Ciao a tutti!!! C'ho messo un pò di tempo a pubblicare questo capitolo perchè non riuscivo a trovare la giusta ispirazione...L'ho scritto ieri sera dopo mezzanotte,quindi se c'è qualcosa che non torna è comprensibile almeno un pò,xD....Grazie,come sempre,a chi mi recensisce e a chi continua a seguirmi e a sopportarmi! Vi lascio al capitolo...
BUONA LETTURAAAAAAAAAA!! KUSSEN,ALICE...
CAPITOLO
16:
Era
passato un mese
esatto da quello schifoso giorno. Io,non so come,avevo perso la voglia
di
vivere,di andare avanti. Ogni cosa mi sembrava inutile,e automatica.
Che senso
aveva continuare la mia vita qui,quando tutte le persone che mi
tenevano ancora
ancorata a questo mondo non c’erano più?
È vero,c’era Tom,Bill e anche Ilaria.
Ma non mi bastavano,no. Io sentivo troppo la mancanza dei miei
genitori,morti
ad un anno solo di distanza. Jessica mi aveva fatto soffrire molto,ma
era
comunque mia madre,e non potevo odiarla,anche se ci avevo
provato,ovviamente
senza risultati. Così,nel
mio diario vi
aggiunsi anche una sua foto,posta di fianco a quella di mio padre. Ero
rinchiusa in camera,così come facevo ogni giorno dopo la
scuola,non avevo
neanche il coraggio di andare al cimitero,avevo paura che sarei
crollata. Tom
veniva sempre a controllare,provando a farmi uscire,e quando non veniva
lui al
suo posto c’era Bill. Ilaria era venuta a farmi visita un
paio di volte. Ma
nessuno di loro era riuscito a placare il mio dolore. Stavo piangendo
sulle
foto dei miei genitori,quando sentii bussare alla porta,come era solito
accadere. Non diedi nessuna risposta,tanto non aveva più
senso nemmeno la
parola per me. Sentii la porta cigolare insistentemente,ma non alzai lo
sguardo
per vedere di chi si trattava. Mi bastava cogliere il suo respiro per
capire
che era lui.
-“Eve…”
sussurrò,stanco “Io non ce la faccio
più.” Si lasciò cadere sul letto,
accanto
a me,come segno di resa.
-“Te,eh?!!”
la mia
voce tuonò nella stanza ricca di acidità. Lui non
se lo meritava di essere
trattato così,ma era più forte di me. Non gli
diede peso,ormai ci si stava
abituando alla mia scontrosità,poi portò la sua
mano sulla mia guancia,e con un
dito cominciò a tracciare piccole carezze.
-“Guardami,per
favore.” Disse flebilmente. Io mi costrinsi di fare almeno un
piccolo sforzo,e
ci riuscii. Quando i miei occhi si soffermarono nei suoi ne
approfittò,baciandomi,e riuscendo a distogliermi da quel
senso di angoscia
sempre presente. Dio,quanto mi mancavano quei baci! Solo ora,dopo un
mese che
non accadeva più,me ne rendevo conto. Lasciai che le mie
labbra si muovessero
lentamente contro le sue,senza oppormi,senza reagire,lasciando che lui
mi
controllasse. Mentre quel bacio si consumava sotto i nostri occhi,altre
lacrime
si mescolarono all’amara dolcezza del momento.
-“Tom..”
riuscii a
sillabare,con la voce roca.
“Eve…sono
qui. Non
devi sentirti sola,ci sono io! Sempre…per sempre.”
Così mi lasciai andare
all’ennesimo pianto,con i singhiozzi che mi percuotevano a
tratti. Per tutto il
tempo le sue braccia mi stringevano con forza a sé,mentre
teneva premuto il
mento contro i miei capelli,baciandomeli di tanto in tanto.
-“Io…voglio
andare al
cimitero.” Dissi all’improvviso. Mi
sembrò di cogliere uno strano luccichio nei
suoi occhi,come se fosse speranzoso. Magari si aspettava che avrei
ripreso ad
uscire,anche in compagnia. “Da sola…”
precisai,e quella luce sparì dal suo
sguardo.
-“Io
non posso
lasciarti andare da sola in queste condizioni.”
Replicò secco.
-“Senti,sono
quasi
maggiorenne,quindi faccio quello che mi pare. Te non sei mio
padre.”
-“Non
sarò tuo
padre,ma…ti amo. Ed ho paura per te.” Mi
arrabbiai,solo perché mi sentivo in
gabbia. Decisi di uscire lo stesso,che lui lo volesse o no. Mi alzai di
fretta,senza dargli il tempo di accorgersene quasi. Afferrai la borsa
dalla
scrivania e mi affrettai lungo il corridoio,correndo. Sentivo dei passi
seguirmi,ma non erano abbastanza vicini per fermarmi. Ma quando giunsi
davanti
alla porta,mentre l’aprivo,sentii delle mani forti afferrarmi
per le spalle e
chiudere la porta,per poi farmi sbattere contro di essa,sempre con
forza.
-“Cosa
cazzo credevi
di fare eh?!!” mi urlò in faccia.
-“Te
l’ho
detto,voglio uscire.” Ribadii con una calma innaturale.
“E te me lo lascerai
fare.”
-“Non
credo pr…” lo
interruppi con un bacio violento. Il mio scopo era quello di
distrarlo,e mi
riuscì piuttosto bene. Quando fu abbastanza distolto dal suo
vero intento,lo
spinsi quel tanto che bastava per togliermelo di dosso. Mi stavo
comportando da
stronza,e il peggio era che ne ero consapevole. Barcollò
indietro,guardandomi
sorpreso e frustrato. Sembrava chiedermi perché gli facevo
questo. Aprii la
porta e mi inoltrai nel buio. Era sera tarda,e faceva freddo,ma non me
ne
fregava assolutamente niente. Cominciai a correre a
perdifiato,perché sapevo
che Tom mi avrebbe rincorsa,finchè gli fosse stato
possibile. Ma ero in
vantaggio,lo vidi uscire con la coda dell’occhio e venirmi
incontro,ma inciampò
nei suoi stessi pantaloni,così presi ancora più
distanza. Il cimitero non era
tanto lontano. Ogni tanto mi lanciavo delle occhiate alle spalle,e mi
accorsi
di non essere più seguita. Ma continuai a correre fino alla
mia meta. Quando
arrivai,mi concedetti una pausa,e ripresi a camminare,ritrovandomi con
il fiatone.
A quell’ora il cimitero era chiuso,ma le regole avevano perso
il loro interesse
per me,così scavalcai il cancello e vi entrai. Inutile dire
che,però,una volta
dentro cominciai ad avere il terrore. Avevo sempre odiato i cimiteri
sin da
piccola,mi mettevano a disagio,avevo paura. Raggiunsi le tombe dei
miei,senza
pensare troppo al luogo in cui mi trovavo,cosa molto difficile dato le
lapidi
che vedevo ovunque il mio sguardo si posasse.
-“Mamma…Papà.”
Sussurrai sfinita,con la poca voce che mi era rimasta. Poi crollai
sulle
ginocchia,fino a cadere sulla ghiaia,provocandomi un dolore
lancinante,ero sicura
di essermi appena procurata delle
ferite,ma non mi importava. “Mi mancate…troppo.
Questa vita comincia a farmi
schifo. Non la voglio. La mia vita era con voi,ed ora che non ci siete
più,non
c’è più nemmeno lei. Mi sento vuota
dentro,persa,sola… perché mi avete
abbandonato? Perché? Voglio poter stare ancora con voi. Ora
siete insieme,come
un tempo. Ma io non ci sono!” mi sfogai,urlai contro le loro
foto,sapevo che
ovunque fossero,nell’aldilà,mi avrebbero sentito.
Mi avevano promesso che
qualunque cosa fosse successa sarebbero sempre stati al mio fianco. E
lo
erano,lo sentivo. Forse stavo impazzendo! Li amavo,ma in quel momento
ce
l’avevo con loro,perché mi avevano lasciata
qui,senza più nessuno. Senza
ragionare afferrai dei sassi e gli scagliai con forza contro le
lapidi,singhiozzando sommessamente. Era ufficiale. Stavo davvero
impazzendo!
Non ero abituata a gestire così tanto dolore,stavo perdendo
il controllo delle
mie azioni. Non mi accorsi nemmeno di Tom,che mi aveva raggiunta e mi
aveva
afferrata,facendo aderire la mia schiena al suo petto e afferrandomi i
polsi,impedendomi di lanciare i sassi che stringevo ancora in mano. Mi
costrinse a buttarli,aprendomi le mani con forza,facendomi male. Poi mi
girò
bruscamente verso di lui.
-“Evelyn…”
cominciò
dolcemente ,trattenendo a stento la tristezza,ma la voce gli tremava,e
io me ne
accorsi. “Calmati..ti prego!” mi abbandonai contro
la sua spalla.
-“Sto
diventando pazza…”
la mia voce risuonava sconvolta,proprio come mi sentivo dentro.
-“No,amore…No,non
stai diventando pazza. Io ti aiuterò,insieme passeremo anche
questa. Hai
abbastanza fiducia in me da credermi?”
-“Si,
si… Io ti
credo.”
-“Ora
lascia che ti
porti a casa”. Disse,prima di portare un braccio dietro le
mie
ginocchia,prendendomi in collo come se fossi una bambina. Si accorse
delle mie
sbucciature,ma non disse nulla,evidentemente se lo immaginava
com’era successo.
-“Scusa.”
Sussurrai,mentre
la sua andatura mi cullava. Rimasi stupita di come riuscisse a portarmi
in
collo.
-“E
di cosa,piccola
mia…?”
-“Per
averti fatto
assistere ad una mia scenata. Ti giuro che non sono mai stata
così. Non
capisco…” dissi,prendendomi la testa tra le mani.
-“Non
devi capire
ora. Riposati.” Lo ascoltai subito,addormentandomi tra le sue
braccia.