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Autore: gnrkrystle    03/07/2011    4 recensioni
Durante il VI anno Hermione viene scelta da Silente per una missione della massima importanza. La ragazza dovrà essere il Contatto di Draco Malfoy con l'Ordine della Fenice, dato il suo ruolo di Spia.
TRADUZONE
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo V
Titolo Originale : I Spy
Sito : Fanfiction.net
Autrice : gnrkrystle

La Spia

L'ho davvero chiamato Draco?


«Granger smettila di dirmi di concentrarmi di più e aiutami...» brontolò Draco, mentre rimetteva a posto la frangetta ribella che gli era ricaduta sulla fronte.

Hermione sospirò «Ma tu ti devi concentrare» spiegò per l'ennesima volta lei «Qual'è il tuo ricordo più felice comunque?» domandò dopo un attimo di silenzio. Stava in piedi, a poco più di un metro da Draco, e stava facendo volteggiare il proprio Patronus per la stanza, annoiata. Era una settimana che si allenavano insieme, ma lui non era ancora riuscito a evocare nemmeno l'ombra di un Patronus, figurarsi uno reale.

«La prima volta che ho volato» rispose lui, ancora irritato ed Hermione scoppiò quasi a ridere.

Il fatto che Malfoy e Harry avessero scelto lo stesso "ricordo felice" era davvero comico, considerando che i due si odiavano. Dopo un mese con il biondino aveva scoperto che i due erano davvero simili sotto molti aspetti. L'unica differenza sembrava essere il fatto che Harry aveva lasciato che la sua terribile infanzia lo rendesse più forte, mentre Draco non era ancora riuscito a liberarsene.

«Ehm, non funzionerà» commentò lei, riferendosi alla memoria del primo volo.

«Si? E qual'è il tuo più felice ricordo allora?» chiese lui sbuffando, stringendo i pugni dalla frustrazione. Odiava non riuscire a evocare quello stupido Patronus, mentre lei maneggiava l'incantesimo alla perfezione.

Hermione arrossì e guardò verso il basso. Era un domanda personale, ma dopotutto anche lei glie l'aveva posta. Gli doveva una risposta.

«La mia famiglia, due Natali fa. Abbiamo passato le intere vacanze insieme. Abbiamo rispolverato tutte le nostre vecchie tradizioni e mi ricordo di quanto amata mi sentivo e quanto amore provavo io nei loro confronti. Lo so che è sdolcinato...» si interruppe lei, la faccia di una tonalità rossa brillante.

I tratti di Draco si addolcirono più di quanto avessero mai fatto «Sembra bello» disse solamente. Non aveva idea di come ci si sentisse ad essere così amati. Si, quando era piccolo sua madre lo coccolava, ma una volta che Lucius aveva deciso che era ora di crescere, ogni cosa era finita. Da un momento all'altro era stato separato dalla madre e introdotto al mondo dei Mangiamorte.

«Devi pensare al momento in cui sei stato più felice» lo istruì lei, cambiando discorso «Pensaci, e quando lo troverai, devi concentrarti su quel ricordo con tutta la tua mente»

Draco ispezionò la sua mente. Certo, c'erano un paio di bei ricordi, ma niente di profondo. Lo rattristava realizzare di aver avuto una vita vita triste e solitaria. Poi un idea lo colpì. Aveva cinque anni e Narcissa l'aveva portato al circo magico. Suo padre pensava che quel genere di cose fosse inutili, ma lui l'aveva adorato. Era stata la prima e ultima volta che lui e sua madre avevano fatto qualcosa di così semplice e intimo, che di scostava così tanto dalla sua classe sociale.

«Penso di averlo trovato» annunciò, dopo qualche minuto di concentrazione.

«Ok, bene. Ora riproviamo» disse lei.

Draco si immerse completamente nel ricordo per un momento, poi gridò «Expecto Patronum!»

Una nebbiolina blu e argentea uscì dalla punta della sua bacchetta, e lui guardò subito verso Hermione interrogativo.

«Bene!» commentò lei, sorridendo orgogliosa della sua riuscita. Era la prima volta che qualcuno lo guardava così, e lui ne rimase piacevolmente colpito.

«E' un buon inizio. Non è ancora perfetto, ma per ora può andare» continuò lei.

«Perché non ha una forma?» chiese Draco. Se neppure con quel ricordo non riusciva ancora a produrre un Patronus completo, allora forse non ne sarebbe mai stato capace.

«Il ricordo non è abbastanza felice» spiegò Hermione. Alle sue parole una nebbiolina prodotta dalla bacchetta della Serpe si dissolse nel nulla. «Ma ci lavoreremo. Per ora va bene così»

Draco annuì deluso. Che patetico. Non riusciva nemmeno a trovare un ricordo felice per produrre quel cavolo di Patronus. Come poteva pretendere allora di riuscire nella sua missione di Spia, che era di gran lunga più difficile?

«Cosa facciamo adesso?» chiese lui con un pesante sospiro.

«Veramente, penso che per oggi ci siamo allenati abbastanza» rispose lei, buttandosi sul divano. Si erano allenati per molte ore, è ormai era davvero tardi. «Ma voglio parlarti della Vigilia di Natale». Aveva rimandato tante volte quella discussione, ma ora che mancavano meno di due settimane all'evento, non aveva altra scelta.

«Che cosa c'è?» chiese lui con voce adirata. Odiava pensare a quello che quei malati di mente avrebbero potuto chiedergli di fare quella notte.

«Dobbiamo mettere a punto una sorta di protocollo, nel caso tu debba tornare qui da casa per qualsiasi emergenza» disse Hermione. Ne aveva già parlato con Silente, e lui era stato d'accordo. Dovevano pianificare qualcosa, così che Draco potesse tornare ad Hogwarts per condividere le sue scoperte, se urgenti. Era necessario.

«Va bene» acconsentì Draco, sedendosi anche lui sul divano accanto a lei. I suoi muscoli erano tesi e stanchi per l'intenso allenamento di quel giorno, e la sua mente era spossata. Non aveva la forza di litigare con lei.

Comunque la ragazza aveva ragione. Doveva poter essere in grado di mettersi in contatto con lei, in caso di bisogno. «Ho molta libertà a casa. I miei genitori raramente si interessano a quello che faccio, quindi lasciare il manor non dovrebbe essere un problema. La parte difficile sarà entrare a Hogwarts. Non posso smaterializzarmi qui, e non so nemmeno se posso oltrepassare le barriere protettive del Castello, se decidessi di venirci a piedi»

«A quello ci penserò io» lo assicurò Hermione. Sapeva che lei e Silente avrebbero trovato il modo di consentirgli di entrare a Hogwarts in modo sicuro, e soprattutto segreto. «Se hai bisogno di me, o se succede qualcosa che possa compromettere la tua copertura, o qualsiasi altra cosa che ti preoccupa, torna al Castello. Usa il Galeone per avvertirmi del tuo arrivo e io verrò da te» spiegò lei.

Draco annuì, ma poi un dubbio lo travolse «E se non riusco ad uscire da lì?» chiese a bassa voce.

«Ripeto: se pensi che la tua copertura sia saltata, o che sei in pericolo, voglio che tu venga immediatamente qui, Non aspettare che loro agiscano» rispose lei con tono serio e preoccupato. La sua sicurezza era molto più importante del suo posto tra i Mangiamorte, almeno per lei era così, e quella certezza la spaventava.

Draco rimase in silenzio. Si domandava se erano le sincere parole di Hermione, oppure ordini espliciti di Silente. Voleva veramente credere che lei ci tenesse a lui, anche se l'idea era del tutto assurda.

«Se c'è un informazione che mi devi dare e non puoi lasciare il Manor, puoi sempre mandarmela pezzo per pezzo tramite la Moneta, credo» continuò lei «Sarebbe come messaggiare. Non ugualmente efficiente, ma utile»

«Messaggiare?» chiese Draco. Che diavolo era messaggiare?

Hermione rise di gusto e scosse la testa «Scusa, spesso mi dimentico che Harry è l'unico che sa qualcosa di tecnologia babbana da queste parti. I babbani, invece di spedire gufi per comunicare, usano dei dispositivi mobili, che permettono loro di tenersi in contatto, dovunque siano, in qualunque momento. Una delle funzionalità di questi dispositivi è quella di mandare Messaggi. Basta solo digitare il messaggio, e questo verrà spedito da un dispositivo all'altro. Funziona più o meno come il nostro Galeone. L'unica differenza è che invece di essere magico, è elettronico» spiegò lei. Era davvero incredibile, se ci si pensava. Lei, Hermione Granger, era seduta nella Stanza delle Necessità e stava parlando a Draco Malfoy di tecnologia babbana. In un mese erano cambiate davvero tante cose.

«Ah» borbottò lui. Si stava cominciando a pentire di non aver seguito i corsi di Babbanologia. I suoi sarebbero morti d'infarto sapendo che il loro caro figlio si interessava alla vita dei babbani. Ma lui non poteva che esserne affascinato ancora di più. Sembrava che avessero ovviato alla mancanza di magia tramite tramite le invenzioni, come la tecnologia. Era assolutamente impressionante. «Si bhe, comunque, penso di aver afferrato il concetto»

«Perfetto. Quindi...» disse Hermione, voltandosi a guardarlo. Era davvero a suo agio, e non se ne voleva ancora andare

«Quindi...» ripeté anche lui, alzando lo sguardo per incontrare i suoi occhi dorati. Si sentiva distrutto, dentro e fuori. Tutto lo stress e la fatica dell'ultimo mese stavano cominciando a farsi sentire.

«Sono stanchissima» mormorò lei, appoggiando la testa sullo schienale del divano e chiudendo gli occhi. «Solo cinque minuti» disse piano, ma si addormentò prima ancora di finire la frase.

Draco sospirò. Aveva pensato di svegliarla, ma sembrava così rilassata lì sul divano. E poteva benissimo capire il suo desiderio di dormire. Lui era stanco, certo, ma lei doveva esserlo ancora di più. Oltre alle lezioni e gli incontri con lui, c'erano anche le assemblee con Silente e i compiti, che svolgeva ancora in modo esemplare.

Chiuse gli occhi concentrandosi e pensò a un letto comodo, che prontamente apparve al centro della stanza.

Con un bel po' di sforzo si alzò dal divano, e si avvicinò a lei. Mentre le metteva le braccia intorno e la alzava delicatamente la sentì borbottare cose insensate. Non sapeva esattamente perché si stava prendendo cura di lei, non è che le importasse si lei.

Ma chi voleva prendere in giro: certo che gli importava.

L'ammirava per tutto quello che faceva per lui. Per gli sforzi, e le rinunce e le notti non dormite. Stava facendo tutto quello che poteva per aiutarlo e lui gliene era grato.

Quella missione le stava prosciugando tutte le energie, e lui si sentiva in colpa.

Lei, ancora profondamente addormentata, appoggiò la testa sulla sua spalla, e lui rimase sorpreso di quanto poco pesasse la ragazza. Certo, era sempre stata piccolina, ma lo stress dell'ultimo periodo sembrava aver influenzato anche le sue abitudini alimentari. Ora che ci pensava, nelle ultime settimane aveva saltato parecchi pasti nella Sala Grande.

«Mhhh» mormorò ancora lei, stringendo le labbra in una deliziosa smorfia, mentre lui la portava al letto. Lui ignorò il movimento nei pantaloni mentre la poggiava delicatamente sul letto. Le tolse le scarpe e la coprì con le coperte. Lei assunse subito una posizione fetale, stringendo le ginocchia al petto, e il suo respiri divennero più lenti. Era davvero adorabile quando dormiva. A quanto pareva il broncio che aveva mentre studiava compariva anche durante la notte.

Per un momento considerò l'idea di lasciarla lì e tornare subito al suo dormitorio, ma poi pensò che non si sarebbe sentita troppo bene, svegliandosi da sola nella Stanza delle Necessità e senza nemmeno una spiegazione di come sia arrivata al letto. In più non aveva proprio voglia di farsi tutta la strada fino ai Sotterranei. Erano le due di notte!

Sopirò ancora e dal nulla apparve una morbida coperta, che andò a posarsi proprio tra le sue mani. Lui la prese e si sistemò sul divano. Avrebbe dormito solo un paio di ore, e poi avrebbe svegliato Hermione per poter tornare alle loro stanza senza essere scoperti.


...


Hermione si rigirò tra le coperte, e si accorse che quelle non erano le sue. Lei non era nel suo letto nel dormitorio Grifondoro. Mugolò assonnata e si stirò le braccia sopra la testa prima di riuscire ad alzarsi a sedere. Cercava di capire come fosse finita su quel letto, ma l'ultima cosa che ricordava era di aver spiegato cosa fossero i telefoni cellulari a Malfoy.

Sgranò gli occhi e spostò subito lo sguardo sul divano dove si era addormentata la notte prima e vide la figura dormiente di Malfoy, accoccolato sotto una coperta.

«Ma che ca...» si lasciò scappare lei, alzandosi agilmente dal letto. Constatò con sollievo di essere ancora completamente vestita, non che non si fidasse di lui. La probabilità che lui si sarebbe approfittato di lei era pressocchè nulla, ma non poteva essere sicura di non aver detto qualche stupidaggine nel sonno. Questa, a differenza dell'altra, aveva una probabilità molto alta, dato il modo in cui aveva pensato a lui ultimamente.

Si mosse delicatamente fino al divano e lo fissò silenziosa . Sembrava così innocente quando dormiva. Sembrava anche calmo, e più di tutto, era immensamente attraente.

Perché era rimasto? Perché l'aveva lasciata dormire? Perché aveva evocato un letto per lei? Erano tutte domande che vorticavano nella sua testa, e lei voleva risposte, ma avrebbe mai avuto il coraggio di fargliele.

«Malfoy...» lo chiamò piano, cercando di svegliarlo. «Malfoy» chiamò ancora, questa volta scuotendogli delicatamente il braccio. Lui borbottò qualcosa di incomprensibile e le diede la schiena. Le si accigliò e lo scosse ancora più forte. «Malfoy!» chiamò, con tono più alto.

«Vai via...» riuscì ad articolare il biondino, aggrappandosi a quegli ultimi attimi di sonno.

«No, è ora di alzarsi» cantilenò lei.

Draco sospirò pesantemente prima di girarsi e aprire gli occhi. La sua espressione scioccata le fece capire che anche lui era sorpreso di non essere nella sua camera, e di star guardando lei,non Tiger o Goyle.

«Buongiorno raggio di sole» lo salutò Hermione ridendo, mentre lui si alzava in piedi e si strofinava forte gli occhi.

«Che ore sono?» chiese infine lui, la voce ancora rauca per il sonno. La ragazza non potè fare a meno di notare quanto sexy fosse la sua voce al mattino, ma rimproverò subito per il pensiero. Spostò lo sguardo da lui all'orologio che aveva al polso.

«E' quasi mezzogiorno» rispose, scioccata di essere rimasta lì per così tanto tempo. Dall'inizio di quella missione non era riuscita a dormire più di cinque ore a notte. Meno male che era Sabato. Doveva ancora svolgere il compito di Pozioni, ma per il resto l'week-end si prospettava molto leggero.

«Wow...» disse Draco. Non riusciva a dormire così bene da più di un anno, e non dormiva così a lungo da mesi.«Di solito dormo solo quattro o cinque ore» continuò, più rivolto a se stesso che a lei.

«Io anche» disse lei, sedendosi sul divano accanto a lui. Il suo stomaco brontolò in modo poco carino, e lei si portò subito una mano alla pancia, mentre Malfoy rideva incontrollabilmente.

«Quando è stata l'ultima volta che hai mangiato, Granger?» le domandò, mentre lisciava le pieghette dei pantaloni.

Hermione arrossì di nuovo «Ummmm, ieri mattina. Credo» rispose.

«Granger, non sarai di aiuto a nessuno se ti lasci morire di fame» la riprese lui, chiudendo gli occhi. Quando li aprì, davanti a loro era comparso un tavolo pieno di cibo per la colazione.

«Wow» disse Hermione sorridente «Perché non ci ho pensato la notte scorsa?» ridacchiò

«Eh, è difficile concentrarsi in mia presenza» scherzò Malfoy, anche se una parte di lui desiderava che fosse vero. Sapeva che Hermione era dispiaciuta per lui, e che quello era il solo motivo per il quale si mostrava così gentile. La maggior parte delle ragazze facevano di tutto per attirare la sua attenzione, anche quelle delle altre Case. Hermione invece non l'aveva mai fatto, e ciò la rendeva ancora più intrigante. Come diavolo aveva fatto a passare da ragazza irritante a ragazza intrigante? Cercò di liberarsi da quei pensieri scuotendo la testa, e posando lo sguardo sulla ragazza che stava già mangiando.

«Comunque...» iniziò lei dopo il secondo muffin al cioccolato «Penso sia meglio che io vada» disse, guardandosi le mani. Se doveva essere sincera non le andava proprio di andarsene. Si sentiva stranamente a suo agio con Malfoy. Anche quando si comportava da idiota, non riusciva più a odiarlo come prima, e questo perché le loro vite ormai erano intrecciate. Loro erano partner, e per quanto all'inizio fosse stato un trauma, ora la vedeva come una benedizione. Avrebbe soltanto voluto che non avessero una missione così difficile davanti a loro.

«Vai a controllare che lo Scheggiato e la Donnola siano ancora vivi senza di» la punzecchiò Draco, togliendosi le briciole del muffin appena mangiato dalle mani.

Hermione sbuffò irritata «Perché fai sempre così?» gli domandò, guardandolo malamente.

«Così come?» chiese lui, anche se sapeva a cosa si riferisse.

«Quando siamo insieme, e siamo a nostro agio tu devi sempre dire qualcosa per insultare i miei amici. Sai, come te anche Harry sta passando un periodo stressante. Anzi, quello che stai passando tu e niente in confronto alla battaglia che dovrà affrontare lui!» gli fece notare lei, incrociando le braccia al petto. «Lui non ha mai chiesto niente di tutto questo»

«E cosa credi? Che io l'abbia voluto?» replicò Draco, la voce carica di rabbia.

«Certo che no!» urlò lei «Nessuno di noi l'ha fatto. Non ho mai chiesto che i Purosangue mi considerassero inferiore. Harry non ha mai chiesto di avere il peso dell'intero mondo magico sulle sue spalle, e tu non hai mai chiesto di scegliere tra la tua famiglia e il giusto. Ma ormai non c'è niente che possiamo fare se non stare uniti e combattere, Draco» continuò lei, non accorgendosi nemmeno di aver utilizzato il suo nome.

Draco invece l'aveva notato, eccome, e l'aveva adorato. Non l'aveva mai chiamato così prima, era sempre stato sempre e solo Malfoy.

Come se non bastasse il petto della ragazza si alzava e abbassava violentemente e aveva un'intensità negli occhi che non le aveva mai visto. Poteva perdersi in quegli occhi fiammanti. Quell'immagine di lei gli faceva venire voglia di buttarla sul letto e farle assaporare cosa la vera rabbia poteva fare

«Va bene, non ti scaldare Granger» rise lui «Quello che volevo dire è che oggi è sabato. Dove potresti mai andare?»

Hermione lo guardò per un lungo momento, perplessa, mentre giocherellava distrattamente con l'orologio che aveva al polso. «Tu vuoi che io resti?» gli chiese, non osando guardarlo. In realtà anche lei voleva restare; era come se la Stanza delle Necessità fosse il suo, anzi loro, piccolo rifugio. Era il loro segreto, e la sola idea la faceva stare bene. Era qualcosa che non poteva condividere con nessuno dei suoi amici, nemmeno se l'avesse voluto, e sia chiaro: lei non voleva.

«Come vuoi» disse lui con un alzata di spalle, cercando di sembrare tranquillo, ma l'agitazione non voleva andarsene dalla sua voce. Non voleva proprio tornare a Serpeverde e dover affrontare tutti i suoi compagni di casa. Era davvero snervante e aveva bisogno di una pausa.

«Va bene» acconsentì lei, guardandolo timidamente «Resterò, ma devo finire il compito di Difesa contro le Arti Oscure oggi, così domani possiamo lavorare sulla magia offensiva tranquillamente»

Appena pronunciò le parole un tavolo comparve in un angolo della stanza, e poco dopo anche due sedie e una pila di libri. «Questa stanza è semplicemente incredibile» commentò lei, gli occhi luccicanti. Draco la guardò di sottecchi, per poi seguirla al tavolo.

«Anche io avevo rimandato il compito di Difesa» confessò lui «Però sono abbastanza certo che Severus chiuderà un occhio. Sa che sto attraversando un brutto momento»

«Si» brontolò lei «Bhe, non tutti possono permettersi questo lusso» lo rimproverò.

Il ragazzo sogghignò prima di aprire il libro e iniziare a fare il suo compito.

La Granger era davvero unica nel suo genere: esuberante, determinata e forte. La guardò, accorgendosi che la ragazza stava cambiando, diventando sempre più simile a quella che aveva visto nei suoi ricordi. Non potè non sorridere, quando notò che le sue labbra rosee si stavano già stringendo in un adorabile broncio, mentre leggeva concentrata.


...


«Andiamo, non puoi fare sul serio!» replicò Draco. Dopo due ore di studio, e dopo essersi aiutati a vicenda, erano finalmente riusciti a finire i loro compiti. Ora stavano seduti sul divano, impegnati in un acceso dibattito sull'integrazione di massa dei lupi mannari nella comunità magica.

«Certo che sono seria!» gridò lei. «Come puoi avere una mentalità così chiusa? Voglio dire, loro sono persone. E poi con l'invenzione della pozione...»

«Anche tu sai benissimo che la pozione non è ancora perfetta. In più come pensi di costringerli a prenderla? Poi cos'altro si inventeranno? Forse il ministero chiederà ai centauri di frequentare corsi per la gestione della rabbia?» ribattè lui. Dio se amava farla innervosire. La ragazza era così tremendamente passionale. Prima credeva che fosse solo una secchiona e in più lecchina, ma ora aveva finalmente capito quale fosse il suo problema. Era una ragazza dal cuore troppo buono, ed era una cosa dannatamente adorabile.

«No, certo che no. Ma non è impossibile cambiare alcune leggi per garantire la sicurezza dei maghi e nello stesso tempo garantire eguali diritti ai Lupi Mannari» disse lei convinta «Io stessa, mi sono proposta, e spero di riuscire, a perfezionare la pozione dopo il diploma. In più, perché mai non dovrebbero volere la pozione. La trasformazione è davvero dolorosa» gli fece notare, ricordando le notti a Grimmauld Place quando sentiva gli urli disumani di Lupin. Le faceva male sentire la sua agonia.

Draco sorrise di fronte il suo idealismo cieco. «Granger, hai mai incontrato Greyback? E lui non è il solo. Sono in molti quelli che amano essere lupi»

«Si, ma non tutti» rispose lei «Anzi, nemmeno tanti. Prendi Lupin per esempio. E' un uomo buono e non può nemmeno riuscire a trovare lavoro a causa di ... bigotti come te!» urlò il suo disappunto lei.

«Non esageriamo Granger» l'avvertì lui con voce un po' più aspra «Non mi sto comportando da bigotto, sono semplicemente realista. Non sto dicendo che molti non abbiano una fama non meritata. E forse questa fama è dovuta solo al comportamento di Greyback, ma comunque» disse Draco, facendo una pausa ad effetto «se li si integra nella società, tutto quello che faranno sarà creare terrore nelle persone»

«Ah, quindi dovremmo non fare niente, no?» sbuffò lei.

Draco ridacchiò di nuovo «Tu, fare niente? Molto inverosimile» le disse.

«E questo cosa vorrebbe dire?» domandò Hermione, la sua voce carica di accusa.

«Merlino, Granger, non ti piace essere messa in discussione, eh?» rise di nuovo lui. «Quello che volevo dire è che se qualcuno ha la perseveranza necessaria per cambiare il mondo, quella sei tu» disse, ma rimpianse subito le parole appena uscite dalla sua bocca. Aveva detto troppo. L'ultima cosa di cui aveva bisogno era che lei scoprisse la sua ridicola cotta.

Hermione arrossì violentemente e spostò lo sguardo da lui «Se non ti conoscessi meglio, direi che quello era un complimento» disse, senza riuscire a guardarlo.

«Prendilo come vuoi» commentò Draco, ritornando alle sue maniere distaccate. Spostò gli occhi sull'orologio appeso al muro di fronte a loro e rimase scioccato. «Merlino, è quasi ora di cena!» boccheggiò. Erano passate cinque ore dal loro risveglio, e lui non se ne era proprio accorto. Il tempo era volato in sua compagnia. Si stava... divertendo... con Hermione Granger, osò ammettere.

«Cinque ore?» strillò Hermione, correndo a raccogliere i suoi libri «Devo andare. Harry e Ron saranno impazziti!»

Draco voleva fermarla, ma sapeva che era arrivato il momento di separare le loro vie, almeno per quel giorno. Se non fosse andato a fare almeno una doccia a Serpeverde, Nott avrebbe sicuramente iniziato a fare domande. «Ci vediamo domani» le disse quindi.

«Si, ma diciamo per le otto questa volta. Voglio andare a dormire a un ora decente» disse, e poi arricciò il naso con disgusto «Anche perché abbiamo Occlumanzia con Piton Lunedì»

Draco annuì «Non c'è nessuna possibilità che io possa usare il mantello di Potter, eh?» chiese, anche se sapeva già la risposta.

«Non si può fare, e poi se giochi bene le tue carte sembrerà che hai passato il tempo nella Stanza delle necessità per la missione» Draco annuì, sapendo che aveva ragione. La seguì fuori dalla porta, solo che lei era coperta dal mantello invisibile, perciò non poteva vederla.

Aspettò che lei fosse lontana, e non potesse sentirlo, prima di lasciare un lungo sospiro. Quella ragazza gli faceva proprio uno strano effetto. Non sapeva se era una buona cosa, e peggio, non era sicuro che gli importasse.


...


Hermione, nella Sala Comune Grifondoro, cercava freneticamente Harry e Ron. La cena non era ancora iniziata, perciò dovevano essere lì da qualche parte. I due però non erano da nessuna parte, perciò andò nei dormitori maschili, salendo due scalini alla volta. Finalmente lasciò andare un sospiro di sollievo quando li vide seduti sul letto di Harry a parlare.

«Hey» li chiamò. Il sollievo però se ne andò non appena vide il modo in cui la guardavano. Harry la guardava sollevato e preoccupato, mentre Ron sembrava pronto a sputare fuoco.

«Dove diavolo sei stata?» domandò Ron, non preoccupandosi di controllare il tono della voce.

Hermione alzò le mani davanti a lei, come a dirgli di calmarsi e andò a sedersi sul letto accanto a loro «Calmati, ora vi spiego tutto» rispose lei.

«Stai bene, vero Hermione?» le chiese poi Harry visibilmente preoccupato.

«Si, ero nella Stanza delle Necessità» disse lei, guardandosi le scarpe, come se fossero la cosa più interessante del mondo.

«O...kay» disse Harry, chiaramente in attesa di più informazioni. Ron invece li stava incendiando con lo sguardo.

«La scorsa notte ho avuto una lezione con Malfoy» chiarì lei, dopo aver lanciato un "mufliato" alla stanza; non si sa mai.

«Lo sapevo...» sbottò Ron, ma Hermione lo interruppe.

«Mi fai finire?» sbuffò lei «Comunque, stavamo lavorando su... qualcosa di abbastanza difficile. E ultimamente non ho dormito molto, perciò mi sono tipo... addormentata sul divano» finì lei. Si era chiesta se avrebbe dovuto dire loro tutta la verità, ma poi aveva deciso di non farlo. Dire loro dove era stata tutto giorno sarebbe stata dura anche senza il particolare di come e dove si era svegliata.

«Ti ha fatto qualcosa, Hermione?» le chiese Harry, massaggiandole la schiena per confortarla. Aveva fatto un occhiataccia a Ron prima che il rosso cominciasse a dare di matto.

«No!» rispose subito lei «Niente del genere. Non ha voluto svegliarmi, perciò mi ha spostata su un letto dove ho dormito tutta la notte» Vide gli occhi di Ron riempirsi di rabbia, perciò si sbrigò a continuare prima che scoppiasse.

«Eravamo entrambi sfiniti. Lui è davvero stressato ultimamente, perciò è crollato sul dicano. Abbiamo dormito fino a mezzogiorno, e poi abbiamo fatto i compiti» spiegò la ragazza «Avrei dovuto avvertirvi che stavo bene, mi dispiace»

«Tu hai dormito con Malfoy!» urlò Ron, quando fu finalmente in grado di parlare.

«No, non ho dormito con Malfoy! Non eravamo nemmeno vicini!» sbottò lei. Sapeva che Ron avrebbe reagito così. Poi guardò Harry, cercando di leggere la sua reazione. Sembrava che anche lui stesse cercando di capire come si sentiva a riguardo.

«La cosa importante è che tu stia bene» disse lui finalmente «Ma ti prego, non farlo più. Eravamo preoccupati a morte quando abbiamo capito che non avevi dormito qui. Se dovrà succedere di nuovo, almeno manda un Patronus»

«Mandare un... Maledizione Harry spero che tu stia scherzando!» chiese Ron, incredulo. «Sarà meglio che i fatti di questa notte non si ripetano mai più. Lei non dovrebbe nemmeno lavorare con quel maledetto furetto! » poi si girò verso di lei «Che diavolo, tu dovresti odiarlo! Invece passi ogni singolo minuto con quel bastardo!»

Hermione abbassò lo sguardo. Era vero che la sua prospettiva su Malfoy era cambiata. Avevano una strana relazione, quasi amicizia, osò pensare. Lei si fidava di lui, e lui di lei. Erano l'unica persona su cui l'altro poteva fare totale affidamento. Era qualcosa che Ron non avrebbe mai capito. Forse solo Harry. Lui aveva una relazione simile con Silente. Magari era quello il motivo per il quale era così comprensivo. Sperava solo che Harry non pensasse a Silente nudo, come faceva lei con Malfoy.

«Non è così male come credi, Ron» cercò di spiegare Hermione, ma sapeva che era inutile. «Senti, ora non posso affrontare anche questo. Ho già troppo a cui pensare senza dovermi preoccupare anche della tua gelosia e odio cieco» urlò lei, alzandosi dal letto «Io sono perfettamente in grado di prendermi cura di me stessa, e tu dovresti dare a Draco più credito. Potrebbe salvarci tutti quanti!» finì. Sorrise caldamente all'indirizzo di Harry, e poi lasciò la stanza.

«L'ha chiamato Draco?» chiese Ron disgustato appena lei superò la soglia. Harry annuì solamente.

Hermione però aveva sentito la domanda del Rosso, ed era rabbrividita. Si, lei l'aveva chiamato Draco. Merlino, ogni cosa stava diventando così confusa. Il problema è che lei non si era mai sentita così per nessuno prima di allora. Non era solo attrazione, e nemmeno una cotta colossale. Non sapeva cosa fosse, ma la faceva sentire ...bene.

.................

Ciao a tutte. Come prima cosa volevo dirvi che apprezzo molto i vostri commenti, e vi ringrazio. Mi fa piacere che apprezziate la storia, e vi assicuro che non sarà solo una storia d'amore. Infatti dal prossimo capitolo inizia l'azione.

Esatto, il prossimo capitolo parlerà delle vacanze Natalizie, e ci sarà un bel colpo di scena. 

Spero che continuiate a leggere,

Cristyna

  
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