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Autore: Stukas are Coming    07/07/2011    1 recensioni
Ho iniziato questa storia quando ero in prima media,gettando le parole sui fogli di nascosto per paura che le prof mi vedessero. Non so come possiate giudicarla,probabilmente non granché,ma ne sono molto affezionata perché ha raccolto ogni sviluppo del mio amore verso quel gruppo incredibile che sono i TH,e soprattutto verso Tom Kaulitz.Voglio ricordare che non è copiata da Twilight,anche perché lo detesto.I luoghi sono tutti reali, è Genova.Spero vi piaccia, almeno un pochino.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ora è sul divano, sta guardandosi in giro muovendo le gambine e facendo talvolta qualche versetto. E' uno scricciolo. Non ha nessuno dei suoi tratti, è praticamente solo me... Biondissima.

Quando mi avvicino e mi siedo accanto a lei, mi vede e mi sorride con una bocca dalla quale intravedo dei minuscoli canini a punta; non ha altri denti ma quelli ci sono già, belli aguzzi come quelli di un cucciolo di squalo. Ricambio il sorriso e lei, contenta, agita le gambe in su e in giù.

I medici avevano detto che sarebbe morta anche lei, invece eccola qui. Porci bugiardi. Gli stessi che non sono riusciti a salvare Sofia. Salvano chiunque, gente quasi aperta in due da incidenti stradali o bruciata in incendi o soffocata o quasi annegata o con un proiettile in testa o con gli intestini fuori dal corpo, ma lei no, lei l' unica che non è riuscita a venir rimessa a posto. Sono maledetti bugiardi, promettono e non mantengono. Non riescono a salvare una persona che aveva una pallottola sola nel polmone, ma quegli infami che hanno il corpo messo peggio di un Leerdammer continuano a vivere.

Li ammazzerei tutti, tutti questi maledetti, partendo da chi c'era in sala quando è arrivata lei. E anche quel miserabile che ha detto che anche la bambina sarebbe morta.

Forse ha capito i miei sentimenti, perchè mi fissa con aria preoccupata. Le sorrido ancora, e la prendo in braccio per mettermela sulle ginocchia.

Mi chiedo se i maledetti si siano accorti, quando l' hanno fatta nascere, del fatto che non è come gli altri bambini.

Intanto ha le pulsazioni cardiache incredibilmente basse; è molto pallida (non come me, però. Lei il sangue lo ha ancora), ma soprattutto il suo sguardo non dimostra affatto i suoi tre giorni. Nessun bambino ha un' espressione così intelligente, così furba, così... Adulta, in un certo senso. Credo che crescerà ad un ritmo spaventoso, essendo mezza vampira.

Allunga un braccino ed ovviamente va a toccare il mio piercing. Glielo lascio studiare stando però attento ad eventuali intenzioni omicide nel caso le venga in mente di strapparmi via il labbro tirando l' anellino.

Commenta l' interessante oggetto facendo un verso solenne, poi afferra una treccina e stavolta tira sul serio. Forse non ha capito che sono i miei capelli...

Sorprendendomi di quanto sia piccina la sua mano rispetto alla mia, gliela stacco delicatamente dal dread e gliela rimetto in grembo.

Muove le gambette ancora un po' e infine si addormenta di schianto. La appoggio in una specie di culla formata con i cuscini del divano, la guardo ancora per qualche minuto e poi vado in camera mia.

Non so cosa ho, ma dentro è come se avessi un peso che ogni giorno diventa sempre più grosso.

Mi sono accorto che non ho ancora pianto o avuto una crisi isterica o che so io. Di solito piangono tutti. E' strano. Forse è quello il peso che percepisco.

E continuo a sentire lo sparo, il tonfo del suo corpo cadere, quell' orripilante fischio che faceva il suo polmone bucato quando respirava. Quando cerco di pensare a un bel ricordo che ho di lei, non faccio a tempo a riportarlo alla memoria che subito si mette davanti il suo viso per terra, tutto quel sangue, quel rivoletto che le usciva dalla bocca, gli occhi spalancati, terrorizzati.

E si aggiunge un altro granello al masso che ho dentro di me.

Ora però c'è la bambina, l' unica cosa viva che sia uscita da questo tempo passato qui. Non abbiamo portato che morte.

Ma c'è Judith...

Subito un fiotto di rabbia feroce mi torna su. E' stata lei ad ucciderla, non quel ragazzetto.

Ed è scappata. Vigliacca. Ma la troverò, da qualche parte.

Sicuramente in questo momento si sta compiacendo come una dannata di avere ammazzato Sofia, che grande che sono, troppo brava. E' stato così difficile fare fuori una quindicenne neanche vampira, incinta.

C'è la bambina, mi ripeto. Ora dev' essere lei Sofia, lei che almeno è qui. Devo trattarla come trattavo lei, perchè è sua.

Scendo per vedere cosa sta facendo. Dorme ancora, s'è abbarbicata ad un cuscino. Mi siedo anch' io e la guardo.

In camera mia rimane una foto, sul comodino. Raffigura una ragazza che ride, un sorriso sopravvissuto alla morte, perchè la morte non può lavare via quel che c'è stato. Ti amo, Sofia.

 

 

 

Non temere più la febbre che brucia,

né l' agonia del letto di morte;

l' angoscia che tortura, il dolore che annienta,

L' impotente gemente vecchiaia.

(R.Mason)

   
 
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