei si era duramente scontrata; i capelli neri, lunghi e lisci, gli coprivano l’espressione del viso, ma quando rialzò la testa, i suoi occhi blu si spalancarono a loro volta, brillando di sorpresa.
Si scrutarono, forse per qualche secondo di troppo, perché Alexis sentì le guance arrossire di vergogna e si affrettò a distogliere lo sguardo, a disagio.
- Scusami, io…Non guardavo dove stavo andando e…- si giustificò, passandosi una mano tra i capelli.

In quel gesto usuale che era sempre solita fare quando era nervosa.
Il ragazzo sorrise e la guardò dall’alto, scuotendo appena il capo e lasciando che le ciocche sfuggenti gli sfiorassero il viso.
- Non preoccuparti: è colpa mia, avrei dovuto prestare più attenzione. – la interruppe.

Aveva una voce calda e bassa, un po’ roca e sensuale, ma non sembrava che lo stesse facendo a posto.
Doveva essere il suo tono normale, che le attraversò il petto come una strana scarica di dolore.

Alexis si sforzò di sorridere, ancora imbarazzata, e si voltò per poterlo osservare.
Ma quando il suo viso fu tornato sulla figura del giovane, sobbalzò quasi, spaventata: Luis si era piegato sulle ginocchia e la stava scrutando a pochi centrimetri di distanza, tanto che i loro nasi quasi si sfioravano.
Da quella ridicola distanza, Alexis potè notare che i suoi occhi erano veramente blu, tanto profondi da sembrare non avere alcuna fine; aveva un viso elegante, con delle labbra che ora erano piegate in un sorriso strano, a metà tra l’incuriosito e il soddisfatto.
D’istinto – anche se con un po’ troppo ritardo – si ritirò indietro, allontanandosi da quel viso perfetto, che la stava studiando con una strana arroganza.
- Ho…Ho qualcosa che non va? – gli domandò, titubante, mentre sentiva le guance prendere velocemente calore.
Il ragazzo sghignazzò tra sé e sé e scosse la testa.
- Assolutamente. – disse, prima di tirarsi nuovamente su e porgerle una mano, per aiutarla a rialzarsi.
Alexis fissò il palmo bianco, titubante, poi posò le dita sulla mano del giovane, che le strinse con delicatezza.
Non si era aspettata che sotto quell’aspetto elegante si nascondesse una forza tale da riuscire a sollevarla con un solo braccio, senza sforzo.

Ma, soprattutto, quello che non si era assolutamente aspettata era che il ragazzo se la trascinasse addosso, stringendosela tra le braccia e facendole aderire una guancia contro il petto atletico.
Troppo sorpresa da quell’abbraccio improvviso, Alexis non riuscì a muoversi subito. Si lasciò cullare quasi, dolcemente, dal ragazzo, che, con una innaturale familiarietà, aveva preso a sfiorarle appena le braccia, lento e delicato.
Aveva un profumo fresco, di fiori e di primavera.
Quando si rese effettivamente conto della situazione, spalancò gli occhi e gli premette entrambe le mani sulle spalle, costringendolo ad allontanarsi. Lo guardò dal basso con un misto di risentimento e imbarazzo, al quale lui rispose semplicemente con un sorriso arrogante.
Alexis fu costretta ad abbassare lo sguardo e borbottò un ‘grazie’ biascicato, non troppo contenta del comportamente del nuovo arrivato.

Ma chi si credeva di essere?
Si chinò per raccogliere il libro di incantesimi, che nell’impatto era caduto per terra, ma lui fu più lesto: si era piegato con un gesto fluido e aveva preso il tomo, per poi porgerglielo con un sorrisino.
Alexis lo prese e se lo strinse al petto.
- Scusami per la mia maleducazione. – esordì lui, all’improvviso, con una gentilezza che sembrava quasi d’altri tempi. Alexis corrugò la fronte, ma lui non le diede il tempo di replicare – Non mi sono ancora presentato: sono Luis Cabrisk.- e le porse una mano.
La fissò per qualche istante poi, armeggiando per reggere il grande libro con un solo braccio, porse la sua e la strinse lievemente.
- Alexandra Black. – si presentò a sua volta, ostentando una certa sicurezza nel pronunciare quel nome.

Fredda e orgogliosa come solo una vera Black avrebbe potuto essere.
Luis le rivolse un sorriso abbagliante e si portò la mano alle labbra, prima di sfiorarla delicatamente, senza mai smettere di guardarla negli occhi, neanche mentre si chinava appena per raggiungere il dorso roseo.
- Piacere. – mormorò, con tono strano, prima che il sguardo assumesse una sfumatura indagatoria – Sei la sorellina di Sirius Black, non è vero? –
Era una domanda diretta, ma non la colpì particolarmente: erano mesi che si fingeva la sorella minore del suo padrino, quindi non si scompose. Si limitò ad annuire appena, mentre lasciava scivolare via la mano dalla presa ormai inesistente delle dita affusolate di Cabrisk.
Luis si limitò a rivolgerle un altro sorrisino sghembo, prima di chinare appena il capo, in un cenno di saluto.
- Ci vediamo in giro allora, Alexandra. –
Aveva un modo di pronunciare il suo nome che era oscuro e vibrante e che le accarezzò la pelle ancor prima delle dita del giovane che, leste e sfuggevole, le rubarono una carezza sulla guancia; prima che Alexis avesse la possibilità di fare alcunchè, Luis si era già dileguato oltre l’angolo.
Ancora perplessa da quanto appena successo, sbattè le palpebre decisamente disorientata e si sfiorò la guancia sulla quale il misterioso studente le aveva lasciato una breve carezza.

“Ma chi diavolo si crede di essere?”
Si domandò ancora, sentendo la rabbia montarle dentro all’improvviso. Scosse la testa, per scacciare l’immagine del ragazzo dalle mente  e si avviò per il corridoio, diretta versa l’aula di incantesimi per la quale era già, oltremodo, in ritardo.
Due occhi scuri e ben truccati seguirono i movimento della giovane dall’ombra.
Un sorriso malsano colorò labbra rosse e velenose.
 

 

 

 


 

 

 

 

 

“Ci vediamo in giro allora, Alexandra.”
Le aveva detto Luis prima di congedarsi.
E mai parole erano state più veritiere.
Alexis lo aveva incontrato per tutto il giorno, in ogni angolo immaginabile del castello e ogni volta lui sembrava trovare una scusa per rivolgersi a lei, anche che si trattasse di un semplice saluto.

La cosa la stava facendo ammattire!
Mentre procedeva verso la Biblioteca, per prendere in prestito un libro di Difesa Contro Le Arti Oscure – il professor Allock aveva affidato loro il compito di scrivere un tema su come difendersi da una strana creatura che il loro libro neanche menzionava e che era decisamente di dubbia esistenza – si scrutava intorno ansiosa, quasi timorosa di vedersi sbucare Luis Cabrisk davanti agli occhi, all’improvviso, con il suo sorriso accattivante e il suo sguardo arrogantemente blu.
Le stava dando il tormento.
Non era sicura fosse tanto per il suo aspetto fisico – come invece avrebbe pensato Draco Malfoy se fosse venuto a conoscenza delle vicende giornaliere – quanto più per il fatto che fosse la presunta sorella di Sirius Black: ad ogni incontro, quello non continuava che rimarcare il suo nome completo, con una sottile e fastidiosa ironia, che le stava veramente facendo saltare i nervi.
Era mai possibile che non potesse avere un lungo periodo di tranquillità?
Era talmente tesa, che quando qualcuno le sfiorò il braccio, con delicatezza, sobbalzò.
Le dita che, inizialmente, l’avevano solo lambita, si erano adesso strette appena sopra il gomito, con forza – sebbene sembrassero ben conoscere il limite che si dovevano imporre per non farle alcun male. Con uno strattone, la mano misteriosa la costrinse a voltarsi e lei, nella furia del momento – e nella convinzione che si trattasse di nuovo di Luis – si girò con il braccio teso e la mano spalancata, pronta a colpire quel viso strafottente con uno schiaffo. Le sue dita si scontrarono chiaramente con qualcosa, ma non fu assolutamente la guancia del profilo elegante del neo-Grifondoro.
Era stata un’altra mano ad accogliere la sua, con una stretta gentile e veloce, che l’aveva bloccata a mezz’aria nel gesto tentato. Alexis cercò di ribellarsi, dimenandosi nella stretta che, adesso, dal gomito era passata alla vita, dove un braccio l’aveva circondata quasi con prepotenza.
- Lasciami! Lasciami! – urlò, cercando di sottrarsi alla sua presa.
- Da quando sei diventata tanto manesca?
Il tono sorpreso di quella voce la costrinse a calmarsi immediatamente, mentre alzava il viso di scatto.

Gli occhi spalancati brillarono nella loro speciale tonalità di verde, mentre si posavano su quelle iridi che, dall’alto, la osservavano confuse.
Iridi grigie e perplesse.
Non blu ed arroganti.

- Draco! – esclamò, quanto mai stupita di ritrovarsi stretta al petto del Serpeverde.
Il suo ragazzo la stava fissando dall’alto, scrutandola con un’occhiata indecifrabile.
Alexis scosse la testa, per costringersi a tornare alla realtà.
- Oddio: scusami! Non avevo intenzione di colpire te…- mormorò, dopo aver poggiato la fronte contro la sua spalla.
- Voglio ben sperarlo. – le rispose con tono neutro, ma lei aveva imparato ad avvertire quando, come in quel momento, un sorrisino divertito aleggiava sulle sue labbra.
La mano di Draco aveva lasciato andare quella di lei - che automaticamente si era poggiata sul fianco snello del ragazzo - per insinuarsi nella folta chioma nera e impossessarsi del suo capo, che carezzò con lentezza.
- E’ troppo sperare che fosse per San Potter, vero? – le domandò, ma quando lei fece per alzare il viso di scatto e rispondergli a tono, lui non glielo permise, mettendo appena un po’ più di pressione sulla sua nuca, in modo da costringerla a rimanere con il viso premuto sul su  petto. Si chinò appena, finchè le sue labbra non raggiungersero l’orecchio della ragazza – Frena i tuoi bollenti spiriti, Potter…- l’ultima parola l’aveva bisbigliata talmente a bassa voce che lei aveva quasi fatto fatica a sentirla – Stavo solo scherzando. –
La sentì rilassarsi tra le sue braccia, mentre le sfiorava una guancia con le labbra, prima di scendere ad impadronirsi della sua bocca, che divorò con vorace dolcezza.
- Dobbiamo parlare. – le mormorò poi sulle labbra, dal quale si era allontanato appena giusto per il tempo di quelle due paroline, per poi riprendere a baciarla.
Nel farlo, si era piegato appena in avanti, tanto che lei era stata costretta ad allacciargli le braccia dietro al collo per sorreggersi a lui e non cadere.
- Dobbiamo proprio? – gli domandò e le sue parole morirono in un altro bacio.
Alla fine, Draco si costrinse a spostarsi, senza tuttavia allontanarla da sé. Se la strinse al petto con entrambe le braccia, mentre le poggiava il mento sulla testa e la cullava appena.
- Sì, mia bella Black…- le sussurrò, lanciando un’occhiata obliqua al gruppo di studentelle che passava lì accanto e che ridacchiò frivolo non appena li ebbero superati – Dobbiamo proprio.

 

 

 


 

 

 

 

 

 

Era un sole pigro, quello che splendeva nel cielo terso di quel pomeriggio. Se ne stava lì, già prossimo all’orizzonte, con quei raggi deboli e bugiardi che illuminavano poco e scaldavano ancora meno.
La neve si era quasi completamente sciolta, ma loro avevano dovuto comunque utilizzare la magia per spostare il mucchietto sporco che ancora inumidiva la panchina di marmo sulla quale, adesso, erano seduti.
O meglio, Alexis era seduta; Draco Malfoy era praticamente sdraiato, una gamba che poggiava sul terreno, l’altra rialzata sul sedile e la testa comodamente posata sulle coscie di lei.
Si erano recati in uno dei tanti giardini interni di Hogwarts, piacevolmente contenti di essere riusciti a trovarne uno abbastanza desolato: con il freddo, in fondo, era poca la gente che si concedeva scorrazzate fuori dal castello, quindi loro avevano potuto ottenere la loro tanto sperata tranquillità.
Draco Malfoy teneva gli occhi chiusi e Alexis aveva quindi la possibilità di osservarlo con tutta la calma possibile, senza che lui la notasse troppo imbambolata.

Comunque, sapeva perfettamente che lui era al corrente dell’essere studiato.
I raggi di quel sole bugiardo si riflettevano sui suoi capelli, sottili fili d’oro con i quali lei, neanche troppo attentamente, stava giocherellando, avvolgendoseli intorno alle dita piccole e delicate, oppure pettinandoli appena all’indietro: le piaceva di più quando, come in quel momento  li lasciava liberi dal gel.
Aveva un’espressione distesa e rilassata, il bel Malfoy – il tuo Malfoy, le ricordò una vocina nella testa, riempiendole il cuore con quella sensazione che trovava il suo confine preciso tra il piacere e il dolore. Le sue labbra erano distese in un sorrisino pigro, che si accentuò appena quando l’indice di lei, curioso, era sceso a sfiorargli il profilo elegante del naso e poi si era poggiato sulla bocca carnosa, che lui aveva corrucciato appena per poterle regalare un bacio sulla punta delle dita.
- Non dovevamo parlare? – gli rammentò Alexis, mentre lui sollevava una mano e si bloccava quella di lei sulle labbra, prima di baciarne il palmo e il polso.
Lentamente, aprì gli occhi per scrutarla con un’occhiata obliqua. Non le rispose, non subito per lo meno: le sue labbra rimasero impegnate a sfiorarle la pelle del polso, per poi risalire lungo la stoffa morbida del maglione che indossava, arrivare al collo, baciare la mandibola e, infine, dopo essersi poggiato con una mano sulla panchina per rialzarsi, rapirle le labbra.
- Sì, dobbiamo parlare. – concordò poi, soffiandogli appena sulle labbra umide di baci e facendola rabbrividire.
Strofinò un’ultima volta la bocca contro quella di lei, con un gesto carico di sensualità e dolcezza, e poi si mise a sedere, chinando appena il capo per poterla osservare meglio.
- E’ sempre colpa di quello stupido di Potter. – sentenziò poi, improvvisamente duro, ma neanche così tanto da spingerla a sentirsi veramente risentita – Se non fosse per lui, a quest’ora potrei baciarti, libero da qualsiasi inutile pensiero. –
Alexis gli lanciò un’occhiata stranita di sottecchi.
- Draco…- lo richiamò, spazientita, ma lui scosse la testa, prima di poterla lasciar finire.
- So chi è per te, Alex – sentenziò.

Da quando aveva saputo della sua vera identità, aveva preso a chiamarla Alex molto più spesso di quanto non facesse prima, perché, in un modo o nell’altro, era pur sempre un diminutivo del suo nome.
Poi sbuffò, quasi gli fosse difficile parlare con lei di quelle cose che gli frullavano per la testa.

E’…difficile.
Le aveva detto la mattina dopo Natale, ma lei non si era mai preoccupata di chiedere delucidazioni in merito. Ora, si sentiva un po’ in colpa per come lo aveva trascurato.
La sua mano corse a posarsi sul braccio di Malfoy e lui la accolse, coprendola con la propria, ma non si voltò a guardarla.
I suoi occhi rimasero ostinatamente puntati su di un’orizzonte che, per quanto si fosse sforzata, lei era sicura non sarebbe mai riuscita a vedere.
- Ma questo non significa che il mio atteggiamento nei suoi confronti cambierà. – continuò e la mano libera si artigliò appena al bordo della panchina – Nonostante tutto, non puoi chiedermi di accettarlo, né tanto meno di essergli…amico.
Aveva un’espressione dura sul viso e, anche se non poteva scorgerlo, era sicura che i suoi occhi stavano rilucendo di frustrazione, rabbia e forse, in fondo, anche odio.
Alexis sospirò e abbassò lo sguardo, non sapendo cosa aggiungere.

Non si era mai aspettata che Malfoy mettesse da parte le sue divergenze con Harry solo per lei. Non aveva mai pensato nemmeno di chiederglielo, perché sapeva quanto la cosa sarebbe risultata impossibile.
Eppure, saperlo così, da quelle stesse labbra che tanto amava baciare, le fece male lo stesso.
Draco Malfoy ed Harry Potter: nemici per sempre.

Senza che lei se ne fosse nemmeno resa conto, Draco si era di nuovo voltato a guardarla e ora le stava accarezzando, cauto, il profilo della guancia.
Aveva paura della sua reazione.
Aveva paura di perderla di nuovo, ma non aveva intenzione di porla davanti ad una scelta.
Quella era decisamente l’ultima delle cose che avrebbe voluto.
Il suo unico desiderio era quello di essere sincero nei suoi confronti e di mettere bene in chiaro le cose: la amava, come non aveva amato nessun’altra fino ad allora, ma questo non avrebbe mai potuto lenire l’odio che provava nei confronti di Harry Potter.

Alexis non disse nulla, ma neanche si sottrasse alle sue carezze, cosa che, almeno in parte, lo rincuorò.
- Quando hai intenzione di rivelargli che tu sei sua sorella? – le chiese all’improvviso, seppur con tono delicato che denotava un certo tatto.
Alexis alzò nuovamente il viso, in modo da poter di nuovo guardare Draco negli occhi. Lo osservò per qualche secondo, titubante e sorpresa dalla domanda. Poi scosse la testa e si voltò, sottraendosi alle sue carezze.
- Io…Non lo so.- ammise, mettendo i piedi sulla panchina e raccogliendo le gambe al petto, che circondò con le braccia; poggiò la guancia sulle ginocchia e si voltò a guardare Malfoy, che ora la osservava tranquillo. – Ci ho provato, tante volte, dico sul serio. – continuò, spostando lo sguardo e prestando attenzione ad una foglia dell’albero che li sovrastava e che, coraggiosa, era rimasta attaccata all’albero nonostante le insidie dell’inverno.
- E lui non ti ha mai ascoltata? – le chiese Draco, allungando una mano per sfiorare gentilmente il dorso di quelle di lei.
- No: Harry è un bravo ascoltatore. – ammise lei, stringendosi appena nelle spalle – Solo che, ogni volta che trovo il coraggio di confessare tutto, per un motivo o per l’altro desisto e scappo. – sospirò, ma Draco non smise di sfiorarle le mani, premuroso – Sono una vigliacca: altro che coraggiosa Grifondoro. – mormorò, più a se stessa che non al ragazzo, che però non si lasciò sfuggire quell’affermazione alquanto particolare.
- Che intendi dire? – si informò infatti, intrecciando le sue dita a quelle di lei.
Alexis tornò a guardarlo, ma aveva lo sguardo vacuo e non sembrava vederlo davvero.

Odiava quando la scorgeva con quell’espressione sul viso; c’era una fitta di dolore che partiva dritta dal suo cuore e arrivava a serrargli le mascelle e ad indurirgli lo sguardo.
Lei sorrise appena, amara.
- Forse, quello che ti dirò non ti piacerà granchè…- confessò – Non sono una Serpeverde; in altre circostanze il Cappello Parlante mi avrebbe affidata a Grifondoro. –
Lo sguardo di Draco assunse una sfumatura smarrita solo per un attimo, prima di tornare placido.
- Come una degna Potter. – sibilò gelido; le sue mani, tuttavia, non abbandonarono quelle della ragazza. – Perché sei tra i Serpeverde, allora? – si informò poi, apparendo sinceramente curioso.
- E’ stata una mia scelta: una Black tra i Serpeverde sarebbe stata più credibile e nessuno mi avrebbe dato troppo fastidio. – rivelò con semplicità.
Draco sembrò pensarci su un attimo, mentre districava le loro dita per portarsi la mano sotto il mento.
- Comunque, non sei mai stata molto credibile come Serpeverde. – rimuginò lui, che pian piano stava rimettendo a posto gli ultimi tasselli del puzzle. – Troppo gentile, troppo disponibile, troppo ingenua…-
- Troppo poco musona? – aggiunse lei, con un pizzico di divertimento nella voce.
Draco le rivolse un’occhiata obliqua, prima di sollevare di nuovo la mano e accarezzarle il profilo del viso con la punta dell’indice.
- La sfacciataggine non ti manca di certo, però. – le fece notare con un sogghigno.
Alexis gli fece una linguaccia, poi gli prese la mano e intrecciò nuovamente le loro dita.
- Chissà: se fossi stata smistata a Grifondoro fin dall’inzio, forse noi non saremmo nemmeno stati insieme a quest’ora. – mormorò, assorta nell’unione delle loro mani.
Draco se le portò sulle labbra e le baciò le nocche una ad una, senza mai staccare lo sguardo da quello di lei.
- E ti penti della scelta che hai fatto? – le chiese, improvvisamente serio.
Alexis sorrise e la risposta lasciò le sue labbra spontaneamente.
- No. – ammise, sincera – Potessi tornare indietro nel tempo, lascerei ogni cosa uguale ad ora, se avessi la certezza che condurebbe nuovamente qui, su questa panchina, accanto a te. – poi sembrò pensarci su e distolse lo sguardo, improvvisamente nervosa – Certo, forse sceglierei di dirti personalmente la verità, senza che tu lo venga a sapere da una lettera. – aggiunse, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Lo sentì ridacchiare appena, mentre le prendeva il mento tra le dita e la costringeva ad osservarlo di nuovo: adesso erano vicini e i loro respiri si accarezzavano, come le loro mani ancora legate.
- Sarebbe una scelta saggia. – concordò, sfiorandole il viso con una carezza – E comunque, anche se tu fosse stata una Grifondoro, questo non significa che non ci saremmo incontrati lo stesso. – le soffiò, ad un centimetro dalle labbra – Ho accettato il fatto che tu sia una Potter, come non avrei potuto accettare che il tuo cuore fosse Grifondoro?

Il cuore Grifondoro le esplose letteralmente nel petto, mentre spalancava gli occhi e le labbra, sopresa da quelle rivelazioni.
Draco, delicatamente meschino, approfittò del fatto che aveva aperto le labbra per infilarle la lingua nella bocca e prendere immediatamente ad intrecciarla con quella di lei, in un bacio allo stesso tempo violento e dolcissimo, che li lasciò senza fiato in breve tempo.
Si allontanò appena da lei solo per posarle la fronte sulla propria e guardarla attentamente negli occhi, come se potesse immergevisi dentro.
I suoi capelli biondi le solleticavano ora il viso, ed era una sensazione davvero piacevole.
- Non preoccuparti. – le mormorò all’improvviso, socchiudendo gli occhi e stringendola a sé con un braccio, mentre l’altra mano andava ad accarezzarle una guancia – Tuo fratello ti ha adorato ancor prima di sapere chi sei. Quando ti sentirai pronta per dirgli la verità, sono certo che lui sarà lieto di accoglierti a braccia aperte. –se ne uscì, con una dolcezza tanto improvvisa e delicata da farle singhiozzare doloramente il cuore nel petto.
Alexis sorrise e strusciò morbidamente la sua fronte contro quella di lui.
Rimasero così per qualche secondo, cullati dal vento freddo e dal calore piacevole dei loro corpi; poi, improvvisamente, Draco spalancò gli occhi, che brillarono di una strana luce maliziosa, accompagnando il ghigno delle sue labbra.
- E, a proposito di Potter…- mormorò, con un tono subdolo che non le piacque per niente; era incredibile come quel ragazzo potesse cambiare umore tanto repentinamente, quasi da spaventarla a volte. Draco ghignò – Gli prenderà un colpo quando verrà a sapere che la sua adorata sorellina è innamorata di Draco Malfoy. –
Alexis spalancò gli occhi a sua volta e lo allontanò con una spinta leggera, non riuscendo a trattenere un sorriso. Lui ridacchiò e lei tentò di lanciargli un’occhiataccia risentita.
- Sei uno stupido, Malfoy! – lo rimproverò, spingendogli nuovamente le mani sulle spalle.
Draco rise di nuovo, di quella risata cristallina che era così raro sentir lasciare le sue labbra, ma che era davvero bellissima. Senza farsi toccare dalle sue parole, la strinse di nuovo a sé e lei, istantaneamente, gli allacciò le braccia dietro al collo e lo cinse a sua volta, poggiandogli il mento sulla spalla.

- L’unico stupido di cui vorrei mai innamorarmi. –

 

 

 


 

 

 

 

 

Grazie a quell’amore del suo ormai ufficiale fidanzato, aveva passato tutto il pomeriggio a farsi distrarre dalle sue parole e dalle sue carezze ed aveva finito col dimenticarsi del compito di Difesa Contro le Arti Oscure – che avrebbe dovuto consegnare entro l’indomani. Così, dopo essersi lanciata in Biblioteca ed aver trovato il libro che le serviva, ora stava tornando verso i Sotterranei, pronta ad una nottataccia passata tra libri, inchiostro e pergamena.
Grazie davvero, Draco.
Comunque, per sentirsi meno in colpa, il ragazzo si era offerto di aiutarla con il compito, nonostante la prospettiva lo rendesse alquanto poco allegro.
“Preferirei passare il mio tempo con te in modi decisamente più…divertenti.”
Le aveva infatti sussurrato malizioso, passandole una mano sulla schiena.
Era stato con un’enorme violenza – e con grande disappunto di lui – che era letteralmente fuggita dalla Sala Comune per recarsi in Biblioteca.

I corridoi erano stranamente silenziosi, come se tutto il castello fosse già andato a dormire: improbabile, vista l’ora – erano solo le sette di sera. Probabilmente erano tutti scesi in Sala Grande per la cena.
Aprì l’enorme libro che aveva tra le braccia, cominciando a leggere l’indice per cominciare ad avvantaggiarsi, quando sentì un rumore sinistro provenire dalle sue spalle. Si girò di scatto, chiudendosi il libro contro il petto con un solo braccio, mentre una mano correva a serrarsi sulla bacchetta, nascosta sotto al mantello. Si guardò intorno, incerta, ma non vide nessuno. Procedendo all’indietro, continuò a scrutare le ombre, con aria guardinga.

Qualcuno la stava osservando, se lo sentiva sulla pelle.
Fece per girarsi, decisa ad accelerare il passo per allontanarsi il più in fretta possibile da quel corridoio, mai così spaventoso, ma non fece in tempo.
Qualcuno la afferrò prepotentemente per la vita, sollevandola di peso senza difficoltà alcuna. La sua schiena si scontrò violentemente contro un petto ampio e muscoloso, che l’accolse a sé, gentile, a differenza della presa con la quale adesso la strava trascinando via, dopo averla sollevata senza sforzo. L’urlo che stava per cacciare le morì in gola, soffocato dalla mano calda che, adesso, le aveva serrata decisa le labbra.
Alexis cominciò a dimenarsi e a scalciare nel vuoto, mentre il libro le sfuggiva di mano e cadeva con un tonfo sordo sul pavimento.
Un secondo più tardi, nel corridoio era rimasto solo il volume di Difesa Contro le Arti Oscure, aperto.
 

 

 


 

 

 

 

 

Non aveva smesso un solo secondo di dimenarsi, tanto meno quando la figura sconosciuta che la teneva legata a sé – come se non si stesse nemmeno muovendo – era entrata in un’aula vuota e aveva serrato la porta con un Colloportus.
La stanza era buia e indubbiamente vuota: la poca illuminazione proveniva da un’ampia finestra lasciata aperta, dalla quale filtravano i raggi di una luna mai così piena e vicina, che rendeva l’atmosfera incredibilmente soffusa.
Alexis si dimenò ancora, decisamente terrorizzata, e il braccio che la stringeva per la vita parve ammorbidirsi appena, mentre la posava delicatamente a terra, senza tuttavia lasciarla andare né smettendo di premere la mano sulla bocca che aveva tentato, più volte, di morderla, senza risultato.
Lo sconosciuto la tenne stretta a sé, delicato come se fosse fatta di cristallo; sentì il suo viso avvicinarlesi da dietro, tanto che le loro guance si sfiorarono.
I capelli del ragazzo misterioso erano morbidi e profumavano di fiori freschi e primavera.

Un odore terribilmente famigliare.
- Se prometti di stare buona, allora ti lascio andare…- promise lui, con voce morbida e roca, densa e sensuale.
Alexis deglutì e un brivido le scosse le spalle, mentre annuiva appena.
Le sembrò di sentirlo sospirare sollevato, mentre, lentamente, lasciava scivolare via la mano dalla sua bocca e il braccio dalla sua vita; non perse tempo a sincerarsene comunque, perché appena ebbe il tempo di voltarsi, sollevò la bacchetta che ancora stringeva tra le dita tremanti.
- Diff…- cercò di pronunciare, ma il ragazzo fu decisamente più lesto.
Capite le sue intenzioni, aveva fatto scattare il braccio e le aveva serrato il polso tra le dita, con forza, allontanando la bacchetta dal proprio petto; le aveva storto appena il braccio, senza tuttavia farle troppo male. Si avvicinò tanto al suo viso, che adesso, anche nella luce fioca della stanza, lei potè vedere chiaramente il volto di chi aveva davanti: Luis Cabrisk, con i suoi occhi incredibilmente blu e la sua faccia di arrogante presunzione.
Alexis trattenne il respiro e un gemito involontario lasciò la sua gola, mentre lui la costringeva a lasciar andare la bacchetta.
- Questa non ti servirà…- mormorò, senza mai distogliere lo sguardo da quello verde di lei, che era come pietrificato.
Alexis sembrò trovare coraggio in una parte remota di sé, perché cercò di divincolarsi, senza troppo successo.
- Si puo’ sapere che diavolo vuoi da…- sbraitò, ma non fece in tempo a finire la frase.
Veloce, Luis le aveva artigliato una spalla e poi l’aveva spinta contro il muro, preoccupandosi però che l’impatto non fosse troppo duro.
La inchiodò lì, con uno sguardo serio e minaccioso, mentre sulle sue labbra si apriva un sorriso perfetto e freddo.
- Io conosco il tuo segreto - le soffiò, con voce morbida –
Alexis Lily Potter...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

(*) Le Coccatrici sono animali magici, combinazione tra un gallo e un drago (o un serpente); somigliano a delle galline giganti, per questo ho deciso di inserire questo termine di paragone per descrivere Pansy e le sue amiche: fa più linguaggio da mondo magico, no?

(**) Il nuovo ragazzo ha ventuno anni, dovendo frequentare il settimo anno, perché vi ricordo che, in questa storia, l’età di frequentazione di Hogwarts non è pertinente all’originale e il primo anno si comincia a quindici anni.

 

 

 

 

 

Salve a tutte!
Ecco a voi il nuovo capitolo di questa storia: spero vi sia piaciuto *_*
Come promesso, è arrivato non appena ho concluso i miei esami! Finalmente sono liberaaaaaaaa *______* Non ho idea di come sia andato, ma penso piuttosto bene! Vi farò sapere il risultato nel prossimo capitolo, promesso ;)
Purtroppo sono abbastanza di corsa, quindi mi limito a lasciarvi poche parole e una miriade di ringraziamenti, augurandomi che questo capitolo vi sia piaciuto almeno quanto i precedenti, perché io mi sono divertita molto a scriverlo!
Passando a delle comunicazioni importanti:
 

1. Adesso che è di nuovo estate e che potrò dedicarmi alla scrittura giornalmente, questa fan fiction verrà aggiornata una volta alla settimana, ogni sabato pomeriggio dopo pranzo. Ovviamente, avendo postato oggi questo capitolo, il prossimo non sarà questo sabato, ma sabato 9 Luglio!

 

 

2. Rinnovo il mio invito a seguirmi su facebook, dove potrete trovare foto, anteprime e spoiler su questa storia e sulle altre che sto scrivendo!

 

Ada Wong su Facebook

 

 

 

3. Faccio di nuovo pubblicità alla fanfiction di EleanorMair, spin-off di ‘Un Particolare In Più’ che ha come protagonista il nostro bel Zabini. Come fate a perdervela?

 

…Odi et Amo… di EleanorMair

 

 

 

 

4. Faccio un po’ di pubblicità anche alle altre mie storie online qui su EFP; se oltre la storia vi piace anche il mio modo di scrivere o il modo in cui muovo i personaggi, leggetele, mi rendereste veramente felice (:

 

 

L’ultimo bacio della Morte
Walk Through The Fire

 

 

 

 

Bene, dopo i soliti annunci, passo velocemente a ringraziarvi, perchè ve lo meritate davvero!
Grazie mille, infinitamente per:

 

Oltre 300 recensioni (non me lo sarei mai immaginato *_*)
100 preferiti
20 ricordati
113 seguiti

 

 

 

 

GRAZIE CON TUTTO IL CUORE PER SEGUIRE CON ME LE AVVENTURE DI ALEXIS POTTER!!

 

 

 

E un grazie speciale alle 15 persone che hanno recensito lo scorso capitolo!
A voi tutto il mio affetto <3

 

 

 

Ora scappo, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, per me è davvero importantissimo!! <3

 
Un bacione enorme a tutte :3
Giulia.

 

 

 

   
 
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