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Autore: Iria    04/07/2011    4 recensioni
*God save us everyone!
Will we burn inside the fires of a thousand suns?*

Una raccolta di racconti legati assieme dalle tracce musicali del nuovo album dei Linkin Park.
Ci sarà ben poca positività in questi racconti e spero che comunque possiate apprezzare.
Aspetto una vostra opinione!
Iria
#1- The Requiem [584 parole] (Yurij Ivanov POV);
#2- The Radiance [788 parole] (Lievissimo Brooklyn x Garland);
#3- Burning in the Skies [1138 parole] (Boris/Yurij relationship);
#4- When They Come For Me [1076 parole] (Kei Hiwatari POV);
#5- Robot Boy [2460 parole] (Demolition Boys -Ivan, Sergej, Boris, Kei, Yurij- POV);
#6- Jornada Del Muerto [748 parole] (Takao Kinomiya POV).
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A Thousand Suns
-God Save us everyone-

Jornada Del Muerto

*Mochiagete, tokihanashite*
[Lift me up, let me go]

Sarà disonorevole, ma è da anni, ormai, che odio l’Obon.
Ah, probabilmente se facessi una confessione del genere in molti si sorprenderebbero…
“Ma come, Takao? Un giapponese come te?!”
Sì, cazzo, sì.
Ritengo che le celebrazioni in onore dei morti siano qualcosa di terribilmente macabro e spaventoso: avanti, su, spiegatemi cosa diavolo ci sarebbe da festeggiare!
I defunti non possono ringraziare per queste futili attenzioni o ancor meno prendervi parte

Ricordo che mia madre trascorreva in assoluto silenzio queste giornate, pregando per quei parenti che non avevo mai avuto l’occasione di conoscere.
Io le stavo accanto, osservando ogni singola espressione che si scolpiva sul suo volto pallido e mi intristivo.
Perché non avevo idea di come consolarla.
Perché non sapevo come comportarmi o come agire di fronte al ricordo d’una perdita.
Perché ero solo uno dei tanti stupidi bambini che attendevano l’ultimo giorno di festività unicamente per poter ammirare la propria lanterna sollevarsi in volo, ignari di cosa essa rappresentasse.

Oggi in questo gesto non vi vedo più uno gioco o un’antica tradizione.
Solo stupidità.
Solo inutili speranze.

Quando mia madre morì, ero solo –mio fratello e mio padre erano in chissà quale località esotica per degli scavi archeologici; il nonno, invece, era  nella nostra palestra.
Lei mi fissava dal letto con occhi ormai ciechi, stringendomi la mano nella sua fredda e rigida ed io, che desideravo ardentemente fuggir via, ero paralizzato dal terrore.
Temevo quello sguardo e la profondità del vuoto che vi si nascondeva con ferocia…
Rimasi forse per ore -forse per alcuni istanti- immobile ed in ginocchio a ricambiare lo sguardo della morte.
Se avessi pianto, se avessi gridato, se mi fossi limitato semplicemente a tremare non so dirlo.
Per un tempo infinitamente lungo restai assieme al cadavere della donna che mi aveva partorito, nutrito e cresciuto e, guardandolo, mi limitavo semplicemente a chiedergli cosa fosse successo, perché non mi rispondesse.
Che idiota, nevvero..?
«Mamma… Posso fare qualcosa per aiutarti..?»
E davvero non voleva entrarmi in testa il concetto che, ormai, fosse troppo tardi.
Uhm, probabilmente è da allora che è iniziato il mio inevitabile regredire verso l’attuale stato di stupidità in cui mi crogiolo pigramente.
Eppure, imparai a conoscere il dolore.
Quello che si scolpisce nella mente, nel corpo e nell’animo di ogni essere umano per la perdita di una persona unica ed insostituibile.
Quello che strappa l’ingenuità o la tenera gioia.
Quello che trasforma tutto in inutilità e superficialità.

In tanti mi hanno dato del babbeo e sono arrivato a convincermene, sapete?
È stato un po’ come venire al mondo,
ma al contrario..!
Mi è stata affibbiata, a poco a poco, un’etichetta alla quale, infine, mi sono adattato.
Perché alle volte così è più semplice.
Fingiamo idiozia per cicatrizzare ferite che altrimenti ci renderebbero fin troppo seri e tristi.
Che noia mortale, sarebbe..!
Allora, io preferisco indossare un po’ di trucco ed infilare la mia maschera.
Come un pagliaccio.
Come un morto che pretende di vivere.

Oggi, ultimo giorno dell’Obon, verranno liberate le lanterne.
Credo che per la prima volta, dopo tanti anni, resterò a guardarle librarsi in volo o galleggiare sull’acqua.
Conterò quelle bianche, per puro spirito investigativo -eccitante indagare sulla quantità di morti in un anno, vero..?- poi tornerò al dojo, restandomene a fissare il bit-chip ormai vuoto di Dragoon fino ad addormentarmi.
Un programma davvero ricco di vita, me ne rendo conto, ma non ho proprio voglia di starmene a poltrire..!

Già.
Nel silenzio più totale della mia casa ormai infestata dagli spettri del passato, resterò immobile ad ascoltare ciò che la coscienza –gran bastarda..!- ha da rimproverarmi.
Udirò gli insulti dell’oscurità e, zitto, proverò a ricordare ogni singolo sorriso che ha lustrato la mia esistenza, a partire da quello dolce ed in decomposizione della mamma.
E come al solito, la sentirò, la mia anima.
Mi prenderà a calci e a pugni e a morsi.
Mi graffierà, mi scuoterà e mi schiaffeggerà.
Poi griderà, per terminare il suo delirio in un pianto disperato.
Io, dunque, in risposta pieno di lividi e ferite mi limiterò a sorriderle come ho sempre fatto e lei supplicherà –eccome se lo farà!-, chiedendo di poter riacquistare ancora quel carattere combattivo di cui tanto si gloriava con ricca boria e spregiudicatezza.
«Sollevami, lasciami andare..!»
Oh
, inizio a pensare –niente battute al riguardo, grazie..!- che un giorno, forse, dovrei renderla felice.
E magari, chissà… l’anno prossimo potrebbe esserci la mia lanterna bianca a solcare i cieli.
Ahah, povero me! Prego ogni volta che sia così…

*Mochiagete, tokihanashite*
[Lift me up, let me go]

 

Fine.

Questa è la prima volta che scrivo qualcosa su Takao, quindi spero che non sia risultata una roba terribile ed improponibile…
Dunque, piccoli chiarimenti!
Sul fatto che il papà di Takao fosse un archeologo, lo si dice nell’anime ^^! Lo stesso che il fratello, Hitoshi, seguisse il genitore ^^.
L’Obon è il giorno dei morti Buddhista e si tiene verso la metà agosto.
In questi giorni vi sono diverse celebrazioni, tra le quali danze tradizionali e simili, e la festa si conclude liberando delle lanterne che simboleggiano lo spirito del defunto.
Inoltre, tra le tante lanterne, quelle bianche rappresentano i morti durante l’anno ^^.
Questo piccolo intermezzo musicale dell’album dei Linkin Park è in giapponese, ecco perché ho pensato a Takao come protagonista…
Bhé, spero che il capitolo possa esservi piaciuto –in un modo o nell’altro.
Grazie a chiunque abbia letto ed un grazie più grande a chi recensirà ^^!
Un bacio!
Iria.

   
 
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