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Autore: FreyjaFem    02/07/2011    0 recensioni
Non è sbagliato ritrovare il coraggio di amare qualcuno, anche se le delusioni passate sembrano incatenarci alla quotidianità, all'abitudine che ha reso quei dolori meno forti, meno pungenti. Quattro vite destinate ad intrecciarsi alla ricerca di un lieto fine, quattro storie, quattro caratteri diversi, quattro persone alla ricerca disperata della felicità. Incomprensioni, parole non dette, sentimenti poco chiari, desideri inespressi e un disperato bisogno di amore.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IKKI

Sentii l'osso della mandibola scricchiolare sotto le mie nocche; qualcuno urlò spaventato, altri si frapposero fra noi, cercando di fermare una rissa che credevano fosse appena all'inizio; reggevo dal colletto un ragazzo che emanava aroma di fiori, che 
distrattamente aveva sbandato e mi aveva urtato. Avrei voluto essere un po' più gentile nei suoi confronti, ma ero appena tornato da un litigio molto violento e non ero in vena di sopportare atteggiamenti spavaldi come quello con cui si era rivolto nei miei confronti. Oltretutto ammettevo io stesso di non avere uno splendido carattere e in quel momento mi ero lasciato andare completamente all'irritazione anziché approcciarmi in modo più calmo e razionale; solo non potevo non rispondergli in malo modo: continuava a fare osservazioni strane e fuori argomento, rendendo il mio umore sempre più contorto e nero.
Una cosa era certa: mi aveva levato il respiro coi suoi occhi ebano espressivi, i capelli corti e lisci, il viso da bravo ragazzo, quello tipico di chi aiuta i vecchietti e pota le piante malate con dedizione.
Avevo sentito una sensazione nuova, di piacere, quando lui aveva posato la mia mano sulla fronte; fu un colpo di fulmine, credo. Mi piaceva, mi piaceva da morire.
Avete presente quelle circostanze in cui per strada, in un mezzo di trasporto pubblico o anche in un supermarket avete incrociato una persona sconosciuta e affascinante, che vi ha colpito sin dal primo momento che l'avevate vista, qualcuno che magari non rivedrete mai più e con cui non avete avuto occasione di parlare perché vi mancava il coraggio di farlo, per vergogna e forse anche per fretta?
Ecco, lui mi dava quella stessa sensazione di nodo alla gola, quel timore sinistro che fosse l'ultima volta che lo vedessi.
Poi, mentre lo rimproveravo, sempre più arrabbiato, avevo visto dietro di lui Takaya, sanguinante e pieno di lividi come l'avevo lasciato poco prima; mi aveva inseguito imperterrito per cercare di vendicarsi e io in tutta risposta avevo sollevato la mano e 
l'avevo steso con un pugno, dandogli il colpo di grazia, incredulo che fosse ancora in grado di camminare.
Intanto, il ragazzo che tenevo dal colletto era rimasto con gli occhi chiusi, tremante: probabilmente aveva frainteso, credendo che il pugno fosse diretto a lui.
Lo scossi (lo ammetto) con un po' di violenza per fargli aprire gli occhi, ma ottenni l'effetto opposto: si richiuse ancora di più come una conchiglia, nascondendosi il viso con le braccia.
Non ci sapevo fare con le persone, anzi, riconoscevo di essere particolarmente indelicato e suscettibile.
-Allora?? Mi spieghi il motivo di queste osservazioni? Devi essere veramente fuso a fare certe affermazioni fuori luogo di fronte ad una persona che rischia di romperti la faccia.. ma dico, perché provochi le persone e poi ti ripari quando stanno per alzarti le mani? Devi avere qualche rotella fuori posto.. se vuoi ti do una bella lezione e vediamo!- suonò come un rimprovero, e anche un po' come una minaccia; per l'ennesima volta non riuscivo a non rivolgermi male a quel tipo.
Lo vidi aprire le palpebre, lentamente, insicuro; le batté più volte, confuso e capii che si chiedeva come mai non l'avessi riempito di botte come annunciavo di fare da almeno un quarto d'ora.
Aveva gli occhi lucidi e rossi, sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.
E' innegabile che questa cosa mi irritò in maniera incredibile; ma d'altronde, cosa non mi dava fastidio a questo mondo?
-Oh, cavolo.. e adesso che fai, piangi? Come i bambini? Si può sapere che hai che non va?- sbottai, guardandolo di sbieco.
Un uomo si avvicinò, col fare tipico degli adulti, quell'atteggiamento da sapientoni stracolmi di esperienza, e fissandomi negli occhi, credendo di mettermi in soggezione, chiese: -perché hai colpito quella persona? Ma dico, sei ammattito? E lascia stare 
quel povero ragazzo, se gli fai del male te la vedrai con me e con il mio avvocato-.
Vidi delle persone soccorrere Takaya, svenuto per il dolore; poi mi rivolsi all'uomo, con noncuranza: -non mi fai paura.. non sono affari tuoi, vecchio.. vai a dormire, è una cosa che riesce molto bene ai vecchi come te.. per quanto riguarda il tuo 
avvocato, digli che può anche leccarmi le palle-
Lo vidi diventare paonazzo di rabbia e trattenersi dal malmenarmi; evitò di farlo, saggiamente, anche perché sarebbe passato dalla parte del torto, si sarebbe "abbassato ai miei livelli". Per me quelli non erano bassi livelli: se c'era da prendere a botte, 
bisognava farlo e basta. La vita per me era questa, dare cazzotti, prenderne altrettanti, preferibilmente meno di quanti se ne dessero.
Sentii una mano sul braccio, delicata, un po' secca per il freddo: quel ragazzo l'aveva posata delicatamente sulla mia pelle, coraggiosamente, mentre si asciugava gli occhi col dorso dell’altra mano. Poi si rivolse all'uomo, dicendo: -stia tranquillo 
signore.. è tutto a posto.. me la vedo io qui- e senza dargli tempo di rispondere, mi trascinò via, forse per evitare che avessi problemi di tipo legale.
Mi portò ad un bar in città che conoscevo molto bene, mio fratello ne era assiduo frequentatore e, ogni tanto, quand'ero piccolo, mi portava lì con sé e con i suoi colleghi; un senso incredibile di nostalgia mi pervase e cercai di ignorarlo, per concentrarmi 
a parlare con quel ragazzo disattento che mi aveva fatto innervosire ancora di più di quanto già fossi.
Lui mi invitò a sedermi al bancone e poi, sospirando, si voltò a guardarmi e disse: -ok, lo ammetto.. mi sono rivolto male, ero sovrappensiero e quindi sono finito con lo sbatterti addosso.. però non c'è bisogno di scaldarsi tanto, può capitare di urtarsi 
per errore, non c'è bisogno di farne una tragedia..-
-Diamine, il mio desiderio di seppellirti di pugni sta aumentando ogni momento di più- brontolai ordinando della birra -ora, si più sapere perché mi hai portato qui? Credi di acquistare la mia grazia così?-
-Smettila di fare l'arrogante con me, biondino, ti ho appena aiutato a scappare da una situazione alquanto spiacevole- borbottò a bassa voce.
-Ho un nome, moccioso, ed è Ikki- ringhiai afferrandolo per il colletto, per la seconda volta nella stessa serata.
Lo vidi un po' titubante, e con la voce più placida che potesse emettere, disse: -anch'io ce l'ho.. ed è Ayame.. e non sono un moccioso, avremmo all'incirca la stessa età!-
Il cameriere assisteva dall'altro lato del bancone alla nostra bizzarra presentazione, pulendo i bicchieri, intimidito e insicuro. Si prese di coraggio e disse, rivolgendosi ad Ayame: -scusi signore.. ha bisogno di aiuto..?-
-Che c'è, vuoi essere preso a botte?- sbuffai rivolto al cameriere.
Lui rimase in silenzio alla mia domanda e scostò lo sguardo; io continuai a guardarlo con aria di sfida.
Cercai più volte di riagganciare i suoi occhi, mi divertiva attaccare briga, ma lui evitò magistralmente di rispondere alle offese e alle provocazioni.
-Certo che sei scatenato.. dacci un taglio..- fece Ayame
-Non rivolgerti in questo modo.. se non avessi il bel faccino che ti ritrovi a quest'ora mi sarei divertito a farti a pezzi prima, per strada.-
Lui mi fissò con aria contrariata.
Sotto sotto mi piaceva quel suo modo di fare; era ammirabile che volesse farsi rispettare, ma non potevo fare a meno di sentire la pelle bruciare di stizza. Non volevo che mi tenesse testa.
La mia birra arrivò, fredda al punto giusto e io liberai il suo colletto.
Più cose mi avevano colpito di quell'intera faccenda: la dolcezza nel viso di quel ragazzo, anche quando era arrabbiato; il fatto che mi avesse risposto a tono, dimostrandosi meno verme, come invece erano gli altri esseri umani, e più uomo con le palle; il 
fatto che nonostante non fossi all'apparenza molto affidabile, si fosse messo a parlare senza temere che potessi portarlo in un angolo e fargli del male; l'improvviso sguardo spento e depresso che era entrato in contrasto con la sua spavalderia precedente; 
il suo curarsi delle condizioni di salute di una persona appena conosciuta, cosa che fece nuovamente appena arrivò la mia birra alla spina e la sua bottiglietta d'acqua: recuperò una bustina dalla tasca e ne verso il contenuto nel suo bicchiere, una pastiglia 
effervescente che si sciolse in poco tempo. Lo spinse verso di me e mi guardò con aria d'attesa.
-Che vuoi?- feci io irritato.
Lui indicò con un cenno della testa il bicchiere a pochi centimetri da me.
-Hai la febbre, meglio se prendi qualcosa..-
-E a te cos'importa se ho la febbre o meno?-
Lui rimase in silenzio, abbassando un po' lo sguardo. Si guardava le mani come se avesse fatto qualcosa di sbagliato e fece un piccolo sospiro. Poi si versò dell'acqua in un altro bicchiere e la bevve, senza proferire parola.
Come al solito ferivo le persone col mio modo di fare anche se queste si curavano di aiutarmi; non potevo farci nulla, "sono fatto così", mi dicevo. Non credevo alle baggianate di smussare gli angoli del proprio carattere, levigarli per essere migliore;  
eppure qualcosa si mosse in me quella sera.
Fra le tante cose che mi irritavano a morte, rientrò anche quella di vedere quella persona triste e silenziosa. Ayame. Assaporai quel nome nella mia mente e afferrai il bicchiere con acqua e medicina; calai e lo posai nuovamente sul bancone, guardando 
altrove e nascondendo l'imbarazzo con espressione seccata. Sì, quel ragazzo mi piaceva, ma non capivo esattamente perché.
Lo vidi voltarsi verso di me, con la coda dell'occhio.
-Odori di fiori..- osservai.
Lo sentii ridacchiare.
-Colpa della serra.. lavoro in un negozio di fiori e ho a che fare con piante continuamente..-
Annotai mentalmente ciò che aveva appena detto.
-Io odio i fiori.. mi danno la nausea-
-Certo che sei proprio indelicato.. sono tutte così scorbutiche le persone con cui hai a che fare?- scoppiò a ridere, improvvisamente più allegro; poi nel silenzio successivo notammo il chiaro rumore della pioggia fuori il locale.
Ci fu un breve silenzio; poi Ayame mi guardò e chiese -che ti ha fatto quel tizio?-
-Non sono affari tuoi- tagliai corto
Lui sbuffò sconsolato e guardò l'orologio al polso; pochi secondi dopo fece un’espressione di panico e mi lasciò un biglietto da visita sul bancone, accanto alla mia mano.
-Caspita.. devo scappare.. Spero passerai qualche volta dal mio negozio di fiori..-
-Non ci penso nemmeno- dissi seccato.
Lui rise mentre si alzava in piedi.
-Dove vai?- chiesi. Da una parte non volevo che se ne andasse così presto; quegli istanti al bar erano stati brevi ma intensi.
-Non sono affari tuoi- ribatté sarcastico, mentre si avviava alla porta dopo aver pagato; in tutta risposta lo fissai con aria seccata e tagliente.
Mi rivolse un sorriso solare e poi si lanciò fuori dal bar, sotto la pioggia, proteggendosi a malapena la testa con le mani. Seduto al bancone lo guardai allontanarsi, stordito dalla febbre; rimasi immobile tutto il tempo fino a che la sua sagoma non si confuse nella folla sovrastata da una foresta di ombrelli multicolore. Reggevo fra le dita il suo biglietto da visita, pensieroso.
-Sei rimasto imbambolato, vedo..-
Una voce che conoscevo molto bene spezzò l'incanto di colpo; sentii una mano insinuarsi fra le mie gambe.
-Heiji.. da quanto sei qui?-
Era seduto al bancone, sullo sgabello accanto al mio e sorseggiava una birra, i capelli neri scompigliati lunghi fino alle spalle, gli occhi sottili ed indagatori, la profonda cicatrice fra gli occhi che lo rendeva particolarmente minaccioso.
Navigava sul cavallo dei miei pantaloni con un sorrisetto beffardo sul viso.
-Io? Oh, io sono qui da un po'.. ho assistito un alla scena..- premette le dita all'altezza dei miei genitali, costringendomi a strizzare un occhio. Lo odiavo quando faceva così, specialmente nei luoghi pubblici.
-Puoi per lo meno aspettare di trovare un posto appartato?- sbottai, infastidito
-Nah- rispose lui, ridacchiando -allora, a quanti siamo stasera?-
-Tre, come ti avevo già riferito-
-Col ragazzo del negozio di fiori direi quattro-
Feci una smorfia di disapprovazione quando lo disse; sentii la sua mano scivolare dentro i miei boxer.
Lui notò il mio disappunto.
-Ahi ahi ahi, Ikki.. non ci si affeziona alle prede..-
-Non mi va- risposi seccato -non voglio approfittare di lui-
Sentii una forte presa sul mio membro; trattenni un grido di dolore e guardai Heiji in cagnesco. Cominciavo a credere che avesse bisogno anche lui di una bella ripassata.
-Cos'ha di diverso dagli altri?- fece lui freddamente
-Niente.. solo che lui è fuori dalle nostre questioni.. non lo deruberò, Heiji-
Si avvicinò con lo sgabello, rumorosamente; aveva un tic nervoso alla palpebra e stringeva sempre di più le dita lì.
-Ikki.. fallo innamorare e prendi tutto quello che ha, come hai sempre fatto, come devi fare. Altrimenti non avremo niente per sopravvivere nel prossimo mese.. i tre che hai avvicinato per ora non bastano..-
Avvicinò il viso al mio collo e mi passò la lingua calda e umida nell'incavo.
Mi scappò un mugugno soddisfatto e automaticamente chiusi gli occhi e distesi le spalle.
-Sono stanco di prostituirmi per te..- risposi -..mi ritrovo sempre in situazioni scomode come quella con Takaya..-
Lui continuò a passarmi la lingua sulla pelle, incurante della gente nel bar.
Sentivo la sua mano fare su e giù sul mio membro e allargai le gambe, completamente succube; respiravo velocemente e godevo con gli occhi socchiusi dal piacere; ci sapeva davvero fare, d'altronde era col sesso che mi comandava a bacchetta.
Mi annebbiava il cervello. Voltai la testa a destra e a sinistra per assicurarmi che nessuno guardasse.
-Credi che venderti in questo modo mi faccia piacere?-
-Sì, ti compiace.. è inutile che cerchi di nascondere quanto tu sia viscido..-
Ridacchiò, continuando a leccare in modo lascivo.
-Può essere.. allora, lo seduci quel ragazzo, sì o no?-
-No.. non mi va..-
-Ikki..- sussurrò vicino al mio orecchio e mi leccò il lobo freneticamente; un brivido mi percorse la schiena, ero al massimo dell'erezione.
-Chi è che ti aspetta a braccia aperte per consolarti, ogni qual volta fuggi da casa?- chiese in un sussurro.
-Tu..-
Lui mi fece un succhiotto in bella vista sul collo.
Riprese: -e chi è che quando sei stato in difficoltà ha mobilitato bande per proteggerti e ti ha istruito su come vivere per strada?-
-Tu..- risposi, quasi in ipnosi.
-Se lavorerai sodo per me e otterrai tutti i soldi che mi servono per saldare il mio debito, potrai finalmente essere libero dal tuo e potrai fare ciò che vorrai..-
Io annuii, ansimando al tocco caldo della sua mano.
Mi teneva in pugno così. Ormai lo conoscevo da molti anni ed ero completamente assuefatto dalle nostre relazioni sessuali, anche se da qualche tempo avevano cominciato a non soddisfarmi a pieno e stare con lui aveva preso ad irritarmi sensibilmente.
-Approfitta di questo incontro casuale- fece lui, mentre mi masturbava sempre più veloce -strappagli via ogni centesimo.. ricorda, qualcuno deve pur soccombere se vogliamo intascare qualcosa.. si vede lontano un miglio quanto quel ragazzo sia 
disponibile a farsi fregare..-
Ascoltai molto poco di quella frase; iniziò a delinearsi nella mia mente il viso di Ayame; ripensai ai suoi occhi espressivi e traboccanti di vita, i suoi modi affabili, il suo atteggiamento a volte sicuro a volte insicuro, la sua determinazione a farsi rispettare 
anche se davanti a lui ci fosse stato un enorme mostro affamato e privo di coscienza. Poi le immagini nella mia testa cominciarono a cambiare: lo vedevo su un letto, con gli occhi socchiusi dal piacere, disponibile a soddisfare le mie fantasie erotiche;  
provai ad immaginarlo senza vestiti, con le gambe bianche e sottili aperte, la sua voce che mi pregava di entrare dentro di lui. E' incredibile quanto può farti sesso una persona anche se l'hai vista solo una volta.
Mi lasciai sfuggire un ansimo, in preda all'orgasmo, e sporcai la mano di Heiji, sussultando per il piacere.
-Sì... come desideri..- risposi infine mentre lui ritirava la mano grondante dai miei pantaloni e mi rivolgeva un'occhiata soddisfatta. Volevo rivedere quell’Ayame ancora una volta, ma non potevo non farlo senza metterlo a rischio. 

  
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