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Autore: misspepper    02/07/2011    3 recensioni
"Come se il boccino avesse letto i suoi pensieri, improvvisamente cambiò direzione scendendo vertiginosamente verso il basso.
- Albus, è troppo pericoloso. – disse Scorpius fermandosi a guardare.
Ma Albus era già sceso in picchiata verso il terreno di gioco.
Sugli spalti, tutti erano con il fiato sospeso: Harry si era alzato in piedi, così come Rose e Lily. Persino Julia non riusciva più a commentare.
- Mamma mia, se Albus sopravvive questa sarà una delle catture del boccino più emozionanti che Hogwarts possa ricordare. – esclamò Clark eccitato."
Dopo la Battaglia di Hogwarts, il mondo magico ha vissuto un lungo periodo di pace e prosperità nel segno della vittoria di Harry Potter su Lord Voldemort. Diciassette anni dopo, Albus Severus Potter e Rose Weasley approdano a Hogwarts, dove conosceranno Scorpius Malfoy, il tormentato figlio di Draco e Astoria, Julia Harris, timida ma coraggiosa purosangue e tanti altri nuovi amici.
Nonostante le antiche rivalità sembrino inizialmente prendere il sopravvento, durante il sesto anno misteriose forze oscure riapriranno i giochi.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Era una notte fredda, terribilmente fredda.
Il prato del parco di Hogwarts era ricoperto di brina e i ciuffi d’erba sembravano tremare sotto il ghiaccio; qualcuno camminava verso la Foresta Proibita, il volto coperto da un cappuccio.
John Davis dormiva beatamente nel suo letto, come quasi tutti i suoi compagni di stanza, immersi in chissà quali sogni piacevoli e fantastici.
Era una notte tranquilla ed il clima mite di settembre solleticava il volto di Albus, l’unico ad avere un’espressione contrariata sul volto: le ombre della sera evidenziavano le sue sopracciglia aggrottate e la bocca semiaperta, mentre le braccia si muovevano a scatti accanto al suo corpo.
L’uomo incappucciato camminava con passo sempre più svelto: evidentemente aveva fretta.
La bacchetta gli tremava leggermente tra le mani. Era evidente la sua paura.
Albus la poteva quasi annusare nell’aria gelida.
Desiderò di essere ed improvvisamente fu.
Con uno scatto, Albus si tirò le coperte fino al naso: aveva i brividi per il freddo.
Tentava di divincolarsi come se qualcosa lo stesse bloccando al letto.
Il petto si alzava e si abbassava freneticamente.
Doveva trattarsi di un incubo, l’ennesimo.
Albus era solito sognare cose terribili, anche se questa volta sembrava tutto molto reale.
Si nascose dietro la casa del guardiacaccia Hagrid e osservò il misterioso mago – era forse un mago? – incappucciato che si addentrava nella Foresta Proibita.
- Lumos! – gridò questi alzando la bacchetta, che si accese come una torcia.
Albus lo seguì lentamente, confidando nell’alleanza delle tenebre per non farsi vedere.
Il freddo stava diventando insopportabile per il ragazzo: i suoi denti iniziarono a battere, mentre una stretta gli oppresse il collo, rendendogli difficile respirare.
John borbottò qualcosa nel sonno e infilò la testa sotto al cuscino.
La figura misteriosa, dopo aver quasi corso per parecchi metri, adesso sembrava rallentare.
Stava mormorando qualcosa, parole oscure.
Il cuore di Albus stava saltellando su e giù per la sua cassa toracica e il freddo pungente lo stava debilitando pesantemente dal punto di vista fisico. Ad un certo punto temette di non farcela più.
Si accasciò a terra, mentre il gelo lo avvolgeva e gli offuscava la mente.
Albus iniziò ad annaspare sul suo cuscino. Stava combattendo con tutte le sue forze per respirare correttamente, ma non riusciva a far altro che dibattersi contro le coperte.
Chiuse gli occhi e sentì che stava per morire. O forse stava per lasciare il sogno.
Ma non avrebbe aspettato per scoprire quello che gli sarebbe successo.
- Lacarnum Inflamarae! – moromrò scuotendo la bacchetta. Ma non uscì niente.
Albus non era mai stato eccezionale ad incantesimi: era molto più efferrato in Difesa contro le Arti Oscure. Eppure si aspettava che funzionasse.
Poi qualcosa accadde.
Albus stava letteralmente soffocando nel sonno.
Matt Finnigan fu il primo ad accorgersene, quando fu svegliato dall'ennesimo rantolo.
- Al?! Al, che ti prende?! – disse scuotendolo.
Gli occhi di Albus non avevano intenzione di aprirsi.
- Ragazzi – esclamò il ragazzo terrorizzato – aiutatemi! Albus non respira!
Il cuore del ragazzo si era improvvisamente infuocato.
Albus non avrebbe mai potuto spiegare il come, ma sentiva di avere una stella incandescente dentro al petto. Probabilmente, il suo incantesimo in sogno aveva avuto un effetto totalmente diverso dalla realtà.
Si alzò da terra e continuò a seguire il suo bersaglio.
Questi si era fermato in una piccola radura tra gli alberi: i rami lasciavano entrare la luce della luna, seppur a sprazzi; questa sembrò depositarsi lentamente, come polvere, sull’uomo misterioso.
- Nox – sussurrò e tutto divenne buio.
Albus rimase immobile come una statua nel letto. Respirava normalmente.
- Dov’è mio fratello? Che succede?
James era entrato di corsa nella stanza con la bacchetta alzata, insieme a Hugo.
- È qua. – rispose John piano – Credo stia avendo un incubo.
Hugo sbuffò. Tutto questo baccano per un brutto sogno?
- Non respirava prima. – si affrettò ad aggiungere Matt – Temevamo sarebbe soffocato.
Il silenzio cadde nella stanza.
Silenzio. Invadeva tutta la foresta con una potenza incredibile: era come se qualcuno avesse eliminato ogni tipo di suono.
Poi il mago incappucciato parlò.
- Lumos Maxima.
Una palla di luce spuntò dalla bacchetta dell’uomo. Era abbastanza grande da illuminare tutta l’area circostante, compreso il luogo dove si trovava Albus.
Il ragazzo, terrorizzato, gridò “Nox!” e agitò la bacchetta di fronte a sé.
In qualche modo, l’incantesimo funzionò.
L’uomo – o forse ragazzo, visto che adesso che era ben illuminato si vedeva meglio – stava guardando nel punto dove si trovava Albus, ma era come se non scorgesse niente.
- Chi c’è là? – chiese con voce ferma – Mostrati!
Un forte vento iniziò a soffiare e a far frusciare le foglie.
Albus indietreggiò di qualche passo e schiacciò un ramoscello.
Il rumore indicò esattamente quale fosse la sua posizione.
- Stupeficium! – esclamò il ragazzo incappucciato.
- Protego! – disse Albus con rapidità impressionante.
- Rictusempra!
- Impedimenta!
- Pietrificum totalum!
Albus inciampò per evitare la fattura e si ferì il braccio sulla corteccia di un albero. Ma era un dolore di poco conto.
La foresta era ormai illuminata dalle luci delle maledizioni che i due ragazzi si stavano scambiando.
- Adesso basta! – sbottò l’avversario di Albus – Homenum Revelio!
- Evanesco! – urlò l’altro puntandosi la bacchetta contro, nel disperato tentativo di scomparire.
Albus si risvegliò urlando nel suo letto.
Era circondato da parecchie persone che non riusciva a riconoscere in quel momento.
Quel sogno era stato così reale che gli sembrava di sentirsi ancora addosso il freddo.
- Al? Miseriaccia, mi hai fatto spaventare con quelle urla! – disse Hugo massaggiandosi la fronte. James osservava la scena appoggiato alla porta: la preoccupazione sul suo viso era evidente.
- Credo che dovresti scrivere allo zio Harry. – continuò il piccolo Weasley – Sai che vorrebbe essere informato su queste cose… strane.
- Non sono cose strane – sbottò Albus – era solo uno stupido incubo.
- Al – lo interruppe Matt – hai del sangue sul braccio.
Albus posò lo sguardo prima sulla canottiera bianca e poi sul suo braccio, dove vide un bel graffio che sanguinava lievemente.
- Non è possibile... – sussurrò mentre la paura si impossessava di lui.
- Complimenti – tentò di sdrammatizzare James – rischiare di soffocare nel sonno la prima notte a Hogwarts! Credo che nemmeno papà sia mai arrivato a tanto.
Ma la sua voce ferma aveva ombre di paura al suo interno.
Albus riusciva a percepirle nitidamente. Ne sentiva l’odore.
 
Rose stava sbattendo impazientemente il piede contro il pavimento, mentre aspettava, con le braccia conserte, che Scorpius si facesse vedere: le aveva dato appuntamento di fronte alla Stanza delle Necessità – una fantastica stanza che appariva solamente a chi ne avesse veramente bisogno e che James aveva scoperto quando faceva il terzo anno – perché doveva dirle qualcosa di importante.
“Spero abbia una spiegazione per quel marchio” si disse la ragazza.
Stava per andarsene, quando da dietro un angolo buio spuntò una luce.
- Scorpius? – chiamò Rose, sperando con tutte le forze che non fosse Gazza. Quel maledetto custode decrepito aveva la capacità di spuntare nei momenti meno consoni.
- Rosie, non hai ancora imparato? E se non ero io? – la ammonì Scorpius, guardandosi intorno – Se fossi stato Gazza?
- Lo avrei schiantato e gli avrei fatto un incantesimo di memoria. – rispose Rose freddamente – Anche se potrei fare lo stesso con te.
Nel momento in cui lo guardò meglio, vide che Scorpius si trovava in uno stato quasi pietoso: sembrava stanco e angosciato.
Quasi istintivamente, Rose allungò la mano e gli sfiorò i capelli biondi.
Non poteva fare a meno di toccarlo, anche se era estremamente arrabbiata con lui.
- Scusa per stamattina. – sussurrò Scorpius, come se pronunciare quelle parole gli costasse una fatica immane – Sono stato uno stronzo.
Rose lo studiò senza rispondere: era impossibile rimanere impassibili di fronte a quegli occhi così pieni di malinconia. Era impossibile per lei continuare ad essere arrabbiata quando lui la guardava in quel modo.
Ma non poteva semplicemente passare sopra quel che aveva visto.
- Scorpius – iniziò cercando di non far tremare la voce – perché hai... il marchio?
- Entriamo? – cambiò discorso il ragazzo sfiorando leggermente il muro di fronte a sé.
Una porta comparve.
Questa volta la Stanza delle Necessità gli aveva riservato quello che sembrava essere un salottino, con caminetto incluso: due divanetti e due poltrone erano posti su quello pareva un antico divano polveroso. Tra di essi vi era un tavolino ornato con dragoni.
- Niente male – dichiarò Malfoy – molto chic.
Rose non aveva alcuna voglia di ridere. Voleva solo la verità.
Scorpius sembrò capirlo, perché si sedette su una delle poltroncine e la invitò a mettersi di fronte a lui.
- Non posso dirti perché ho questo simbolo. – si affrettò a dire prevedendo la domanda che sarebbe arrivata.
- Scorpius! Non capisci che è un simbolo malvagio? Non è uno scherzo!
- So bene che non è uno scherzo! Pensi che io sia stupido?
Le luci nella stanza aumentarono la loro luminosità di poco.
- Sì, sei uno stupido! La MagiaOscura è da stupidi! Quel simbolo è da stupido!
- Non posso giustificarmi! – gridò Scorpius – Ti devi fidare di me!
- Come posso fidarmi di qualcuno che indossa quell’emblema? – urlò Rose ancora più forte – Il simbolo di chi ha ucciso parte della mia famiglia.
Entrambi erano così presi dalla discussione che nessuno dei due si accorse dell’aumentato bagliore delle luci. Era quasi accecante.
- Rosie, fidati di me. – la supplicò il ragazzo.
- Sei un seguace di Voldemort?
Finalmente era riuscita a fare la domanda che voleva porgli da tutto il giorno.
Scorpius non rispose.
- Sei un seguace di Lord Voldemort? Rispondi! – esclamò Rose sporgendosi in avanti.
- NON POSSO RISPONDERTI! – ribadì Scorpius, ormai al limite della disperazione.
Le luci iniziarono a tremolare e a perdere vigore: sembravano seguire le onde delle loro emozioni.
- Se Voldemort non fosse morto, ed è morto – mormorò la ragazza – avrei già avvertito qualcuno. Ma dato che se ne è andato per sempre, penso tu sia solo un povero idiota con quella robaccia che hai sul braccio.
- Ti prego, Rosie, non... giudicarmi... anche tu!
Adesso Scorpius stava decisamente supplicando.
I suoi occhi erano lucidi e pieni di dolore per quello che stava succedendo.
- Giurami che lo toglierai – sibilò Rose – giuralo!
Malfoy sembrava sul punto di piangere.
- Non posso giurarlo. – esclamò – Ma non voglio perderti per questo!
Rose non lo aveva mai visto in questo stato: sembrava così... fragile.
- Scorpius – mormorò – tu hai bisogno di aiuto.
Più che come un’affermazione, suonava come una domanda.
Malfoy se ne accorse e fu tentato per un attimo di risponderle con un “sì, ho bisogno dell’aiuto di qualcuno”; ma non poteva, non avrebbe mai potuto mettere a rischio la vita di Rose, l’unica che aveva saputo vedere del buono in lui.
Anche se forse lo aveva già fatto.
- Rosie, ascoltami bene – disse Scorpius – la mia famiglia è stata maledetta.
- Che significa maledetta? Da chi?
- Non è importante – tagliò corto il ragazzo, senza fiato – non importa.
- Ti possiamo aiutare, Scorpius! Ti voglio aiutare.
- NO! Possibile che non lo capisci? Non ti meriti tutto questo dolore.
Rose non sapeva che fare: Scorpius era piegato sulla poltrona, le mani sul viso.
- Spero solo tu possa perdonarmi... – bisbigliò quest’ultimo.
Poi alzò la bacchetta.
- Oblivion.
E le luci si spensero definitivamente.

 

  
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