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Autore: l84ad8    05/07/2011    7 recensioni
La storia si svolge circa cinque anni dopo Breaking dawn.
E' la mia personale versione di come potrebbe essere iniziata la storia d'amore tra Renesmee e Jacob ed è scritta tutta dal punto di vista di lei tranne il prologo.
Spero che ne venga fuori qualche cosa di buono perchè è la mia prima FF. Ringrazio mio fratello che mi ha incoraggiata a scriverla e incrocio le dita perchè piaccia anche a voi.
Spoiler per chi non ha letto tutti e cinque i libri.
P.S. Dato che alla fine di Breaking Dawn ci sono 17 lupi ho dovuto inventare i nomi di quelli di cui non si parla.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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SEDICI ANNI SEDICI

Fare merenda con Asia aveva indubbiamente i suoi lati positivi, pensai, mentre sgranocchiavo con calma l’ennesima patatina alla paprika beatamente spaparanzata sul letto, Jake non era per niente generoso in fatto di schifezze, e per di più quando gli faceva comodo mangiava ad una velocità veramente inumana. Certo a suo vantaggio andava detto che con lui la conversazione non avrebbe teso a Seth ad ogni occasione e che sicuramente lui avrebbe mostrato molto più interesse alla mia spiegazione sul perché gli Hold Steady non potessero essere considerati propriamente eredi di Bruce Springsteen; ma non si poteva avere tutto e in fondo non potevo dire che mi stavo annoiando. Anzi, il contrario.
“Volevo chiederti, secondo te …” ricominciò Asia, approfittando della breve pausa nella conversazione.
“Giuro che se è un’altra domanda su Seth mi metto a urlare!” minacciai interrompendola e infilandomi in bocca altre due patatine.
Asia ridacchiò
“Non puoi. In quanto mia amica, sei tenuta per contratto a ascoltare tutte le mie paranoie su di lui.”
“Non ricordo di aver firmato niente!”
“E a mostrarti interessata, ovviamente”
“Pure!”
“Certo. E poi questa è una domanda seria.”
“Addirittura? Più di ‘Secondo te, Seth, conosce la …”
La cuscinata si abbatté sulla mia testa prima che potessi concludere la mia rimostranza.
“HEY! No, dico, mi spettini!” brontolai in quella che ritenevo fosse una parodia abbastanza idiota di Tara Chioma- fluente Turner. Tara Turner, che nome stupido. Proprio adatto a lei!
“Vedi” disse indicandosi la bocca, stirata in un finto sorriso a trentacinque denti “rido delle tue patetiche imitazioni. E’ perché sono tua amica.”
Il cuscino tornò al mittente.
“Glielo hai poi dato il suo numero a Jacob?”
“Ho detto che lo avrei fatto, no?” risposi, innervosendomi al ricordo.
“Che scema! Io lo avrei buttato nel primo cestino” commentò.
Scossi le spalle: avevo avuto tutto il tempo per ripensarci e trovare altrettanto insensato il mio ruolo di messaggera. Non era proprio una delle mie massime aspirazioni tornare a discuterne.
“Allora, questa domanda importante su Seth?”
“Ah, si….la domanda…già” balbettò virando improvvisamente al porpora acceso e prendendo a studiarsi le unghie.
Mi pentii all’istante di avergliela ricordata.
“Ferma lì.” La bloccai di nuovo “ Sia chiaro che non ho nessuna intenzione di rispondere a domande a luci rosse su Seth. Non voglio neanche sentire domande a luci rosse su Seth!”
“Non è a luci rosse, cretina!” sbuffò dandomi uno schiaffo sul braccio “Volevo solo sapere se…non è che vai a dirglielo, vero?”
“Ovviamente no!” replicai offesa
“E neanche a Jacob?”
“Neanche a Jacob.”
Non era una balla, 'dire' e 'vedere' erano cose diverse, no?
“Tu lo conosci bene?”
“Si, direi di si”
Non eravamo intimi come con Jacob ma lo consideravo uno dei miei migliori amici. E comunque era una persona diretta, non aveva molte zone d’ombra.
“Sai se…beh…se ha avuto molte ragazze?”
Ecco, questa per esempio era buio totale.
“Guarda che puoi dirmelo. Cavolo, lui è così….” Gesticolò un attimo alla ricerca della parola adatta e poi desistette “E’ ovvio che le abbia avute.”
“…disse la vecchia racchia” la presi in giro, sollevandomi sul gomito per guardarla meglio in faccia.
 “Comunque hai frainteso. Non è che non voglio dirtelo, è che proprio non ne ho idea. Penso niente di serio, comunque, in quel caso lo sarei venuta a sapere. Avrà la stessa esperienza di ogni altro ragazzo di ventun anni.”
Asia si voltò di scatto verso di me.
“Quanti anni ha?!”
“Ventuno” risposi, ma fu quasi una domanda.
Avevo sbagliato? Quanta esperienza si aveva a ventun anni? Troppa? Troppo poca?
“Ma stai scherzando?”
No che non scherzo!” protestai di nuovo, stavolta con veemenza  “E smettila di chiedermelo! E’ tutto il pomeriggio che mi chiedi se scherzo! No, non sono riproduzioni, sono opere originali…Ma scherzi?” la imitai
“Ness, avete un Picasso! E un Rembrandt! Una ballerina di Degas! Per non parlare degli altri. E’ ovvio che pensassi a delle riproduzioni!”
“No, Asia, io non vivo qui” continuai imperterrita “per andare a casa mia si va da quella parte…Ma scherzi?”
“E’ un quarto d’ora a piedi in mezzo al nulla! Al nulla! Chi ci crederebbe?”
“Ed è anche così difficile credere che Seth abbia ventun anni?” chiesi curiosa, tornando al tono normale “Quanti gliene davi?”
“Beh, in effetti si. Sembra più grande. Direi sui venticinque, anno più anno meno”
“Ma non avete parlato un po’ di voi oggi, quando ti ha accompagnata a casa?”
“Eh, l’idea era quella! Invece poi è andata a finire che ho parlato solo io. Di me. Oddio, l’avrò annoiato a morte!”
Si girò ansiosa verso di me in cerca di una smentita, che mi affrettai a darle. No che non lo aveva annoiato! Certo che ne ero sicura! Se si fosse stufato lo avrebbe detto. Ah beh, se poi era stato lui a fare tutte quelle domande se l’era cercata!
“In ogni caso è meglio che sia più giovane di quanto credessi. Mia madre aveva già iniziato a stressare che secondo lei era troppo grande per me. Mi risparmio di inventarmi una scusa per sabato” considerò, più tranquilla.
“Cinque anni non sono molti.”
“Meglio di dieci di sicuro!”
Rimanemmo in silenzio per qualche istante, ognuna persa nei suoi pensieri.
Sarebbe stato indiscreto chiederle delle sue, di esperienze? Ero curiosa di sapere come fosse avere davvero sedici anni. La mia era una situazione particolare: la mia mente era più pronta di quella dei miei compagni, assimilavo i concetti con molta più facilità degli altri e per molte cose mi rendevo conto di essere più matura di loro, ma erano tutte cose relegate alla sfera didattico-cognitiva. Tutt’al più a quella auto- conservativa. Voglio dire: era matta a pensare di prendere e uscire dicendo una balla? Senza che nessuno sapesse dov’era? Grazie al cielo usciva con noi e non con chissà chi. Uno stupratore magari, un serial-killer…un ‘vero’ vampiro. Mio Dio, ma non aveva coscienza dei possibili pericoli? Forse no. Dopotutto lei, a quattro mesi, non aveva visto quasi sterminare la sua famiglia. Nessuno era stato costretto ad insegnarle come difendersi. Non che i miei e Jake non fossero stati in grado di metterla sempre come un gioco ma sapevo che avrebbero preferito non dovermi preparare ad una simile eventualità. Odiavano l’idea implicita che io potessi trovarmi a dover usare quello che mi insegnavano. Li terrorizzava. E infatti la raccomandazione comune a tutti si poteva riassumere in una sola parola: Scappa.
“Sei più debole di un vampiro. Cerca un modo per distrarli e scappa”
“Devi sempre cercare di evitare lo scontro diretto. Ad ogni costo”
“Non importa tutto quello che hai imparato. Se c’è una minima possibilità, scappa”
“Se dovessimo essere in pericolo io li distraggo, Ness, tu pensa a scappare.”
“Corri più veloce che puoi e non voltarti indietro.”
Me lo avevano ripetuto e tuttora me lo ripetevano fino alla nausea. Con queste premesse era ovvio che fossi più cosciente degli altri in tema di pericoli.
Tuttavia non erano ovviamente questi gli aspetti che mi intrigavano, quando pensavo a come sarebbe stato se fossi stata normale.  Se fossi cresciuta insieme a tutti gli altri bambini, alla stessa velocità. Come sarei stata se avessi avuto sedici anni per avere sedici anni? Ci sarebbero state differenze sul piano…emotivo?
Sentii le guancie in fiamme al pensiero e lanciai ad Asia un’occhiatina di sbieco: fortunatamente non sembrava essersi resa conto di nulla.
Stando così le cose, avrei voluto che continuasse da sola sull’argomento, dopo che l’aveva introdotto. Ma più passavano i secondi più aumentavano le probabilità che per tappare il silenzio facesse qualche domanda a caso che ci avrebbe condotte lontano. Così mi decisi.
“E tu?” buttai lì, con finta nonchalance, concentrandomi intensamente sull’ultimo bottone della mia camicia.
“Io cosa?”
Eccheccavolo, un po’ di immaginazione! Pensai, frustrata, ma risollevai lo sguardo solo per incontrare il suo, ammiccante. Forse mi ero sbagliata a pensare che le fosse sfuggito che poco prima ero arrossita; comunque, tanto per sicurezza, passai di nuovo al bordeaux. Il suo sorriso si allargò e io tornai al mio bottone. Era una mia impressione o era di un buon millimetro più a destra degli altri?
“Avanti” mi concesse, sollevandosi sul gomito a sua volta “Cosa vuoi sapere?”
“Tutto” mi lasciai scappare eccitata oltre ogni dire.
Scoppiammo entrambe in una risatina.
“Tu chiedi e io rispondo.”
Avevo già la bocca aperta per la prima domanda quando arrivò il però.
“Però cosa?”
“Però poi tocca a me”
“Ci sto” approvai immediatamente.
Acchiappai una manciata di orsetti gommosi mentre mi prendevo ancora un secondo per decidere quale, tra le duecento domande che mi si erano affollate nella testa, dovessi scegliere come prima, agitandomi al contempo  alla ricerca della posizione migliore per ascoltare quello che speravo fosse un lungo racconto.
Alla fine, non riuscendo a trovare la domanda giusta tra le mie, decisi di rigirarle la sua.
“Hai avuto tanti ragazzi?”
“Non direi proprio”
“Ma qualcuno sì?” sperai, preoccupata del fatto che la mia indagine finisse ancora prima di iniziare.
“Qualcuno sì”
“Quanti?”
“Beh, se vogliamo contare anche Nikos, tre. Ma avevamo sette anni, direi che Niki è escluso” ridacchiò
Quindi, Niki eliminato. Due.
“Come si chiamavano?”
“Emil e Christopher”
“Quanto ci sei stata insieme?”
“Con Emil quattro, forse cinque mesi”
“Cinque mesi? E’ parecchio!” la interruppi
Sophie un paio di giorni prima aveva fatto un mese con il suo ragazzo, Kyle, e dalla valanga di complimenti e congratulazioni che aveva ricevuto dalle altre compagne avevo dedotto dovesse essere un traguardo importante. Per lo meno tra i miei coetanei. Ovviamente, quando lo avevo capito, mi ero unita anche io al festeggiamento generale.
“Si, abbastanza. Comunque avevamo solo tredici anni, eravamo ancora piccoli, sai com’è a quell’età”
“In effetti no” ammisi, spezzando a metà la barretta del croccante con scaglie di pistacchio che avevamo adocchiato entrambe. Afferrò la sua parte con aria esasperata, forse credeva che facessi apposta a fare la gnorri.
“Ma si, camminavamo mano nella mano, ogni tanto ci imboscavamo per sbaciucchiarci un po’ ma non era una vera relazione. Voglio dire, quando era li, presente, mi piaceva ma non mi capitava di sentirne la mancanza quando avevo altro da fare. Io avevo la mia vita e lui la sua ed erano del tutto separate, ci vedevamo praticamente solo all’intervallo a scuola. Forse, in effetti, dovrei togliere anche lui dalla lista, però la verità è che mi mandava sempre dei bigliettini con dichiarazioni d’amore eterno così carine e tanti cuoricini disegnati! E poi per San Valentino mi ha regalato una boccetta di profumo. Certo probabilmente lo aveva rubato a sua mamma dato che non aveva la confezione, però è stato un bel pensiero, no?”
“Oh, si! Sua mamma avrà apprezzato di sicuro!” giudicai, serissima.
Lei sogghignò divertita.
“Se vuoi, la prossima volta che vieni da me te li faccio vedere” propose.
“I bigliettini? Ma li hai tenuti?”
“Certo che li ho tenuti! Come ho tenuto tutti i biglietti dei film che ho visto con Christopher.”
“Con lui quanto è durata invece?”
“Solo un paio di mesi. Ci siamo lasciati quando sono partita per venire qui.”
Quindi era per quello che i primi giorni era stata così giù di morale. Evitai di chiedere visto che sapevo già la risposta e evitai anche battute sul fatto che ora non sembrava più così triste.
“Racconta. Come vi siete conosciuti? Che tipo era?”
“L’ho conosciuto al ‘¿Por qué no?’, un pub di Barcellona. Io ero li per la festa di compleanno di una compagna di classe e lui per quella di sua cugina. Ho scoperto che erano la stessa persona solo un paio d’ore dopo quando l’ho visto al suo fianco mentre lei soffiava sulle candeline. A quel punto avevo già deciso che quel tizio mi stava proprio sulle palle.”
Detto questo scoppiò a ridere lasciandomi basita.
“Ma come sulle palle? Non ti piaceva?”
“Assolutamente no! Era un bulletto presuntuoso ed egocentrico. In più aveva fatto una battuta scema sul mio vestito, o forse sui capelli, non mi ricordo neanche più. So che avrei voluto sprofondare e che ce l’avevo a morte con lui, altroché! Stupido idiota.”
Il tono tenero in cui lo espresse trasformò l’insulto in ciò che era realmente.
“E per lui era uguale?”
“No, penso non mi avesse nemmeno notata veramente, che avesse semplicemente deciso di dare aria alla bocca nel momento in cui passavo io” spiegò; “comunque, nei tre mesi successivi l’avrò incrociato sì e no due volte a casa della mia amica. Lui e il fratello di Consuelo avevano tre anni più di noi e uscivano con un’altra compagnia. E poi lui aveva un’altra morosa in quel periodo. Una tizia che si chiamava Maristela o Marisol, insomma qualcosa con Maria”
“E come avete iniziato a uscire insieme se lui non ti vedeva e tu non lo potevi vedere?” chiesi perplessa
“In pratica, verso la metà di marzo lui…o forse era fine febbraio? Non ricordo esattamente. Dunque, fammi pensare, ha fatto i 19 al 10 di febbraio quindi…una settimana, poi altre…due? Allora forse erano i primi di Marzo.”
“Va beh, Asia, non è che mi interessi proprio il giorno preciso. Più o meno!”
Questa storia cominciava ad essere un po’ contorta per i miei gusti.
“Hai ragione, scusa. Dicevo, dovevano essere i primi di marzo quando si è lasciato con la sua ex morosa – Maria Luz! Ecco com’era! – e dato che non portava più a casa da scuola lei, ha iniziato a scarrozzare avanti e indietro i suoi cugini. Io abitavo nel loro stesso paese e quindi Consuelo mi ha chiesto se volevo approfittarne”
“E tu hai accettato?”
“Certo che si! Mi risparmiavo più di mezz’ora di pullman! Per farla breve, ho scoperto che mi ero sbagliata su di lui. Non era affatto antipatico, anzi il contrario e certo era un po’ vanesio ma niente di drammatico. Comunque quando ha capito che mi piaceva ha generosamente deciso di darmi una chance” disse con aria superiore.
“Davvero?” Non mi sembra va una cosa di cui vantarsi. Ma per niente proprio.
“Sto scherzando, Ness!” replicò seccata “A volte sei proprio strana, sembra che tu prenda alla lettera tutto quello che dico!”
“Scusa” balbettai “eri così seria che…ecco…ho pensato che...”
“Ma no! Io ho capito che lui mi piaceva e viceversa e le cose sono andate come dovevano andare” spiegò, continuando a guardarmi un po’ stranita.
Mi finsi impegnata a trafficare con la merenda. Imbarazzo. Totale imbarazzo, ecco cosa si prova ad essere guardati così ma del resto non era colpa mia se le uniche relazioni di cui sentivo parlare o erano il risultato di un colpo di fulmine oppure di un telefilm, no?
Per quello che mi riguardava avevo sempre segretamente pensato che per me sarebbe andata come per i miei genitori. Amore a prima vista. Quando l’avessi trovato, avrei capito subito che quello sarebbe stato l’uomo giusto. Subito. I nostri sguardi si sarebbero incrociati e io… l’avrei saputo. Semplicemente così. Ovviamente, data la mia natura, uomo era inteso in senso lato ma l’alchimia sarebbe stata uguale. Ne ero sicura. O meglio...ne ero sempre stata sicura perché pensandoci bene, dati gli ultimi sviluppi, forse era il caso che cominciassi a prendere in considerazione l’idea di essermi sbagliata.
Ad ogni modo non ero comunque al corrente di quali potessero essere le realtà plausibili nella vita di una sedicenne normale.
“E poi?” chiesi cercando di sviare l’attenzione.
“E poi niente, ci siamo messi insieme.”
“E com’era?”
“Mi piaceva. Chris era un tipo imprevedibile. Tendeva a fare quello che voleva nel momento esatto in cui lo voleva, per cui un paio di volte mi è sinceramente venuta voglia di prenderlo a sberle, ma più che altro era divertente. Se aveva un pregio era sicuramente quello di riuscire a sorprendermi. Pensa che una mattina è passato a prendermi per andare a scuola e tre ore dopo eravamo sdraiati su una spiaggia a Formentera” raccontò, ridendo al ricordo “la sera abbiamo preso l’ultimo traghetto per tornare indietro e prima di rientrare a casa abbiamo cenato a Ibiza e siamo andati al cinema. Al cinema! A Ibiza! Ti rendi conto? Con tutti i cinema che ci sono a Barcellona!” disse ricominciando ridere “Per non parlare delle spiagge!”
“Una giornata memorabile, quindi” commentai.
“Già, finché lui non ha deciso di rovinarla facendomi appunto venire voglia di prenderlo a schiaffi” grugnì, passando dall’allegro al torvo in zero-due.
“Che ti ha fatto?”
“Voleva a tutti i costi che io restassi a dormire da lui” buttò li a mo’ di spiegazione.
Ci misi un paio di secondi a afferrare, secondi nei quali le sopracciglia di Asia si inarcarono significative. Il mio primo pensiero era stato che non riuscivo a capire che male ci fosse nella proposta di Christopher. Anzi, dato che la giornata era stata così bella era logico desiderare che durasse il più possibile. Trovandomi nella stessa situazione, avrei rivolto a Jake esattamente lo stesso invito. O lui a me. E noi eravamo solo amici quindi immaginavo che per una coppia dovesse essere anche meglio. Chiacchierare a bassa voce, scambiarsi sogni e confidenze, nei momenti di indolenza che precedono il sonno avvicina molto due persone. Crea complicità, crea intimità...
Intimi...tà.
Oh!
“Ooooh!”
“Gia! Ooooh! In pratica ha trasformato il viaggio dall’aeroporto a casa in un incubo continuando a insistere. Ma più lui mi assillava più io dicevo no, così alla fine abbiamo litigato. Lui mi ha dato della bambina ostinata e io dello stronzo egoista.”
“Ah.”
Ormai mi uscivano solo suoni. Non riuscivo davvero a capire come avessero potuto stare insieme dato che passavano il tempo a insultarsi a vicenda.
“Non fare quella faccia. Il giorno dopo abbiamo fatto pace.”
Questo mi lasciava ancora più sconcertata.
Ad ogni modo cercai di tirare avanti sullo stesso argomento
“Quindi non avete fatto…?”
 “No. Non abbiamo fatto” ammiccò. “Sono ancora...” ammiccò di nuovo.
“Ah. Capito.”
“Tu?”
“Sì, sì, anche io.”
“Credi che Seth lo abbia già fatto?” chiese, strapazzando di qua e di là il bordo di una delle federe.
“Non lo so, davvero.”
“Sì, me l’hai detto” sospirò sdraiandosi di nuovo.
“Sai, quando abbiamo lasciato la Spagna ho odiato mio padre e il suo lavoro del cavolo. Io volevo rimanere lì, con Christopher. Nonostante tutto ero davvero convinta di essere innamorata di lui, che non sarei riuscita a dimenticarlo. E invece sono qui solo da un mese e già sono giorni che non penso a lui” confessò.
“Seth.”
Non era una domanda ma lei annuì comunque, anche se in modo così impercettibile che faticai ad avvertirlo.
“E non va bene?”
“Si, certo che va bene.”
“E allora?”
“E allora quando ci penso mi deprimo un po’.”
“Perché?”
“Perché il lavoro di papà è sempre quello. Mese più mese meno rimarremo qui un anno e poi lo manderanno da un’altra parte. E con la mia fortuna stai sicura che la prossima meta sarà Tokyo o giù di lì. Benvenuti nel paese del Sol Levante” proclamò  con un gesto teatrale.
“Beh, a me piace la cucina giapponese, verrei a trovarti volentieri!” tentai di sdrammatizzare, con l’unico risultato di vederla infilarsi in bocca tristemente un enorme blocco di cioccolato.
 “Sei appena arrivata, manca ancora tanto tempo. Magari questa è una filiale senza speranza e rimarrete a vita” ritentai, arrotolandomi sul dito una ciocca dei suoi capelli.
Mi rendevo conto che non era una gran consolazione e che il miglioramento della sua espressione doveva essere in gran parte merito delle proprietà antidepressive del cacao, ma del resto cosa potevo dirle? Seth ti seguirà ovunque e comunque? Senza poterle spiegare tutto il resto, non sembrava tanto una rassicurazione quanto una minaccia di stalking. Era il caso che ne parlassero tra loro, non volevo rischiare di rovinare qualcosa. O anche tutto. Prima persona nella storia Quileute a rovinare un imprinting. Potevo esserne benissimo capace.
“Tu ci credi nei colpi di fulmine, Nessie?”
“Certo che sì.” Risposi subito “Perché?”
“Perché con Seth è andata così. Ti ricordi? Te ne eri accorta subito anche tu.”
“Certo che mi ricordo. E mi ricordo anche di averti detto che per lui era lo stesso.”
“A volte credo che mi legga nella mente” confessò. “Mi piace, mi da un senso di intimità. Non è strano dopo solo tre giorni?”
“Solo perché sai che non è possibile, che ti legga nella mente, se no sentiresti solo un senso di mancanza di privacy” replicai convinta, facendola ridere. “Comunque non è il vostro caso. Penso che Seth sia solo molto premuroso e molto attento a quello che potrebbe farti felice.”
“Sì, forse sì. Per esempio, il fatto che oggi abbia sorriso a mia mamma invece di mandarla a quel paese l’ho apprezzato molto. Ma ti sembra giusto che dopo cinque minuti che eravamo sotto casa sia venuta a controllare perché non ero ancora scesa dalla macchina? L’avrei uccisa” disse furente. “Vorrei proprio sapere chi cacchio è questa signora Stanley che le è andata a dire che ho mangiato fuori con voi due giorni di fila. E sono sicura che le ha detto anche qualcos’altro o non sarebbe così sul piede di guerra!”
Fu il mio turno per le risate. E io che mi preoccupavo che Seth potesse parlare di certe cose in pausa pranzo! Dovevo assolutamente dirlo a Jake, con un palo del genere le probabilità che succedesse si riducevano ancora più drasticamente di quanto non avessimo pensato. In effetti si riducevano le probabilità che succedesse qualsiasi cosa. Gongolai: nonostante tutti i miei buoni propositi, era proprio un’ottima notizia, significava più tempo per me!
“Beh, dai” la feci ragionare “Il problema più urgente, e cioè l’età, l’abbiamo risolto. Quindi direi che potresti goderti il momento e rimandare gli altri problemi a data da destinarsi.”
“Potrei” ammise effettivamente, più tranquilla.
Un istante dopo si girò a pancia in giù sorreggendosi sui gomiti e piantando i suoi occhi nei miei. La sua evoluzione aveva un non so che di minaccioso.
 “Direi che ora è il mio turno” chiarì serafica.
Appunto.
“Ma io non ho ancora finito!” balbettai alla svelta.
“Cos’altro vuoi sapere?”
“Eh..così su due piedi non lo so. Dammi un minuto e mi viene in mente”
“Tranquilla, per me non è un problema se pensi mentre rispondi.”
Divertente. Molto divertente.
Cercai di sostenere il suo sguardo, tanto perché non pensasse che ero proprio una pivellina e in effetti riuscii ad essere orgogliosa di me. Per forse dieci secondi...
“Quanti anni avevi quando hai dato il tuo primo bacio?”
Cavolo, non avevo proprio mai notato quanto fosse particolare il mio copriletto! Davvero, davvero, carino. Dovevo proprio fare i complimenti alla mamma per la scelta. La farfallina gialla sul fiorellino blu….e quella rosa su quello verde…e i gambi dei fiori che si intrecciavano…e formavano una piccola spirale…
“No!”
Asia passò da sdraiata a seduta così velocemente da riuscire quasi a spaventarmi.
Non hai mai baciato nessuno!
“Ma certo che si!” protestai subito
“E allora smettila di farti pregare e rispondi!” strillò lei di rimando “Quando?”
“Quest’estate.”
“Da poco quindi!” disse, saltellando sul letto eccitata
Provai ad arginarla, cercando di chiarire che non era una cosa poi così importante ma fu un tentativo fiacco che lei non colse minimamente e invece di calmare lei mi trovai ben presto coinvolta dalla sua frenesia. Non avevo mai parlato con nessuno del mio primo bacio fino a quel momento. Che stupida! Perché non ne avevo parlato alla mamma? O a Jake? O a zia Rose? Come aveva potuto passarmi di mente così?  Parlarne con qualcuno fa sembrare le cose belle anche migliori e questa era una cosa bella. Indiscutibilmente.
Iniziai a saltellare anch’io.
“Quando di preciso?”
“Il cinque di agosto”
“Hai fatto bene a segnartelo, io me lo sono dimenticata il giorno giusto!”
Io non ne avevo avuto nessun bisogno ma annuii, partecipe.
“E lui chi è?”
Avevo appena aperto la bocca per rispondere che mi interruppe sporgendosi in avanti e scuotendomi entrambe le mani davanti al naso “Aspetta, aspetta, non dirmelo, non dirmelo!”
Richiusi la bocca.
“E’ Jacob, vero?”
“No! NO! Come te lo devo dire che siamo solo amici?” negai perentoria, cercando freneticamente di lavare la mia lavagna interiore dall’immagine che ci si era formata. “Non dire certe cose che poi mi rimangono in testa!” insistei.
“Cavolo, ci avrei scommesso su di lui” sbuffò ignorandomi “Peccato, vi ci vedrei bene insieme. Magari puoi segnarlo per il prossimo” ridacchiò ammiccando.
Oddio, Asia! Smettila!” altra passata di spugna. “Si chiama Nahuel, ok? Nahuel!”
“Ok, ok. Nahuel. Che nome strano. Però è carino, suona bene.”
“Nella lingua dei Mapuche del Cile, la sua tribù, significa ‘il giaguaro’”
“Ah, è cileno. Ma solo d’origine o vive proprio lì? Perché in questo caso ti perdono per non avermelo presentato” concesse magnanima.
“La sua famiglia vive ancora lì ma lui non ci torna spesso, non credo la consideri casa sua. In effetti non so se ci sia un posto che considera casa sua, è sempre in giro per il mondo” riflettei.
“Un po’ triste come cosa, no?”
“Un po’” convenni “Ma lui sembra contento così”
“E come vi siete conosciuti?”
“E’ un amico di famiglia. Era da queste parti ed è passato a trovarci.”
“Capisco. E quindi ora state insieme? Quando torna?”
“No, no, non è il mio ragazzo” dissi, un po’ imbarazzata da quello che avrebbe potuto pensare. “E’ stata una cosa così. Senza seguito.”
“Un una-tantum.”
Non sembrava affatto scandalizzata, più divertita, per cui mi rilassai.
“Già”
“E com’è andata?”
“In che senso? Bene…credo. Non è che io abbia metri di paragone” risposi, spiazzata.
“A me non è piaciuto molto il mio primo bacio”
“Con Emil?”
“Sì, cioè, non è che non mi sia piaciuto per niente. E’ stato carino. Però è stato anche terribilmente imbarazzante. Non sapevo bene come comportarmi, in che posizione mettermi e soprattutto che cosa diavolo fare del mio enormemente ingombrante naso.”
Scoppiai a ridere divertita, scoprendo che, dopotutto, mi sarebbe potuta andare molto peggio. Certo anch’io mi ero sentita decisamente stupida perché non sapevo come muovermi, ma da lì a desiderare di tagliarmi il naso…proprio no!
“Giuro che poche altre volte mi sono sentita così idiota” ribadì. “Nahuel è più grande? Quanti anni ha?”
“Diciotto o diciannove.” Centocinquant’anni più, centocinquant’anni meno.
“Allora di sicuro almeno uno dei due sapeva cosa fare. Io e Emil stavamo a zero entrambi” concluse, chiudendo l’argomento.
“Beh, ma descrivilo un po’! Com’è?”
“E’ spiritoso, estroverso. Poi boh, non saprei, non è che io lo conosca poi così bene. E’ intelligente e come ti dicevo ha girato quasi tutto il mondo quindi è una fonte inesauribile di storie affascinanti. Ed è iperattivo. Mostruosamente iperattivo. Per me è un mistero come faccia a fare quattro cose contemporaneamente e nel frattempo a pensare già alle venti successive, ma lui è esattamente così.”
Scossi la testa tuttora incredula.
“E senti, oltre ad essere così simpatico è anche carino o no?” domandò strizzandomi l’occhio.
“Si, è  anche carino.” E qui mi fermai.
“Te la devo tirare fuori con il crick una descrizione decente o ce la fai?” sbottò subito lei, impaziente, facendomi sorridere.
“D’accordo, d’accordo, cavolo quanto sei curiosa! E’ alto, non come Jake ovviamente, un po’ più basso. Sarà uno e ottanta, uno e ottantacinque, non di più. Ha gli occhi marrone scuro e i capelli lunghi, scuri anche quelli. Non credo di averglieli mai visti sciolti. E poi…non so…gli piace vestirsi elegante, ha sempre addosso la giacca, quando non ha anche i pantaloni del completo. Anche questa sua passione mi rimane arcana, ma tant’è.”
“Non è che tu sia proprio una maga delle descrizioni, eh? Escludendo il guardaroba, hai descritto il tipico ragazzo medio americano. Neanche i capelli lunghi ormai sono segno di trasgressione. Non hai una foto che facciamo prima?”
“Qualcuna sicuramente sì. La cercherò”
“Perché? Ti pesa il sedere a farlo ora?” protestò spingendomi le gambe giù dal materasso
 “Miii, che stress che sei! Lo dirò a Seth che fa un pessimo affare!”
Segretamente lusingata dal fatto che fosse abbastanza interessata da insistere e altrettanto segretamente compiaciuta che Nahuel fosse più bello che carino, mi diressi al piccolo sgabuzzino in cui avevo infilato tutti gli album di foto. Di sue recenti non ne avevo. Ma qualcuna di sei anni prima, quando lui e sua zia erano rimasti nostri ospiti per qualche tempo dopo la disfatta dei Volturi, doveva esserci di sicuro, dato che in quel periodo zia Rose e zia Alice mi seguivano come ombre, scattandomene a migliaia. Tagliando via le parti incriminate, Asia non si sarebbe accorta di niente.
“Ecco qui” dissi, riemergendo un paio di minuti dopo e tendendole una foto strappata.
“Chi c’era nell’altra metà?” chiese afferrandola.
Sorrisi paziente. Ci avrei messo la mano sul fuoco che invece di concentrarsi su chi c’era mi avrebbe chiesto di chi non c’era.
“C’ero io. Ma ero venuta male” mentii, non potendo fare altrimenti.
“Così male da strapparti via?”
“Parliamo di me o di lui?” tagliai corto
“Ok, di lui” capitolò velocemente, dando una seconda occhiata alla foto.
“Allora?” chiesi impaziente dopo un secondo.
“E’ davvero un bel ragazzo, Ness. Davvero” disse ammirata.
“Te lo avevo detto” gongolai, più che se il complimento fosse stato diretto a me.
“E, al di là dell’una-tantum, lui ti piace?” chiese tornando a guardarmi.
Bella domanda. Mi piaceva? La risposta che avevo tra le labbra era un no, ma non ero ancora convinta che quella mancanza di interesse non fosse solo un problema mio. Con queste premesse mi sembrava che “no” avesse un suono troppo definitivo.
“Non so.”
“Come non lo sai?” chiese delusa
“E’ una questione un po’ complicata.”
“Mia mamma dice che quando non sai se uno ti piace, in realtà sai che non ti piace ma non lo vuoi ammettere.”
“Dice anche che Seth è troppo grande per te. O l’ascolti oppure no. Scegli” replicai punta sul vivo, riprendendomi la foto.
“Ogni tanto ha ragione anche lei” spiegò con un’alzata di spalle “e comunque o ti piace oppure no. Non mi sembra troppo complicato.”
Ma santo cielo, non poteva rendermi le cose un po’ più semplici per una volta?
“E’ solo che è difficile da spiegare”.
“E tu prova” replicò ovviamente lei, sistemandosi meglio sul letto e sfoderando un sorriso ostinato.
Ecco. Appunto.
 “E’ che io e lui siamo uguali. Beh, non proprio uguali uguali” ridacchiai poi, ripensando alle proteste di Jacob, ma Asia non capì o non raccolse e rimase a guardarmi, in attesa che proseguissi.
“Ma comunque molto simili. E quindi, avendo così tante cose in comune, è naturale pensare che lui sia la persona giusta” semplificai al massimo.
“Ma, scusa, è naturale per chi?” chiese stupita dopo un breve silenzio.
“Beh, per me.”
“Quindi ti piace” chiese di nuovo. Ora era perplessa.
“Te l’ho già detto, non so. Non sono sicura” ribadii cercando di rimanere più onesta possibile. Cominciavo a pentirmi di aver provato a chiarire le cose.
“Ma, voglio dire, lui ti manca?”
Scollai le spalle a mia volta.
“Ma sì.”
“Quando l’hai sentito l’ultima volta?” mi incalzò.
“Quando è partito per la Germania.”
“E quando è partito per la Germania?”
“Un mese, un mese e mezzo fa.”
Un mese e mezzo fa?” ripeté sbalordita “Ma…neanche un messaggio?”
“No”
“Uno squillo?”
“Che diavolo è uno squillo?” domandai seccata.
“Lascia perdere. Ness, dato che tu non lo sai te lo dico io. Questo tizio non ti piace.”
“Solo perché è un po’ che non ci sentiamo? Ho le mie cose da fare, io. Mica posso sempre stare a pensare a lui” protestai.
“Nessuno dice il contrario,” concordò “solo che scrivere un messaggio ti porta via quanto? Un minuto? E tu, in un mese e mezzo, non hai trovato un minuto per chiedergli se è ancora vivo? Non ti interessa così tanto.”
“Semplicemente perché so che è vivo.” Non era mica così facile farlo fuori.
“A me ne hai mandati tre solo ieri” mi fece notare.
“E in nessuno ti chiedevo se eri viva, o sbaglio?” Replicai, più testarda di lei, guadagnandomi un’occhiataccia.
“Lo so che sai cosa intendo, quindi non fare la finta tonta!”
La ignorai, alzandomi per cambiare cd. Una piccola parte di me era sorprendentemente d’accordo con lei.
“Possiamo cambiare argomento?”
“Assolutamente no! Io ho risposto a tutto quello che mi hai chiesto!” protestò incrociando le braccia.
“Potrei passare il pomeriggio a spiegarti la mia opinione e non riuscirei a convincerti comunque” cercai di blandirla. “Lascia passare un paio di settimane e ne riparleremo, ok? Promesso.”
“Perché, torna da queste parti?” domandò nuovamente interessata e subito dimentica del broncio di un attimo prima.
“Non che io sappia.”
“Mi stai dicendo che questa sfolgorante illuminazione avverrà a breve?”
Per quanto volessi rispondere al suo sarcasmo con un chiaro e secco ‘sì’ e per quanto volessi illudermi che la ‘sfolgorante illuminazione’ sarebbe appunto avvenuta a breve, era chiaro anche a me che la verità era un’altra.
“No, non penso”
“E allora, adesso o dopo, cosa cambia?”
“Credimi, la prossima volta che ne riparleremo mi darai ragione.”
Sempre che avesse ancora voglia di parlare con me, ovvio.
“Te lo puoi scordare! E’ una cosa assurda e io non ti darò mai ragione.”
“Va bene, allora la prossima volta che ne riparleremo tu non mi darai ragione. Pearl Jam, Nirvana o Violent Femmes?”
 “Non ci provare, le domande sono ancora mie!”
“Vada per i Nirvana ” alzai le mani e feci partire la musica.
“Visto che non vuoi parlare di Nahuel, parliamo di Jacob”
Sbam.
 “Voi non sembrate affatto solo amici”
Silenzio.
“Jacob ti adora, Ness! Ti adora! Non capisco come fai a non accorgertene!”
“Lo so benissimo, invece. E anche io lo adoro ma non nel modo in cui pensi tu” conclusi in fretta.
 “Secondo me invece è proprio come penso io. Anzi ti dirò una cosa, anche se non te la meriteresti: oggi al bar di Ben ti guardava in un modo! Secondo me si stava facendo un bel film mentale su te, lui e un bel bacio appassionato.”
 “Come no! Quale luogo migliore per una cosa del genere del bar di Ben, strapieno alle due del pomeriggio? Così romantico!” la presi in giro, trasformando la sua esaltazione in disapprovazione.
 “Certo poi ha perso parecchi punti con quel calcio che mi ha dato sotto il tavolo…a meno che…oh! Vuoi dire che in realtà non era un vero calcio ma una dichiarazione?” esclamai trattenendo il fiato, le mani strette al petto.
“Lasciamo perdere, con te è inutile parlare” sbuffò contrariata. Di sicuro pensava che il calcio me lo fossi meritato.
Non ebbi il tempo di riprendere fiato, purtroppo, perché due secondi dopo aveva già cambiato idea.
“Non ci credo che non ci hai mai pensato.”
“Io invece non ci credo che stai ancora insistendo!”
“Ma perché no?”
“Perché no e basta, Asia. Io e lui siamo troppo dive…”
“Non osare pronunciare la parola diversi. Ti avverto.” mi sorprese “Dici che tu e Nahuel siete uguali ma non vuoi spiegarmi il perché…”
“Io ci ho provato ma…”
“…ora dirai che tu e Jacob siete diversi” continuò parlandomi sopra un’altra volta “e di nuovo non vorrai spiegarti.”
Quando si voltò per avere una smentita abbassai gli occhi, colpevole.
“Ecco. Visto? E stavolta chi lo dice che siete diversi? Ancora tu?” chiese sarcastica
“Non lo dice nessuno” spiegai tranquillamente, nonostante lei continuasse a fissarmi scettica “ma questo non vuol dire che non lo pensino tutti. E’ già tanto che siamo ami…”
Non riuscii a concludere nemmeno questa frase perché con uno strillo che mi fece scattare in piedi rovesciando buona parte delle caramelle rimaste, Asia si precipitò alla finestra.
Le corsi subito dietro, cercando di allontanarla di lì e al tempo stesso di capire quale fosse il pericolo, da dove arrivasse e perché lei se ne fosse accorta prima di me.
Ma era qualcosa di molto peggio rispetto all'armata di vampiri che avevo immaginato io: era orrendamente tardi. Ed era solo colpa mia mi accusò Asia, iniziando poi a blaterare che era un disastro, era buio pesto e lei non aveva nessuna intenzione di fare quattrocento chilometri in mezzo alla foresta, con chissà quali bestie nascoste nell’ombra, da sole! Non le andava di essere mangiata viva, a lei, proprio no!
Con il cuore ancora in gola, contemplai seriamente la possibilità di mandarla a quel paese.

*   *  *

Più di quattro ore dopo, mentre mi preparavo per andare a dormire, pensavo ancora a lei e alle nostre chiacchiere.
Non ne avevo parlato a Jacob, anche se lui e Seth si erano uniti a noi per il resto della serata e lui un paio di volte mi avesse chiesto com’era andata.
Sarebbe stata la seconda volta in una settimana che veniva a sapere che Asia pensava una cosa del genere e avevo paura che avrebbe cambiato il suo modo di essere con me, anche solo inconsciamente. Stavo così bene con lui, perché dovevamo rischiare di rovinare tutto solo perché qualcun altro pensava che ci fosse sotto qualcosa? L’importante era quello che pensavamo noi, no? E per noi era sempre andata bene così. Punto.
Ma ero stata zitta anche per un altro motivo, ammisi guardandomi allo specchio. Una cosa era sapere dentro di te di essere sbagliata, una cosa è sentirselo dire dagli altri. E non da un ‘altro’ qualsiasi. Mi avrebbe comunque fatto male sentirmi dire da Jacob “Ness, non è cosa”. Questo nonostante mi fosse ben chiaro che non sarebbe stato un ‘non andar bene’ generale ma solo un ‘non andar bene’ riferito a me e lui.
Sputai l’acqua e il dentifricio cercando di buttare fuori anche tutti i pensieri negativi.
Su una cosa non potevo fare a meno di dare ragione ad Asia, conclusi, asciugandomi la faccia: la teoria ‘aspetta e vedrai’ stava fallendo miseramente.
Tornai in camera e mi arrampicai sul letto decisa a cambiare il corso delle cose: era il caso di iniziare ad interferire. Presi il telefono e mandai un messaggio a Nahuel - Era vivo? Com’era la Germania? – dopo di che, soddisfatta del nuovo piano, mi infilai sotto le coperte e mandai l’sms della buonanotte a Jacob. Mi rispose dopo neanche un minuto, doveva avere il telefono sotto mano; allora spensi il mio e mi girai a pancia in giù, pronta a non riaprire gli occhi fino a mattina.

***
Rieccomi a voi con il nuovo capitolo :-) Felici? Non vi ho fatto aspettare poi molto, no? Solo 5 mesi...XDXD
Sono imperdonabile, lo so, e difatti non mi metterò qui a cercare giustificazioni. Il capitolo non si scriveva e basta. (E' colpa sua! u.u XDXD)
Come continuo a ripetere Nessie e Jake mi piacciono troppo per lasciarli a metà ma mettere i pensieri su carta è più complicato di quanto credessi e sta prendendo più tempo del previsto. Comunque, per quelle 4 persone che ancora vorranno leggere, continuerò.
Passiamo alle cose importanti:
Per questo capitolo si ringraziano Jakefan e Kagome_86 per aver insistito (entrambe), minacciato (Manu) e betato (J). E poi un grazie anche a Abraxas per non aver insistito. Un po' di tregua, suvvia!
Una precisazione inutile: nella prima stesura i nomi che Asia dava alla ex-morosa di Christopher iniziavano tutti e tre con Ana (Ana Paula, Ana Maria e Ana Nonmiricordocosa ) ma poi in  'Dead to the world' di Charlaine Harris, Eric (<3<3<3) chiama una ragazza Maria-Comet invece di Maria-Star e dato che ho riso un quarto d'ora come un'idiota (non solo per il nome, anche perchè il libro è divertente, leggetelo se vi capita) ho deciso di fare il cambiamento come tributo
a mihaicostrettatu (si, è un nome, non ho sbagliato) che me lo ha consigliato. Grazie cuggi.
Concludo dicendo, come al solito, che spero che il capitolo via sia piaciuto e che vorrete lasciarmi una recensioncina.
Alla prossima
Un bacio
L84ad8

   
 
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