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Autore: Beatriz Aldaya    04/07/2011    3 recensioni
Già, in principio lo era... e lo è tuttora!!
E quindi, eccomi qui: raccontare la bellezza di 100 personaggi uniti da una sola tematica, la CONFUSIONE!
Che sia essa materiale o mentale, odiata o amata, subita o creata... è proprio il caso di dirlo: sarà il caos!!
Sono degli spezzoni di vita quotidiana: tra scherzi e incasinamenti vari, tutti avranno dei momenti di confusione totale.
C'è chi avrà a che fare con delle sospette mutande grigiastre, chi se la dovrà vedere coi Gorgosprizzi, chi rischierà il linciaggio e chi non ne potrà più allungando la gamba...
Una raccolta nata un po' per sfida, che spero riesca a far sorridere qualcuno :D
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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-Titolo: Quel disgraziato è pure un mago
-Personaggio: Tobias Piton
-Tematica: Confusione


Il rozzo urlo era uscito dalla bocca di un uomo accasciato su un divano coperto di macchie con lo sguardo fisso sullo schermo del televisore.
«Eileen! Una birra ghiacciata!»
Dopo pochi secondi, comparve nel piccolo soggiorno una donna dai lunghi capelli corvini.
«Prendi.» gli rispose lanciandogli una lattina bianca e oro, per poi tornare a scomparire dietro una porticina di legno che dava sulla minuscola cucina.
Tobias Piton tirò la linguetta della lattina e, senza scollare gli occhi dallo schermo della tv, ingollò un paio di lunghi sorsi per poi ruttare sonoramente.
Improvvisamente, l'immagine traballante mostrata dallo schermo svanì in uno sfarfallìo e il soggiorno venne invaso da un sibilo cupo.
Tobias si alzò grugnendo e si diresse sciabattando verso l'apparecchio.
«Che diavolo hai, adesso?» urlò mollando un pugno all'ingombrate televisore.
Quello smise di sibilare, ma l'immagine non tornò e al suo posto rimasero le fastidiose interferenze grigiastre.
Tobias sentì la collera montare, salirgli dal profondo dello stomaco, fargli accelerare il battito cardiaco, strozzarlo nella gola, fargli gonfiare le vene del collo.
«Severus!» latrò diventando rosso dalla rabbia. Quando succedeva qualcosa, quel suo figlio maledetto c'entrava sempre.
Un visino giallastro e smunto si affacciò dal giardinetto davanti casa.
«Che c'è?» gli chiese suo figlio con quella sua solita aria sottomessa. Ciò lo fece infuriare ancora di più.
«Cos'hai fatto alla televisione?»
«Niente. Non ho fatto niente!»
«Vieni qui.»
I passetti insicuri del bambino quasi non si udirono mentre il piccolo scivolava veloce verso il padre. Si fermò a qualche metro da quel gigante rubicondo e, con il naso per aria in modo da poterlo guardare negli occhi, disse piagnucolando: «Sul serio, io non ho fatto niente. Non l'ho neanche guardata, la tv.»
«Non mentire!» gli esplose in faccia il padre, e Severus scoppiò a piangere.
Dalla cucina arrivò la voce arrabbiata di Eileen.
«Tobias, vecchiaccio! Come pensi che un bambino di cinque anni abbia potuto rompere quel tuo dannato televisore? Lascia in pace mio figlio.»
La furia cieca si impossessò di Tobias. Alzò la mano per colpire il figlio violentemente, mentre il piccolo chiudeva gli occhi e singhiozzava convulsamente di fronte a lui, ben sapendo cosa gli spettava.

Quando Tobias calò la mano, sentì fra le sue dita solo aria e, nel punto dove ci sarebbe dovuto essere l'impatto con la faccia del figlio, la mano passò oltre senza colpire niente.
Tobias si guardò intorno, confuso.
Dove si era cacciato quel disgraziato?
Si guardò in giro, per poi scorgerlo in cima ad un mobile.
Lo guardò allibito, facendo cadere a terra la lattina semivuota e spalancando la bocca.
Lo stesso Severus aveva smesso di piangere e, stringendo convulsamente il bordo del grosso armadio con le dita, guardava sbalordito il pavimento a più di due metri e mezzo da lui.
Confuso, Tobias continuò a fissare il figlio. Doveva essere più ubriaco di quanto credesse: scosse la testa e si schiaffeggiò leggermente, ma l'immagine del figlio appollaiato sull'armadio non si dissolse.
Borbottò qualcosa. Negli occhi del figlio brillarono di nuovo due lacrimoni.
«Eileen?» chiamò Tobias quasi sottovoce, mentre un tremendo mal di testa si impossessava del suo cranio. Sentiva il cervello annebbiato dall'alcool.
Dei passi strascicati lo avvertirono dell'ingresso di sua moglie nel soggiorno.
Sentì la sua voce acuta trillare e rimbombargli nelle orecchie, provocando una fitta lancinante: «Severus! Come ci sei arrivato la sopra?»
«Non lo so, mamma.» rispose lui affranto mentre si buttava al collo della madre, che lo recuperò dalla cima del mobile nel giro di pochi secondi.
La voce un po' impastata di Tobias tornò a farsi sentire.
«Io non so cosa sia successo. Ma so che c'entrate voi due!» urlò indicando moglie e figlio, mentre la rabbia tornava a montare dentro di lui, cercando di scacciare invano la confusione che regnava sovrana nel suo cervello. Decise di darle voce: «Voglio sapere cos'è successo.» borbottò guardandoli male e reuperando la lattina dal pavimento, per poi scolarsi le ultime gocce di birra al suo interno.
Per la mezz'ora seguente, Tobias si concentrò sul racconto della moglie. Il cervello non gli rispondeva più, sentiva tutto come attraverso un sogno o, meglio, un incubo.
Lei diceva di essere una strega e che evidentemente anche il figlio aveva ereditato dei poteri magici.
Alla fine, Tobias tornò ad accasciarsi sul divano, reggendo in mano una nuova lattina di birra.
«E così, quel disgraziato è pure un mago.»
Tobias fece uno sforzo per rimanere lucido e riflettere su quel concetto, ma la nebbia prese il sopravvento. Buttò giù un nuovo sorso di birra, si pulì la bocca sulla manica e borbottò: «Tutte balle.»
Poi, si concesse di lasciarsi cullare da quella confusione che gli ottenebrava i sensi e si addormentò.
   
 
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