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Autore: Hikari93    03/07/2011    6 recensioni
[Dedicata a luna nueva 96]
-Solo perché non è azzurro non significa nulla.- proruppe il moro. –E’ solo un brutto momento, sai? Capitano a tutti, prima o poi!- sorrise.
Lei parve rasserenarsi.
-Succederà anche a noi?- disse poi, colpita da una fitta al petto.
-Può darsi.-
La bambina spalancò gli occhi, pronta già a piangere. Non si aspettava che Sasuke le dicesse quelle parole. Era come se avesse detto che la loro amicizia sarebbe stata spazzata via da un momento all’altro. Strinse forte gli occhi, tentando di ricacciare le lacrime che lottavano per uscire.
-L’importante, però, è ch poi torni il sereno.- concluse Sasuke, afferrandole la mano. -Una lieve pioggerellina non ci farà nulla.-
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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 Dedicata a tutti gli amanti della coppia,
a tutte le pantere nere del sito,
ma in particolare a luna nueva 96,
perché mi segue in tutte le mie SasuSaku,
senza stancarsi mai di tutte le mie fesserie.
Grazie.

 

 
 

Ho trovato la mia ancora di salvezza

 
 
 
 
 
 

I bambini all’asilo giocavano all’aperto, estranei da tutto ciò che rappresentava il mondo degli adulti. Le uniche cose di cui dovevano preoccuparsi erano di vincere una partita a pallone o di intrecciare la ghirlanda più bella. “Beata innocenza!”, pensavano i grandi. Però, tra quella schiera di mocciosi, c’era qualcuno che non si preoccupava di tali inezie, ma che aveva il pensiero rivolto altrove. Più che altro, era una ragazzina – più matura di altre, vista la sua età – intrappolata in un corpo da bimba.
 
Quel giorno, il cielo era nuvoloso, come se volesse prevedere una catastrofe imminente, un cambiamento radicale.
La piccola Sakura lo fissava, perdendosi in quel colore grigio scuro, in netto contrasto con i suoi occhi verdi brillanti. I suoi occhi. Tutti quelli che la vedevano li apprezzavano. Era la prima caratteristica che amavano di lei, quella che le facevano notare. Anche lui aveva fatto lo stesso.
“Sono davvero belli i tuoi occhi, Sakura-chan”, le aveva detto.
Sorrise a quel ricordo, dimenticandosi per un istante del terribile presagio che avvertiva, accantonando quell’orribile sensazione allo stomaco.
Era sempre così quando nella sua mente si formava, prepotentemente, l’immagine di Sasuke, suo migliore amico, nonché compagno di classe. Qualunque cosa l’avesse inquietata, bastava un sorriso del bambino per farla sparire. Le bastava averlo accanto o sapere di poter contare su di lui per sentirsi meglio, per essere felice.
-Cosa stai facendo, Sakura-chan?- le chiese il bambino, prendendola alla sprovvista e facendola sobbalzare.
-Mi hai spaventata, Sasuke-kun!- rise lei, fallendo nel suo tentativo di risultare arrabbiata.
Sul viso dell’altro, comparve un sorriso.
Tra di loro c’era una complicità unica. Nessuno dei due avrebbe saputo dire quando si erano conosciuti, né come. Ad entrambi sembrava di appartenere uno alla vita dell’altro da sempre: non c’era stato un inizio, e mai ci sarebbe stata una fine.
Non sapevano, però, che tutte le cose belle terminavano, altrimenti non sarebbero più state interessanti, non più belle. Solo noiose e brutte.
Sakura era la migliore amica di Sasuke, così come l’Uchiha era la persona più fidata dell’Haruno. Solo che la ragazzina cominciava ad accorgersi di qualcosa al suo interno, qualcosa che la sua ingenuità da bambina non capiva. Sapeva soltanto che il malessere che avvertiva allo stomaco si scatenava quando il moro parlava con qualcun'altra. Si sentiva priva di attenzioni, non si riteneva più il centro del mondo del suo migliore amico, e questo la faceva star male, la faceva soffrire. Le piaceva quando esistevano solo loro due, quando Sasuke rifiutava ad andare a giocare con Naruto, pur di starle accanto. Quando lui si faceva punire per nascondere una qualche marachella che aveva fatto lei. Quando lui le sussurrava “ti voglio bene, Sakura-chan”, si sentiva la persona più felice dell’universo, anche perché sapeva che Sasuke non era il tipo da fare queste confidenze. Quindi, il fatto che a lei lo dicesse doveva pur significare qualcosa, doveva voler dire che, per lui, lei era importante. Il non poter completamente capire la rattristava. Perché reagiva così in sua presenza? Perché cominciava ad avvertire il cuore battere più velocemente? All’esterno, riusciva ad essere sé stessa, a comportarsi come faceva con tutti, ma dentro di lei c’era un turbine di emozioni folli, un uragano che la sconvolgeva.
“Che fossi allergica a Sasuke? Le allergie portano dei disturbi, anche se non ho mai sentito parlare di un caso come il mio. E se fosse un tipo di disturbo raro? E se fossi costretta ad allontanarmi da lui?”
-Sei triste, cos’è che non va?- disse lui, notando che l’espressione felice della ragazzine era stata spazzata via da un velo di tristezza.
Lei scosse le spalle, rimuginando ulteriormente sul legame tra lei e Sasuke. Stavano succedendo troppe cose, troppe in una sola volta. Innanzitutto, erano alcune settimane che sentiva la testa girare in presenza del suo migliore amico e qualcosa voler fuoriuscire dal petto. E, come se non bastasse, stava anche nascondendo la sua patologia a Sasuke. Questo era grave, secondo Sakura. Loro due non avevano mai avuto segreti. L’uno era il confidente dell’altra, senza alcun muro a dividerli, senza che nessuno avesse mai potuto impedirlo.
“Dipende forse da questo quel cielo scuro?”, si chiese.
-Sai che a me puoi dirlo.- ammise l’Uchiha, guardando in alto, quasi come se avesse già capito quale fosse uno dei problemi dell’altra.
A quell’atteggiamento, qualcos’altro scattò in Sakura. Arrossì, per la prima volta davanti a lui. Le bruciavano le guance, come quando le veniva la febbre, come quando stava male e doveva starsene giornate intere a letto.
-Niente di grave.- balbettò impacciata -è solo che il cielo è scuro, sembra quasi cattivo. Di solito, è così bello.-
-Solo perché non è azzurro non significa nulla.- proruppe il moro. –E’ solo un brutto momento, sai? Capitano a tutti, prima o poi!- sorrise.
Lei parve rasserenarsi.
-Succederà anche a noi?- disse poi, colpita da una fitta al petto.
-Può darsi.-
La bambina spalancò gli occhi, pronta già a piangere. Non si aspettava che Sasuke le dicesse quelle parole. Era come se avesse detto che la loro amicizia sarebbe stata spazzata via da un momento all’altro. Strinse forte gli occhi, tentando di ricacciare le lacrime che lottavano per uscire.
-L’importante, però, è ch poi torni il sereno.- concluse Sasuke, afferrandole la mano. -Una lieve pioggerellina non ci farà nulla.-
L’Haruno riacquistò quel po’ di buon umore che stava per smarrire.
 
-Ciao Sakura.-
Sebbene avesse notato subito la mancanza di quel “chan”, immancabile tra di loro, aveva preferito non farci troppo caso.
La piccola si voltò, quindi, sorridendo, ma quel che vide le fece subito cambiare espressione. Sasuke non era il solito, non era quello che, appena due giorni prima, aveva guardato il cielo con lei. Teneva lo sguardo basso, per nascondere gli occhi rossi. Sakura pensò che avesse pianto.
-Cosa c’è Sasuke-kun?- gli corse incontro, afferrandolo per le spalle, mentre quel recente brutto presentimento tornava a farsi spazio.
-Dovrò partire. I miei si trasferiscono.-
Sakura si era fermata a “dovrò partire”. Quelle le apparivano come le parole più brutte che avesse mai sentito. Nemmeno i discorsi delle streghe cattive la colpivano tanto in fondo. Avvertì gli occhi che pungevano, le lacrime che volevano uscire, ma le trattenne, trovando il coraggio di porre una domanda che la stava torturando, un quesito che avrebbe regolato la sua vita da lì in avanti. Se non le avesse dato vita, probabilmente le sarebbe esplosa in petto, dirompente.
-Per quanto tempo?-
Tre parole, tre singole parole che le avevano bruciato la gola. Erano salite con fatica, già a preannunciare un’amara rivelazione. D’un tratto, Sakura non era più così ansiosa di ricevere una risposta.
-Non lo so. Per sempre.- parlò, invece, lui, spezzandole il cuore in tanti piccoli pezzettini.
In quel momento si sentì persa. Lei aveva sempre fatto tutto con Sasuke, lui non l’aveva mai abbandonata. Come sarebbe stata, d’ora in poi, la sua vita? Cosa sarebbe cambiato ma, soprattutto, quanto peggio sarebbe diventato? Sarebbe riuscita a superare tutte le difficoltà? Chi l’avrebbe consolata, quando le cose non fossero andate nel verso giusto? Che fine avrebbe fatto la spalla che – a detta dell’Uchiha – ci sarebbe sempre stata, per sorreggerla?
Una miriade di domande le vorticavano in testa e, per quanto lei provasse a scacciarle, queste si fiondavano nella mente, la pungevano ovunque, provocandole un dolore insopportabile.
Stava male. Sasuke era ancora di fronte a lei, ma stava già male. Lo vedeva disintegrarsi sotto i suoi occhi, sparire in una nuvola di fumo, farsi sempre più lontano ed irraggiungibile. Tentò di allontanare quella sensazione di distacco, lanciandosi a  capofitto tra le braccia del bambino. Lo voleva sentire vivo, ancora una volta. Lì, accanto a lei. Voleva che la sue pelle profumasse per sempre come quella di lui, che in qualche modo la sua essenza rimanesse in lei. Così, se mai l’avesse cercato, lo avrebbe trovato  lì.
Non badò a niente e a nessuno. Né alle maestre che, preoccupate, si avvicinavano, né ai compagni curiosi che facevano capolino per osservare meglio la scena. Scoppiò in un pianto disperato, singhiozzò inconsolabilmente, si sfogò come mai aveva fatto. Se prima aveva pensato a quando le sarebbe servita la spalla di Sasuke, ora si era data una risposta.
In quel momento. Ne aveva bisogno più dell’aria. E, sicuramente, sarebbe stata l’ultima volta.
Sentì le braccia di lui stringerla forte. Avvertì anche le labbra di Sasuke sfiorarle i capelli, ma niente sarebbe riuscito a consolarla. Stava sprofondando in un baratro troppo profondo e buio, perché la sua luce la stava abbandonando.
 
Quel giorno restò impresso nella mente di Sakura, come marchiato a fuoco. E dire che ne aveva avuto il presentimento. Scioccamente, pensò che avrebbe potuto evitare tutto quello, in un modo o nell’altro. Ma non c’era riuscita.
Ed ora, sarebbe stata da sola.
Lei e le sue paure, senza nessuno a difenderla.
 
 
 
-Coraggio Sakura, hai fatto?- una voce la chiamò dalla finestra, provocando l’ira della ragazza.
-Ino, aspetta! Ti ho detto che sto arrivando!- reclamò, aggiustandosi alla meno peggio i capelli, davanti allo specchio.
-E dire che di solito sono io quella che fa tardi!- ridacchiò la bionda.
Sakura sbuffò, imponendosi di portare pazienza.
In effetti era vero. Oltretutto, era davvero insolito che l’Haruno stesse in ritardo sulla tabella di marcia. Ma quella notte aveva dormito poco e male.
Il bambino del suo passato le era apparso di nuovo in sogno. Non ricordava molto, se non che erano legati tantissimo, tant’è che lei aveva sofferto per la sua partenza. Almeno, questo le aveva raccontato sua madre. Del resto, come poteva lei ricordarsene? Aveva circa sei anni quando era accaduto quello che era accaduto, mentre ore ne aveva diciannove suonatii. Insomma, erano passati tredici anni.
-E dai, Sakura! Faremo tardi a scuola!- la richiamò l’amica.
Stavolta, la rosa ridacchiò.
-Scusami Ino-chan! Ti prometto che mi assumerò la colpa, se mai dovessero rimproverarci!-
-Tanto tu te la cavi sempre bene!- sbuffò la Yamanaka. –dato che sei la migliore della classe, i professori chiudono sempre un occhio, per te!-
-Che vuoi farci, questi sono i vantaggi!- si pavoneggiò Sakura, ridendo.
Sentì un risolino provenire dal basso.
-Dai Ino-chan, ho finito. Ora scendo.- si sbrigò, afferrando al volo cartella e giubbotto. Pensò a quanto potesse essere ridicola la conversazione che avevano fatto: una in casa e l’altra fuori. Di certo i passanti le avrebbero scambiate per pazze. Rise, la giornata era cominciata proprio bene.
 
-Non hai idea di quanto siamo state fortunate a non trovare nessuno davanti alla porta!- digrignò Ino, fintamente arrabbiata.
-Ti ho già chiesto scusa, che altro vuoi?- scherzò l’altra. -Devo mettermi in ginocchio, forse?- continuò, camminando più veloce tra i corridoi che conducevano alla sua classe, tanto da distanziare la Yamanaka.
-Sarebbe un’idea.- le sentì dire, più tra sé e sé, che ad altri.
Imboccò la porta della su aula e, velocemente, si diresse a suo posto, seguita a ruota dall’altra ritardataria.
-Ehi, Sakura-chan! Come mai questo ritardo?- la punzecchiò un testone biondo, seduto dietro di lei.
-Taci.- le ordinò, nervosa.
Voleva un mondo di bene a quel ragazzo, ma il loro rapporto non era basato su “coccole e carezze”, bensì su un’altalenarsi di bene e odio. Lui adorava stuzzicarla, mentre lei si divertiva a far l’offesa e a rispondergli bruscamente. Ognuno, però, sapeva dei modi di fare dell’altro, per cui non ci dava troppo peso.
-Approposito, Sakura-chan.- tornò all’attacco Naruto -Ti va di uscire con me, oggi pomeriggio?-
-Certo che non ti arrendi mai, Naruto-kun!- lo rimproverò Ino, sghignazzando. -Sai, già quale sarà la risposta…-
-Va bene, perché no!- rispose Sakura, contro le aspettative di tutti. Sia Ino che lo stesso Naruto rimasero a bocca aperta, pensando di non aver capito bene cosa fosse stato detto loro.
-Puoi ripeterlo?- balbettò Naruto, ancora incredulo. Se non fosse stato in classe, si sarebbe preso a schiaffi, convinto di star ancora dormendo.
-Ho accettato la tua proposta, dobe!-
Gli occhi azzurri dell’Uzumaki scintillarono.
-A patto che paghi tu, qualunque cosa io voglia.- sentenziò la ragazza.
-Il che significa giornata di shopping assicurata!- rise Ino, felice di aver avuto la sua parte di verità. Se Sakura aveva accettato, lo aveva fatto solo per spennare quel pollo.
Ma al pollo in questione il compromesso non importava poi molto. Si gongolava all’idea del pomeriggio che avrebbe passato. Sarebbe uscito con la sua adorata Sakura-chan! Sì, non significava nulla, in sé e per sé, ma era meglio di un ennesimo buco nell’acqua.
La voce del professore che entrava riscosse tutti dai proprio pensieri, tranne Sakura.
 
-Posso sapere perché hai accettato?- le chiese Ino, a tradimento.
-Era tanto che me lo chiedeva e quindi… poi non mi sembra di aver fatto qualcosa di male!- replicò l’Haruno, giustificandosi. Sembrava impacciata, come se stesse nascondendo qualcosa.
-Ti avviso, Saku-chan, per me sei come un libro aperto! So di certo che c’è qualcosa che mi stai nascondendo.-
Dall’altra parte c’era solo il silenzio.
-Per di più, non hai mai accettato un appuntamento con nessuno, mai voluto trovarti un fidanzato. Ho sempre pensato di dovermi fare i fatti miei, ma ora non ce la faccio più. Perdona la mia insolenza, ma perché questo comportamento?- domandò Ino.
L’altra sbuffò, rassegnata. Forse era giunto il momento di togliersi quel peso dallo stomaco.
-Ricordi, io prima non abitavo qui.- cominciò.
-Sì, questo lo so.- fece la bionda, impaziente. Oltretutto, avevano solo i dieci minuti di intervallo per discuterne.
-A detta dei miei, quando ero più piccola, stavo sempre in compagnia di un altro bambino, di nome Sasuke. A quanto pare, ci siamo dovuti separare perché i suoi – come i miei dopo – si sono trasferiti.-
-E allora? In un certo senso è acqua passata.-
Sakura annuì.
-Sì, è vero. Però c’è qualcosa di strano. L’ho visto soltanto in una foto dell’asilo, dove siamo ritratti insieme a tutti i nostri compagni, però talvolta lo sogno.- sputò fuori le ultime parole con grande velocità, come se fino a quel momento le fossero pesate al pari di macigni.
-Lo sogni?- chiese Ino, scettica.
-Sì. E nei sogni mi sento felice, strana, non so descrivermi. Ma poi mi risveglio e c’è qualcosa che non va, come se avessi una catena stretta al cuore che, lentamente, vuole spappolarmelo.- confessò.
-Mi stai dicendo che sei innamorata di un ricordo?- domandò l’amica, allibita e, allo stesso tempo, curiosa.
La richiesta di ino, tuttavia, restò senza risposta perché la campanella suonò e le due dovettero necessariamente avviarsi in classe, perché avevano compito. Inoltre, l’Haruno non aveva la minima voglia di rispondere. Non sapeva cosa avrebbe dovuto dire. Questa domanda le aveva sempre fatto del male. Se l’era posta più e più volte, tentando anche di darle una soluzione, ma senza risultato. Se fosse stata innamorata di un ricordo, come avrebbe fatto a condurre una vita normale?
 
Le voci intorno le giungevano attutite, quasi estranee. Dopo aver intrattenuto quel discorso con Ino, non sapeva più cosa pensare. Cominciava a pentirsi pure di aver accettato di uscire con Naruto. Ma, chissà, magari prima o poi gli sarebbe interessato.
Scendeva piano le scale che l’avrebbero condotta alla palestra. Sebbene fosse circondata da molta gente, si sentiva più sola che mai. Per una volta, la bionda dovette intuirlo, difatti, non le pose alcuna domanda, lasciandola prigioniera dei propri dubbi.
Come spesso accadeva, Sakura si limitava a svolgere il riscaldamento, per poi sedersi sulle sedie messe a disposizione per chi, come lei, era troppo impacciata per fare ginnastica. Inoltre, non era proprio dell’umore giusto. Voleva stare sola, pensare, pensare e pensare, tentando di venire a capo di quella situazione senza uscita.
Distolse lo sguardo dal pavimento soltanto quando entrò l’altra classe. Di solito, quell’ora dovevano esserci solo loro. Forse stavano facendo supplenza, pensò, provando a distrarsi.
Fu così che il suo cuore perse un battito. Proprio davanti a lei, se ne stava un ragazzo moro, alto, con degli occhi scuri incredibilmente familiari. Non lo aveva mai visto, eppure… eppure lui era… no, non poteva essere. Mille e mille dubbi nacquero, generati da una sola occhiata, da una sola persona. Poteva essere lui? Sasuke?
Il cuore iniziò a battere più veloce, facendo alzare ed abbassare il suo petto ad una velocità impressionante. La bocca era rimasta spalancata, impossibile da chiudere. Gli occhi cominciavano a pizzicarle, una lacrima scese addirittura.
I ricordi le si risvegliarono così, all’improvviso, facendole – per un attimo – rimuovere tutti gli altri pensieri. In quel momento non esisteva nessun altro, se non quel ragazzo. Ino, Naruto… non se ne ricordava nemmeno.
Stava rivivendo degli spezzoni del suo passato, dove quel ragazzo – che prima era bambino – c’era, e la teneva per mano, la rassicurava, la abbracciava durante il loro ultimo incontro. E, come un nastro vecchio, i suoi ricordi si fermarono proprio a quel punto. Sakura rivedeva la scena così come era stata, e tornarono a farsi sentire di nuovo tutte le emozioni che aveva provato da bambina.
-Sasuke.- sussurrò.
Una mano sulla spalla la fece sobbalzare, strappandola da quell’infanzia che le si era ripresentata.
-Sei pallida, cos’hai?- si informò Ino, allarmata.
Sakura non riuscì a fare altro che allungare la mano in avanti ed indicare il ragazzo.
-Beh? Che bel tipo!- fece la bionda, allegra. Voleva cercare di aiutare l’Haruno, non sapendo che, così, le rimandava alla mente solo altri ricordi, pensieri di un tempo che era stato e che non sarebbe più tornato. Infatti, la ragazza risentì quel groviglio allo stomaco, quello che da piccola non aveva classificato come “gelosia”.
-Quello è Sasuke.- bisbigliò, tant’è che Ino dovette farselo ripetere.
-Sasuke.- scandì meglio.
La Yamanakarimase di sasso. Era proprio quel Sasuke di cui era venuta a conoscenza quella stessa mattina? Il ragazzo a cui Sakura aveva sempre voluto bene, ma che ora – Ino se ne era resa conto – amava. O, forse, lei lo aveva amato sempre, senza accorgersene.
-Andiamo in bagno, ti va?- disse la bionda, sorridendole.
Senza aspettare una vera e propria risposta, la aiutò a mettersi in piedi e la condusse dove aveva detto, senza accorgersene, però, che la persona che le due ragazze aveva inquadrato fino a poco prima, le avesse viste.
 
Quel pomeriggio, Sakura non era uscita con Naruto, non più. Vero che se ne era già pentita, vero che le dispiaceva per l’Uzumaki, ma non si sentiva proprio in vena. Ripensandoci, non capiva perché avesse reagito così nel rivedere Sasuke – perché era sicura che era lui, il cuore era stato chiaro. Avrebbe dovuto saltargli al collo dalla gioia, salutarlo, abbracciarlo… ma c’era qualcosa che temeva.
Aveva paura che fosse cambiato. Un pochino, il tempo aveva cambiato anche lei, quindi, di certo, per lui era stato lo stesso. Aveva paura di rivederlo, di affrontarlo. Si vergognava a dirgli che probabilmente lo aveva sempre amato. Temeva che gli avrebbe riso in faccia. Di sicuro, il vecchio Sasuke non lo avrebbe mai fatto, non l’avrebbe mai fatta soffrire, ma che certezza aveva che questa nuova versione di lui fosse affidabile allo stesso modo?
Aveva paura, e non si vergognava a dirlo.
 
Andare a scuola sarebbe stata dura, quel giorno. Aveva optato persino per non andarci, ma, ripensandoci, aveva sentenziato che non era la cosa più giusta da fare. Lì, almeno si sarebbe distratta, avrebbe pensato a studiare, invece che crogiolarsi nell’abisso in cui stava sprofondando. E, poi, c’era un’altra cosa, di importanza fondamentale: voleva parlare con Sasuke. Non si sarebbe fatta sfuggire un’occasione del genere.
Ino, al suo fianco, camminava silenziosa. Era stata discreta, non le aveva posto alcun tipo di domanda. L’aveva osservata scrupolosamente soltanto per assicurarsi che si fosse ripresa, almeno un po’.
Per Sakura, la strada tra casa e scuola sembrò fin troppo breve. In lontananza, identificò la schiena di lui. Frenò l’impulso di corrergli dietro e fissò l’amica. Questa annuì, dandole il suo appoggio.
-Sasuke!- urlò lei.
Il ragazzo si fermò, senza girarsi né altro. Sicuramente non l’aveva riconosciuta, disposto di spalle. Come avrebbe reagito quando l’avrebbe vista.
-Che cosa vuoi?-  voltò, rivelando il volto cresciuto del bambino che aveva sognato così spesso.
Il suo tono, però, aveva qualcosa che non le quadrava. Non era quello del Sasuke gentile e simpatico che aveva imparato a conoscere e ad amare. Le sue parole, poi, l’avevano ferita.
-Sono Sakura.- azzardò, pensando che non l’avesse ancora identificata.
-Questo lo so. Ma cosa vuoi?-
La ragazza spalancò gli occhi, rimanendo immobile al suo posto. Il labbro le tremava visibilmente.
-Ecco…-
Improvvisamente si sentì una stupida, senza parole a sua disposizione. Si era illusa che le cose potevano ritornare come prima, e invece no. Sorrise tristemente, cercando di recuperare un po’ di autocontrollo. Per calmarsi, si impose di guardarlo fisso, riconoscendo i tratti da bambino e quelli da ragazzo. Era diventato bellissimo, questa era la prima cosa che saltava all’occhio. Le appariva come una specie di divinità.
Arrossì, sia per la figuraccia che stava facendo, che per l’amore che nutriva per lui. Amore che, lo sapeva, non sarebbe mai stato corrisposto.
-Niente.- rispose infine. –Anzi, scusami per il disturbo, non volevo.-
Balbettò, rossa in viso e con un istinto irrefrenabile di scoppiare in lacrime. Si maledisse: perché, per certi versi, era ancora una bamboccia?
Si girò dietro, facendo per andare verso Ino, col cuore a pezzi e l’oblio a governarla. Ancora una volta, gli era stato spazzato via, senza che lei avesse potuto fare nulla.
 
Sasuke Uchiha continuava a pensare a Sakura. Anzi, in realtà non aveva mai smesso di farlo. Per un solo istante, si odiò per averle ricolto quelle parole, ma sapeva già come rimediare, come ricucire una specie di rapporto. C’era un problema, però. Lui voleva farlo? La vita era stata particolarmente crudele con lui, per cui non era convinto che rituffarmi in un’amicizia tanto profonda potesse essere la cosa migliore da fare.
Si era trasferito lontano, insieme alla sua famiglia, col ricordo della bambina dagli occhi verdi vivo nel cuore. I primi tempi era stato male, aveva anche pianto. Poi, Itachi, suo fratello, gli era stato vicino e lo aveva aiutato a superare quel momento. Il brutto era giunto dopo. Al ritorno da un’escursione in famiglia, la loro auto era stata coinvolta in un incidente terribile, di cui era stato l’unico sopravvissuto. Dapprima, si era salvato anche Itachi ma, portato in ospedale, non aveva resistito a lungo. Così, Sasuke era finito in un orfanotrofio, completamente solo. Soltanto quando aveva compiuto diciotto anni, aveva avuto la possibilità di andarsene. Ed era giunto lì, utilizzando ciò che gli avevano lasciato i suoi come “patrimonio”.
Da quando era rimasto completamente solo, non aveva più sentito la necessità di formare alcun legame. Anzi, voleva evitare quanto più possibile di affezionarsi a qualcuno, e fino ad allora ci era sempre riuscito. Gli era bastato non avvicinarsi troppo, starsene in disparte e il gioco era fatto. Ma come doveva comportarsi quando il legame era già formato? Non si trattava di non volerlo – non questa volta – ma di romperlo, spezzarlo, disintegrarlo. Per questo motivo aveva reagito male, aveva provato ad essere distaccato. Senza dubbio, non era più il ragazzo allegro che conosceva Sakura, anzi era il contrario, ma non era nemmeno come le si era ripresentato.
Chiuse gli occhi, provando a riflettere.
Forse, per una volta, non sarebbe stato sbagliato provare di nuovo a fidarsi si qualcuno. Ricordava perfettamente le parole di Itachi, prima di vederlo spirare.
 
“So come sei fatto, Sasuke. Per questo ti dico: non sprofondare in te stesso, ma cerca l’ancora che ti riporterà in superficie”
 
Sakura camminava, volta a tornare a casa. Era stata una giornataccia, proprio come aveva supposto. Si muoveva rapida, non voleva fare alcuno spiacevole incontro.
Una mano le afferrò il polso.
Ecco lo spiacevole incontro.
-Che c’è?- tentò di essere fredda e distaccata, ma se ne uscì solo con un singhiozzo.
-Il cielo si è rannuvolato, Sakura-chan.- disse Sasuke, sforzandosi oltre l’immaginabile di ritrovare una parte del bambino che era stato, parte che – aveva sempre creduto – era andata perduta per sempre.
A quelle parole, la ragazza rabbrividì.
-Già. E’ successo anche a noi, alla fine.- disse lei, triste.
-L’importante, però, è che torni il sereno.- sussurrò lui, vicino al suo orecchio, temendo che qualcuno potesse sentirlo. Si era creato un’immagine di sé, un’immagine fiera ed orgogliosa che nessuno era mai riuscito ad intaccare. Solo Itachi. Perché era per lui, per il suo adorato fratello che si era spinto fino a quel punto. Voleva seguire le sue ultime volontà, anche se questo significava, per una volta, abbassare il capo, dimostrarsi fragile.
-Una lieve pioggerellina non ci farà nulla.- bisbigliò Sakura, tra le lacrime, lacrime di gioia. Poi, si gettò tra le braccai di Sasuke, tuffando la testa nel suo petto, volendolo sentire – finalmente, di nuovo – con sé.
Adesso, sentiva che non le mancava più nulla.
 
 
-Sasuke?-
Erano passati due anni da quando si erano ritrovati. Il loro rapporto era man mano migliorato, finchè non si erano stabiliti come coppia fissa. All’inizio, era stato difficile trattare con Sasuke. Beh, a cambiare era cambiato. Era più freddo e distaccato, ma, in fondo, Sakura vedeva che c’era ancora il suo Uchiha. E, poi, amava anche il suo attuale modo di fare, piuttosto scontroso.
Come norma, non le arrivò alcuna risposta, ma non poteva aspettarsi diversamente. A Sasuke Uchiha non piaceva parlare.
Quindi, Sakura si avviò verso la camera da letto dell’appartamento che condividevano e trovò il moro addormentato. Sembrava sereno.
Gli si avvicinò, tentando di non svegliarlo, e gli appoggiò delicatamente le labbra sulle sue.
Finalmente aveva tutto quello che avrebbe potuto desiderare, non le mancava nulla. Senza contare, che a breve sarebbero stati in tre.
Sasuke mugolò nel sonno, aprendo gli occhi impastati. Scoccò un altro lieve bacio alla sua futura moglie, per poi accarezzarle la pancia.
-Quanto manca?- Chiese impaziente.
-Sempre lo stesso, Sasuke. Sei mesi erano ieri, e sei mesi sono ora.- rispose lei, ridendo.
L’Uchiha sbuffò, dandole le spalle.
Sorrise, ma nessuno potette vederlo.
“Itachi” , si disse “Alla fine l’ho trovata la mia ancora di salvezza!”

 
 

FINE

 
 




Ci credete? Sono 4287 parole! *^*
Cioè, la fic più lunga che abbia mai scritto! Spero vi sia piaciuta, anche perché mi ha impegnata dall’una fino alle attuali 3:51 del mio orologio del pc. E dire che non ho nemmeno sonno, tant’è che sono soddisfatta di questa “cosa”. I vostri parermi faranno felice (ammesso che abbiate letto fin qui XD)
 
Solo una cosa: non ho aggiunto la nota OOC, perché comunque Sasuke da bambino era vivace, mentre da grande, ho specificato che l’ha fatto per Itachi, la persona che di sicuro Sas’ke ha amato di più! ^__^
 
Bene, vi lascio, ora ho detto proprio tutto! ^__^

   
 
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