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Autore: giulychan    04/07/2011    3 recensioni
Il piccolo Scorpius arriva inaspettatamente nella vita di Harry quando Draco viene rapito da persone sconosciute e rivuole il suo Papà. Riuscirà Harry ad esaudire il suo desiderio? E se non ci riesce, chi si prenderà cura del bambino, mentre Draco non c'è? Futuro HPDM. Traduzione di Scorpius's Request di StarShineDC.
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Scorpius Malfoy
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Sono tornata finalmente! Dopo secoli di inattività, adesso mi sto cimentando nella traduzione di questa storia, BELLISSIMA, di StarShineDC , Scorpius’s Request (link alla versione originale http://www.fanfiction.net/s/7026629/1/Scorpiuss_Request) l’autrice è molto brava e la fic è davvero bella, anche se non è ancora completa. Spero che vi piacerà e che non mi tirerete troppi sassi telematici, è la mia prima traduzione ^^

Non ho nient’altro da dire se non... ENJOY!

 

 

La richiesta di Scorpius

 

 

 

 

Cap. 1 Richiesta

 

Quando lasciò l’ufficio con un cenno di saluto per Ron ed una manciata di Polvere Volante, era con l’intenzione di sgusciar via dai vestiti e andarsene a letto. Era stata una settimana dura ed era decisamente stanco.

-Una settimana?- Pensava tra sé e sé. -Magari un mese, Harry.- Un faticoso, estenuante mese ed ora aveva due intere settimane tutte per sé.

Quando sentì qualcosa cambiare dentro di sé, ogni pensiero di andare a casa a dormire sparì e si materializzò al Numero Dodici di Grimmauld Place: qualcuno aveva fatto mettere in funzione le barriere; erano meccanismi silenziosi, creati non tanto per far del male, quanto per tenere intrappolati eventuali invasori. Materializzarsi diventava impossibile, le passaporte avrebbero smesso di funzionare, la metropolvere si richiudeva letteralmente su se stessa e le porte si bloccavano. Erano le stesse barriere che aveva messo in casa sua, quando aveva capito che non poteva restare al Numero Dodici. C’erano troppi ricordi, troppo peso da sopportare. E non aveva mai, né mai avrebbe sentito sua alcuna parte di esso.

Rimosse con tranquillità le barriere dalla porta principale ed entrò. “Kreacher?” chiese e il brutto, vecchio elfo apparve di fronte a lui.

“C’è un ragazzo che dice di cercare Padron Potter. Kreacher non riesce a capire perché e il ragazzo non vuole smettere di chiedere di Padron Potter. È nel salotto, seduto su una sedia.”

“Un ragazzo... ”

Kreacher annuì con enfasi e così, più curioso che spaventato, Harry si diresse a grandi passi verso il salotto. Comunque tenne una mano sulla sua bacchetta, mentre l’altra cercava l’antidoto alla pozione Polisucco che teneva sempre a portata di mano: l’aveva usata troppo spesso, quando era più giovane, per fidarsi di qualcuno semplicemente guardandolo in faccia.  Ma, quando vide il bambino, le sue dita si strinsero intorno alla bacchetta. Non poteva avere più di cinque anni, cosa che lo rendeva appena più giovane di Teddy.  Ma non era stata la sua età a sorprenderlo, era stato il bimbo di per sé: un perfetto e lampante clone di Draco Malfoy. I suoi capelli erano di un biondo pallido, un po’ lunghi. Harry lo guardò mentre attorcigliava nervosamente le piccole dita in alcune ciocche e tirava; si mordicchiava il labbro inferiore, dondolando le gambe mentre aspettava. E quando alla fine il piccolo guardò in su, Harry rimase preso dagli occhi d’argento quanto il ragazzino fu preso dalla sua presenza.

Harry guardò in basso, verso Kreacher, distogliendo lo sguardo dal ragazzo. “Hai già mangiato Kreacher?”

“Sì, Padron Potter.”

“Ti dispiacerebbe preparare qualcosa per me e il signor Malfoy?”

Kreacher guardò il bambino, sospettoso, ma sembrò più rilassato, visto che si trattava di un purosangue. Annuì con la sua grossa testa e Harry si chiese –per la milionesima volta- come un capo così grande potesse stare su un collo così esile. “Sì, Padron Potter.” E se ne andò.

I grandi occhi del ragazzino erano diventati ancora più grandi, ora, tutti spalancati e tondi. “Come sapevi che il mio nome è Malfoy?”

“Assomigli moltissimo a Draco Malfoy.” Spiegò Harry e fece un passo avanti.  Tirò fuori la bacchetta e il bimbo trattenne il respiro, senza dire niente, mentre Harry completava la serie di incantesimi che gli Auror usavano quando portavano qualcuno nella sala interrogatori. Nessuna arma, nessun oggetto oscuro, nessuna bacch... Aveva una bacchetta. “Hai una bacchetta” disse Harry e il suo atteggiamento cambiò un po’. Nessun bambino di cinque anni aveva una bacchetta.

Il piccolo annuì con enfasi e Harry rimase di nuovo stupefatto quando la tirò fuori da una manica. Harry prese la bacchetta che gli veniva offerta e gli rimase senza fiato per la seconda volta in quella serata: era di biancospino, lunga dieci pollici, sufficientemente elastica ed era pronto a scommettere che il cuore fosse di crine di unicorno. “Questa è la bacchetta di Draco Malfoy.” Sussurrò e rimase semplicemente a guardare mentre il bimbo batteva le mani.

“Papà ha detto che l’avresti riconosciuta!” disse, sorprendentemente, subito dopo e Harry si fece scivolare su una sedia, di fronte a quella in cui il piccolo ancora sedeva.

“Tuo padre è Draco Malfoy” elaborò. “Ti ha mandato lui qui?”

“Be... Non proprio...”

Scuotendo la testa, Harry prese l’antidoto alla pozione Polisucco e lo gettò sul ragazzino, ignorando il suo strilletto. Quando si stabilizzò, e il bambino si puliva la faccia, immutato,  Harry fece un veloce incantesimo per asciugarlo, cercando di non ridere del suo spavento. Le sue labbra, però, si incresparono, facendo scattare in su gli angoli della bocca. “Scusami... volevo solo assicurarmi che tu fossi chi dicevi di essere.”

“Okay...” Felice di essere di nuovo asciutto, ma non sapendo cosa dire, il bimbo si agitava, a disagio.

“Come ti chiami?” Chiese Harry, alla fine.

“Scorpius Hyperion Malfoy.” Disse con orgoglio, sedendosi un po’ più dritto.

“Perché sei qui? E perché hai la bacchetta di tuo padre?”

In quel momento guardò in basso, torcendosi le manine in grembo. Ricominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore ed Harry sospirò e cercò di calmarsi. Il suo tempo con Teddy gli aveva insegnato come comportarsi con i bambini ed essere bruschi con loro non era l’approccio giusto. Si avvicinò a Scorpius, si mise in ginocchio davanti a lui e guardò in quegli occhi così familiari, ma, allo stesso tempo, così diversi.

“Scorpius,” disse piano “va tutto bene?” Un piccolo cenno affermativo e Harry vide che quegli occhi si stavano riempiendo di lacrime. “È successo qualcosa al tuo papà?” Un altro piccolo cenno, accompagnato da  respiri tremolanti. “Puoi dirmi cosa è successo?”

“Io e papà tornavamo a casa dal parco” sussurrò il bimbo asciugandosi il viso. “E poi mi ha preso in braccio e ha iniziato a correre. Ci stavano lanciando un sacco di incantesimi, ma papà ha tirato fuori la sua bacchetta – non quella,” disse indicando la bacchetta di biancospino “ma l’altra che ha. E poi ha cominciato a  rilanciargli incantesimi e poi si è fermato e mi ha dato quella bacchetta e mi ha spinto in un vicolo e mi ha colpito in testa con la sua bacchetta e mi è sembrato che qualcosa di viscido mi scorresse addosso. Mi ha detto di essere molto, molto silenzioso e di stare nascosto. Poi mi ha detto che, se non fosse tornato, avrei dovuto cercare te. Ha detto che mi avresti portato in un posto sicuro se ti avessi fatto vedere la bacchetta. Ha detto che l’avresti riconosciuta...”

“E non è tornato.” Concluse Harry, stupendosi quando Scorpius scosse la testa.

“Lui è tornato, ma era con degli uomini molto arrabbiati che continuavano a urlargli. Volevano sapere dov’ero, ma lui non voleva dirglielo. Ha sputato ad uno di loro e lo hanno picchiato tanto, tanto forte... io volevo uscire e dirgli che ero lì, ma papà mi aveva detto di stare nascosto...” Scorpius si passò la manica sul naso gocciolante, trasferendo del muco che Harry si appuntò mentalmente di pulire quando il bambino si fosse di nuovo calmato.

“E poi papà ha detto che non mi avrebbero mai trovato e aveva tutta una roba rossa che gli usciva dal naso. Faceva schifo, ma lui non ha fatto niente. Allora l’uomo cattivo che teneva papà ha mosso il suo braccio in modo strano e si è sentito questo forte CRACK! E poi l’altro uomo ha puntato la bacchetta sotto il mento di papà e ha detto che potevano prendere lui. E poi sono spariti!” Scorpius tirò su col naso, sfregandosi gli occhi. “Ho aspettato tutta la notte, ma papà non è tornato. Quindi ho pensato che dovevo trovarti e sono venuto qui.”

“Come sapevi di dover venire qui?” Harry sapeva che la posizione del Numero Dodici non era esattamente una nozione comune, anche se l’Incanto Fidelius era stato rimosso anni prima. Ancora meno persone sapevano che cosa quel posto significava per Harry.

“Papà dice sempre che, quando era più giovane, un elfo domestico è venuto a casa sua e ha detto alla sua mamma che Harry Potter era al sicuro al Numero Dodici. Quindi papà dice sempre che se mai avessi bisogno di stare al sicuro, devo venire qui. Perciò ho pensato che tu saresti stato qui e poi quel vecchio elfo cattivo mi ha detto che non abitavi più qui, ma non riuscivo ad uscire...”

Harry parlò prima che il ragazzino potesse sciogliersi in singhiozzi disperati; era riuscito a trattenersi fino ad ore ed Harry era piuttosto impressionato da lui. “Chi sa che sei qui, Scorpius?”

“Nessuno. Papà ha detto di trovare te.”

“E la tua mamma?”

Il suo sguardo si rivolse di nuovo a terra. “Io non piaccio a mia Madre...”

Harry coprì le mani del bambino con una delle sue, attirando di nuovo l’attenzione di Scorpius. “Se ti facessi vedere qualche foto, credi che sapresti indicarmi i due che hanno preso il tuo papà?” Lui si asciugò ancora qualche lacrima e poi annuì. Harry sorrise “Sei davvero coraggioso, Scorpius. Lo sai?”

Il suo sorriso, in risposta, era timido e umido di lacrime. “Papà dice che, se divento ancora più coraggioso, potrei finire in Grifondoro. Poi sorride e dice che, se non sono stupido, va bene essere coraggiosi. Ti prometto che non sono stupido!” Harry cercò di non apparire troppo sorpreso alla notizia che Draco Malfoy (ragazzo immagine di Serpeverde) aveva praticamente detto a suo figlio che essere smistati in Grifondoro andava bene. Il ritorno di Kreacher fu un benedetto sollievo.

“Padron Potter e il signor Malfoy hanno intenzione di cenare nel salotto?”

“No, Kreacher. La sala da pranzo va benissimo.”

L’elfo era visibilmente compiaciuto e Harry riuscì a fargli un sorriso quando sparì di nuovo. Kreacher era sempre più contento, sembrava, quando Harry faceva qualcosa che Kreacher riteneva normale. Harry non si alzò immediatamente, riportando la sua attenzione sul bambino. Il figlio di Draco Malfoy. “Tieni” disse, offrendogli un fazzoletto. Con Hermione incinta, sia Harry che Ron avevano preso l’abitudine di portarli sempre con sé. L’ Hermione incinta amava davvero piangere.

Il bimbo si asciugò accuratamente gli occhi e il sorriso di Harry diventò una smorfia. Naturalmente il figlio di Draco Malfoy sapeva come usare un fazzoletto nel modo più decoroso. “Har... mm... signor Potter... so che papà ha detto che mi avresti solo portato in un posto sicuro, ma ... ma potresti ritrovarlo per me?”

Harry guardò, sorpreso, negli occhi cerchiati di rosso. Aveva già intenzione di trovarlo e stava per dirglielo, quando Scorpius continuò: “N-Non sei obbligato. Ma è tutto ciò che ho.”

“E i tuoi nonni?” Harry non aveva sentito niente sui Malfoy da... secoli e, in realtà, non aveva esattamente cercato di sapere cosa gli era accaduto. Li aveva tenuti fuori da Azkaban, persino Lucius, dopo la guerra, perché aveva capito che erano una cosa sola. Erano rannicchiati insieme così vicini e così... soli nella Sala Grande dopo la battaglia finale che Harry non aveva potuto farlo. Non poteva lasciar più soffrire nemmeno uno di loro. Non riusciva ad immaginare, ora, dopo averli visti insieme, che i tre Malfoy si fossero separati a tal punto, che Lucius e Narcissa non conoscevano il loro stesso nipote.

“Papà dice che sono andati in un posto migliore, ma non vuole mai dirmi dove. Dice che capirò quando sarò più grande.”

Harry si chiese come fossero morti, ma sapeva come scoprirlo. Lui aveva delle settimane di ferie; Ron no. “Scorpius, ti prometto che farò  tutto ciò che posso per riportarti il tuo papà.” E la speranza che brillò in quei luminosi occhi d’argento faceva quasi male.

 

 

  
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