{Il personaggio maschile NON è di mia invenzione. La sua creatrice è Lady Scarlatta e potete ritrovarlo anche qui }
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Alexis scese dalla carrozza
senza nemmeno aspettare la cameriera. Durante il tragitto aveva pensato ai
molti modi in cui avrebbe riportato Fucsia a casa sua. Nessuno di quei modi
comprendeva maniere gentili e parole di scusa. Era così concentrato sul suo scopo,
in altre parole prenderla e riportarla indietro nel minor tempo possibile, che
non si accorse nemmeno di una giovane dai capelli rossi che lo stava chiamando.
Se ne avvide solo quando questa si mise fra lui e il portone della villetta. Il
Mangiamorte la squadrò da capo a piedi. Non aveva la più pallida idea di chi
fosse quella piccola sciagurata che si era messa fra lui e ciò che voleva. Ma
un particolare colse la sua attenzione, gli occhi di un color azzurro molto
chiaro. Alexis ebbe un'illuminazione, doveva essere la sorella di Fucsia,
Dalila. Sì, doveva essere lei, avevano gli stessi occhi. "Chi siete?"
la voce brusca della ragazza lo distolse da quei pensieri "Il signor
Penko, sono qui per tua sorella. Fatemi entrare" disse fissandola negli
occhi. La giovane rise spudoratamente "E perché dovrei?". Alexis
imprecò mentalmente "Perché sono un Mangiamorte che non ha tempo da
perdere con ragazzine come te" sibilò spingendola piano verso la porta
"Aprila, adesso". Dalila aprì la bocca per ribattere ma la richiuse subito
e aprì la porta velocemente. Il biondo la superò come un fulmine. Non si fermò
nemmeno nel soggiorno per controllare, corse su per le scale dirigendosi verso
le stanze da letto. Aprì una porta a caso, ma non vi trovò nessuno. Aprì una
seconda porta, ma si trovò davanti solo le cameriere che rassettavano quella
che doveva essere la stanza della madre di Fucsia. Si fermò davanti alla terza
porta, la mano gli formicolava mentre si avvicinava alla maniglia, poi con un
unico scattò spalancò la porta. Ma anche lì non c'era nessuno. Alexis entrò
nella grande luminosa stanza da letto. Chiuse gli occhi cercando di calmarsi,
in quel frangente gli arrivò al naso un profumo familiare e capì di essere
nella stanza giusta. Si guardò attorno, osservando il micro-mondo attorno a
lui. Tutto di quella stanza rispecchiava la proprietaria. Il grande letto a
baldacchino, così massiccio era adornato da tende di lino bianche, dello stesso
colore delle lenzuola. Il biondo le sfiorò con la punta delle dita, bianche
morbide lenzuola di seta. Sì, rispecchiavano in pieno Fucsia. Forte come una
quercia e delicata come i fiori di prato. Alexis si bloccò. Perché adesso stava
pensando a questo? Lui era lì solo per portarla in salvo, perché stava pensando
a lei in quel modo? Si allontanò dal letto volgendo lo sguardo al piccolo
scrittoio davanti ad esso. Ma poi la sua attenzione fu catturata da altro,
dalla libreria in mogano posta nell'angolo vicino al letto. Alexis passò in rassegna
i titoli con una veloce occhiata. Romantica e intellettuale, pensò sorridendo
fra se. I libri di Jane Austen si facevano spazio fra i romanzi di Wilde e le
raccolte di Baudelaire e Byron.
"Che fai qui?" la voce dura, secca e allo stesso tempo dolce e
familiare di Fucsia lo riscosse. Il Mangiamorte si voltò a guardarla. Se ne
stava lì, sulla soglia della camera, ferma come una statua a guardarlo, gli
occhi azzurri colmi di qualcosa che Alexis identificò a ragione come rabbia,
pura e semplice. E lui? Lui di che cosa aveva pieni gli occhi? Il biondo se lo
chiese mentre vedeva la sua immagine riflessa nel grande specchio ovale accanto
alla porta, accanto a Fucsia. C'era qualcosa che Alexis non aveva mai visto nei
propri occhi. Era felice di vederla? Perché? Che cosa gli stava succedendo?
Quei pensieri non erano proprio da lui.
"Allora?! Ti ho fatto una domanda!" ancora quella voce dura, il
Mangiamorte tornò a guardarla in volto. Si schiarì la
voce e fece un passo
verso di lei "Sono venuto per riportarti a casa" disse secco, doveva
tornare in se, doveva tornare a essere il bastardo cuore di ghiaccio
che era
sempre stato. Fucsia congedò la cameriera che l'aveva seguita e
chiuse la
porta. Fece un passo verso di lui e restò per qualche secondo
ferma a guardarlo
in volto, poi senza preavviso gli assestò uno schiaffo in pieno
volto "Con
che coraggio vieni qua? Come puoi anche solo pensare che io ti
seguirò dopo
quello che hai fatto?" inveì contro di lui scaricandogli addosso
tutto
quello che aveva provato. Alexis le bloccò il polso prima che
potesse
arrivargli un secondo schiaffo "Non ero io" rispose secco "Era
Yvel, ti ha ingannata, ha usato la magia" aggiunse. Fucsia scosse la
testa
cercando di liberare il polso, con scarso successo "E tu ti aspetti
veramente
che io ti creda?" sibilò cercando di colpirlo con la mano
libera, ma il
biondo fu più veloce e la bloccò ancora. "Tu mi crederai
perché è questa
la verità" disse avvicinandosi pericolosamente al suo volto. La
ragazza
cercò di allontanarsi, voleva allontanarsi "No, non ti credo"
disse
distogliendo lo sguardo. Si divincolò cercando una via di fuga,
ma la presa di Alexis era troppo forte "Pazienza" sibilò il
biondo "Che tu mi creda o meno verrai a casa con me, sono stufo di
correrti dietro. Adesso tu scenderai con me, salirai su quella carrozza
e la farai finita di balterare come un'isterica, capito?". Fucsia non
aveva distolso lo sguardo dal suo, e quello che vide le fece paura. Gli
occhi di Alexis stavano fiammeggiando, era visibilmente irritato e
piuttosto arrabbiato. Ricordò quello che Yvel le aveva detto, di
non farlo arrabbiare troppo. La ragazza sospirò ed annuì,
arrendendosi. Il mango le lasciò andare i polsi per tornare
freddo e distaccato "Ansiamo" disse con un tono che non ammetteva
repliche, per poi uscire dalla stanza a lunghi passi ed avviarsi verso
la carrozza. La ragazza lo seguì in silenzio. Ci volle un po'
per spiegare a sua sorella e a
sua madre che il malinteso era stato chiarito, ma alla fine i due
riuscirono a
salire sulla carrozza. Rimasero in silenzio per tutto il tragitto.
Fucsia osservava la strada pensando al perchè si era fatta
convincere da Alexis, perchè gli aveva creduto. Era stato per
paura? Oppure voleva credergli? Il Mangiamorte dal canto suo era
arrabbiato con se stesso e con il fratello. Con Yvel perchè era
un idiota imbecille capace solo di combinare guai, e con se stesso
perchè, seppur per pochi minuti, si era sentito debole.
Ripensò ai pochissimi minuti trascorsi da solo nella camera di
lei, mentre l'aspettava. Le cose che aveva pensato, il sollievo di
averla vista incolume. No, non era da lui. Che cosa gli stava
succedendo? Fortuna, pensò, che aveva ritrovato il suo sangue
freddo in presenza di Fucsia, non doveva mostrarsi debole o fragile. Si
passò una mano fra i lunghi capelli biondi, lanciando una fugace
occhiata alla ragazza seduta davanti a lui. I loro sguardi
s’incrociarono per
una frazione di secondo, la ragazza ne approfittò per
rivolgergli la parola
"Mi dispiace di essere scappata, so che la cosa ti ha irritato."
disse abbassando lo sguardo. Alexis scosse la testa "Ti perdono.
Comunque
l'unico imbecille responsabile qui è Yvel". Fucsia annuì
"Oh sì, non
vedo l'ora di vederlo" sibilò. Il Mangiamorte sorrise fra se
"Non
fare o dire niente, è mio fratello, è un mio problema"
asserì. La carrozza
si fermò in quel momento "Non ucciderlo, o dovrò
chiamarti Caino"
scherzò Fucsia scendendo dopo di lui. Il biondo rise piano "No,
mi
limiterò a fargli molto molto male" rispose mentre entrava con
lei in
casa. Salirono insieme le scale, in silenzio e sorridendo l'uno delle
parole
dell'altro. Quando arrivò davanti alla sua stanza, Fucsia si
voltò verso Alexis
"Suppongo che avremo una cena movimentata" disse piano, tornando un
poco seria "Probabile, nel caso le cose si mettano male, vai nella tua
stanza e non uscire" disse lanciando un'occhiata distratta al corridoi.
Fucsia annuì, poi lo osservò curiosa "Non vuoi sapere
cosa mi ha convinta delle tue parole?" chiese. Alexis scosse la testa
"Perchè dovrebbe interessarmi? Sei qui, questo era quello che mi
interessava" disse rendendosi conto solo dopo che quella frase poteva
essere interpretata in vari modi. Senza aggiungere altro si
incamminò verso la sua stanza, mentre Fucsia entrava nella sua.
Chiuse
la porta e vi si appoggiò con la schiena. C'era qualcosa di
strano, all'improvviso sentì una strana sensazione nel petto.
C'era qualcosa in lui che voleva farlo tornare indietro, farlo tornare
nella stanza di lei. Chiuse gli occhi per qualche istante, brevi
immagini e sensazioni lo attraversarono. Le lenzuola, il profumo nella
stanza, la pelle dei polsi così delicata... Alexis scosse
violentemente la testa. Che diamine gli prendeva? Non era da lui
provare certe cose, non in quel modo, non per una ragazzina qualunque,
una babbana! Si tolse la camicia, restando solo
con i pantaloni addosso. Aprì la finestra per far entrare aria
fresca, per
calmarsi. "Che cos'hai tu..." chiese fra se sdraiandosi sul letto
"Che cos'hai tu di così speciale dal farmi venire tutti questi
dubbi?" finì la frase chiudendo gli occhi e cercando di
alleggerire, da
solo, la tensione che stava continuando a provare.