Eccoci qui.
Ultimo capitolo. Della prima parte, si
intende…ma…Hey, è l’ultimo capitolo e mi sto commuovendo, perché è la prima
long completa.
Wow…che sensazione strana. È una vera e
propria emozione scrivere che è davvero l’ultimo.
Ok. Respiro profondo.
Vi lascio al capitolo!
Capitolo 50
Ginny sgattaiolò
nel corridoio, guardinga. Mentre camminava rasente al muro lasciò vagare lo
sguardo in fondo, dove il tappeto si interrompeva, e cominciavano due corridoi
ai lati. Fortunatamente il muro era abbastanza ampio, posto perfetto per
nascondercisi dietro e chiamare gli altri. Mentre camminava sbuffò silenziosamente,
rallentando un po’ il passo. Non aveva nemmeno avuto il tempo di assaporare la
luce del sole che era stata di nuovo mandata nel buio, pensò scocciata,
guardandosi le braccia lattee. Di questo passo sarebbe diventata mozzarellosa
come Hermione quando era trasformata in Demone! Scosse la testa, tirandosi i
capelli indietro con una mano.
Ecco, si era
distratta di nuovo! Era la terza volta in pochi minuti!
Magari in quel
momento c’era un Vampiro dietro di lei pronta a ucciderla, mentre lei pensava
solo alla tintarella. Lasciò che le
ciocche rosse le ricadessero sul viso e sul collo, e si guardò intorno, più
attenta di prima.
Corse lungo il
corridoio, ringraziando Merlino che il suo fisico fosse così minuto e leggero,
e si appiattì contro il muro, quello appena svoltato l’angolo. Non c’erano
torce nel castello, non in quell’ala della casa, così poteva confondersi
facilmente con le ombre. A farle compagnia, per ora, c’erano solo delle nicchie
a misura d’uomo, in cui c’erano armature stranamente piccole, della sua
altezza, più o meno. Ginny stava per
distogliere lo sguardo quando le sembrò di scorgere un movimento, proveniente
proprio da una delle nicchie, una in fondo, quella vicina al corridoio da cui
era appena arrivata.
Ritirò la testa e
si appiattì maggiormente contro il muro gelido. Udì dei passi che si
avvicinavano. Un sussurro spezzato. I passi rallentarono. Ginny si sentì
abbastanza sicura per sbirciare da oltre il lato del muro.
E in quello
stesso momento qualcuno le tappò la bocca prepotentemente e la portò nuovamente
tra le ombre.
* * *
- Fidati del
Piano B? Fidati di….di cosa? IO HO
LASCIATO ANDARE POTTER E DRACO IN UN CASTELLO OSCURO E TU MI
DICI “FIDATI DEL PIANO B”? - urlò Pansy
alzando le braccia con uno scatto. Si trattenne appena in tempo dallo strozzare
Blaise, che accennò ad un sorriso.
- Mm…Potevi fare
di meglio, ti ricordi quando ti ho rovesciato lo smalto verde sull’abito?
– chiese, in un tentativo palese di
cambiare discorso.
Pansy lo incenerì
con lo sguardo - Quale abito? –
- Ma dai, quello
nero…quello con scarpe e cravatta annessa…-
- Cravatta?
Blaise, quello che si è impazzito per lo smalto verde sei tu, te l’avevo
rovesciato io sull’abito da cerimonia. – sbuffò Pansy.
- Ah, già. –
Blaise si rabbuiò al pensiero. Era un abito così bello…
Beh, la buona
notizia era che Pansy si era dimenticata di quel Grifone da prima linea e di
Draco. Strappò un filo d’erba e se lo arrotolò al dito.
Luna si sedette a
gambe incrociate vicino a loro, con un sorrisino svagato.
- Blaise, ci
ripeti il Piano B e le probabilità in valore di percentuale che tutto vada a
rotoli e che Draco, Harry, Ginny, Hermione, Fred e George rimangano uccisi? –
A volte Blaise si
chiedeva se Luna lo faceva per pura
ingenuità oppure per semplice sadismo.
Erano tutti un
po’ giù di morale, nonostante il brillante…
* Geniale, prego.
*
* No, Blaise, non
scriverò mai che il tuo piano è geniale *
* Geniale con la
G maiuscola, prego. *
* Scordatelo,
Zabini. *
* Ma io essendo
un tuo personaggio sono anche a conoscenza di certi tuoi segreti…Mi costringi
al ricatto morale? *
* Despota. *
Erano tutti un
po’ giù di morale, nonostante il Geniale
piano di Blaise. Pansy era più irritata del solito, e se voleva dire qualcosa
non parlava. Urlava.
Quello che si
dice l’acido nelle vene.
Luna non aveva
perso il sorriso, ma era ancora più silenziosa del solito. La cosa che fece sperare gli altri nella sua
ripresa erano le frecciatine sadiche e apparentemente innocenti che lanciava,
preferibilmente a Blaise.
Blaise stesso era
molto silenzioso, e si era seduto a terra. Tra la polvere.
Incurante dei
vestiti sporchi.
Blaise.
Incurante.
Dei vestiti.
Non so se ho reso
l’idea.
Il fatto era che
Blaise aveva una mente calcolatrice, ed astuta, anche se lo nascondeva. Sapeva
di essere fragile, emotivamente. Sapeva che l’ipotetica ed impossibile – perché non sarebbe successo. Non poteva succedere.
- morte dei suoi amici, o di Hermione, o
di Potter, o di Ginny...sapeva che l’avrebbe distrutto, psicologicamente
parlando.
E aveva sempre
nascosto il tutto dietro l’innato portamento elegante, i vestiti firmati e
impeccabili, l’espressione rilassata, le ragazze miagolanti al braccio.
Ed
improvvisamente le ragazze miagolanti non erano più attaccate al suo braccio, e
questo era stato anche abbastanza normale, considerato dove stavano. Sarebbe stato strano ritrovarsi legato a
doppio filo con una quindicina di ragazze mentre cercava di difendersi dal
Demone…
Gradualmente
aveva perso anche l’espressione rilassata, abbandonando la maschera del va –
tutto – bene – chi - se - ne – frega – del - mondo, ed era stata sostituita
dalla naturalezza di emozione che non aveva quasi mai permesso di far uscire.
Forse neanche Draco l’aveva mai visto così. Forse Pansy sì.
Gli erano rimasti
i vestiti, e lui aveva lasciato che fosse il buongusto a proteggerlo dalla sua
fragilità dentro di sé. Probabilmente non aveva mai pianto, o comunque non se
ne ricordava. Certo, c’erano quelle lacrime che spargeva per i vestiti, ma era
sempre stato bravo a recitare.
E ora non gli
importava più neanche di quelli. Il portamento da Purosangue, beh…quello
rimaneva, non poteva certo stare gobbo! Ma ora tutti – tutti. – potevano
vederlo com’era. Un ragazzo impolverato, con qualche graffio sul viso,
l’espressione stanca, in attesa di qualcosa. E aveva anche i capelli
scompigliati.
Merlino, come si
era ridotto.
Ron guardò tutti,
uno per uno, e si mise in ginocchio.
- Basta. – disse.
– Basta. Per favore .–
* * *
Hermione non era
stata portata nella prigione dove aveva cortesemente soggiornato l’ultima
volta, visto che l’aveva completamente distrutta.
No, era finita in
una specie di Labirinto di Pietra. L’avevano bendata, e l’avevano accompagnata
per mille svolte e corridoi, fino a che non era entrata in una stanza. Non
aveva idea di dove fosse, non aveva idea di che ora fosse, e non poteva neanche
basarsi col sole. Quale sole? Ammesso anche che ci fosse, le finestre non
c’erano. Non c’erano neanche le sbarre alle pareti, fortunatamente. La
camera aveva un letto. E un tavolo dove c’era già da mangiare.
Il Vampiro che
l’aveva accompagnata aveva persino salutato con un cenno beffardo della mano,
prima di chiudere velocemente la porta. Probabilmente aspettandosi che un
fulmine lo uccidesse sul colpo.
Che dolce.
Hermione si era
sdraiata sul letto e aveva chiuso gli occhi. Era spossata. Ed era tutto merito,
o colpa, del Demone. Il Demone era come
un…beh, non c’era proprio un animale che lo identificasse bene.
Poteva essere
come un gatto, con il suo modo felpato
di camminare dentro di lei come un ombra oscura….come un cane, magari nero, un
cane che la difendeva contro tutto e tutti….come un lupo, col suo ululato selvaggio che le faceva
sentire quello e nient’altro. Era così che si sentiva…La Demone era un urlo
silenzioso…o magari un silenzio assordante? Ma c’era poi tanta differenza?
Serrò gli occhi e
si dimenò leggermente sul letto, lasciando che i capelli si ingarbugliassero. I
suoi amici sarebbero venuti a prenderla, lo sapeva. Sperava solo che non ci
mettessero troppo. Non era piacevole stare troppo tempo in compagnia dei propri
pensieri. Non erano particolarmente di compagnia.
* * *
- Fred, George,
ma siete completamente impazziti?!? Ma per il tanga zebrato di Merlino, mi
avete fatto venire un infarto! – sibilò Ginny divincolandosi dalla presa di
George, mentre loro erano tutti presi da risatine silenziose.
- Tanga Zebrato?
Questa era carina – disse Harry comparendo dietro di lei. Aveva gli occhiali
storti sul naso e i vestiti stropicciati, ma sorrideva.
- Harry! Vi stavo
per chiamare io, accidenti! – disse ancora Ginny scocciata. Il cuore le batteva
ancora forte per lo spavento. Cercò con gli occhi i capelli biondi di Malfoy,
ma di lui non ce n’era traccia.
- Harry, dov’è il
biondo? – chiese Fred, facendosi la stessa domanda. Si sporse oltre la spalla
di Harry.
- E perché stai sorridendo? – chiese Ginny,sbarrando gli
occhi, colta da un dubbio.
- Harry! – esclamò
George, subito zittito dagli altri. Lui abbassò la voce - Harry! Dimmi che non hai trovato il modo di
sbarazzarti del biondo - disse con tono serio. Harry inarcò le sopracciglia.
- E tu dimmi che
non ti farebbe piacere –
Fred scrollò le
spalle – Credo si sia offeso perché non l’hai chiamato –
- Fred! – lo
riprese Ginny incrociando le braccia. Poi, ricordandosi che non era stato
proprio lui si voltò verso gli altri due.
- George! Harry!
-
- Presenti.
Finito l’elenco? – chiese Fred ridacchiando.
- NO! manca
Malfoy, idiota! – George le tappò
nuovamente la bocca, e lei gli morse la mano.
- Dov’è, Harry? –
chiese inquisitoria, mentre George gemeva tenendosi la mano ferita. Lui scrollò
le spalle.
- Stava
sistemando l’ultimo Vampiro di guardia, ora arriva. Oh quanto vorrei che
Malfoy….-
- …Ti amasse come
lo ami tu? Fatica sprecata Potter, prova a scriverlo sulla letterina di Natale,
magari si avvera – intervenne una voce strascicata dietro di loro. Draco aveva
portato tutte le corazze dei vampiri che era riuscito a prendere.
Una l’aveva già
indossata, e teneva in mano tre busti di cuoio.
- E io? – chiese
Ginny avvicinandosi per aiutarlo.
- Senti, i
Vampiri erano tre, ok, rossa? Già è
stato difficile metterli fuori gioco senza magia e con un coltellino tascabile.
Potter, la prossima volta portati qualcosa di più affilato -
- Mi porterò in
giro la tua lingua, allora. – ringhiò Harry, prendendo malamente una spada dal
mucchio nelle braccia di Draco.
- Zitto Potter,
sono stato io a portare questa roba in giro come un elfo domestico. – rispsoe
lui con sdegno. Ginny incrociò nuovamente le braccia, e batté un piede per
terra.
- IO come faccio?
Non posso certo andare lì e dire “Hey, vado a liberare una Demone
potenzialmente omicida, mi fai passare?” .
– i gemelli risero.
Harry si stava
già infilando la sua corazza, un po’ goffamente, e Ginny lo guardò con invidia.
Draco lanciò a Fred e a George due elmi, piuttosto leggeri, ma che coprivano il
viso lasciando scoperti mento e bocca.
Perché loro avevano
un’armatura e lei no?
Il suo sguardo
vagò per il corridoio buio. Riusciva vagamente a vedere le figure dinoccolate
di Fred e George, ancora ridenti, Harry che si era incastrato con il busto di
cuoio infilato a metà, i capelli quasi bianchi di Malfoy, le nicchie occupate dalle armature così
stranamente minute…
…Così minute che
potevano quasi andare bene per una ragazza. Ginny si illuminò. A questo punto
poteva solo sperare che non fossero possedute.
* * *
Era la prima
volta che Ron prendeva parola di sua spontanea volontà, e con così tanto
ardore, a meno che non si vogliano contare anche gli innumerevoli “sono
rossi” a cui ormai tutti erano
affezionati.
- Vi state
letteralmente piangendo addosso! Beh, Pansy no, però è uguale! – dallo stare in
ginocchio si era alzato in piedi, le orecchie rosse come pomodori. Luna, Pansy
e Blaise erano shockati. Forse Ron stesso era Shockato.
- Insomma, vi
state vedendo? State tutti sdraiati per terra a guardare il sole come se fosse
una vacanza, e intanto piangete per questo o per quello, e vi state rendendo
conto che chi rischia non siete voi, ma loro?
Ed Hermione soprattutto! Dovreste fare qualcosa di più costruttivo! Come
cucinare! –
Si risedette a
terra, sospirando profondamente.
Pansy inclinò
lentamente la testa, curiosa, e Luna si spolverò i pantaloni e sorrise,
alzandosi. Blaise si limitò a spalancare
ancora di più la bocca.
- Hai
assolutamente ragione, Ron – disse Luna sorridente, gli si avvicinò e
arrossendo leggermente gli schiocco un bacio sulla guancia.
Il colorito delle
orecchie, che si era attenuato, ritornò con prepotenza.
- C-Cosa? –
- Ma certo, hai
ragione! – concordò Pansy. Si fece aiutare da Blaise ad alzarsi, e si sistemò i
capelli passandoci una mano.
- Non…non
capisco. –
- Ma è ovvio. –
Disse Blaise sorridendo. – Andiamo a cercarli! Li aiuteremo a trovare Hermione!
– Ron era sempre più atterrito.
- No, io non
intendevo dire…-
Pansy lo ignorò
completamente - Cosa stiamo a fare qui?
A disperarci? Dobbiamo andare a salvare una…anzi, sei persone! –
- Ma io non volevo dire… -
- Grazie, Ron –
disse Luna affettuosa – ci hai praticamente aperto gli occhi –
- Prego, però…-
- Andiamo, siamo
indietro di un bel po’ – disse Blaise contento.
- Hai un Piano C,
spero – disse Pansy, prendendolo sottobraccio.
- Certo…chi è che
ha dei cucchiai da minestra?- *
* *
*
Cinque
Vampiri camminavano velocemente lungo i
corridoio dell’ oscuro castello. Indossavano impeccabili armature, di pregiata
fattura, e gli elmi coprivano i loro volti fino a metà, come voluto dal Re.
Camminavano perfettamente sincronizzati, e a scatti, come tutti i Vampiri,
tranne il Re, eppure c’era qualcosa che li rendeva leggermente diversi.
Anzitutto la
mancanza della gelida postura delle guardie e del popolo in generale. Poi la
marcata goffaggine di un Vampiro in particolare, che inciampava in
continuazione sulla spada al suo fianco,
ovviamente troppo lunga per lui. E poi i sussurri spezzati che uscivano dagli
elmi, tra cui si riconosceva persino una voce femminile, leggermente attutita.
- Ahi! Harry, Per
Merlino, fai attenzione con quella spada! Mi stavi tranciando una gamba! –
disse Ginny, allontanandosi velocemente dal pericolo ambulante che era Harry in
armatura.
- Chi parlerà
alle guardie dell’Ingresso Interno? – Chiese Fred, seriamente emozionato. Il
“vampiro” più avanti alzò la mano, senza parlare.
- Che poi questi
Vampiri parlano? – fece George curioso.
In effetti nessun odi loro aveva mai sentito parlare uno del popolo, se si
volevano evitare le urla di dolore che aveva udito durante la battaglia, ben
lontani da lì.
- Vedremo fra
poco. – rispsoe Harry, inciampando un’altra volta.
- Ci siamo persi,
vero? - chiese Ginny con voce così
eloquente e rassegnata che Harry non ce la fece a mentirle per la…sì, settima volta.
- Sì, ci siamo
persi, ma questo posto è…E’ un labirinto! Sarà la trentesima volta che giriamo alla
stessa svolta, riconosco la nicchia – indicò col pollice quella dietro di lui. Era
riconoscibile perché aveva una crepa in alto a destra, e il muro sembrava stare
lì lì per rompersi.
Draco si fermò
–Non ha senso girare in tondo così. Io poi sono stanco. Propongo una pausa. –
disse, e senza aspettare risposta si sedette a terra, contro il muro di
pietra.
- Proposta
approvata – sospirarono sollevati i gemelli, e si lasciarono scivolare lungo il
muro levandosi la cintura appesa al fianco.
- Ma…ed Hermione?
– protestò Harry. Lo fece più per dovere
che per vera convinzione, visto che si
era fatto ben più lividi di quanti ne desiderasse, andando in giro con quella
spada.
- Non le saremo
molto d’aiuto così stanchi – rispose Ginny levandosi l’elmo. I capelli umidi di
sudore le si sciolsero sulle spalle.
Nonostante il corridoio fosse fresco e buio sotto l’elmo si pativa un
caldo atroce.
- Ok…quindi qui è
il Nord – disse Fred, indicando dietro di sé.
- No, fratellino,
è lì il Nord – replicò George, muovendo il braccio dalla parte opposta.
- Ma cosa dite?
Quello è Ovest! – esclamò Harry.
- Beh, se lo dice
Potter allora è dalla parte opposta l’Ovest – frecciò Draco, ghignando. Ginny si mise una mano sulla faccia,
seriamente disperata.
- Il Piano B dice
a quale longitudine e latitudine sta la prigione di Hermione? – chiese George
agli altri, che lo guardarono straniti.
- Ok, era solo
una domanda…- borbottò in risposta alle loro facce sarcastiche. Ginny si alzò
in piedi, immediatamente sulla difensiva.
- Zitti…ho
sentito un rumore. –
* * *
Hermione
sbadigliò, stiracchiandosi. Era stato proprio un brutto sogno…lei da sola in
una camera spoglia, senza neanche uno straccio di musica e senza l’ombra dei
suoi amici…aprì gli occhi, il nome di Ginny già sulla punta della lingua, e le
cascarono le braccia dalla delusione.
Cominciò a fare
avanti e indietro per la camera, cercando di trovare una qualunque cosa che la
potesse aiutare a far passare il tempo. Sarebbe diventata pazza a fissare il
vuoto del muro tutto il tempo, ne era certa.
- Un Nargillo,
due Nargilli, tre Nargilli…- cominciò a
contare a bassa voce. Pensare ai Nargilli la rilassava, le ricordavano
tantissimo Luna. Se entro un minuto avessero aperto la porta della camera,
giurò a sé stessa che avrebbe creduto ai Nargilli per tutta la vita. E avrebbe costruito loro un altarino in
avorio.
* * *
- Ok, tutti i
castelli hanno una porta sul retro. –
- E tu come
faresti a saperlo? – chiese Pansy scettica.
Blaise ghignò –
Beh, la risposta più convincente sarebbe che io, essendo Purosangue, ho sempre vissuto in un castello. Ma per la
verità – si passò una mano sui capelli, imbarazzato - Beh, tutti i ristoranti ne hanno uno,no? e
i negozi di modi! E le case americane, mio cugino che ha vissuto lì me lo ha
detto…quindi perché no? – Pansy si
trattenne dal ridere e ricominciò a camminare lungo tutto il perimetro dell’immenso
palazzo. Ron e Blaise la seguirono, ma fu Luna a trovarla per prima.
- Guarda! Zabini
aveva ragione! Guarda quella porticina! – al buio riuscirono solo a vedere un’ombra indistinta, ma non c’era dubbio, era
un porta.
Corsero
velocemente verso di essa, e a pochi metri dalla porta presero la rincorsa e
insieme le diedero una spallata. Il legno era così fragile che la porta si
spezzò subito. La maniglia era rimasta appesa solo per un pezzo, e cigolava
sinistra.
- Forza –
sussurrò Blaise andando avanti per primo. Ron gli andò subito dietro, seguito
da Luna e infine da Pansy, che richiuse piano la porta.
Come scoprirono
in seguito erano finiti proprio vicino alle “cucine”, ma più che una cucina
sembrava piuttosto un enorme frigorifero. C’era sistemato il sangue, e tutti i
tipi erano etichettati. Il sangue poteva essere di animali, fate, creature e
anche esseri umani, anche se quel sangue era rarissimo e prezioso, a giudicare
dall’unica confezione custodita gelosamente. Al contrario il sangue delle fate
abbondava. I ragazzi trattennero il
disgusto e andarono alla porta avanti.
Letti.
Probabilmente dei “cuochi”.
Dovettero
esaminare altre tre stanze, prima di trovare un piccolo sacco di tela
marrone. Luna lo riconobbe all’istante.
- Le bacchette! –
si fiondarono tutti sul sacchetto, che se avesse potuto sarebbe
indietreggiato, causa terrore di quei
volti bramosi.
- Oh, la mia
adorata, amata bacchetta! - sospirò
Pansy accarezzandola dolcemente. Quella fece scintille verdi.
- Dai, prendi le
altre. – disse Blaise a Ron ,che afferrò il sacco. Poi giusto per curiosità ne
prese una e cominciò a sventolarla. Pansy lo schiaffeggiò sulla mano.
- Ahi! –
- Non si tocca –
Dovettero
percorrere diversi corridoi prima di sentire delle voci smozzicate che
parlavano tra loro. I ragazzi sorrisero.
* * *
I ragazzi si
affrettarono a mettersi elmi, spade e quant’altro, e dritti come fusi
aspettarono la persona dietro l’angolo. No, due…quattro persone.
- Merlino, e se
ci scoprono? – chiese Harry a mezza voce.
- Si passa al
Piano B2 – sussurrò Ginny.
- Che sarebbe? –
- Ce la filiamo.
Se prima non ci ammazzano. –
- Confortante. –
Lo stupore a
vedere Blaise, Luna, Ron e Pansy che tendevano
loro le bacchette ridendo fu impagabile.
Tra domande e spiegazioni ebbero
anche la fortuna di incrociare un battaglione di quindici Vampiri armati fino
ai denti.
- Sono
prigionieri – disse con voce pacata e monotona Draco, in risposta agli sguardi
dei Vampiri, già pronti ad attaccare.
Loro annuirono e
fecero per andarsene.
- Hey, c’è
mancato un pelo – disse Ginny, forse un po’ troppo forte.
- Una donna? –
chiese il più alto fra i Vampiri, ancora girato di spalle.
- Ehm…No, è solo
un po’ effemminato – tergiversò Draco, ma con un veloce colpo di spada il
Vampiro levò l’elmo a Ginny.
- Vedi? - Harry rise nervosamente – sembra proprio
una donna –
Se avesse avuto
la volontà per farlo, il Vampiro avrebbe inarcato il sopracciglio.
Invece si limitò
a battere un colpo di spada, e il battaglione cominciò a combattere.
- Potter, vai da
Hermione – urlò Blaise, mentre con uno schiantesimo metteva K.O. una guardia.
- Ma…voi…-
- POTTER, VAI
DALLA GRANGER ORA. – gridò Draco. Con un veloce fendente tranciò in due il
busto di cuoio di quello davanti a sé.
- Vado vado –
borbottò Harry, filandosela.
* * *
- HARRY! Oh, Harry, accidenti credevo di
diventare pazza! Harry Harry Harry!
– gridò Hermione buttandogli le braccia al collo. Il ragazzo non appena aveva
aperto la porta si era ritrovato soffocato dall’abbraccio stritolatore e
spaventato dell’amica.
- Hey, Herm, va
tutto bene. Tranquilla. Ora ti porto via di qui – le disse, accarezzandole i capelli in un modo
così impacciato che Hermione se ne sentì splendidamente rassicurata.
- Da quanto tempo
sto qui? –
- Poche ore,
credo quattro o cinque…un’eternità, vero? – Hermione annuì, stringendolo forte
di nuovo.
- Harry Potter,
sei ufficialmente il mio eroe – disse, la voce attutita dal maglione.
In quel momento
Draco entrò, con in mano la spada sottile e un graffio sul braccio. Gelò con
gli occhi Harry.
- Giù le mani
dalla mia ragazza, Potter. –
- MALFOY – gridò
Hermione, e quasi spintonò Harry per correre verso di lui. Lo abbracciò stretto
e lui lasciò la spada per abbracciarla.
- Ti sono
mancato, Granger? –
- Sei meglio tu
di una parete bianca, Malfoy –
- E tanti cari
saluti all’eroe – commentò Harry con un sospiro.
Scapparono.
Corsero fuori, oltre i corpi dei Vampiri che già si disintegravano in pura
cenere. Hermione era in forze, ma un po’
isterica, e con un leggero giramento di testa.
- Non ce la faremo
mai, sta arrivando un intero esercito! – urlò Pansy continuando a correre. Gli altri non replicarono, ma raddoppiarono
gli sforzi.
Ginny girò per
imboccare il portone principale, ma Ron la fermò per un braccio.
- C’è un’altra uscita, più sicura – disse,
indicando quel corridoio pieno di porte, compresa una più scura alla fine. Lei
non replicò, limitandosi a correre verso la l’ultima, piccolina.
Sentivano già i
passi dei Vampiri dietro di loro.
* * *
-
Oh…Santo…Merlino – sbuffò Pansy, respirando con forza.
Avevano percorso
diversa strada, fino a che non erano arrivati al confine tra il Castello Oscuro
e il sole.
- Bene. Credo che
il nostro viaggio intorno al mondo sia finito, torniamo indietro – disse Draco
infilandosi le mani nelle tasche.
Luna scosse la
testa – Non ricordi? E’ impossibile, Silente ci ha mandato un messaggio – Hermione gemette. Lei era svenuta in quel
momento, o no? Non se lo ricordava, ma era una pessima notizia comunque.
- E allora
troveremo il modo di tornare indietro –
- E noi vi
accompagneremo! – dissero i gemelli più Ron ,risoluti.
Ginny inarcò un
sopracciglio.
- Ditelo che è
solo perché vorreste solo vedere i vostri cloni dell’altro mondo. –
- E se anche
fosse? – ghignò Fred.
- Vi aiutiamo
comunque! –
- Oh Merlino…-
sospirò Harry - un viaggio così? –
- L’abbiamo già
fatto – lo confortò Luna.
- Ci fermiamo in
un negozio di vestiti? –
- Che fine hanno
fatto quelli che ti ha fatto Bill il Nano? –
- Non ne ho idea
–
- Ripeto : Oh
Merlino –
E così si
allontanarono, il sole che tramontava davanti a loro, tra spintoni e risate,
aspettando altre avventure che certo non avrebbero tardato ad arrivare.
* Cucchiai dai
minestra : capitolo scorso, Blaise e il su piano geniale di scavare un tunnel
con dei cucchiai da minestra per fuggire.
Finito!
A mezzanotte e mezza.
Si lo so, sono completamente matta.
E ora che abbiamo detto l’ovvio vi saluto,
sperando vi sia piaciuta la storia!
Ringrazio chi l’ha aggiunta fra le
seguite, fra le ricordate, fra le preferite, chi mi ha scritto le bellissime
recensioni, chi le scriverà…insomma,chi è che mi ha accompagnato in questa
storia!
Baci!
Dramy96123