Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Usa_chan 10    04/07/2011    1 recensioni
È il suo cuore il tamburo che misura
i passi lenti e costanti del mondo.
Il suo respiro arriccia e increspa
le onde di questa dorata marea d’amore.
Aggira i suoi occhi il fulgore di una stella che il mondo riesce a
vedere e per sempre, per sempre.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sabaku no Gaara | Coppie: Kiba/Hanabi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3: be my love

È il suo cuore il tamburo che misura

i passi lenti e costanti del mondo.

Il suo respiro arriccia e increspa

le onde di questa dorata marea d’amore.

Aggira i suoi occhi il fulgore di una stella che il mondo riesce a

vedere e per sempre, per sempre.

 

Ero rimasta sdraiata per diverse ore, supina, sul letto della stanza di Gaara. Ero stata imbarazzata quando mi aveva detto che avrei dormito lì, però lui si era impuntato e alla fine avevo dovuto passare la mia dolorosa e lunga convalescenza nel suo letto.

Lui ovviamente aveva dormito nella stanza di suo fratello Kankuro, ma io avrei di gran lunga preferito dormire con Temari e lasciarlo stare nella sua camera. Sbuffai e mi stirai: avevo la schiena indolenzita e volevo alzarmi. Feci di nuovo per portarmi le mani al viso e togliermi le bande, ma poi quel pensiero, lo stupidissimo desiderio che fosse lui il primo che avrei voluto vedere con i miei occhi non-di-Hinata e allo stesso tempo che fosse lui il primo a vedermi com’ero in quel momento, mi trattenne e mi fece serrare le palpebre ancora più strette di prima.

Sospirai per l’ennesima volta e mi voltai di lato. La mia schiena sembrò ringraziare per la posizione più comoda e finalmente, stranamente stanca, riuscii ad addormentarmi.

 

Il respiro di Gaara contro la mia pelle mi faceva rabbrividire anche se lui non mi stava toccando. I suoi capelli, e ora li ricordavo, rossi come fuoco, mi solleticavano piacevolmente la guancia e la punta del suo naso mi sfiorava la spalla.

Voltai appena la testa e gli appoggiai le labbra sulla fronte, facendolo scostare da me. “Possibile che tu ti allontani ogni volta che cerco di toccarti?” Gli chiesi con tono piuttosto impertinente. Gaara non disse niente, come al solito, e io temetti che si sarebbe alzato e sarebbe andato via dalla stanza come qualche giorno prima, così mi misi su un fianco e lo cinsi con il braccio. “Non puoi scapparmi via.” Gli dissi stringendolo forte e infilando la testa sotto la sua. Da quella posizione qualche volta ero persino riuscita a baciargli il collo prima che lui potesse sfuggirmi. Anche in quell’occasione ci riuscii, avevo come l’impressione che sdraiarsi accanto a me ed essere abbracciato e coccolato in quel modo lo avessero illanguidito, e la cosa mi fece sorridere e addolcire. Era davvero tenero quando abbandonava le sue risposte secche e quel tono di voce inespressivo e lasciava trapelare quello che davvero sentiva e desiderava.

La sua mano risalì delicatamente sul mio viso e mi sollevò il mento. “Hinata.” Sussurrò con la voce densa d’emozione. Lasciai che si avvicinasse e sfiorasse la mia bocca con la sua e sentii che il mio viso prendeva fuoco. Aveva il sapore buono di qualcosa che mi sembrava di aver dimenticato o di non aver mai conosciuto. Spinsi le labbra sulle sue e affondai le dita trai suoi capelli. Erano così soffici che credevo che non avrei mai smesso di toccarli e avevano il profumo dolce del sole, il profumo dolce che diceva “Gaara”. L’altra delle sue mani se ne stava appoggiata mollemente sul mio fianco, o meglio, io credetti che fosse lì fino a quando non sentii il calore delle sue dita sulla pancia e poi più giù, tra le gambe ed ebbi un piccolo tremito involontario che provocò in lui quel buffo suono simile ad una risata. Mi piaceva sentirlo ridere, anche quando era perché le sue dita stavano accarezzando una parte di me che nessun altro, nessun altro mai aveva sfiorato.

 

Mi svegliai con un lieve singhiozzo dal sogno che stavo facendo, che ricalcava abbastanza fedelmente quello che era successo quella notte nella stanza, perché il materasso tremolava e s’affossava. Ero perfettamente consapevole che Gaara si stava arrampicando sul letto per raggiungermi, probabilmente portandomi qualcosa da mangiare o un regalino, dal momento che quella mattina avrei dovuto togliere le bende e invece avevo dovuto aspettare fino a sera che i suoi impegni di Kazekage lo lasciassero libero. Allungai le mani quasi per un riflesso involontario e lui appoggiò le guance sui miei palmi tesi, facendomi sorridere. In fondo non m’importava se era in ritardo e se non mi aveva nemmeno portato niente per farmi contenta: averlo lì e poterlo abbracciare e coccolare era tutto quello che volevo.

“Sei tornato.” Sussurrai prima di baciarlo. Continuava ad avere quel sapore di cosa buona, di sole e di timida tenerezza. Gli passai le dita trai capelli e mi accorsi che le sue mani mi salivano sul viso e sfioravano le bende. Mi allontanai da lui e inspirai profondamente. “Non preoccuparti, andrà tutto bene.” Mi tranquillizzò lui continuando a svolgere la fasciatura. “Sono sicura che sarai bellissima con i tuoi nuovi occhi, anche più bella di com’eri prima.” Sbuffai pensando al mio povero, stupendo, perduto Byakugan e quasi mi venne da piangere. Gaara intanto aveva finito di togliermi le bende e ora se ne stava fermo davanti a me in silenzio. Senza aprire gli occhi presi le sue dita e me le appoggiai sulle palpebre. “Potrò vederti appena toglierai le mani da qui.” Sussurrai con voce sottile. “Soltanto qualche altro secondo e poi potrò guardarti come tu hai guardato me fino ad ora.” Sotto le sue dita due grosse lacrime si gonfiarono e scivolarono giù piano piano. “Ti vedrò non appena …” Gaara allontanò all’improvviso le mani dal mio viso e io di riflesso aprii gli occhi.

“Oh …” Riuscii a dire soltanto mentre i miei nuovi occhi si abituavano alla luce flebile della stanza. Riuscii a distinguere prima gli orli della sua figura, sfocati e tremuli, poi, gradualmente, i colori dei suoi vestiti, della sua pelle chiara e dei suoi capelli. Erano così rossi, mi ritrovai a pensare, che avrebbero anche potuto far male a quei miei nuovi, sensibili occhi, così rossi che per un momento mi ricordarono la cortina sanguigna che aveva avvolto il mio mondo fino a quel momento. Alla fine riuscii anche ad incontrare il suo sguardo verde chiaro e il mio cuore si scoprì a battere velocissimo. Era così bello che faticavo a credere che fosse reale.

Potevo vederlo, ora, eppure allungai lo stesso una mano e gliela appoggiai sulla guancia. Il contatto familiare mi fece sorridere e sciolse la tensione. “Grazie.” Riuscii a dire senza che la voce mi tremasse. Lui inclinò la testa come un uccellino che ascolta e io continuai. “Per avermi raccolta e salvata. Per essermi stato vicino quando non potevo vedere.” Mi chinai e appoggiai la fronte alla sua. Potevo vedere ogni singolo ciglio che faceva corona ai suoi occhi e brillava come un filo d’oro ed ero abbagliata e innamorata. “Per avermi voluta anche se ero poco più che un relitto umano.” Gaara sorrise, adoravo la curva delle sue labbra, e sussurrò. “Relitto umano?” Domandò meravigliato prima di sdraiarsi vicino a me. Io mi accomodai al suo fianco e appoggiai la fronte alla sua spalla. “Relitto umano …” Borbottò voltandosi per appoggiarmi il mento sulla testa. Sorrisi del suo respiro che mi spettinava i capelli e che, inspiegabilmente, come aveva sempre fatto senza che io lo sapessi, continuava a disegnare gli angoli bui della stanza e, oltre i confini della camera, il profilo del mondo.

“Mio padre ha risposto alla tua lettera?” Gli chiesi a voce bassa. Gaara aveva spedito un messaggero al villaggio della Foglia la settimana precedente per far sapere alla mia famiglia cosa mi era successo, che stavo bene e che mi trovavo ospite presso di lui. Gaara giocherellò con le mie dita per qualche momento. “Non ancora.”

Non ancora. La figlia che si era fatta strappare via il prodigio del Byakugan, l’erede della casata principale degli Hyuga che non possedeva più gli occhi bianchi … ero una delusione per lui, per tutta la famiglia, più di quanto non lo fossi mai stata. Mi sarei messa a piangere da un momento all’altro, le lacrime già mi pungevano gli angoli degli occhi, ma Gaara si voltò di fianco e mi guardò intensamente, costringendomi a voltarmi a mia volta verso di lui. “Sei bellissima con questi nuovi occhi.” Arrossì lievemente. “Eri bella anche con i tuoi … Anche senza … “ Il suo imbarazzato balbettio si perse in un sospiro e il nodo che mi bloccava la gola si sciolse. “Non li ho ancora visti.” Suggerii vaga osservando il suo sguardo. Lui si alzò rapido e scese dal letto mentre io mi sedevo e seguivo i suoi movimenti con le palpebre socchiuse.

Quando tornò a sedersi vicino a me teneva in mano uno specchietto rotondo e grazioso. “L’ho preso nella stanza di Temari.” Confessò sorridendo e tendendolo verso di me. Lo presi con mani tremanti e sospirai. Prima di guardare la mia immagine riflessa cercai gli occhi di Gaara e lui mi sorrise incoraggiante. Con un altro profondo respiro abbassai finalmente lo sguardo nello specchietto e vidi i miei nuovi occhi.

Non era il Byakugan. Le mie iridi non erano più grandi e violette, quasi bianche, non assomigliavo più ad una Hyuga, non sembravo più nemmeno Hinata.

Guardai il mio occhio destro, verde intenso, con una piccola pupilla lucida e nera al centro, e poi il mio occhio sinistro, di una indefinibile sfumatura tra il grigio e il blu. Mi guardai per qualche secondo, poi alzai la testa e dissi cercando di trattenere le risate. “Ma … sono diversi?”

Gaara sorrise e mi tolse lo specchio dalle dita. “Non abbiamo potuto salvare entrambi gli occhi dei ninja a cui appartenevano prima, così … io trovo che siano molto belli.” Alzò le spalle e rimase in silenzio. Gli restituii uno sguardo un po’ perplesso, poi, come aveva fatto lui, scrollai le spalle e sorrisi.

In fondo, mi dissi mentre lui si sdraiava di nuovo al mio fianco e pian piano si addormentava, sussurrandomi nell’orecchio respiri sempre più lunghi e lenti, se avevo lui accanto e potevo restare lì dove mi sentivo così amata e giusta, soltanto perché ero io, perché non avrei dovuto sorridere?

Hinata, io per com’ero, era perfetta per il posto in cui mi trovavo e in cui volevo essere.

 

 

 

 

 

 

IL MIO ANGOLINO <3: Hola a tutti ! Grazie di tutte le visite, grazie a chi legge e recensisce e anche a chi legge soltanto, mi fa tanto tantissimo piacere vedere crescere il numero delle visualizzazioni!!! Ci vediamo al prossimo capitolo, fatemi sapere che pensate di questo, ciao!! <3

 

Usa-chan ^_^ 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Usa_chan 10