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Autore: Tati Saetre    04/07/2011    18 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Se sei così sicura perché ogni venerdì ti ostini ad andare a cena in quel Pub?”... “Per l’ottima cucina!” Angela sorrise, lisciandosi la coda che si era fatta in basso a destra.
A chi volevo darla a bere? Tutti sapevano – e quel tutti includeva me ed Angela -, che ogni venerdì andavo in quel Pub per vedere lui.
Era stato una specie di colpo di fulmine, proprio dritto al cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note a fine capitolo :)
 
Undicesimo capitolo – Non c’è due senza tre.
 
BELLA’S POV
 
Cercai di scansarmi, ma non ci riuscii.
Le sue mani vagavano su tutto il mio corpo, e dovetti fare forza sul suo petto, per riuscire a staccarlo da me.
Ansante lo guardai fisso negli occhi, pulendomi con una mano la bocca.
“Non so di caffè.” Disse soltanto, arcuando le sopracciglia.
Ma quanto poteva essere scemo?
No, perché non riuscivo a trovare una risposta.
“Non-” Non terminai la frase, perché mi scompigliai i capelli frustrata.
Poi, presi un bel respiro. “Non sai di caffè?! Ma ti rendi conto di quello che mi hai appena detto?” Continuai, sbattendo le mani all’aria.
“Che non so di caffè?” Era come se fosse caduto dalle nuvole, in quel preciso istante.
“EDWARD! Mi hai detto che mi ami!!” Quasi urlai, ricordandomi qualche secondo dopo che al piano inferiore c’era ancora Charlie.
“Sì?” Sembrò quasi una domanda.
Come se dovessi confermagli quello che lui aveva appena detto pochi istanti prima.
“Oh, Gesù.” Sussurrai appena, sedendomi sul letto e appoggiando i gomiti sulle gambe.
No, quello doveva essere un incubo.
Una volta l’avrei definito un sogno.
Caspita, Edward Cullen mi aveva appena detto che mi amava.
Ma ora, dopo tutto quello che era successo, quello era tutto fuorché un sogno.
Un tremendo incubo. Ecco, cos’era.
“Che c’è, Bella?”
E mi domandava anche cosa avevo?
“Che valore dai ai sentimenti, Edward?” Gli chiesi a bruciapelo, alzando poco la testa per guardarlo dritto negli occhi.
Iniziò a fissare intensamente una mattonella, e poi si sedette vicino a me.
“E’ che…”
“E’ che non ti sei neanche reso conto di quello che hai detto.” Finii io per lui, scuotendo la testa sconsolata.
“Non è vero.”
“Sì che è vero.”
Si morse il labbro inferiore, quasi a disagio.
Avevo ragione. Avevo fottutamente ragione.
Gli passai una mano fra i capelli ramati, scostandogliene un po’ dalla fronte.
“Non dovevi dirmelo.” Esordii, dopo qualche secondo di silenzio.
Si voltò verso di me con il viso arrossato e gli occhi lucidi.
Poteva essere sempre più bello?
“Perché?”
“Perché non lo pensi davvero.” Risposi, cercando di combattere con le mie di lacrime.
Aveva detto tutto a Jacob, ed ancora doveva parlare con Tanya.
Come potevo credere al suo ‘Ti Amo’? Non potevo e basta.
Gli era uscito così spontaneamente, come se volesse scusarsi, ma non sapeva come fare.
Ma con un ‘Ti Amo’, di certo le cose non sarebbero cambiate.
“E se lo pens-”
“Edward, vai via.” Dissi, indicandogli la porta.
Non mancava poco prima che scoppiassi definitivamente, e di certo non volevo lui a consolarmi.
Non dopo quello che aveva detto.
“Cosa?”
“Puoi andartene?” Ripetei con più calma, mentre la voce si faceva sempre più roca.
“Per-”
“Vai e basta, okay?” Questa volta ero stata autoritaria, infatti si alzò, dirigendosi verso la porta.
Appena arrivò sullo stipite, si voltò per tornare indietro e per stamparmi un bacio sulla fronte.
Poi uscì definitivamente dalla mia camera, lasciandomi amareggiata e con le lacrime che ormai strabordavano dai miei occhi.
 
*
 
“Secondo me lo pensa davvero.” Decretò Angela, passandomi un altro Kleenex. L’ennesimo.
Edward se ne era andato da alcune ore, ed io avevo bisogno di parlare con qualcuno.
Qualcuno che mi capisse al volo, e non c’era niente di meglio delle mie due migliori amiche.
Peccato che non me l’ero sentita di chiamare anche Alice.
Era pur sempre la mia migliore amica, ma anche la sorella di Edward.
E non avrebbe di certo risparmiato un cazziatone a suo fratello. E questa cosa riguardava soltanto Edward e me.
E quindi chiamai Angela, che in meno di cinque minuti si era catapultata a casa mia con una scorta di dolciumi e Kleenex.
I dolciumi erano tutti intatti.
I Kleenex un po’ meno.
“Come fai a dirlo?” Le domandai, soffiandomi il naso energicamente.
Non poteva essere vero. No.
“Per quanto Edward Cullen si sia divertito con tutte le ragazze della scuola, te l’ha detto. Ti ha detto che ti ama, Bells. E secondo me non stava scherzando. Sarà anche il più figo della scuola, ma non è scemo.” Precisò, incrociando le gambe sul letto.
E come potevo darle torto?
Edward era tutto, fuorché scemo.
E per dire tutto, intendevo proprio tutto.
Bello, intelligente, simpatico e… innamorato.
Possibile? Possibile che fosse innamorato, e proprio di me?
Della ragazza non vedeva solo che lui da due mesi.
Succedeva soltanto nei film romantici, o nelle fiabe.
Ma non a Forks. E non a Isabella Swan.
“Dovresti parlarci.” Continuò, stiracchiandosi le braccia.
Non potevo parlargli. Non dopo quello che avevo combinato poche ore prima.
L’avevo praticamente cacciato da casa mia, perché stavo per scoppiare in una crisi isterica.
“Non voglio parlarci.”
“Allora parlane con Alice. Sai che è lei è molto convincente, no?”
Cancellai immediatamente il solo pensiero che Alice parlasse con Edward.
Lo avrebbe ucciso. Proprio perché quella stessa mattina mi aveva definita la sua cognatina.
Ed ora, non c’era più nulla.
“Non posso dirlo ad Alice.”
“Perché no? Lo sai che lo verrà a sapere comunque, vero?”
Perché io dovevo parlare proprio con Angela?
La persona che aveva sempre e solo ragione?
Sbuffai, inarcando le sopracciglia.
“Ho capito. Fai come vuoi.” Si arrese infine, dandomi almeno un po’ di corda.
“Bene.”
“Bene.”
“Okay.”
“Devi dirlo ad Alice.”
“ANGELA!” Gli puntai un dito contro, con gli occhi che mi uscivano fuori dalle orbite.
Tesoro.” Si avvicinò, posandomi una mano sul mio braccio. “Non sai neanche tu in che guaio ti sei cacciata. Non sai se i sentimenti di Edward sono veri o meno, perché sei arrivata da sola alle tue conclusioni. Non sai nulla. E perché non dirlo ad Alice? Lei ti potrà aiutare più di quanto sto facendo io.”
“Ne sei proprio sicura?” Chiesi timidamente, appoggiando l’altra mano libera sulla sua.
“Sì.”
“Okay, ne parlerò con Alice.”
“Ottimo. Allora chiamala.” Mi passò il suo cellulare, ma io ritirai subito la mano.
“Che ne dici se prima mangiamo tutte le schifezze che hai comprato?” Le indicai, aprendo una busta di caramella.
Lei sbuffò, accettando la mia idea ed iniziando a mangiare insieme a me.
 
*
 
“Non ci credo.”
Infine avevo seguito il consiglio di Angela.
Avevo chiamato Alice. Peccato che da parte sua non c’era stata nessuna esaltazione, ma un minimo ed accennato ‘Non ci credo’.
“Invece è così.”
“Fammi capire… mio fratello ti ha detto che ti ama?” Sentii un po’ di trambusto provenire dall’altro capo del telefono, segno che quella nanetta aveva combinato qualcosa.
“Cos’è stato?”
“Niente. Jasper è caduto dal letto.”
Quasi sputai tutta l’acqua che stavo bevendo, ma non perché Jasper era caduto dal letto.
No.
Perché Alice aveva detto quella frase ad alta voce, e quindi anche lui sapeva.
“Non preoccuparti. Non dirà niente a nessuno.” Mi rassicurò, sbraitando poi contro il suo amato fidanzatino.
“Fantastico.”
“Okay, ritorniamo a noi. Quindi mio fratello ti ha detto che ti ama.”
“Così sembra.”
“E quindi la conclusione è… che dopo questa grande rivelazione avete fatto sesso selvaggio, vero?”
Peccato che ora non stavo bevendo nulla, e quello che uscì dalla bocca fu proprio uno sputo.
Uno schifosissimo sputo.
“E’ tuo fratello, Alice.”
“Sì. E ti ha detto che ti ama.”
“Ma non era vero.” Puntualizzai, basandomi sempre sulla mia teoria.
Che Angela aveva definito alquanto bizzarra e idiota.
Tradotto nelle mie parole: una vera e propria stronzata.
“Conosco bene mio fratello, Bella. E so per certo che non avrebbe mai detto nulla del genere, se non lo pensasse sul serio. Quindi, ti ama.”
“Non sono neanche due giorni che usciamo e… e non se ne può uscire con quelle due parole.”
“Di cosa hai paura, Bella?”
Ecco, quella era una domanda che non doveva farmi.
Di cosa avevo paura?
Di rimanere scottata.
Avevo ancora quel dubbio della scommessa, che era un fardello nella mia mente.
Ed io ero innamorata persa di Edward, da più di due mesi.
E lui, non poteva esserlo di me.
Era impossibile.
“Di niente.”
“Sei una pessima bugiarda. E riconosco le tue bugie anche quando stiamo a metri di distanza.”
La mia carriera come attrice non valeva nulla.
“E cosa dovrei dirgli, scusa?”
“Che anche tu lo ami. Da mooolto più tempo di lui.”
Era forse impazzita?
Con quale coraggio mi sarei presentata da Edward, per dirgli che lo amavo? E da mooolto più tempo di lui?
“No. Non funzionerà mai.”
“Se prima non ci provi.”
“Lascia stare.”
“Dai, Bells! Ti serve soltanto una spinta! Facciamo una cosa: ora vado a casa, e guardo come sta Edward. Se si sta crogiolando nel suo dolore, ti invio un SMS. Ma se balla la samba, non ti arriverà nulla.”
‘Se balla la samba’ sempre nelle mie parole veniva tradotto come: se sta scopando con una o più ragazze, significa che non gli interessi.
“Grazie, Alice.”
“Di niente, tesoro. A dopo.”
“Come fai ad esserne così sicura?”
“Te l’ho detto. Conosco bene mio fratello.”
Così attaccò, lasciandomi con il cellulare in mano e la bocca mezza aperta.
 
Dieci minuti dopo…
 
‘Un uomo con gli occhi arrossati mentre guarda The Notebook secondo te si sta crogiolando nel suo dolore?’
L’SMS di Alice.
Quel messaggio che stavo aspettando.
‘Non lo so. Dimmelo tu.’
‘Muoviti, vieni a casa mia.’
‘Con le stampelle ed una caviglia rotta il Pick Up non partirà mai.’
‘Scendi. Sto per venire a prenderti.’
Come non detto.
Indossai il cappotto, e scesi al piano inferiore.
“Papà, vado a casa Cullen!”
“Sono le nove, Bells.” Precisò mio padre, indicandomi che fuori si era già fatto buio.
“Dieci minuti e sono a casa.”
“Dieci minuti, Bella.” Assottigliò gli occhi, mentre uscivo dal vialetto.
Ed Alice era già fuori, pronta per partire.
 
*
 
“Magari appena entri non dirgli proprio tutto. Chiedigli di salire in camera sua, e poi fai questa grande rivelazione.”
Erano dieci minuti che eravamo ferme nel vialetto di casa Cullen.
Mentre Alice mi dava qualche dritta per parlare con Edward.
Ma io, non ne ascoltavo neanche una.
“Okay.”
“Non mi stai ascoltando.”
“Farò quello che sento, Alice.”
“Ottimo, ma niente scenate. Ci sono i miei.”
Annuii, ed aiutata dalla mia amica scesi, trascinandomi dietro le stampelle.
Arrivati davanti alla porta, Alice suonò.
Uno, due, tre, quattro, cin-
“Isabella Swan?”
Sbarrai gli occhi, per incontrare due pozze azzurre come l’oceano.
“Tanya?”
E fu Alice, a parlare per me.
 
**
 
NOTE:
 
Sì, uccidetemi tutti.
Il capitolo l’ho tirato fuori con la forza, in due orette. Peccato che non voleva uscire per nulla al Mondo.
Insomma, ecco a voi la reazione di Bella e la nostra amata Tanya!
Beh, e per l’ennesima volta ho concluso il capitolo con un bel colpo di scena. Cosa ci faceva Tanya a casa Cullen? Ehhhh….
Prima che scappi a gambe levate, vi vorrei ringraziare tutti. Dal primo all’ultimo. Quando ho visto le 17 recensioni, sono rimasta così: *O*
Grazie, grazie e GRAZIE!
Poi, ecco a voi la mia raccolta di One-shot Robsten :D Andate a leggerle, su su :)
A lunedì prossimo! :***
P.s. Il capitolo di Thinking of you non arriverà domani, sorry çç
   
 
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