Sono tornata finalmente! Dopo secoli
di inattività, adesso mi sto cimentando nella traduzione di questa storia,
BELLISSIMA, di StarShineDC , Scorpius’s
Request (link alla versione originale http://www.fanfiction.net/s/7026629/1/Scorpiuss_Request)
l’autrice è molto brava e la fic è davvero bella,
anche se non è ancora completa. Spero che vi piacerà e che non mi tirerete
troppi sassi telematici, è la mia prima traduzione ^^
Non ho nient’altro da dire se
non... ENJOY!
La richiesta di Scorpius
Cap. 1 Richiesta
Quando lasciò l’ufficio con un cenno di
saluto per Ron ed una manciata di Polvere Volante, era con l’intenzione di
sgusciar via dai vestiti e andarsene a letto.
Era stata una settimana dura ed era decisamente stanco.
-Una settimana?- Pensava tra sé e sé. -Magari
un mese, Harry.- Un faticoso, estenuante mese ed ora aveva due intere settimane
tutte per sé.
Quando sentì qualcosa cambiare dentro di sé,
ogni pensiero di andare a casa a dormire sparì e si materializzò al Numero
Dodici di Grimmauld Place: qualcuno aveva fatto mettere in funzione le
barriere; erano meccanismi silenziosi, creati non tanto per far del male,
quanto per tenere intrappolati eventuali invasori. Materializzarsi diventava
impossibile, le passaporte avrebbero smesso di funzionare, la metropolvere si
richiudeva letteralmente su se stessa e le porte si bloccavano. Erano le stesse
barriere che aveva messo in casa sua, quando aveva capito che non poteva
restare al Numero Dodici. C’erano troppi ricordi, troppo peso da sopportare. E
non aveva mai, né mai avrebbe sentito sua alcuna parte di esso.
Rimosse con tranquillità le barriere dalla
porta principale ed entrò. “Kreacher?” chiese e il brutto, vecchio elfo apparve
di fronte a lui.
“C’è un ragazzo che dice di cercare Padron
Potter. Kreacher non riesce a capire perché e il ragazzo non vuole smettere di
chiedere di Padron Potter. È nel salotto, seduto su una sedia.”
“Un ragazzo... ”
Kreacher annuì con enfasi e così, più curioso
che spaventato, Harry si diresse a grandi passi verso il salotto. Comunque
tenne una mano sulla sua bacchetta, mentre l’altra cercava l’antidoto alla
pozione Polisucco che teneva sempre a portata di mano: l’aveva usata troppo
spesso, quando era più giovane, per fidarsi di qualcuno semplicemente
guardandolo in faccia. Ma, quando vide
il bambino, le sue dita si strinsero intorno alla bacchetta. Non poteva avere
più di cinque anni, cosa che lo rendeva appena più giovane di Teddy. Ma non era stata la sua età a sorprenderlo,
era stato il bimbo di per sé: un perfetto e lampante clone di Draco Malfoy. I
suoi capelli erano di un biondo pallido, un po’ lunghi. Harry lo guardò mentre
attorcigliava nervosamente le piccole dita in alcune ciocche e tirava; si
mordicchiava il labbro inferiore, dondolando le gambe mentre aspettava. E
quando alla fine il piccolo guardò in su, Harry rimase preso dagli occhi
d’argento quanto il ragazzino fu preso dalla sua presenza.
Harry guardò in basso, verso Kreacher,
distogliendo lo sguardo dal ragazzo. “Hai già mangiato Kreacher?”
“Sì, Padron Potter.”
“Ti dispiacerebbe preparare qualcosa per me e
il signor Malfoy?”
Kreacher guardò il bambino, sospettoso, ma
sembrò più rilassato, visto che si trattava di un purosangue. Annuì con la sua
grossa testa e Harry si chiese –per la milionesima volta- come un capo così
grande potesse stare su un collo così esile. “Sì, Padron Potter.” E se ne andò.
I grandi occhi del ragazzino erano diventati
ancora più grandi, ora, tutti spalancati e tondi. “Come sapevi che il mio nome
è Malfoy?”
“Assomigli moltissimo a Draco Malfoy.” Spiegò
Harry e fece un passo avanti. Tirò fuori
la bacchetta e il bimbo trattenne il respiro, senza dire niente, mentre Harry
completava la serie di incantesimi che gli Auror usavano quando portavano
qualcuno nella sala interrogatori. Nessuna arma, nessun oggetto oscuro, nessuna
bacch... Aveva una bacchetta. “Hai una bacchetta” disse Harry e il suo
atteggiamento cambiò un po’. Nessun bambino di cinque anni aveva una bacchetta.
Il piccolo annuì con enfasi e Harry rimase di
nuovo stupefatto quando la tirò fuori da una manica. Harry prese la bacchetta
che gli veniva offerta e gli rimase senza fiato per la seconda volta in quella
serata: era di biancospino, lunga dieci pollici, sufficientemente elastica ed
era pronto a scommettere che il cuore fosse di crine di unicorno. “Questa è la
bacchetta di Draco Malfoy.” Sussurrò e rimase semplicemente a guardare mentre
il bimbo batteva le mani.
“Papà ha detto che l’avresti riconosciuta!”
disse, sorprendentemente, subito dopo e Harry si fece scivolare su una sedia,
di fronte a quella in cui il piccolo ancora sedeva.
“Tuo padre è Draco Malfoy” elaborò. “Ti ha
mandato lui qui?”
“Be... Non proprio...”
Scuotendo la testa, Harry prese l’antidoto
alla pozione Polisucco e lo gettò sul ragazzino, ignorando il suo strilletto.
Quando si stabilizzò, e il bambino si puliva la faccia, immutato, Harry fece un veloce incantesimo per
asciugarlo, cercando di non ridere del suo spavento. Le sue labbra, però, si
incresparono, facendo scattare in su gli angoli della bocca. “Scusami... volevo
solo assicurarmi che tu fossi chi dicevi di essere.”
“Okay...” Felice di essere di nuovo asciutto,
ma non sapendo cosa dire, il bimbo si agitava, a disagio.
“Come ti chiami?” Chiese Harry, alla fine.
“Scorpius Hyperion Malfoy.” Disse con
orgoglio, sedendosi un po’ più dritto.
“Perché sei qui? E perché hai la bacchetta di
tuo padre?”
In quel momento guardò in basso, torcendosi
le manine in grembo. Ricominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore ed Harry
sospirò e cercò di calmarsi. Il suo tempo con Teddy gli aveva insegnato come
comportarsi con i bambini ed essere bruschi con loro non era l’approccio
giusto. Si avvicinò a Scorpius, si mise in ginocchio davanti a lui e guardò in
quegli occhi così familiari, ma, allo stesso tempo, così diversi.
“Scorpius,” disse piano “va tutto bene?” Un
piccolo cenno affermativo e Harry vide che quegli occhi si stavano riempiendo
di lacrime. “È successo qualcosa al tuo papà?” Un altro piccolo cenno,
accompagnato da respiri tremolanti. “Puoi
dirmi cosa è successo?”
“Io e papà tornavamo a casa dal parco”
sussurrò il bimbo asciugandosi il viso. “E poi mi ha preso in braccio e ha
iniziato a correre. Ci stavano lanciando un sacco di incantesimi, ma papà ha
tirato fuori la sua bacchetta – non quella,” disse indicando la bacchetta di
biancospino “ma l’altra che ha. E poi ha cominciato a rilanciargli incantesimi e poi si è fermato e
mi ha dato quella bacchetta e mi ha spinto in un vicolo e mi ha colpito in
testa con la sua bacchetta e mi è sembrato che qualcosa di viscido mi scorresse
addosso. Mi ha detto di essere molto, molto silenzioso e di stare nascosto. Poi
mi ha detto che, se non fosse tornato, avrei dovuto cercare te. Ha detto che mi
avresti portato in un posto sicuro se ti avessi fatto vedere la bacchetta. Ha detto
che l’avresti riconosciuta...”
“E non è tornato.” Concluse Harry, stupendosi
quando Scorpius scosse la testa.
“Lui è
tornato, ma era con degli uomini molto arrabbiati che continuavano a urlargli.
Volevano sapere dov’ero, ma lui non voleva dirglielo. Ha sputato ad uno di loro
e lo hanno picchiato tanto, tanto forte... io volevo uscire e dirgli che ero
lì, ma papà mi aveva detto di stare nascosto...” Scorpius si passò la manica
sul naso gocciolante, trasferendo del muco che Harry si appuntò mentalmente di
pulire quando il bambino si fosse di nuovo calmato.
“E poi papà ha detto che non mi avrebbero mai
trovato e aveva tutta una roba rossa che gli usciva dal naso. Faceva schifo, ma
lui non ha fatto niente. Allora l’uomo cattivo che teneva papà ha mosso il suo
braccio in modo strano e si è sentito questo forte CRACK! E poi l’altro uomo ha
puntato la bacchetta sotto il mento di papà e ha detto che potevano prendere
lui. E poi sono spariti!” Scorpius tirò su col naso, sfregandosi gli occhi. “Ho
aspettato tutta la notte, ma papà non è tornato. Quindi ho pensato che dovevo
trovarti e sono venuto qui.”
“Come sapevi di dover venire qui?” Harry
sapeva che la posizione del Numero Dodici non era esattamente una nozione
comune, anche se l’Incanto Fidelius era stato rimosso
anni prima. Ancora meno persone sapevano che cosa quel posto significava per
Harry.
“Papà dice sempre che, quando era più
giovane, un elfo domestico è venuto a casa sua e ha detto alla sua mamma che
Harry Potter era al sicuro al Numero Dodici. Quindi papà dice sempre che se mai
avessi bisogno di stare al sicuro, devo venire qui. Perciò ho pensato che tu
saresti stato qui e poi quel vecchio elfo cattivo mi ha detto che non abitavi più
qui, ma non riuscivo ad uscire...”
Harry parlò prima che il ragazzino potesse
sciogliersi in singhiozzi disperati; era riuscito a trattenersi fino ad ore ed
Harry era piuttosto impressionato da lui. “Chi sa che sei qui, Scorpius?”
“Nessuno. Papà ha detto di trovare te.”
“E la tua mamma?”
Il suo sguardo si rivolse di nuovo a terra. “Io
non piaccio a mia Madre...”
Harry coprì le mani del bambino con una delle
sue, attirando di nuovo l’attenzione di Scorpius. “Se ti facessi vedere qualche
foto, credi che sapresti indicarmi i due che hanno preso il tuo papà?” Lui si
asciugò ancora qualche lacrima e poi annuì. Harry sorrise “Sei davvero
coraggioso, Scorpius. Lo sai?”
Il suo sorriso, in risposta, era timido e
umido di lacrime. “Papà dice che, se divento ancora più coraggioso, potrei
finire in Grifondoro. Poi sorride e dice che, se non
sono stupido, va bene essere coraggiosi. Ti prometto che non sono stupido!”
Harry cercò di non apparire troppo sorpreso alla notizia che Draco Malfoy (ragazzo
immagine di Serpeverde) aveva praticamente detto a
suo figlio che essere smistati in Grifondoro andava
bene. Il ritorno di Kreacher fu un benedetto sollievo.
“Padron Potter e il signor Malfoy hanno
intenzione di cenare nel salotto?”
“No, Kreacher. La sala da pranzo va
benissimo.”
L’elfo era visibilmente compiaciuto e Harry
riuscì a fargli un sorriso quando sparì di nuovo. Kreacher era sempre più
contento, sembrava, quando Harry faceva qualcosa che Kreacher riteneva normale.
Harry non si alzò immediatamente, riportando la sua attenzione sul bambino. Il figlio
di Draco Malfoy. “Tieni” disse, offrendogli un fazzoletto. Con Hermione incinta, sia Harry che Ron avevano preso l’abitudine
di portarli sempre con sé. L’ Hermione incinta amava
davvero piangere.
Il bimbo si asciugò accuratamente gli occhi e
il sorriso di Harry diventò una smorfia. Naturalmente
il figlio di Draco Malfoy sapeva come usare un fazzoletto nel modo più decoroso.
“Har... mm... signor Potter... so che papà ha detto
che mi avresti solo portato in un posto sicuro, ma ... ma potresti ritrovarlo
per me?”
Harry guardò, sorpreso, negli occhi cerchiati
di rosso. Aveva già intenzione di trovarlo e stava per dirglielo, quando
Scorpius continuò: “N-Non sei obbligato. Ma è tutto ciò che ho.”
“E i tuoi nonni?” Harry non aveva sentito
niente sui Malfoy da... secoli e, in realtà, non aveva esattamente cercato di
sapere cosa gli era accaduto. Li aveva tenuti fuori da Azkaban,
persino Lucius, dopo la guerra, perché aveva capito
che erano una cosa sola. Erano rannicchiati insieme così vicini e così... soli
nella Sala Grande dopo la battaglia finale che Harry non aveva potuto farlo. Non
poteva lasciar più soffrire nemmeno uno di loro. Non riusciva ad immaginare,
ora, dopo averli visti insieme, che i tre Malfoy si fossero separati a tal
punto, che Lucius e Narcissa
non conoscevano il loro stesso nipote.
“Papà dice che sono andati in un posto
migliore, ma non vuole mai dirmi dove. Dice che capirò quando sarò più grande.”
Harry si chiese come fossero morti, ma sapeva
come scoprirlo. Lui aveva delle settimane di ferie; Ron no. “Scorpius, ti
prometto che farò tutto ciò che posso
per riportarti il tuo papà.” E la speranza che brillò in quei luminosi occhi d’argento
faceva quasi male.