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Autore: _YeongWonhi_    02/07/2011    6 recensioni
Quando odi una persona non puoi farci niente,l’odio è un sentimento che viene pur sempre dal cuore,e a quest’ultimo non si comanda. Nessuno può farmene una colpa. E fin qui niente problemi,a parte la mia ostinazione nei confronti del mio “patrigno” ,più grande di me solo di qualche anno. I problemi si fanno vivi quando l’odio tramuta in amore,un amore impossibile,complicato. Non posso amare il presunto "fidanzato" di mia madre!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!!! C'ho messo un pò di tempo a pubblicare questo capitolo perchè non riuscivo a trovare la giusta ispirazione...L'ho scritto ieri sera dopo mezzanotte,quindi se c'è qualcosa che non torna è comprensibile almeno un pò,xD....Grazie,come sempre,a chi mi recensisce e a chi continua a seguirmi e a sopportarmi! Vi lascio al capitolo...

BUONA LETTURAAAAAAAAAA!! KUSSEN,ALICE...

CAPITOLO 16:

 

Era passato un mese esatto da quello schifoso giorno. Io,non so come,avevo perso la voglia di vivere,di andare avanti. Ogni cosa mi sembrava inutile,e automatica. Che senso aveva continuare la mia vita qui,quando tutte le persone che mi tenevano ancora ancorata a questo mondo non c’erano più? È vero,c’era Tom,Bill e anche Ilaria. Ma non mi bastavano,no. Io sentivo troppo la mancanza dei miei genitori,morti ad un anno solo di distanza. Jessica mi aveva fatto soffrire molto,ma era comunque mia madre,e non potevo odiarla,anche se ci avevo provato,ovviamente senza risultati.  Così,nel mio diario vi aggiunsi anche una sua foto,posta di fianco a quella di mio padre. Ero rinchiusa in camera,così come facevo ogni giorno dopo la scuola,non avevo neanche il coraggio di andare al cimitero,avevo paura che sarei crollata. Tom veniva sempre a controllare,provando a farmi uscire,e quando non veniva lui al suo posto c’era Bill. Ilaria era venuta a farmi visita un paio di volte. Ma nessuno di loro era riuscito a placare il mio dolore. Stavo piangendo sulle foto dei miei genitori,quando sentii bussare alla porta,come era solito accadere. Non diedi nessuna risposta,tanto non aveva più senso nemmeno la parola per me. Sentii la porta cigolare insistentemente,ma non alzai lo sguardo per vedere di chi si trattava. Mi bastava cogliere il suo respiro per capire che era lui.

 

-“Eve…” sussurrò,stanco “Io non ce la faccio più.” Si lasciò cadere sul letto, accanto a me,come segno di resa.

 

-“Te,eh?!!” la mia voce tuonò nella stanza ricca di acidità. Lui non se lo meritava di essere trattato così,ma era più forte di me. Non gli diede peso,ormai ci si stava abituando alla mia scontrosità,poi portò la sua mano sulla mia guancia,e con un dito cominciò a tracciare piccole carezze.

 

-“Guardami,per favore.” Disse flebilmente. Io mi costrinsi di fare almeno un piccolo sforzo,e ci riuscii. Quando i miei occhi si soffermarono nei suoi ne approfittò,baciandomi,e riuscendo a distogliermi da quel senso di angoscia sempre presente. Dio,quanto mi mancavano quei baci! Solo ora,dopo un mese che non accadeva più,me ne rendevo conto. Lasciai che le mie labbra si muovessero lentamente contro le sue,senza oppormi,senza reagire,lasciando che lui mi controllasse. Mentre quel bacio si consumava sotto i nostri occhi,altre lacrime si mescolarono all’amara dolcezza del momento.

 

-“Tom..” riuscii a sillabare,con la voce roca.

 

“Eve…sono qui. Non devi sentirti sola,ci sono io! Sempre…per sempre.” Così mi lasciai andare all’ennesimo pianto,con i singhiozzi che mi percuotevano a tratti. Per tutto il tempo le sue braccia mi stringevano con forza a sé,mentre teneva premuto il mento contro i miei capelli,baciandomeli di tanto in tanto.

 

-“Io…voglio andare al cimitero.” Dissi all’improvviso. Mi sembrò di cogliere uno strano luccichio nei suoi occhi,come se fosse speranzoso. Magari si aspettava che avrei ripreso ad uscire,anche in compagnia. “Da sola…” precisai,e quella luce sparì dal suo sguardo.

 

-“Io non posso lasciarti andare da sola in queste condizioni.” Replicò secco.

 

-“Senti,sono quasi maggiorenne,quindi faccio quello che mi pare. Te non sei mio padre.”

 

-“Non sarò tuo padre,ma…ti amo. Ed ho paura per te.” Mi arrabbiai,solo perché mi sentivo in gabbia. Decisi di uscire lo stesso,che lui lo volesse o no. Mi alzai di fretta,senza dargli il tempo di accorgersene quasi. Afferrai la borsa dalla scrivania e mi affrettai lungo il corridoio,correndo. Sentivo dei passi seguirmi,ma non erano abbastanza vicini per fermarmi. Ma quando giunsi davanti alla porta,mentre l’aprivo,sentii delle mani forti afferrarmi per le spalle e chiudere la porta,per poi farmi sbattere contro di essa,sempre con forza.

 

-“Cosa cazzo credevi di fare eh?!!” mi urlò in faccia.

 

-“Te l’ho detto,voglio uscire.” Ribadii con una calma innaturale. “E te me lo lascerai fare.”

 

-“Non credo pr…” lo interruppi con un bacio violento. Il mio scopo era quello di distrarlo,e mi riuscì piuttosto bene. Quando fu abbastanza distolto dal suo vero intento,lo spinsi quel tanto che bastava per togliermelo di dosso. Mi stavo comportando da stronza,e il peggio era che ne ero consapevole. Barcollò indietro,guardandomi sorpreso e frustrato. Sembrava chiedermi perché gli facevo questo. Aprii la porta e mi inoltrai nel buio. Era sera tarda,e faceva freddo,ma non me ne fregava assolutamente niente. Cominciai a correre a perdifiato,perché sapevo che Tom mi avrebbe rincorsa,finchè gli fosse stato possibile. Ma ero in vantaggio,lo vidi uscire con la coda dell’occhio e venirmi incontro,ma inciampò nei suoi stessi pantaloni,così presi ancora più distanza. Il cimitero non era tanto lontano. Ogni tanto mi lanciavo delle occhiate alle spalle,e mi accorsi di non essere più seguita. Ma continuai a correre fino alla mia meta. Quando arrivai,mi concedetti una pausa,e ripresi a camminare,ritrovandomi con il fiatone. A quell’ora il cimitero era chiuso,ma le regole avevano perso il loro interesse per me,così scavalcai il cancello e vi entrai. Inutile dire che,però,una volta dentro cominciai ad avere il terrore. Avevo sempre odiato i cimiteri sin da piccola,mi mettevano a disagio,avevo paura. Raggiunsi le tombe dei miei,senza pensare troppo al luogo in cui mi trovavo,cosa molto difficile dato le lapidi che vedevo ovunque il mio sguardo si posasse.

 

-“Mamma…Papà.” Sussurrai sfinita,con la poca voce che mi era rimasta. Poi crollai sulle ginocchia,fino a cadere sulla ghiaia,provocandomi un dolore lancinante,ero sicura di essermi appena procurata  delle ferite,ma non mi importava. “Mi mancate…troppo. Questa vita comincia a farmi schifo. Non la voglio. La mia vita era con voi,ed ora che non ci siete più,non c’è più nemmeno lei. Mi sento vuota dentro,persa,sola… perché mi avete abbandonato? Perché? Voglio poter stare ancora con voi. Ora siete insieme,come un tempo. Ma io non ci sono!” mi sfogai,urlai contro le loro foto,sapevo che ovunque fossero,nell’aldilà,mi avrebbero sentito. Mi avevano promesso che qualunque cosa fosse successa sarebbero sempre stati al mio fianco. E lo erano,lo sentivo. Forse stavo impazzendo! Li amavo,ma in quel momento ce l’avevo con loro,perché mi avevano lasciata qui,senza più nessuno. Senza ragionare afferrai dei sassi e gli scagliai con forza contro le lapidi,singhiozzando sommessamente. Era ufficiale. Stavo davvero impazzendo! Non ero abituata a gestire così tanto dolore,stavo perdendo il controllo delle mie azioni. Non mi accorsi nemmeno di Tom,che mi aveva raggiunta e mi aveva afferrata,facendo aderire la mia schiena al suo petto e afferrandomi i polsi,impedendomi di lanciare i sassi che stringevo ancora in mano. Mi costrinse a buttarli,aprendomi le mani con forza,facendomi male. Poi mi girò bruscamente verso di lui.

 

-“Evelyn…” cominciò dolcemente ,trattenendo a stento la tristezza,ma la voce gli tremava,e io me ne accorsi. “Calmati..ti prego!” mi abbandonai contro la sua spalla.

 

-“Sto diventando pazza…” la mia voce risuonava sconvolta,proprio come mi sentivo dentro.

 

-“No,amore…No,non stai diventando pazza. Io ti aiuterò,insieme passeremo anche questa. Hai abbastanza fiducia in me da credermi?”

 

-“Si, si… Io ti credo.”

 

-“Ora lascia che ti porti a casa”. Disse,prima di portare un braccio dietro le mie ginocchia,prendendomi in collo come se fossi una bambina. Si accorse delle mie sbucciature,ma non disse nulla,evidentemente se lo immaginava com’era successo.

 

-“Scusa.” Sussurrai,mentre la sua andatura mi cullava. Rimasi stupita di come riuscisse a portarmi in collo.

 

-“E di cosa,piccola mia…?”

 

-“Per averti fatto assistere ad una mia scenata. Ti giuro che non sono mai stata così. Non capisco…” dissi,prendendomi la testa tra le mani.

 

-“Non devi capire ora. Riposati.” Lo ascoltai subito,addormentandomi tra le sue braccia.

 

   
 
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