-Dimmelo!-
-Lo
vuoi veramente sapere?-
-Si!!
Dimmelo…-
-Non
credo sia il caso..-
-Si
invece!!! Dimmelo. SUBITO!-
Harry
guardò gli occhi di Hermione che luccicavano e presto sarebbero scoppiati in un
lago di lacrime, tra le ciglia umide si faceva spazio una lacrima cristallina,
che le avvolse la guancia arrossata.
-Ok…ma
lo so io, come lo sai anche tu. Ron ha ragione questa
volta ed ammettilo…lo sai già…- sussurrò il suo amico
più dolcemente possibile.
Le
lacrime cominciarono a scendere copiose dal suo volto, una rabbia irrefrenabile le percorse il corpo e si insinuò nella sua
mente.
Perché Hermione avrebbe dovuto essere arrabbiata.
Forse
si dovrebbe essere arrabbiata con Harry, che non le dava
ragione.
Forse con Ron, con cui aveva di nuovo litigato.
O più probabilmente con se stessa.
Hermione
scappò fuori dalla sala comune prima che Harry
riuscisse a fermarla. Scappò in giardino, verso la foresta. Non voleva andare al lago, c’era troppa gente. E lei voleva scomparire. Scomparire e non vedere nessuno.
Qualcuno
la chiamò..
-Hei, Hermione!! Dove…?-
-Togliti
dai piedi ginny! Lasciami stare!-
Ginny
la guardò spiazzata.
Hermione
ebbe un tuffo al cuore, non sapeva fare altro che
ferire le persone?
Senza
guardare Ginny ricominciò a correre verso la foresta.
Era
lì che voleva andare. Nella foresta non c’era nessuno.
E lei voleva sparire.
Sparire.
Correva,
correva incurante dei rovi che le graffiavano la
pelle, delle spine che le penetravano la carne, del sangue che sgorgava a gocce
e le macchiava i vestiti.
Correva
senza sapere dove, correva mentre la foresta man mano
si infittiva e la luce diminuiva veloce, benché il pomeriggio fosse ancora
giovane.
Correva,
finchè una freccia le trafisse la spalla e cadde a terra. Sentì degli zoccoli
avvicinarsi.
-A chi miravi?-
-Credevo
di aver visto sfrecciare qualcosa. Mi sarò sbagliato.-
Gli
zoccoli si allontanarono battendo forte sul terreno.
Il
rumore batteva violentemente nei timpani di Hermione, che rimase assordata. La
testa le pulsava. La spalla le faceva un male atroce. Sentiva il sangue nella
bocca. Provò a sputarlo ma quasi si soffocò quando un
dolore atroce le mozzò il respiro. Stordita si girò a faccia in
su. Un gemito roco le uscì dalla bocca.
Vedeva
vagamente la luce del sole che filtrava fioca lassù, tra le foglie degli alberi
più alti.
Per
ore e ore Hermione rimase a fissare quella luce, senza
sentire il dolore che pian piano divagava in tutto il corpo, senza sentire il
sangue che sgorgava caldo dalla sua spalla, senza sentire i tremiti violenti
che scuotevano il suo corpo, senza sentire che il tempo passava…che i secondi
diventavano minuti, che i minuti diventavano ore.
Hermione
si destò dalla sua cupa apatia e si rese conto che ormai non c’era più luce
intorno a lei.
Nemmeno
su, dove prima si intravedeva il sole.
Si
accorse di essere ghiacciata e che un’aria pungente cominciava ad alzarsi tra
gli alberi, facendo sbattere violentemente i rami.
Presto
infuriò una bufera. Il vento le sferzava il viso, l’unica parte che riusciva
ancora a sentire. Provò ad alzarsi, ma il suo corpo non rispondeva da tempo.
Hermione
chiuse gli occhi, stremata.
Il
vento si insinuava tra gli alberi che scricchiolavano
doloranti, mentre ululando trascinava con se la gelida brina che bucava le
foglie e squarciava i germogli.
Hermione
avrebbe voluto piangere, ma non ci riusciva. Il suo
cuore smise quasi di battere quando si accorse quale
era il suo destino. Deglutì a fatica.
Non sarebbe più
tornata.
Non avrebbe più
rivisto nessuno.
In
effetti, per la prima volta nella sua vita qualcuno dall’alto aveva esaudito un
suo desiderio.
Voleva
sparire…e sarebbe sparita.
Un
sospiro le riempì un po’ i polmoni, dandole ancora poco tempo per pensare.
Forse non era poi così triste il suo destino…in effetti…quello che voleva era
scomparire. E sarebbe scomparsa. La sua mente indugiò su quello che era
successo qualche ora prima, anche se a Hermione sembrava fosse
passata un’eternità.
Flashback
-Hermione...io…non
posso più aspettare, devo sapere una cosa…-
Hermione guardò Ron ed
alzò un sopracciglio –non ti presto trasfigurazione Ron, dovessi pregarmi in
ginocchio.-
Ron deglutì, ma la
guardò serio negli occhi. Hermione arrossì distogliendo lo sguardo.
-Hermione guardami!
Non c’è più tempo! Devo chiederti una cosa importante e voglio che tu sia
sincera…promettilo Hermione.-
-Ron? Hai bevuto Wisky incendiario?-
-Non scherzo Hermione.
Promettilo.-
La sua voce era dura e
seria. Hermione quasi si spaventò.
Ron la fissava in modo
strano, in un modo che non era da lui.
-V-va bene. Te lo…prometto.
-Hermione…per te io
sono un amico?-
-Ma che dici Ron! Lo sai che tu e Harry siete i miei migliori
amici!-
-No! Io intendevo…per
te...io…sono SOLO un amico?-
Hermione rimase senza
parole. Quello era il momento.
Diglielo.
Diglielo che lui non è solo un amico.
Diglielo.
-Si Ron, cosa dovresti
essere?-
Scema.
Stupida.
Bambina.
Questo pensò di se
quando si accorse che era stata lei a rispondergli.
-N-no. Nulla. Volevo solo sapere.-
Ron si voltò e se ne andò senza dire altro. Senza rivolgerle altro sguardo.
Fermalo.
Fermalo e basta.
Digli che non è vero.
Ora o mai più.
Ma Hermione non si mosse.
Nei giorni seguenti Ron
sembrava tornato normale.
Sembrava, perché si
capiva che non era così. I sorrisi erano il risultato di una smorfia che
increspava i muscoli e le risate di echi lontani che
di felice non avevano neanche il tono. Il suo buon umore era solo apparente.
Perfino Harry si era accorto che qualcosa non andava quando
Ron smise di mangiare.
E nei giorni che
passavano le sue sopracciglia si aggrottavano sempre
di più quando si rivolgeva ad interrogativo verso Hermione. Ma
lei alzava le spalle, come se non sapesse nulla.
Ma in fondo al suo cuore era in atto una battaglia
infernale. Il suo istinto le diceva di seguire i suoi sentimenti. Di correre da
Ron e dirgli che lo amava, che lo amava da morire.
Però la sua razionalità ed il suo orgoglio la bloccavano.
La bloccavano in una morsa che la fece tacere per giorni e giorni.
E così passarono i giorni, passò una settimana, passò
un mese.
Ed arrivò quel maledetto giorno di Marzo. In
cui uscendo dal portone principale vide Ron che baciava Lavanda. O meglio, come le avrebbe spiegato Harry qualche ora più tardi,
Lavanda che baciava Ron.
Fatto sta che Hermione
non ci vide più dalla rabbia. E senza avere il diritto di arrabbiarsi…si infuriò. Ron parve avvertire la sua ira sulla pelle,
perché scostò incurante Lavanda e guardò Hermione.
-Stai bene Herm?-
Hermione non rispose.
Corse via con le lacrime agli occhi.
Stava correndo nel cortile quando qualcuno le afferrò il braccio.
-hermione…cosa c’è?-
-Vattene!-
-Hermio..-
-Smettila! Non voglio
più vederti!-
-P-perché? Cosa ho fatto?-
-Lavanda ecco cosa hai
fatto! TI ODIO!-
Ron diventò di
ghiaccio, sembrava che qualcuno gli avesse tirato un
schiaffo.
-Sbaglio o sei stata
tu a dirmi che io ero solo un amico?-
-COSA CENTRA?!?-
Hermione si accasciò a
terra singhiozzando.
La voce di Ron la
raggiunse tagliente in un sussurro.
-Cosa centra? E allora cosa centra Lavanda? Che diritto hai
di essere gelosa se mi hai respinto?-
Hermione smise di
piangere, arrabbiata. Era arrabbiata con se stessa, ma il suo corpo non rispose
delle sue azioni. Prese un sasso grande come il suo
palmo e lo scagliò verso Ron.
Lo beccò in testa. Ron
barcollò e cadde all’indietro tenendosi la mano sulla fronte per cercare di
fermare il lago di sangue che colava imperterrito
sulla faccia e sui vestiti. Hermione rimase paralizzata.
Cosa aveva fatto?
Cosa aveva fatto?
Qualcuno urlò e mani
sconosciute portarono Ron in infermeria. Hermione si sentì sollevare. Qualcuno
la stava trasportando via dal brusio di voci che la ricopriva.
Dopo un periodo di tempo indefinito fu poggiata su un divanetto della sala
comune, deserta.
-Hermione?-
Qualcuno la stava
chiamando.
-Hermione? Rispondi.-
Hermione si destò in
un sussulto.
-Harry?-
-Hermione…che cosa hai
fatto?- non c’era nota d’accusa nella voce di Harry, solo apprensione.
-Io…io…non lo so…non…io non volevo…-
-Lo spero bene Hermione!
Perché non so se te ne sei resa conto, ma Ron poteva
anche finire male. Per fortuna non gli hai beccato la retina o cose del genere.
Madama Chips lo rimetterà in sesto in pochi minuti.-
-Io. Io…se l’è
meritato!-
-Davvero?-
-Beh, tu non sai cosa
mi ha fatto!-
Harry la guardò
accigliato.
-Hermione…-
-Avanti dillo!! Stai dalla sua parte come al
solito!-
-Hermione ascolta…-
-Da che parte stai?-
-Io non..-
-Dimmelo!-
-Lo vuoi veramente
sapere?-
-Si!! Dimmelo…-
-Non credo sia il caso..-
-Si invece!!! Dimmelo. SUBITO!-
Harry guardò gli occhi
di Hermione che luccicavano e presto sarebbero scoppiati in un lago di lacrime,
tra le ciglia umide si faceva spazio una lacrima cristallina, che le avvolse la
guancia arrossata.
-Ok…ma lo so io come
lo sai anche tu. Ron ha ragione questa volta ed
ammettilo…lo sai già…- sussurrò il suo amico più
dolcemente possibile.
Fine flashback.
E
così il suo orgoglio l’aveva portata a quella assurda
situazione. Lei, che credeva di essere intelligente e
razionale, si era rivelata un essere spregevole.
Questa
volta non aveva avuto diritto…non aveva avuto diritto di
accusare Ron, di ferirlo, di maltrattare Harry…di impedire che Ron si
rassegnasse e tentasse di andare avanti…
Egoista.
Ecco
cos’era.
Sciocca.
Era
anche quello.
Ed ora sarebbe scomparsa senza scusarsi con Ginny.
Senza
scusarsi con Harry.
Senza
scusarsi con Ron.
Senza
scusarsi con se stessa.
Senza dire ciò che più desiderava al mondo.
Senza
poter dire le uniche due parole che davano senso alla
sua vita.
Senza
pronunciare ti amo alla persona che
più amava al mondo.
Una
lacrima scivolò sul volto cereo di Hermione.
La
bella Hermione.
La
brava Hermione.
La
perfetta prefetta Hermione.
La
caposcuola Hermione.
Un
ultimo scintillio si sprigionò dalla bacchetta che teneva nella mano, mentre
pian piano il cuore rallentava fino a fermarsi, mentre i polmoni smettevano di
pompare, mentre gli occhi divenivano vuoti. Mentre
un’ultima lacrima solcava il gelido viso morendo tra quelle labbra che non
avrebbero più pronunciato parole.
Ron
rientrò cupo nella sala comune. Harry gli andò incontro guardandolo
comprensivo.
-Come
va?-
-Umpf! Come va? Quella pazza ha cercato di
uccidermi e tu mi chiedi come va?-
Harry
rimase interdetto. Nel tono dell’amico non c’era la minima traccia di rabbia,
anzi sembrava divertito.
Peggio
ancora…ora stava sorridendo.
-Ron?
Non è che
-Che? No! E’ solo…beh…insomma. E’ stata una bella
scenata, no?-
-Quel
sasso deve averti dato di volta il cervello!-
-Harry
non capisci? Hermione mi ha fatto una scenata! Era gelosa!!
Lo sai cosa vuol dire?-
-Che non vi parlerete più per il resto dei vostri giorni?-
-NO,
scemo! Che lei mi ama!-
Harry
rimase totalmente spiazzato dal contorto ragionamento di Ron. Come diavolo
faceva uno ad arrivare a quella conclusione in qualche ora, dopo essersi
beccato una sassata in testa da colei che dovrebbe
amarti, ed essere tutto contento e giulivo?!?
Eppure il ragionamento di Ron non faceva una piega.
In
quel momento Ginny entrò nella sala comune. Il suo volto era aggrottato e
pensieroso.
-Che
hai?-
-Um? Oh, è che ho visto Hermione. E diciamo
che non mi ha trattata proprio bene.-
-In
che senso?-
-Beh,
mi ha urlato senza mezzi termini di togliermi dai piedi e poi è corsa verso la
foresta proibita-
-verso
la…ma…di sera? Come le salta in mente di…-
-Oh,
no. Era pomeriggio. Perché, non è rientrata?-
-No- Harry pronunciò quel no in modo abbastanza
apprensivo.
I
tre si guardarono a vicenda.
-Dite che dobbiamo andare a cercarla?-
-Ginny,
vai ad avvertire
-Aspetta Ron, ti accompagno.-
E mentre Ginny correva verso l’ufficio della preside, Ron e
Harry si fiondavano verso la foresta.
Le
ricerche continuarono per ore. Finchè nel cuore della notte, Ron vide le scarpe
di Hermione tra i cespugli.
Si
avvicinò, attraversando il groviglio di erica, ma
subito si bloccò quando vide lo spettacolo che gli si parò davanti.
Il
corpo di Hermione giaceva immobile sul terreno duro, di ghiaccio. Vicino a lei
rilucevano le lettere, su una pergamena:
“Ci sono tante cose
che avrei voluto fare. Tante cose
che vorrei dire.
Avrei tante scuse da
fare. Ma l’unica cosa che posso scrivere in quest’ultimo momento, sono queste parole: Ti amo Ron, e ti amerò per sempre, in
paradiso o all’inferno.”
Ron
cadde in ginocchio in un tonfo sordo. Alle sue spalle sentì dei fruscii ed un
urlo strozzato.
Presto
seguirono altre voci ed altri urli.
Ma
Ron non ci fece caso.
Per
la prima volta nella sua esistenza Hermione aveva fatto piangere lui.
Le
lacrime sgorgavano imperterrite, ma del resto non provò neanche a fermarle.
Come
poteva il destino essere stato così crudele?
Come
potevano loro essere stati così infantili da non aver
fatto nulla in quegli anni?
Il
loro orgoglio li aveva puniti…aveva chiesto in cambio
la vita…
…ma,
pensò Ron, non esiste un prezzo più alto dell’amore…
E senza che nessuno si accorgesse di quello che stava per
fare, senza che nessuno potesse fermarlo, ron impugnò la bacchetta e la puntò
al cuore.
…neanche la vita…
-Anch’io
ti amo Hermione-
Un
fascio di luce verde accecò i presenti, mentre il corpo di Ron cadeva esanime
su quello della sua amata.
Ed ora, in quella tomba ricoperta da rose bianche, giacciono
assieme i corpi di coloro che si amavano più della loro vita.
In
quella tomba, dove lettere d’oro ricordano amare ai passanti queste parole:
“L’orgoglio accompagna
verso la morte a testa alta,
ma rende la vita una morte
e la morte una vita.”
I vostri
cari ed amici.
Spero
vi sia piaciuta. Mi è venuta di getto, così. Di solito
non scrivo cose così tristi e tragiche. Ma mi è
venuta…e devo dire senza modestia che mi piace. Spero piaccia anche a voi….e se
vi piace…perché non lasciate un recensionina?? Eh?
EH???
Dai!!!!!!!!