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Autore: Writer96    05/07/2011    10 recensioni
"Potter e l’essere interrotta mentre scriveva e la sua pergamena sbaffata..ma soprattutto (e questa era la cosa che la faceva imbestialire di più) il fatto che avesse riconosciuto la mano di Potter nell’esatto momento in cui l’aveva toccata. Pessima, pessima combinazione."
DALL'ULTIMO CAPITOLO:
"-Buffo, mi aspettavo un’accoglienza più in stile urla melodrammatiche...- commentò Lily, mentre il calore ormai familiare di James la calmava, rendendo tutta quella luce meno accecante. Aprire gli occhi non era stato troppo difficile, si rese conto. La parte difficile era stata capire perché voleva farlo.
Una risatina isterica le ricordò che l’essere che stava abbracciando era Potter e che effettivamente aveva fatto qualcosa di un po’ melodrammatico.
-Scusa, la parte alla Romeo e Giulietta me la riservo per la prossima volta...- commentò lui staccandosi piano da lei. La guardò negli occhi e per la prima volta si rese conto di quanto avevano rischiato. Aveva rischiato di non vederla più. Aveva rischiato di non esserci più una Lily da abbinare alla perfezione al suo cognome.
Rise anche lei, sollevata. Ci sarebbe stato un altro momento per pensare al dolore, si rese conto. La gioia di essere viva era talmente soffocante da minacciare di ucciderla. Ogni respiro era una conquista, qualcosa di imperdibile. E Potter era con lei."
Ecco qui... la prima long che pubblico, nel senso vero e proprio di storia a capitoli. Mi pare ovvio che si tratti di una James/Lily. Ma questa parte da un punto un po' più strano.. che ne direste voi se vi dicessi che Lily è già leggermente innamorata di James? Chissà come andrà a finire.. per ora.. un bacione, Writ
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Combinazioni'
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dedicato alla mia gemellina squinternata  per il suo compleanno







Petunia correva. Era da molto, moltissimo tempo che non lo faceva più, ma ora sentiva di non poterne fare a meno. Correva come faceva una volta, quando a quindici anni aveva scoperto che a scuola di sua sorella imparavano a volare e ci era rimasta talmente tanto male da cercare lei stessa un modo per farlo.
Correre le piaceva, i primi tempi le sembrava di volare. Poi Lily aveva cominciato a parlare di sport dei maghi a cavallo di scope volanti e lei aveva capito che volare era qualcosa di magico.

E quindi, per la proprietà transitiva, di cattivo.

Aveva smesso di correre e aveva imparato a guardarsi intorno, a cercare il più possibile la normalità delle cose. Aveva abbandonato i calzoncini da atletica e le chiodate e aveva iniziato ad usare gli occhiali da sole per spiare senza essere spiata. Aveva dimenticato la sensazione della terra che scivolava sotto i suoi piedi.

Con una fitta d’irritazione si accorse che aveva ripreso a correre, a volare, in quel momento tragico.
Le parole di Lily, piene di ansia e di paura avevano agito come un balsamo sulle sue gambe.

Petunia, scappa, corri!”

Lei era scappata, sentendosi una vigliacca. Non era rimasta con Lily a proteggere casa sua e i suoi genitori. Non era rimasta a difendere ancora quel po’ di normalità che si era conservata. Non era rimasta, punto e basta. Era inutile.

La rabbia la fece schizzare giù per le scale e oltrepassare la porta, diretta a quella secondaria in cucina. Ogni passo era una martellata, uno sfogo, un grido rabbioso.

Lily. Stunf.

I maghi. Stunf.

Piton. Stunf.

Il ragazzo di Lily. Stunf.

I suoi genitori. Stunf.

La casa. Stunf.

La sua inutilità. Stunf.

Aprì la porta della cucina e continuò a correre, cercando di non fare troppo rumore. Ansimava leggermente, eppure non era mai stata così bene. Voleva fare qualcosa, aveva un disperato bisogno di non sentirsi inutile. I suoi piedi e le sue gambe la accompagnarono fino alla stazione di Polizia. Cominciò a parlare, cercando di raccontare qualcosa di assurdamente convincente. Dopotutto era stata lei la bugiarda per tutti quegli anni.

Io non ho una sorella.

Non era vero, Petunia lo sapeva benissimo. Era una consapevolezza che batteva a tempo del suo cuore mentre le parole scorrevano dalla sua bocca e partiva una pattuglia diretta verso la sua casa in fiamme.

Guardò l’orologio che portava al polso e la prese una strana consapevolezza: aveva percorso tutta quella strada in un tempo irrisorio.
Un tempo sarebbe avvampata per l’orgoglio, ma non quel giorno. Quel giorno, Petunia era tornata ad avere una sorella, nonostante la odiasse ancora e stava per perdere una famiglia.

No, non una famiglia, pensava, vedendo casa sua cominciare a bruciare inesorabilmente. Stava per perdere tutta la sua vita costruita con impegno fino ad allora.

Stava per perdere la sua normalità.

E le lacrime cominciarono a scendere, correndo come aveva fatto poco prima lei.

Lily, mi spiace, non riesco a non odiarti. Lacrima.

Ragazzo di Lily, mi spiace, ma sono costretta ad odiare pure te. Lacrima.

Mamma, papà, mi spiace. Non sono lì a difendervi. Lacrima.

 
                                                                       ****

Mentre Petunia schizzava via, la mente di Lily tornò fredda e lucida come al solito. Sua madre la guardava, disperata, stringendo la mano di suo padre. La ragazza deglutì, cercando di trovare la forza di parlare. Sentiva su di sé lo sguardo di tutti, James compreso, che respirava in maniera affannosa.
Il ragazzo aveva una maledetta paura. Era come se fosse tornato indietro nel tempo, a quella maledetta estate di due anni prima.

-Papà, siamo qui! Papà? Papà, ci sei? Papà, rispondi! PAPA’!-
Il Marchio Nero ghignava, maleficamente, esattamente come le persone innanzi a lui e a sua madre.


La voce di Lily riportò James alla realtà, strappandolo da quei ricordi dolorosi. Non era più a Villa Potter, con sua madre, davanti al cancello divelto dai cardini, ma in una stanza piccola e e leggermente soffocante di una casa babbana, con Lily e i suoi genitori.

E dei Mangiamorte che gentilmente attendono alla porta.

Grandioso.

-Mamma, scappa anche tu. Papà... troveremo un modo di portarlo via...- ogni parola era come una dolorosa pugnalata, lo si vedeva negli occhi verdi di Lily.

La verità era che non sapeva come portare via suo padre. Non poteva Materializzarsi, perché sarebbe stato fatale per lui e per via degli incantesimi di protezione che aveva lanciato sulla casa qualche istante prima di cambiarsi.

Non poteva portarlo giù in braccio, magari facendosi aiutare da James perché i Mangiamorte li avrebbero attaccati.

Non poteva fare niente, dannazione. Era diventata completamente inutile.

-No, Lily. Io resto con papà. - la voce di Sarah interruppe i suoi pensieri frenetici, facendole sbarrare gli occhi per lo stupore. James stava già per dire che no, non sarebbe stato il caso, che avrebbero trovato un modo sicuramente ma si rese conto che erano tutte balle, dalla prima all’ultima. E poi, quella decisione spettava a lei e semmai a Lily.

La ragazza annuì, pur sentendosi gli occhi pieni di lacrime. Abbracciò la madre, abbandonando fin da subito l’idea di farla desistere. Erano testarde, tutte e due, ma Sarah aveva la naturale cocciutaggine di una madre che vuole salvare la figlia dalla sua.

Non avrebbe mai abbandonato il marito. Avevano fatto tutti insieme ed ora, se di morte si parlava, avrebbero affrontato anche quella l’uno a fianco all’altra.
Lily si sentì orgogliosa di sua madre, per il suo coraggio. Poi prese James per mano e uscì dalla stanza, bisbigliando un Colloportus che sperava fosse abbastanza potente. Ora i mangia morte non avrebbero potuto prendere i coniugi Evans.

Sul pianerottolo, James guardò Lily negli occhi senza lasciarle la mano. Fu lei a sfilarla per prendere la bacchetta dalla tasca e tenerla dritta davanti a sé.

Poi, successe tutto in un lampo. Un Mangiamorte fece un incantesimo particolarmente potente, che mandò in frantumi una delle finestre. Fu facile per lui, lanciare una maledizione all’interno da quella.

E colpire Lily, seppure di striscio. Immediatamente gli altri lo seguirono, cominciando a lanciare altri incantesimi che volavano, la barriera di protezione di Lily ormai infranta in quel punto. Lei e James rotolarono uno da una parte e una dall’altra delle scale, nascondendosi dietro ad un muro.

Il braccio di Lily sanguinava copiosamente e lei non riusciva nemmeno ad evocare delle bende per bloccare l’emorragia.

-Ferula...- sussurrò James, ottenendo un’occhiata piena di gratitudine da parte della ragazza.

-Lily Evans, sei una strega potente, dopotutto. I tuoi incantesimi sono quasi riusciti a contrastarci. Ma vedi, se c’è una cosa riguardo alla quale siamo più che
sicuri è che tu, a differenza nostra, sei molto debole sotto un altro punto di vista. Di’ ciao a tua sorella, Evans! E fallo in fretta, perché potrebbe trattarsi di un addio!- la voce del Mangiamorte che aveva lanciato per primo l’incantesimo dalla finestra si abbatté su di Lily come una cascata gelata, impedendole di sentire qualunque altra cosa che non fossero quelle parole, ripetute dalla sua mente in maniera incessante.

James scuoteva la testa, convinto che fosse tutta una farsa. Non potevano aver preso Petunia, non sapevano nemmeno il suo nome né che esisteva. O forse sapevano quello e basta, perché Piton –qui gli occhi di James si ridussero ad una fessura- doveva aver cantato.

Il lato Malandrino di James sperò che Piton fosse stato quanto meno stonato.

Lily non sembrava pensarla così, invece. Era terrorizzata ed era più pallida del solito. A sua cravatta-cintura pendeva di lato, prossima a sciogliersi e a cadere, ma lei non ci fece caso. I suoi occhi continuavano a restare fissi sulla porta.

Decise di muoversi all’improvviso e corse giù dalle scale, bloccandosi di fronte alla porta. La paura aveva lasciato il posto alla rabbia, feroce e distruttiva. Lei e Petunia avevano più cose in comune di quanto pensasse e una era proprio che non erano due stupide.

-Cosa volete da me, luridi bastardi?- esclamò, rivolta a qualcuno fuori della porta.

Un’altra cosa che però avevano in comune lei e Petunia era che spesso, quando la rabbia era più forte che mai, agivano d’impulso. E così Lily, deconcentrandosi, passò attraverso uno dei limiti della sua barriera protettiva che, già incrinata dagli incantesimi dei Mangiamorte, crollò definitivamente.

Con lei crollò anche la porta e Lily al suo seguito, schiacciata dalla massa di legno che non era riuscita ad evitare. Un Mangiamorte entrò, la bacchetta fumante in mano.

-Cosa vogliamo da te, ragazzina? Eliminarti. Non so se ti hanno mai detto che i Mangiamorte non amano lo sporco e la feccia. E tu sei stata una bambina cattiva, pensando di sporcare senza essere punita. Crucio.- il tono con cui disse l’ultima parola fu di soddisfazione e piacere. Il corpo di Lily si inarcò per il dolore e i suoi occhi cominciarono a lacrimare, mentre cercava disperatamente di non urlare. Sentiva di essere sempre meno cosciente, ma non avrebbe dato mai a quegli esseri la soddisfazione di sentirla soffrire. Strinse i denti e pronunciò due parole, prima di cadere nel buio.

-Finite incantatem

Almeno Petunia non avrebbe visto la vera mostruosità di quelli che si facevano chiamare maghi.


 
                                                                       ****

Vedendo Lily correre giù per le scale, James intuì cosa stava succedendo, ma non riuscì a muoversi. Lei lo aveva pietrificato, realizzò. Non potè fare altro che assistere impotente alla sua tortura, sopportata con un coraggio impossibile. Era la ragazza più fiera che avesse mai visto e vederla così, sottomessa e torturata spingeva lui stesso a voler urlare.

Poi, d’improvviso, sentì di nuovo di avere il controllo del proprio corpo. Si rifiutò di pensare a cosa fosse dovuto ciò, preferendo concentrarsi sulla battaglia.
Il Mangiamorte che era entrato per prima aveva finito di torturare Lily e, notando che la ragazza era... James cercò di trovare un’altra parola  meno terribile e definitiva, immobile, aveva ghignato in maniera soddisfatta e le aveva sputato addosso.

Fu quel gesto a far partire lo Schiantesimo di James, che centrò il bersaglio con una precisione allarmante. I suoi due compari, entrati subito dopo, si guardarono attorno spaventati.

Troll ammuffiti, pensò James, ritirandosi dietro al muro. Il cuore gli batteva nel petto in maniera furiosa e il ragazzo cercava di non pensare a quello di Lily. I passi dei due uomini – se era possibile definirli tali- lo riportarono con i piedi per terra e lui vide che avevano cominciato a girare per casa, circospetti. Non facevano caso al compagno schiantato, né alla ragazza che giaceva sotto le macerie della porta.

Questo rafforzò la tesi che James portava avanti, e cioè che quelli non potevano essere umani. Deglutì, mentre scendeva con cautela al piano inferiore. Uno scoppiò e delle risate lo fecero sussultare, mentre con orrore vedeva un pezzo del tavolo della cucina giacere abbandonato accanto all’albero di Natale dell’ingresso. Erano vicini, troppo vicini perché lui si potesse avvicinare a Lily.  La cucina era molto più vicina all’ingresso delle scale, pensò con amarezza.

Sfruttando l’abete come rifugio si accucciò, tenendo d’occhio i Mangiamorte che, dopo aver distrutto tutto il piano inferiore si apprestavano a salire.
Uno di loro notò la porta chiusa e cominciò a spingerla, con scarsi risultati.

-E furba la bimbetta, l’ha sigillata!- aveva detto, senza curarsi del fatto che a quell’ora forse l’incantesimo sarebbe dovuto finire.
James avrebbe voluto cullarsi nel pensiero che forse Lily era sopravvissuta, ma l’immagine di lui che sigillava in maniera non verbale la porta per una seconda volta senza controllare se fosse ancora chiusa gli impediva di farlo.

-Nasconderà qualcosa, allora....- disse il terzo Mangiamorte, cominciando a salire. –O qualcuno...-
James trasalì, vedendo che i due uomini sapevano, purtroppo, fare due più due. A conferma di questa tesi, quello che aveva parlato per primo disse:- Ma scusa, ma non è morta, lei?-

Quelle parole ferirono James, che cercò di calcolare la maniera più veloce di avvicinarsi a Lily senza essere visto. I due, però, si erano voltati a guardarla, con una sorta di macabro interesse che fece accapponare la pelle a James.

-Deve esserci qualcun altro, allora! Altrimenti come ha fatto Rookwood ad essere schiantato?!- disse il secondo, sembrando la mal riuscita imitazione di una scimmia che cercava di ragionare.

L’altro non rispose, ma si guardò intorno prima di lanciare un incantesimo sulla porta. James strinse la presa sulla propria bacchetta, cercando di resistere pensando a Lily. Intanto i due uomini, sentendo un grido soffocato provenire dalla camera avevano ridacchiato soddisfatti e uno dei due si era chinato, mormorando qualcosa.
James uscì dal suo rifugio, chiudendo la mano sinistra attorno a qualcosa che aveva vicino, per farsi forza.

-Stupeficim!- urlò, par la seconda volta, mancando però il bersaglio. Una raffica di incantesimi rischiò di travolgerlo, ma lui si chinò in tempo e lì evitò. I due Mangiamorte lo guardarono, cercando di colpirlo e, quando un incantesimo lo sfiorò, James si buttò a terra, fingendosi colpito.

Sentì i due ghignare, prima che si avvicinassero. Si contrasse, aspettando che lo torturassero. Invece i Mangiamorte lo ignorarono e James sentì il forte crack dovuto alla Smaterializzazione accanto a lui.

Aprì gli occhi, circospetto. Dapprima, pensò che non fosse successo niente, poi notò le fiamme. Erano spaventosamente simili ai capelli di Lily e, James ne era certo, non si sarebbero spente con un banale Aguamenti. Prese in considerazione l’idea di correre di sopra e salvare gli Evans, ma notò che le fiamme erano partite da lì. Il terrore lo invase, mentre cominciava a sudare e a tossire per il caldo. Strisciando, raggiunse Lily. La afferrò, stringendo con forza ciò che aveva afferrato prima di attaccare i Mangiamorte.

La sua mano, quella della bacchetta, si strinse attorno al polso di lei. E poi, con un risucchio terrificante, si ritrovò davanti al cancello di casa sua.

 
                                                                                       ****

Dorea non si era fatta troppe domande, nel vedere James che si smaterializzava. Era un ragazzo con la testa sulle spalle, anche se la pila di lettere di Hogwarts sembrava voler dimostrare il contrario. Sorrise affettuosamente, mentre le voci degli amici del ragazzo provenivano soffuse dal piano di sopra.

Guardò pigramente fuori dalla finestra, ansiosa di affogare le sue preoccupazioni e la sua tristezza nella neve che ricopriva il giardino, ma notò che qualcuno aveva avuto la sua stessa idea.

Qualcuno di lacero e sporco, che portava con se un altro corpo, esanime.

Qualcuno che assomigliava in maniera spaventosa a..

-James!- la donna si lanciò fuori dalla porta, correndo senza nemmeno prendere la giacca. Il ragazzo ansimava e c’erano delle piccole ferite sul suo corpo, delle quali però non si curava.

I suoi occhi erano fissi sul corpo della ragazza che aveva poggiato a terra, una ragazza dagli inconfondibili capelli rossi, che perdeva molto sangue e che era completamente ricoperta di polvere e cenere e ferite.

James mormorava incantesimi, infaticabile, traendo quel poco di energia che gli era rimasta dal sottile e labile respiro che, incredibilmente, sfuggiva ogni tanto dalle labbra di Lily. Era pieno di sangue, suo e della ragazza, ma non poteva fare a meno di pensare che fosse comunque bellissima anche se ridotta in quello stato.

Dorea lo affiancò subito e lui la guardò riconoscente. Il corpo di Lily era terribilmente leggero ed era talmente pallida da far paura, ma era viva.

Viva. Stunf.

Viva. Stunf.

James pensava a questo, correndo con il corpo di Lily in braccio, una mano di lei poggiata in maniera innaturale contro il suo petto, che si alzava e abbassava con rapidità, quasi volesse farlo per entrambi.

Lily socchiuse con difficoltà un occhio, facendo aumentare il respiro di James, che si beò qualche istante di quel verde stupendo.

-James...- mormorò, con fatica. Lui le fece segno di non parlare, ma lei era testarda, come era sempre stata.

-Mi hai salvata..- concluse, chiudendo di nuovo l’occhio e le labbra e non respirando per un lasso di tempo che fece tremare James. Il divano si avvicinava, ma lui non voleva lasciarla andare.

Poi, le sfuggì un respiro.

Viva. Stunf.

Un ultimo passo, si disse James.

-Come avrei potuto vivere sapendo che non eri con me?- le domandò, in maniera retorica, mentre sua madre si affannava cercando dittamo e quant’altro.
Lily sospirò ancora, mentre lui l’appoggiava sul divano e veniva raggiunta dagli altri Malandrini.

Viva.









E rieccomi, incredibilmente in anticipo. Ma ringraziate Ispy, non me. (Ispy è la mia ispirazione, tanto per capirci... )
Che ne dite di questo macabro e tetro capitolo? Ho provato a metterci un po' di humor, giuro. Ma non ci riuscivo. Ero davvero depressa. Anche perchè fateli morire voi i genitori della protagonista senza piangere, sì! Accidenti! Non so cosa dire della storia, so solo che cercherò di pubblicare un altro capitolo prima di partire (domenica) ma considerate la narrazione ferma a questo punto.. vedrete, signori, VEDREEEEETE! Una cosa: ho cominciato con Petunia, spero non vi dispiaccia. Alla fine, lei odia comunque Lily. Anzi, odia comunque sua sorella. Credo che sia qui la chiave del tutto. Non so, ditemi voi. Un bacione alle splendide otto persone che hanno recensito lo scorso capitolo. 
Writ

   
 
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