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Autore: Mina7Z    01/07/2011    11 recensioni
Nowadays, ovvero oggigiorno. Chi sarebbero stati i nostri amati protagonisti di Versailles no bara se si fossero ritrovati a vivere nella nostra epoca
Aggiungo un elemento:e se ci fossero dei misteri da svelare? Se Francoise e Andrè non fossero chi dicono di essere e se qualcuno nascondesse loro un oscuro segreto??
Non ho mai amato particolarmente le storie ambientate ai nostri giorni, ma un pomeriggio, improvvisamente, questi personaggi hanno bussato alla mia mente e non sono riuscita a chiuderli fuori!!!
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ero arrivata a Marsiglia da quasi tre settimane e la missione che mi era stata affidata procedeva piuttosto bene, secondo il programma.
Avevo trovato impiego come Ingegnere presso una industria chimica della zona con il preciso scopo di raccogliere informazioni sull’impianto che, secondo una fonte a nostra disposizione, produceva sostanze che avrebbero potuto essere usate come armi chimiche.
Grazie al mio percorso accademico, mi fu facile ottenere dapprima il lavoro e, in seguito, la fiducia del responsabile della produzione che mi consentiva di essere  a stretto contatto con  gli impianti. Avevo già raccolto diversi elementi di prova e sapevo che il mio compito sarebbe giunto al termine entro pochi giorni.
Mi ero dedicata completamente al lavoro, presentandomi come un ingegnere dedito alla professione che lasciava poco spazio alla vita privata, rappresentazione che in realtà mi corrispondeva pienamente.  
Del resto, in quel luogo, ma anche a Parigi, io non avevo più una vita privata.
Avevo fatto di tutto per occupare la mia mente, per costringermi a non pensare a quanto era accaduto l’ultima sera a Parigi.
Avevo evitato accuratamente di mantenere contatti con Parigi e l’unica persona che sapeva dove fossi finita era Dupois.
Non avevo neanche portato il mio cellulare privato e avevo una linea sicura per le comunicazioni con lui.

“Devo assegnare un nuovo capo squadra al tuo gruppo, Françoise?. Soisson e Grandier fanno molte domande su di te. Ho detto loro che ci eri necessaria per una missione molto particolare ma non hanno smesso di chiedere. Cosa è successo fra di voi?”.

Rimasi un attimo in silenzio.

“Io sto pensando di ritornare in Afghanistan, o in altre zone di guerra. Tornare a Parigi non è stata una buona idea. Non ce la faccio a restare”.

“Ti metto disponibile per la partenza allora? Tra pochi giorni rientri a Parigi”.

“Si, voglio partire il prima possibile”.

“Mi spiace perderti Françoise, sei un ottimo comandante”.

 

*

La primavera si stava già affacciando sui meravigliosi paesaggi della Provenza.
Dopo avere trascorso una noiosa mattina nel mio appartamento, decisi di recarmi a Cassis per rilassarmi di fronte al mare. Avevo bisogno di respirare aria fresca e, nonostante non facesse ancora caldo, la temperatura era piacevole.
Mi fermai in un piccolo bar di fronte al porticciolo turistico, presi un caffè e dopo un po’ decisi di incamminarmi costeggiando le spiagge, finchè mi fermai rapita dal panorama.  Potevo percepire pienamente tutto il senso di pace e al contempo di inquietudine che solo il mare sapeva trasmettere.
Respirai a pieni polmoni  inalando il profumo di salsedine.
E in quel omento, il ricordo di lui tornò ad assalirmi, forte e impetuoso come le onde del mare che si infrangevano sugli scogli dinnanzi a me.
Scossi la testa. Era perfettamente inutile che cercassi di dimenticarlo, avevo  passato giorni a sforzarmi di non pensarlo, a convincermi che avrei dovuto cancellarlo dalla mia mente e dal mio cuore ma era bastata la visione di uno spettacolo così bello per tornare  a riempirmi la mente di lui.
Lo amavo immensamente, profondamente, con tutta me stessa, lo sentivo talmente parte di me che mi ritrovai a pensare che la vita senza di lui non avrebbe avuto senso.
Lo amavo e mi ritrovai a pensarlo, e poi a sussurrare il suo nome, una volta, cento volte,, guardando quel mare che mi sembrava lo specchio del mio tormento.
Mi aveva umiliata, offesa come nessun altro aveva osato fare e lo aveva fatto con la sola intenzione di punirmi e di prendersi  una rivincita.
E non riuscivo ancora a  spiegarmi la ragione di tanto rancore  nei mie confronti proprio quando gli avevo fatto chiaramente capire che lo avrei seguito in capo al mondo.
Ricordai la mia mano, stretta dalla sua, che aveva per incanto placato ogni mio timore e aveva vinto le mie difese.
Non sarebbe stato facile liberarsi del suo ricordo e l’unico modo di farlo era partire in missione per una qualunque destinazione del Medio Oriente.
Lì avrei dimenticato ogni cosa, in fondo, lo avevo già fatto diversi mesi prima, quando ancora non sapevo la vera identità di Andrè.
Mi tornarono però alla mente le strane parole di mia nonna quando mi aveva detto che non avrei potuto scappare dal mio destino. Cosa aveva voluto dire? Per un attimo, ero davvero arrivata a pensare che lui fosse l’uomo con cui avrei passato la vita e mi ero arresa a quel sentimento al quale avevo capito di non potere resistere, ma un istante dopo  mi ero ritrovata respinta, umiliata e offesa.
Qual era a questo punto il mio destino?
Quali strani scherzi mi avrebbe ancora riservato?

“Meraviglioso vero? Viene voglia di farsi un tuffo”.

Mi girai nella direzione in cui avevo sentito provenire la voce e rimasi senza fiato.
Restai a fissarlo in silenzio, con gli occhi sbarrati, e dopo qualche secondo tornai a guardare nella direzione del mare.

“Ciao J”.

“Io non mi chiamo J, Andrè”.

Sentii salire tutto il rancore a cui avevo cercato di reprimere durante le settimane di permanenza a Marsiglia, rancore che adesso stava prendendo il sopravvento, annebbiandomi la mente.
I battiti del mio cuore, irrefrenabili e incontrollati, mi toglievano il respiro.
Percepii la sua presenza al mio fianco.
Il suo guardo rivolto verso l’orizzonte.
Fui io a rompere il silenzio.

“Come hai fatto a trovarmi?” chiesi senza guardarlo

Domanda inutile la mia.

“Beh, non è stato facile, la tua destinazione era coperta dal massimo riserbo, ma sai, conosco un pirata informatico che non teme segreti”.

“Cosa ci fai qui?”.

“Volevo parlarti”.

Si interruppe subito.

“Volevo dirti che parto, lascio Parigi e torno a lavorare come chirurgo. Non so ancora dove, ma credo che possa partire per l’Afghanistan o per l’Irak in tempi brevi”.

Sentii il mio cuore andare in pezzi.

“volevo dirtelo perché tu potessi tornare a Parigi. Me ne vado io. Non c’è affatto bisogno che tu riparta per colpa mia”.

“Io non parto per colpa tua”.

“Si invece. Ti hanno resa disponibile per partire per una zona di guerra. E’ inutile mentire. Stai scappando per colma mia ed è giusto che sia io a rimediare”.

Sospirò.

“Ma prima che sia tropo tardi io devo parlarti, devo capire, devo spiegarti.  Quella sera ho pensato che tu ti fossi fermata con quell’uomo perché avevi cambiato idea su di noi. Io avevo creduto che tu volessi venire via con me, che avessi deciso di dare ascolto al tuo cuore e poi, improvvisamente hai lasciato la mia mano e ti vedo a perdere tempo con quel bell’imbusto e ho creduto che l’avessi fatto apposta, che fossi ritornata sui tuoi passi. E poi ero geloso, ti ho vista ridere con lui ho perso la testa Françoise, avevo bevuto molto e ti ho detto delle cose orribili”.

Mi voltai a guardarlo, incredula. Come era possibile che la gelosia e il timore che avessi cambiato idea su di noi potesse avere scatenato una reazione tanto crudele?

“Il giorno dopo, a mente lucida ci ho riflettuto  e ho iniziato a pensare che forse il timore di un ennesimo rifiuto mi aveva fatto vedere cose che non corrispondevano alla realtà. Sono qui per porgerti le mie scuse, non avrei mai dovuto dire una cosa del genere, neanche se tu avessi voluto lasciare perdere con me,  il mio comportamento  è imperdonabile, ma voglio anche  capire cosa sia successo veramente, se tu hai davvero cambiato idea in quel momento”.

Avevo ascoltato il suo discorso senza fiatare, osservandolo attenta a non perdere neanche  una parola di quelle spiegazioni che  se, da una parte sembravano plausibili e chiarivano quel suo folle atteggiamento, dall’altro mi lasciavano incredula e offesa.
Era questa l’idea che avevo dato di me, quella di una donna talmente  incapace di vivere e accettare i propri sentimenti da non risultare credibile neanche nel momento in cui mi ero aperta a lui e gli avevo fatto capire quanto lo desiderassi?

“Credo che sia perfettamente inutile capire le ragioni di quello che è successo perché non cambierebbe nulla del nostro rapporto. Non ha più alcuna importanza”.

Parole fredde pronunciate con un filo di voce.
Mi voltai dandogli le spalle, non volevo che  mi vedesse piangere e non ero più in grado di trattenere le lacrime che avevano iniziato  a rigare le guance.
Mosse un passo nella mia direzione e si fermò dietro di me Potevo sentire il suo corpo farsi sempre più vicino  alla mia schiena ma restai immobile e in silenzio.
Trattenni il fiato e, dopo alcuni secondi di attesa, vidi le sue mani cingere la mia vita, mentre le braccia si incrociavano sotto il mio sguardo attonito, consentendo al suo corpo di aderire  sempre di più al mio.
Rimasi senza fiato ma subito dopo sentii le sue labbra umide e bollenti posarsi sul mio collo per lasciarvi un piccolo bacio a cui ne seguì un altro sulla spalla.

“Io ti amo Françoise, ti amo dal primo giorno in cui ti ho conosciuta e questo amore è così forte  che mi sta bruciando l’anima. Ti amo più di qualunque altra cosa al mondo e più di quanto immaginavo fosse possibile amare.
E se  anche tu provi un sentimento per me, se ciò  che senti è amore, ti chiedo  di non rinunciarvi perché non c’è ragione al mondo per cui valga la pena rinunciare a vivere l’amore, non c’è ragione per negare a se stessi di essere felici J”.
 
Lentamente, mossa da un impulso che non potevo controllare, sollevai una mano e la appoggiai su quelle di Andrè che non accennavano a interrompere la presa, mentre il suo viso sfiorava ancora il mio collo.
Sentivo la mia corazza andare in pezzi, il muro che avevo eretto infranto da quelle parole.

“Andrè, …….io.”

“Non scappare  più Françoise, ti prego, insieme risolveremo tutto, te lo prometto”.

Senti le sue braccia allentare la presa, si staccò dal mio corpo e mi ritrovai di fronte a lui.
Lo guardai negli occhi ma subito avvicinò il viso al mio e le sue labbra si fermarono sulla mia bocca mentre con le mani asciugava le mie lacrime.
Ma non mi baciò, in attesa di una risposta che ancora non stava arrivando.
Ma prima delle parole giunsero i sensi a confermare la vera natura dei miei sentimenti  e il mio desiderio mi spinse a sfiorare le sue labbra con le mie, in un tocco che non era ancora un bacio.

“Avevi cambiato idea J? ”.

Il suo alito bollente sulla mia bocca.

“No”

“Mi perdonerai mai?”

“Non lo so”

“Vuoi stare con me Françoise? Ti prometto che troveremo il modo, penserò a tutto io ”.

Chiusi gli occhi, immobile e muta in cerca di una risposta. Avevamo sbagliato entrambi ma Andrè aveva ragione, era perfettamente inutile scappare perché l’amore per lui, troppo profondo e troppo intenso  non sarebbe mai svanito.
E forse, davvero, non vi erano ragioni per obbligarsi a non vivere un sentimento tanto raro.

“Françoise”.

Il mio nome suonò come un richiamo dal mio tormento.

“Françoise, mi ami??”

Giunse l’ora della mia resa. Dischiusi gli occhi e trovai i suoi ad attendermi.

“Si”.

   
 
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