Nick:
SeleneLightwood
Titolo della storia: E gli uomini vollero piuttosto le
tenebre che la luce.
Pacchetto scelto: Leiolepis
Rating: Verde
NdA:
Il titolo scelto è tratto dal vangelo di Giovanni. Ho pensato che si adattasse
molto al personaggio di Tom Riddle. L’episodio è immaginato durante l’ultima
battaglia, ma si capisce ^_^
E gli uomini vollero piuttosto le
tenebre che la luce.
Mi sono sempre domandato cosa
sarebbe successo se fossi stato un miglior insegnante per
Tom.
Non solo di Pozioni.
Anche di vita.
Se gli
avessi insegnato il significato del rispetto, o l’importanza dell’essere
fedele.
Se solo
gli avessi donato più affetto.
Se solo
avessi capito cos’era prima che fosse troppo tardi.
Magari sarei riuscito a salvarlo da
se stesso.
Magari non avrei potuto fare nulla.
Lui, in fondo, era Tom Riddle.
“Professore, potrei farle una
domanda?”
Il tono è educato e formale, ma si
vede che muore dalla curiosità di chiedermi qualcosa.
“Ma certo, Tom, chiedi pure.”
Mi domando perché sia in giro per un
corridoio deserto all’ora di pranzo.
Ha così tanti amici.
Lo seguono ovunque.
Dove sono ora?
“Ecco, io non avrei ben capito cosa
intendeva stamattina, quando ha spiegato
Sbatto le palpebre un paio di volte.
“Oh, Tom! Andiamo, ragazzo mio,
possibile? Non era una spiegazione difficile!” ridacchio, muovendo i baffoni
neri su e giù.
“Vede, io ho capito perfettamente il
procedimento. Ciò che non mi è chiaro è la sua spiegazione sulla sincerità.”
Per un attimo rimango spiazzato.
Non mi aspettavo una domanda del
genere.
“Ecco, Tom...la mia intenzione era
farvi capire che non serve una pozione per ottenere la
sincerità, o per essere sinceri sempre. Nemmeno il Veritaserum.
Infatti ha delle limitazioni burocratiche. Semplicemente
bisogna essere sinceri con l’altro, e aspettarsi la stessa cosa. Se sei sincero
con gli altri hai vinto in partenza, Tom.”
Il ragazzo per un po’ mi guarda
negli occhi.
Lo vedo riflettere con attenzione su
quanto ho detto e inizio a sentirmi a disagio.
Mi pare di scorgere sul suo viso un
lampo di comprensione.
“Capisco.”, dice soltanto.
E io mi tranquillizzo.
Tom è un ragazzo così intelligente.
Un fruscio mi distoglie dal pensiero
e lo vedo davanti a me.
Voldemort.
Quasi cado a terra per il disgusto.
Riesco a percepire l'infinita
quantità di Incantesimi praticati su quella creatura.
E’ come circondato da un’aura di
Potere, Putrefazione e Morte.
Il colorito è marmoreo, ma sono
perfettamente visibili le venature blu sul viso, sulle mani, sul collo.
Dentro pulsa sangue, ma ho la
certezza che sia nero.
Come la sua anima.
“Professore. Che piacere
rivederla.”, sibila.
La bocca sottile si apre come se
fosse un taglio sanguinante.
Le labbra sono chiare, bluastre.
Come se fossero congelate.
La voce è la stessa,
mi rendo conto con orrore.
Vedo un uomo, davanti a me, che non
è più un uomo.
Il corpo è martoriato dagli
Incantesimi, dalla Magia Oscura che reclama il suo prezzo.
L’anima è fatta a brandelli, divisa
in sette pezzi.
Lo so che l’ha fatto, sono stato io
a suggerirglielo.
Non ha capelli, e del naso non c’è
traccia.
Alzo lo sguardo sui suoi occhi, e vi
scorgo la sua vera natura.
Finalmente ora lo vedo.
Dietro quello sguardo color rubino
c’è nient’altro che il male.
Le pupille sono verticali, come
quelle di un serpente.
Mi giro di scatto dall’altra parte
per non vedere il mostro che ho davanti.
“Ti faccio ribrezzo, Horace?”
chiede, muovendo lentamente una mano artigliata.
Il mantello nero segue il movimento
con nebbiosa fluidità.
“Temi ciò che sono diventato?”
Fa un passo avanti, e io
indietreggio impercettibilmente.
“Vedi, Horace, io ho scoperto grandi
cose.”, dice, ed estrae la bacchetta.
E’ la stessa di tanti anni fa.
“Come fare a brandelli la carne,
mutilare lo spirito. Mi sono spinto più in la di qualsiasi altro Mago. Sono il
più potente Mago mai esistito. E tu fai bene a temermi. Ma non ti ucciderò
stanotte. Lord Voldemort è misericordioso. Torna al castello, combattimi.”
Lo fisso allibito, incapace di
rispondere. Non riesco nemmeno a respirare.
“Voglio vedere il passato insorgere
alle mie spalle”, mormora. “Così posso distruggerlo fino in fondo, e mettere
fine a quello che ero. Io sono Lord Voldemort, null’altro. Il più grande
Signore Oscuro che il mondo abbia mai visto.”
Cerco di biascicare qualcosa, ma la
voce non esce.
“Come dici, Horace? Parla, andiamo!
Non avrai paura di me!”
La sua risata fredda risuona tra gli
alberi.
Siamo al limitare della foresta.
Il buio ci circonda.
“Tom”, riesco a dire, accorato.
“Cosa ti sei fatto? Sei sempre stato così intelligente, così sincero…”
Le parole mi muoiono in gola.
Sorride.
Ed è il sorriso più folle che io abbia mai visto.
Sembra animato da un improvviso
ardore.
“Sei solo un vecchio.”, dice
compiaciuto.
Giro la testa in modo da non
guardarlo.
“Perfino quando avevo dodici anni,
avevo capito molto più di te come andava trattato questo mondo”, sibila,
avvicinandosi.
“Ricordi il discorso sulla sincerità
che facesti una mattina, a lezione? Era ridicolo.”
Ormai è ad un millimetro dal mio
viso, anche se è più alto.
La sua figura è imponente.
“Sai come ho ottenuto tutto ciò?”
Indica se stesso, accarezzando al
contempo la bacchetta.
“Hai idea di come io sia arrivato a
essere il più grande, il più potente, il migliore?”
Mi sfiora una spalla con la mano
morta, lentamente.
Rabbrividisco.
“Il segreto del successo è la
sincerità, Horace. Se riesci a fingerla, ce l’hai
fatta.”
Sposto lo sguardo sui suoi occhi da
serpente con uno scatto.
Lo fisso con orrore, si, ma non
riesco ad imprimere il disgusto nel mio sguardo.
E’ solo colpa mia.
Se è diventato tutto ciò, è solo e
semplicemente perché io non l’ho impedito.
“Sai cosa dice
Si rigira la bacchetta tra le mani,
soddisfatto.
“Ora vattene.”, ordina. “Dì loro che
Harry Potter deve essere mio entro mezzanotte, o non risparmierò la vita a
nessuno.”
La sua voce è gelida.
Ha ripreso il controllo.
Mi alzo, incapace di stare davvero
in piedi sulle mie gambe, e arranco verso il Castello, lasciando la creatura a
guardarmi, mentre fuggo dal mio errore più grande.
Dentro c’è Harry Potter, ma non dico
nulla.
Quel ragazzo è la nostra unica
salvezza e io non posso permettermi un altro stupido errore.
Dentro di me si fanno strada le sue
parole e con un moto di orrore e disgusto comprendo che ha ragione.
Il segreto del successo è la
sincerità, Horace. Se riesci a fingerla, ce l’hai
fatta.
Mi accorgo di come è riuscito ad
ingannarmi, quand’era ancora giovane.
E’ sempre stato ciò che ora si vede
anche esternamente.
Quella è solo la sua anima, che
riflette la sua diabolica e oscura natura sul corpo.
Ha sempre finto la sincerità, e io
mi sono solo illuso che fosse un bravo ragazzo,
diligente, studioso, destinato a grandi cose.
Ma lui è stato destinato a grandi
cose, penso. Ha
messo in ginocchio il mondo magico con un colpo di bacchetta.
Tom, è come se ti avessi
ucciso, penso. Non sono stato in grado di
insegnarti a vivere.
Di insegnarti a non fingere.
SeleneLightwood