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Autore: Leyla Snape    06/07/2011    1 recensioni
Leyla Avery, quindicenne, figlia di un noto mangiamorte, dopo la sua carcerazione si trasferisce a Gimblet Road, quartiere poco distante da Spinners'End, luogo in cui conoscerà il suo futuro insegnante di pozioni della scuola che andrà a frequentare. Ovviamente si parla di Hogwarts.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Già, eccomi qui.
Chiedo scusa se ho aggiornato dopo quanto.. un mese?! Già.. ma cavoli si fa fatica a scrivere! >.<
 E la mia voglia va e viene. >.<
Io avrei pensato di fare capitoli molto più corti in modo da essere più costante.. boh non so.




Capitolo 3
Per tutta la strada di ritorno avevo stampato in faccia un sorriso soddisfatto.
“Mà” chiamai aperta la porta di casa.
“Sono in cucina” mi rispose. Quindi la raggiunsi saltellando.
“Com’è andata?” – “alla grande” e feci un gran sorriso. “Ho risposto a tutto quello che mi ha chiesto in modo più che soddisfacente. Piton, dal canto suo, non ne era proprio entusiasta” sbuffai. “Quell’uomo è impossibile”.
Mia madre mi fece un sorrisetto “Si, l’avevo notato. Ora siediti che è pronto”
Presi la bottiglia di the freddo alla pesca, la appoggiai sul tavolo e mi sedetti.
Qualche minuto dopo mia madre arrivò con la pasta. “Hai tanta fame?” – “una fame da lupi”. Mi servì una buona dose e si sedette.
“Hai trovato lavoro?” le chiesi.
“Si, in un ristorante qui vicino. Come cameriera.” Era una mia impressione o era davvero un po’ giù?...
La guardai. “Cosa c’è?” Lei esito per qualche secondo prima di rispondere. “Sono andata a trovare tuo padre.” Sbuffai “Perché lo hai fatto?!” – “E’ tuo padre” mi rimproverò. “Sai come la penso” gli risposi. Non rispose, finì di mangiare, si alzò prese i piatti ed andò in cucina.
Sbuffai ed andai in camera mia. Mi misi dei pantaloncini corti una canotta e un marsupio, andai in bagno mi sistemai i capelli in una coda di cavallo e scesi di sotto.
“A dopo” lei non mi rispose, così chiusi la porta sbuffando.
 
Mi guardai intorno “E ora che faccio?”. Alzai le spalle ad andai alla fermata dell’autobus. Poco dopo arrivò. Non avevo la più minima idea di dove mi avrebbe portato, ma io, tanto, volevo solo farmi un giro; non mi importava dove. Così pagai il biglietto e me ne andai a sedere in fondo.
Poco dopo l’autobus si fermò ad una stazione, così ringraziai e scesi. Mi girai più volte, ma, ovviamente non riconobbi il posto. Dopo tutto avevo girato Londra solo un mese prima di trasferirmi a Gimblet Road. “Oh beh” presi a camminare a zonzo. Passai da Starbucks e mi presi un ice cream coffee. Mentre camminavo passai davanti ad un parco così ci entrai, girai per un po’ poi mi sedei su una panchina.
“Già… solo 6 settimane di vacanza e poi di nuovo a Hogwarts”. Io dal mio canto sentendo quella traccia di conversazione sgranai gli occhi. Erano un gruppo di 5 ragazzi e ragazze più o meno della mia età.
“Tu li hai fatti i compiti di Piton e dalla McGranitt?” chiese un ragazzo dai capelli mori, era piuttosto alto e slanciato, occhi chiari e carnagione scura. “Figo” pensai.
La ragazza a cui era riferita la domanda sbuffo. “Neanche iniziati!” il ragazzo ridacchiò “Siamo in due allora”.
Avrei voluto tanto alzarmi e salutarli e instaurare una qualche conversazione, ma dopotutto non ero per nulla abituata alla gente della mia età e mi incutevano … timore?! Già … per colpa di quei anni passati senza amici, o comunque conoscenti, provavo una certa agitazione a parlare con dei perfetti sconosciuti.
Facendo questi ultimi pensieri mi sentii profondamente malinconica.
Mi alzai scrollai la testa nel tentativo di cacciar via certi pensieri e buttai il mio ormai finito ice cream coffee.
Ripresi a camminare a zonzo. Stavo guardando una strana forma che aveva un bolognino, quando andai a sbattere contro qualcosa. O meglio qualcuno. Finendo a terra. “Ma è mai poss..” inizia a dire leggermente scocciata. Poi riconobbi quel qualcuno. Che mi guardò con un sopraciglio alzato. “Oh.. buongiorno” mi alzai da terra facendo un bel sorriso. “Avery” – “Può evitare di evitare di chiamarmi così, professore” Lui mi fulminò, io, dal mio canto me la stavo ridacchiando. “Scusi…” mi rivolse un ultimo sguardo poi prese a camminare lentamente, così io lo seguii. “Dove sta andando?” chiesi sorridendo nuovamente. Lui mi guardò valutando se rispondere o meno. “Al Paiolo Magico” – “posso venire con lei?” lui non rispose, quindi lo presi per un si. Camminammo fianco a fianco senza dire una parola, io non sapevo che dire; anche se avrei tanto voluto parlare, e lui non… beh lui non avrebbe aperto bocca spontaneamente; di questo ne ero certa.
Il professore entrò nel bar come se non avesse nessuno dietro di se, io sorrisi tra me e me e continuai a seguirlo al tavolo in cui si era seduto.
“Un whisky incendiario” ordinò. “Due” dissi, di conseguenza notai gli occhi di Piton su di me e quindi mi voltai. Mi stava trucidando con il solo sguardo. “Un succo zucca?” gli chiesi innocentemente, la sua faccia riprese la non-espessività, quindi mi voltai verso il cameriere a annui per confermare la mia (non) scelta.
“Mmh…” stavamo entrambi sorseggiando silenziosamente la nostra bibita “domani è impegnato?” chiesi speranzosa, dato che avevo la netta sensazioni che i giorni futuri mi sarei annoiata a morte. Lui alzo un sopracciglio.
-Dannazione quando la finirà di alzare quel maledetto sopracciglio- pensai, al che mi sembrò che lui stesse facendo un sorrisetto. -Va a capire questo qua.- Ripensai. Lui nel frattempo aveva distolto lo sguardo… “Si” –Beh esauriente come risposta- “E sabato?” – “Può essere” Io lo guardai torvo. Lui notando il mio sguardo concluse con un “No, non ho nulla da fare, Avery” Da prima sorrisi poi mi faci più seria. “Può cortesemente non chiamarmi per soprannome?! Sa… non mi piace granché” Lui riprese a sorseggiare il suo Whisky. Io sbuffai.
“Posso venire da lei il pomeriggio” – “a fare?” – “Bè .. sa .. ho passato i miei quindici anni della mia vita rinchiusa dentro casa, e non ho avuto modo di farmi molti amici .. a dir la verità neanche uno .. quindi ho pensato che avrebbe potuto farmi compagnia lei..” Lui valutò per una trentina di secondi la possibilità “Non gioco a nascondino con te, Avery” Io repressi una risata.

“A sabato, prof” Lui mi fece un cenno con la mano, e sparì a Digon Alley. Usci del bar, andai alla prima stazione delle corriere ad aspettare che il bus per Gimblet Road arrivasse.
Un’ora dopo ero a casa.
“Mà sono arrivata!” Nessuno rispose e una vocina mi disse che probabilmente era andata a lavoro. Feci spallucce, misi in forno della lasagne surgelate e mi distesi sul divano a leggere un apparentemente noiosissimo libro di scuola. Sta di fatto che quel noiosissimo libro mi fece bruciare le mie desiderate lasagne. Sbuffai.
Data la mia gran fame me ne fregai e tolsi solo le parti più carbonizzate, mangiando il resto. Lavai il tutto e risistemai la cucina. Salii al piano superiore, doccia veloce, per poi infilarmi sotto le coperte a leggere i miei amati libri.

Il venerdì seguente lo passai tra lo noia di qualche passeggiata nei dintorni e la oziosità del divano.
La sera mi lavai i capelli e li asciugai con cura; impaziente del giorno dopo che l’avrei passato con il mio professore… Già, si può essere ridotti talmente male da non aspettare altro che passare il tempo con Piton, non che non mi piacesse la sua compagnia; però non un ragazzo della mia età con cui avrei voluto tanto divertirmi un po’.
Il sabato mattina arrivò, ma io non me ne accorsi. Stavo dormendo. La sera precedente avevo letto fino a notte inoltrata, erano precisamente le 3 del mattino quando mi addormentai.
Ore 12.15 “Leyla sveglati!” mia madre stava urlando da una decina di minuti di svegliarmi, ma io l’aveva scambiata per lei che me lo urlava nel sogno e non per davvero. Oh beh.. mi sedetti sul letto sbuffando. Mi inciampai mettendomi le ciabatte, sbattei la testa, ma non ci detti troppa importanza. Mi alzai pigramente e mi diressi in cucina.
“Ecco la bella addormentata” – “Ah ah ah” le diedi un bacio sulla guancia e mi andai a sedere sul divano.
Mia madre portò i piatti in tavola e si rivolse a me “su forza vieni  a mangiare” – “non c’ho fame, Mà” mi alzi comunque e mi sedetti al tavola punzecchiando qualche patata che si trovava nel piatto.
“Dopo vado da Piton” – “lo so” – “come fai a saperlo?” – “l’ho incontrato al supermercato qui vicino” io feci un sorrisetto immaginandomelo in un negozio, risi e poco dopo si uni anche mia madre.

Erano le due di pomeriggio e io ero distesa sul divano a leggere.
“Non devi andare?” mi chiese mia madre. Io la guardai per qualche secondo perplessa poi mi diedi una botta sulla forte “Già già già, ora vado a prepararmi!” e corsi di sopra.

Alle 2 e mezza ero fuori di casa con un vestito color acqua smeraldo, una borsa marrone chiaro, un paio di ballerine con un motivo floreale e dei capelli neri sciolti che arrivavano fino a metà schiena.
Senza tanti problemi trovai la strada per Spinner’s and.
Bussai.


Il prossimo cercherò di metterlo a massimo mercoledì prossimo. Scusate ancora.

 
   
 
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