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Autore: _Joan    03/07/2011    1 recensioni
Salve ^^ questa è la mia prima fanfiction e sono un po' nervosa. Ho scelto come soggetti Misaki e Usui perchè mi viene molto spontaneo scrivere su di loro, e anche perchè li adoro ^^. Spero che vi piaccia e...buona lettura :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sperando di non avere una faccia troppo sconvolta, entrai, come sempre, nel Maid Latte dalla porta di servizio.
-Misa.chan! Buon pomeriggio! Pronta per lavorare?-
Guardai Satsuki e la sua espressione sempre così allegra. Cancellai immediatamente sul mio volto qualsiasi traccia della discussione, se così si poteva chiamare, con Usui e mi stampai in faccia un bel sorriso.
-Certo capo! Vado subito a cambiarmi.-
Usui non doveva interferire con il mio lavoro. Anche se, a pensarci bene, la sua figura imponente aleggiava anche intorno a quelle mura. Era ovunque, dannazione! 
Ok, dovevo smettere di pensare a lui. Era solo una distrazione e le distrazioni non mi erano permesse. 
Feci un sospiro e fissai per qualche minuto il mio armadietto, senza vederlo. Sbattei con forza lo sportello e mi diressi verso la sala per accogliere i clienti.
 
-Okaerinasaimase, Goshujinsama!- 
Era stata una serata tranquilla, con non troppi clienti, ma abbastanza da tenermi occupata la mente.
Ovviamente lui non si era presentato, come immaginavo. “Stupida, stupida Misaki! Ancora pensi a lui?! Stupida!”.
Sbuffai e mi accasciai su una sedia.
-Tutto bene Misa-chan?-
Alzai la testa e mi ritrovai lo sguardo preoccupato di Erika-san.
-Oh…ehm…sì, sì! Va tutto benone! Non c’è niente di cui preoccuparsi! Eh eh eh…-
Inizia a ridacchiare nervosamente. Non ero proprio brava a mentire e a nascondere le cose. Meglio svicolare e cambiare discorso. 
-Misa-chan?- 
-Erika-san! Vado a vedere se i clienti hanno bisogno di qualcosa…-
Mi alzai velocemente dalla sedia e scappai da quella situazione così pressante. Mi appoggiai alla porta, cercando di mantenere la calma e sforzandomi di apparire normale a tutti. Sentivo le voci di Erika-san e del capo…
-Oggi Usui-kun non si è fatto vedere…-
Ma possibile che sempre lui doveva essere al centro dell’attenzione?!
-Che sia per questo che Misa-chan è così strana?-
-Probabile. Spero non sia successo nulla di grave…-
Diamine. Sono così prevedibile? Perché quando si parla di me, deve esserci sempre come sfondo Usui? Perché? Perché deve essere collegato a me in questo modo?
Era ormai ora di chiusura, così mi avviai verso gli spogliatoi, non preoccupandomi, ormai, più così tanto di apparire come la Misaki di sempre.
Mi vestii e mi fermai a riflettere davanti al mio armadietto. Cosa avrei fatto l’indomani? L’avrei ignorato? Avrei rinchiuso tutti i momenti passati assieme in una scatoletta e l’avrei gettata in un angolo della mia mente a fare la muffa?
Sbattei i pugni contro l’armadietto.
-Dannato Usui!-
Mi avviai verso l’uscita e, arrivata alla porta, indugiai un po’ sulla maniglia. Mi stavo forse aspettando qualcosa? Speravo in qualche apparizione? Aprii di scatto la porta e forse cercai con lo sguardo qualcosa o qualcuno…o forse no…
Sorrisi con amarezza: la vicinanza ad Usui mi aveva fatto diventare stupida quasi quanto lui.
Era una serata davvero piacevole, né fresca né con un caldo afoso. Mi avviai verso la stazione per tornare finalmente a casa dopo una lunga giornata, anche piuttosto snervante.
Di nuovo il mio sguardo vagò un po’ ovunque, ma era solo questione di abitudine. Forse ero riuscita finalmente a liberarmi di quello stalker pervertito. Che soddisfazione!
Inavvertitamente mi scappò una risata, ripensando a tutte le battute volgari che faceva e a quel suo comportamento da maniaco sessuale così spontaneo. Che idiota. Mi sorpresi di quel sorriso nato in maniera così naturale e un velo di tristezza misto a malinconia si distese su tutto il mio corpo. 
Scesi alla mia fermata e mi misi a correre. Che cosa mi stava succedendo? Mi mancava? Impossibile! Lui poi! Mai! Eppure… sentivo un enorme vuoto dentro di me. Forse…il fatto era che mi rifiutavo di ammetterlo. Forse… 
Correvo lungo la strada, immersa nella nebbia. Stupida Misaki, ma quale nebbia? Mi strofinai gli occhi con la manica, ma sembrava che le lacrime non volessero interrompere il loro percorso. Rinunciai e corsi ancora più velocemente verso casa. Volevo dimenticarmi tutto, per poi ricominciare la mattina seguente. Misaki Ayuzawa, sei masochista! Non m’importava soffrire, o essere presa in giro, o essere solo un suo piccolo capriccio, un suo divertimento personale. Finalmente lo avevo ammesso: avevo bisogno di lui. Ero diventata dipendente da Usui, dalla sua voce melodica, dai suoi occhi magnetici e anche dalle sue uscite irritanti ma anche buffe a loro modo. 
Non badavo più di tanto alla strada, e finii per andare a sbattere contro qualcosa davanti a casa mia. Caddi goffamente per terra senza preoccuparmi troppo di cosa ero andata a sbattere.
-Misaki…stai bene?-
Alzai di scatto lo sguardo, incondizionatamente al suono di quella voce, e me lo ritrovai davanti a me con una faccia perplessa e stupita.
Ah. Allora ero andata a sbattere contro di lui. Bene.
Lo guardai negli occhi e notai quanto fossero diversi dal solito. Gli occhi di quell’Usui non erano giocosi come al solito. Erano invece cupi, con un’espressione amareggiata.
-U-usui!- arrossii -Che ci fai tu qui?-
Continuò a guardarmi e senza rispondere mi tese una mano. Ero indecisa su cosa fare, ma non volevo deluderlo o farlo soffrire con il mio comportamento, a volte così immaturo. Abbassai lo sguardo e afferrai la sua mano. Mi aspettavo un abbraccio, una volta alzata da terra, o qualcosa di simile, cose tipiche di Usui, ma non ci fu. Rimase a debita distanza da me e continuava a fissarmi, muto.
Non sapevo che cosa dirgli, riuscivo a malapena a guardarlo. 
-Ayuzawa.-
Lo fissai e iniziai a piangere. Lui si avvicinò e mi catturò una lacrima con dito.
-Misaki. Non piangere. Mi fa star male vederti così.-
TUM-TUM. Perché mi dici questo? Che senso ha?
-U-usui…non dire cose che non pensi.-
Sarebbe stato meglio allontanarlo. Quella vicinanza era periolosa, ma non avevo la forza di spingerlo via. Volevo che rimanesse vicino a me.
-Oh, Misa-chan. Sei davvero intelligente come dicono? A me non sembra.-
-C-cosa?!- 
Lo guardai negli occhi, offesa per l’affermazione che aveva appena detto. Sul suo volto era appena accennato un sorriso, ma rimaneva comunque serio. 
-Che cosa vuoi dire?-
-Ayuzawa Misaki, credi davvero che tu per me sia soltanto un passatempo?-
Sussultai. Era sempre così diretto e questo a volte riusciva a disorientarmi. 
-N-non lo so… U-Usui! Che fai?!-
All’improvviso aveva portato una mano dietro la mia schiena e mi aveva stretta a sé, senza possibilità di fuga, e con l’altra mano accarezzava delicatamente la mia guancia. 
-Misa-chan. Sei così bella, anche quando piangi. Ma non posso sopportare che il motivo del tuo dolore sia io. Se devo essere causa delle tue emozioni, vorrei fossero soltanto sentimenti felici. Desidero essere il sorriso di Misa-chan, il tuo rossore quando ti imbarazzi, la luce che nasce nei tuoi occhi ogni volta che sei di buon umore. Kaichou…questo non è abbastanza per farti capire che non sei un semplice divertimento per me?-
Mi mancavano le parole, mi mancava il respiro. Ero immobile, incapace di dire qualsiasi cosa e incapace di distogliere lo sguardo dal suo. Era…una dichiarazione? Avevo paura di guastare quel momento così prezioso. La sua mano catturò nuovamente una lacrima e sul suo viso si distese un sorriso gentile. 
Non dissi niente. Presi la sua mano e la strinsi forte. Lo guardai negli occhi e lo baciai, cercando di metterci tutto il sentimento che provavo per lui, tutte le parole non dette, cercando di fargli capire quanto pensassi a lui. Quel bacio tanto agognato e tanto atteso, era il mio modo per dirgli che lui era già la mia felicità, il mio sentimento più puro. 
Mi fissò, decisamente sorpreso, ma felice più che mai. Arrossii e abbassai lo sguardo per ciò che avevo fatto. Non era da me, era lui che mi faceva deviare dalla retta via.
-Ayuzawa. Guardami.- disse prendendimi il volto tra le mani -Ti amo, Ayuzawa.-
Era decisamente troppo per me, in quel momento almeno.
-S-stupido Usui.-
Mi sorrise e dai suoi occhi traspariva tutto il sentimento necessario da farmi capire che ciò che aveva detto era la pura verità.
Non importa quante volte cercassi, alla fine, di segnare un confine tra noi due. Era inutile, lo sapevo. 
Ero consapevole ormai che con lui lo avrei superato, sempre e comunque. Ma di questo non m’importava. L’unica cosa che mi interessava era stare al suo fianco.
  
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