Noi ci illudiamo
continuamente che l'oggetto voluto
possa
porre fine alla nostra volontà.
Invece,
l'oggetto voluto assume, appena conseguito,
un'altra
forma e sotto di essa si ripresenta.
Esso è il vero demonio
che sempre sotto
nuove
forme ci stuzzica.
Capitolo
Sedici: “Imago Mortis”
La notte è fredda.
Fuori all’Imago tutto tace, mentre al suo interno la vita pulsa come un
cuore rigonfio di sangue...che infelice esempio, molto cruento, quasi da film
dell’orrore.
Eppure l’Imago è un locale di
piacere, non quel tipo di piacere, o meglio non solo.
L’Imago si erge tranquillo e invisibile a tutti coloro
che non sono intenzionati a servirsene, su una collina di Hogsmade
e il suo costruttore, ingegnosamente lo ha reso famoso per la sua unica
particolarità.
Le maschere.
Interessante è notare che la stessa parla “persona” significa in verità
maschera, significa allora che tutti noi nella nostra
vita non facciamo altro che fingere. Ogni mattina saliamo su un palcoscenico
recitando la nostra vita, e provando con sforzi sovrumani a capire la maschera
dell’altro per riuscire a controllarlo.
Intelligente il suo costruttore perché ha ricreato in eccesso cos’è la vita di ognuno di noi perché l’uomo in se è
un animale più semplice di quanto ci sforziamo di credere, e in qualità di
animale ha i suoi istinti che con, oserei dire, cocciutaggine cerca di
nascondere dietro a valori che non esistono.
L’uomo non ha un identità definita ma si
nasconde dietro a una personalità multipla.
È debole, così crea le città, le istituzione,
persino la religione per potersi sentire più forte.
È violento e lo maschera con guerre di valore, prova anch’egli ad un
tratto disgusto per se stesso ma non riesce e non
vuole smettere perché la violenza e la dolcezza sono in equilibrio precario.
È pauroso e insieme curioso, non sa come affrontare un altro diverso da
se, così crea intorno a se un recinto dove chiudere le persone simili a se e
lasciarvi al di fuori tutti coloro che non si
identificano con il suo ideale... che non riesce a riconoscere.
Così questo club privato non fa altro che dar loro una maschera e lo straniamento necessario per estirpare quelle coperture di
valori e vedere la loro vita com’è veramente.
L’uomo vuole il sesso, ma lo copre con l’amore, l’Imago gli dona
l’orgia dei sensi dell’oppio.
Egli desidera la violenza, ma lo copre con la forza, l’Imago gli dona
una stanza di azzardi così che ognuno possa condurre
la sua personale guerra.
Egli ancora vuole l’ebbrezza, la copre con la felicità, il locale gli
offre la musica e la vicinanza di altre persone...una
sala da ballo dove non esistono amici, ne costruzioni sociali di alcun
genere...solo nemici.
Milioni sono le persona che ospita al suo
interno questo locale notturno. La verità attira come anche l’invisibilità e
l’anonimato...troppe persone.
Molti mantelli di velluto dai colori accesi e maliziosi da quelli più
eleganti e raffinati a i meno pregiati e ruvidi
avevano sfilato silenziosi quella notte, come altre ancora addietro.
Questa notte, difatti, non è speciale in nessun genere, non è più
luminosa ne più spenta, non cade in nessuna ricorrenza
specifica.
È una notte. E basta.
GINEVRA
Con un tuffo al cuore sento che la sua voce mi chiama, inghiottisco a
vuoto e mi rendo conto che non dovrebbe andare così invece non posso fare a meno
di trattenere il fiato mentre giro il capo a
guardarlo.
“Harry…” sento la mia voce suonare abbastanza fredda, mi rallegro, lo
guardo per la prima volta in viso.
“Ginevra” il mio nome di battesimo, non c’è dubbio sul motivo della
nostra chiacchierata, fortunatamente non vuole fare una chiacchierata
amichevole. Lui sembra stanco quando me, ha due
mezzelune scure sotto gli occhi, sono azzurrine e malgrado gli occhiali vedo
gli occhi arrossiti dietro le lenti.
“Ti devo parlare” annuisco con il capo ma non mi
muovo, piantata in mezzo al corridoio, spintonata da alcune ombre che non
riconosco.
“Non qui” io annuisco ancora, sembra spazientirsi e mi affetta il
braccio, non raggiunge la pelle eppure sento di nuovo quel contatto su di me. È
strano, sembra che non abbia mai smesso di toccarmi.
Il tocco non è gentile, scivoliamo in un’aula
stretta.
“Parla” lascio andare il braccio dalla sua presa ferrea e mi sento ancora abbandonata anche lui sembra fissare il mio
braccio, sembra stregato.
“Sento la tua mancanza” mi sembra strano ma il
cuore ha fatto un capitombolo e sono caduta pesantemente sulla schiena.
“Anche io” la mia voce suona fredda ancora non
riesco a riscaldarla non ha il viso di una persona innamorata.
Mi afferra e i suoi occhi sono folli e io non riesco a forzare l’abbraccio
anche quella violenza è un doloroso ricordo, le sue mani cercano la pelle dei
miei polsi e il contatto è una scarica elettrica.
Posa le labbra sulle mie, il tocco è come prima, non è dolce è violento
e io bevo quella violenza e mi innamoro ancora, come
se fosse possibile innamorarsi di nuovo di Harry.
Mi innamoro ancora quando le sue mani lasciano i
miei polsi e vanno a toccare la mia schiena, poi penetrano sotto la camicia e
sono sulla mia pelle, mi sembra di avere la febbre e tocco anche io lui. La
camicia è nei pantaloni, corro ai bottoni e comincio a sbottonarli, infilo un
dito e l’unghia graffia sulla pancia.
Lui si blocca e mi allontana di botto, i suoi occhi sono gelidi e il
solo posare lo sguardo su di lui mi porta un gelido sospetto nel cuore.
“Lascia stare Draco, lui è mio amico e tu sei la solita puttana”
Esce dalla stanza ma non lo fermo.
Immobile, comincio a piangere.
Harry non lo capirò mai.
PASY
“Pasy che cosa stai facendo?” apro gli occhi
di botto attraverso il velo del sonno vendo la figura
di Millicent nello specchio della porta. Che cosa
faccio?
Dormo, una risposta più che legittima. Dormivo perché Millicent mi ha
svegliato.
Sprofondo di nuovo nel letto e mi rendo conto che non sono la sola a
dormire. Accanto a me un bozzo scuro e caldo preme sul mio fianco.
Il bozzo si muove, il calore si intensifica
quando si avvicina maggiormente a me ed ha gambe e braccia, sento una mano che
mi sfiora la spalla.
Chi c’è nel mio letto? Con circospezione sollevo il lenzuolo.
“Blaise” non urlo per quanto la mia voce non sia
propriamente bassa, il viso pallido di Blaise mi fissa di rimando, ha gli occhi
enormi e blu che gli riempiono tutto il viso, sembrano enormi. Non risponde
scherzosamente come fa sempre. Sembra anche lui indeciso, non ricorda come me,
perché ci troviamo nello stesso letto.
“Tutti e due cosa diavolo ci fate nel letto di
Blaise?” Millicent batte il suo piedino sul marmo della stanza, ogni colpo fa
sobbalzare me e lui. Mi duole la testa, ricordo la gentile offerta di un
bicchierino di whisky e realizzo di averne bevuti troppi.
Continuo a guardare silenziosamente verso di lui che a sua volta mi
guarda pensieroso, non parliamo ma continuiamo a
fissarci.
“Qualcuno di voi due mi vuole spiegare che cosa succede qui?”
L’alcool non mi è mai piaciuto non ne ho mai apprezzato la corposità o
distinto fra annate diverse, l’alcool è solo bruciore in gola. Non si può mica
far differenza fra bruciori e bruciori no?
“Adesso basta, vado a chiamare Herm” e quella
sembra la parola magica, io e Blaise ci scostiamo dal
letto, rivelando che i nostri vestiti sono stropicciati ma perfettamente
abbottonati. Sento Millicent che ridacchia, non si è mossa dallo specchio della
porta e ci guarda come se avesse finalmente capito cos’è successo anche perché
il balzo ha fatto rotolare due bottiglie vuote di whisky.
“Credo che non ce ne sarà bisogno” il sorriso di Millicent si congela e
io mi volto timidamente verso la porta, posso vedere i
suoi occhi gelidi fissare i miei abiti stropicciati già da quella distanza.
I suoi occhi gelidi si posano su Blaise e anche il sorrisino che gli
era sfuggito si gela seduta stante. I suoi occhi ambra tornano
a fissarmi ed entra nella stanza lentamente, sembra sfilare ma non indossa un
vestito d’alta moda ha la sua divisa scolastica.
“Questa lettera è per te” una busta già aperta cade sul letto accanto
alle gambe di Blaise che si limita a fissarla senza dire nulla.
Sulla busta una grafia aggraziata riporta: Per il Signor
e
“Hermione…” alzai lo sguardo sulla soglia ma
la mia amica si è voltata e scende già le scale.
Mi alzo dal letto mentre Blaise prende la
busta fra le mani e sorride alla scritta. Devo spiegare a Hermione che non è
come pensa, non le avrei mai fatto uno smacco simile.
Corro oltre la soglia del dormitorio, inciampo in Millicent, mi rialzo
e continuo lungo la scalinata fino ad afferrare la spalla sottile di Hermione.
“Hermione ti prego non è come credi”
“Io non credo nulla” mi volta le spalle ma
almeno si è fermata.
“Blaise era davvero scosso ieri e io volevo solo consolarlo”
“Capisco” la strattono ancora di più.
“No che non capisci Hermione, non l’ho consolato nel modo che credi tu,
non ti farei mai una cosa simile” la aggiro per guardarla in
viso, mi restituisce uno sguardo freddo.
“Non mi odiare Herm” sento la mia voce pigolare. Lei mi continua a guardare con freddezza. Capisco
bene che cosa vede: una ragazza con i vestiti stropicciati e gli occhi
assonnati. Sembro una prostituta e mi sento così.
Poi mi sorride e io capisco.
“No, non ti odio ma diciamo che se tu fossi in
fiamme e io avrei un bicchiere d’acqua, già, diciamo che lo berrei” mi rivolge
ancora quel sorrise e si allontana.
E io comprendo che non mi perdonerà mai.
Sono andata a toccare una sua
proprietà.
HERMIONE
Vago per la scuola, non mi era mai capitato ma
non mi era mai capitato nemmeno di sposarmi. La lettera della segretaria di mio
padre mi annunciava del fidanzamento. Mio padre è riuscito a farmi fidanzare
senza che io e Blaise dessimo parola, ancor oggi mi stupisco del potere di mio
padre.
L’Avvicino, la
persona più influente del mondo magico e insieme la più sola.
Mio padre.
Mi dirigo verso le torri, ce ne sono quattro nel castello, io mi dirigo
in quella appartenente ai Grifondoro,
non lo so perché lo stò facendo.
No, so cosa stò facendo, so
da chi stò andando.
Il mio divertissement, il mio
passatempo.
Perché faccio questo per il
verme?
Semplice, mi annoiavo terribilmente nella mia stanza e poi volevo vedere
che faccia avrebbe avuto al mattino il vermicello.
E aveva veramente l’aspetto che mi aspettavo,
orrido!
Perché mi impegno tanto?
Non lo so. Questa è la verità, certo la storiella della bambola c’entra
sicuramente ma c’è dell’altro ancora...
Ieri sera, stravolto dall’oppio, quando mi ha baciato, quel suo bacio impacciato
mi ha stuzzicato. Non ho mai amato l’essere una crocerossina
ma per quel verme è diverso.
Questo mi fa incazzare, non mi piace sentirmi
così, ognuno ha il suo equilibrio nella vita e quel piccolo verme mezzosangue
mi sta facendo perdere il mio.
Devo trasformarlo alla svelta, non posso permettermi questo periodo di
debolezza fra meno di cinque mesi sarò
Aiutare un mezzosangue ad essere eguale a un
purosangue è lo smacco più grande che possa fare a mio padre.
E lo farò.
“Quando sorridi a quel modo mi fai paura” mi
volto verso il mezzosangue che sembra sorpreso quanto me di quella frase tanto
informale.
Vestito come un mago e non come lo studente secchione
e saccente solito quasi mi sembra diverso.
“Allora cosa fai nella mia stanza e nel mio
armadio?” sfioro distrattamente una camicia di seta. Lui mi continua a fissare
dalla spoglia del bagno, mi piace quel suo modo sicuro, sembrava quasi tranquillo quando mi ha trovato nella sua stanza e questo è
stato un punto a suo favore.
“Cominciamo con il secondo principio, ovvero,
non sei quello che sei ma quello che indossi” mi guarda a lungo, sembra pensare
a quello che gli ho appena detto, poi si avvicina a me.
“Indosso quello che mi va” replica quasi a difendere i suoi vestiti.
Mi guarda e per un attimo il suo sguardo mi sembra arrabbiato.
“Giusto” rispondo e afferro il suo viso fra le mie mani avvicinandolo
al mio, anche lui mi restituisce lo sguardo e vedo che trattiene piano il
fiato, non me ne vuole far accorgere ma è innervosito
dalla mia vicinanza e io sono gongolante, perché finalmente anche lui è umano.
Nascondo il viso nell’incavo del suo collo e sento li
suo profumo di pulito e il suo brivido sorpreso vicino alle labbra.
“Ti sei dimenticato la seconda regola del nostro piccolo accordo?” lui
non risponde ma sento le sue mani che si appoggiano
sui fianchi, penso che l’oppio a questo piccolo vermiciattolo fa bene.
“Se la tua mente da verme se l’è già dimenticato
te lo dirò io, tu fai quello che dico io, sempre” le mani che mi avevano
stretto mi lasciarono andare di botto, mi viene da ridere, patetico!
“Non sarò il tuo elfo domestico” brillò determinazione nei suoi occhi e
il suo sguardo acquista profondità veramente notevoli.
Le mie mani si mossero da sole e si chiusero a coppa sulle sue guance
“Hai ragione. Sarai il mio verme” e con una sola fluida mossa afferrai gli occhiali e li feci cadere in terra, dove si
ruppero.
“Cosa diavolo...”
“Cazzo, devi dire cosa cazzo
hai fatto, non stai parlando con degli adulti mostrami la tua rabbia se a
quegli occhiali orrendi tenevi davvero” e con lo stivaletto li calpestai così
che il verme sentisse lo scricchiolio del vetro
schiacciato e vedesse l’ombra del mio piede che si muoveva sugli occhiali.
“Quelli erano gli occhiali di mio nonno” piagnucolò il verme.
“E cosa farai? Ti vuoi
mettere a piangere Mozzarella Mezzosangue, su reagisci! ” lo
punzecchiavo, godevo della sua disperazione e nella
sicurezza che non avrebbe reagito.
“Lasciali stare, non riesco a vedere nulla, ti prego” bloccai di botto
lo stivaletto e fissai il ragazzo biondo che aveva parlato.
“Cosa hai detto?”
“Restituiscimi gli occhiali” lo disse con una certa veemenza, la
mancanza di un senso con la sensazione che stavo innestando di pericolo stava facendo il resto.
Aveva paura, e questa lo rendeva rabbioso.
“Non questo, alla fine che hai detto” vidi che stringeva i denti,
cercava di controllare la sua rabbia, peccato diveniva più piacevole
quando era rabbioso.
“Ti prego” disse alla fine ed ebbe appena il tempo di stringere le
labbra che io lo avevo colpito con uno schiaffo sulla guancia.
“Imponiti, perché nella vita nessuno ti darà nulla pregandolo” mi
allontanai da lui ed egli riprese gli occhiali frantumati che poi aggiustò con
la magia.
Mi fissò a lungo, senza parlare, io ero di spalle e continuavo ed
esaminare i vestiti di alta sartoria che avevo
scoperto nel suo armadio accanto a scatoloni con le sue vecchie cose. Avevo la
sicurezza, tutta femminile che i suoi occhi fossero
fissi su di me.
“Tu devi avere avuto una vita veramente dura” la sua voce era pacata e mi irritò.
“Non provare ad analizzare la mia mente e non far nemmeno il gesto di
pietismo che speravi di fare dopo aver esposto questa
tua malsana idea, non pensare che tutti siano felici di sapere brandelli della
tua vita che a molti non interessano affatto, pure con gli occhiali, secondo te
a me importava che quei fondi di bottiglia fossero appartenuti o meno a tuo
nonno, sei ancor più stupido di quanto pensassi!
Non puoi pensare che nella vita, quella vera, le persone sanno essere
sempre sincere e mostrano quello che sono, pensavo tu
l’avessi capito dopo la nostra visita all’Imago, ma a quanto pare non hai
capito veramente nulla!
Le persone mentono nella vita vera Draco Malfoy, io posso modificare il
tuo assurdo modo di portare i capelli mandandoti da un buon barbiere che ti
tagli all’ultima moda e posso far in modo che tu veda anche senza quelle
orribili lenti. Ma con la magia puoi fare tutto tranne
cambiare i tuoi veri sentimenti. Se tu continuerai a provare repulsione per il
riflesso che vedi nel tuo specchio ogni mattina quando
ti alzi, tu non sarai mai diverso, ti presenterai solo sotto una nuova
confezione ma realmente non sarai cambiato.”
Non era mia intenzione parlare così tanto e
arrabbiarmi in questo modo ma realmente quelle parole erano importanti per me,
doveva capire quel maledetto Mezzosangue, mi stupivo di come avesse vissuto
fino ad oggi senza saper scindere da chi diceva il vero e chi mentiva.
DRACO
Il silenzio ricadde nella sala e per una volta rispettai la ragazza che
avevo davanti, quando avevo detto quelle cose volevo veramente dirle che per quello che aveva fatto con i miei occhiali
dovevano aver fatto questo al suo cuore ma dopo quello che mi aveva detto, non
potevo farlo più.
Perché, ad ogni modo lei mi stava
trasformando, mi rendeva diverso da quello che pensavo dovessi essere.
“Non è difficile essere sempre i primi?” era stata la sua voce, era
bassa come se dopo tutte quelle belle parole la sua voce non ce la facesse a
sopportare ancora un altro sforzo.
“Ci si adegua. Quando sai che non verrai
accettato per quello che sei allora vuoi essere accettato per quello che servi
e se sei bravo in quasi tutto le persone chiedono di te.
E pensi che se le persone ti inseguono
chiedendoti cosa vogliono o non vogliono fare allora... allora esisti!
Anche se ti usano e anche se dopo parlano male di te, per quel breve lasso di tempo tu sei esistito.
Io preferisco quei lassi di esistenza che
l’oblio totale.”
Toccò a lei tacere, guardava il mio specchio, stavo per voltarmi per
posare gli occhiali convinto che non mi avrebbe più
risposto quando contrariamente alle mie aspettative lei mi rispose:
“Questo è il motivo del nostro connubio non è
vero?”
“Eh?”
“Tu mi hai chiesto scusa e ora vuoi che ti trasformi in un essere
vivente, ovvero esistente per questo motivo vero?
Quando all’inizio la prof ti aveva affidato a me anche se
non volevi perché pensavi che io fossi il diavolo sceso sulla terra non volevi
lasciarmi andare.
Per questo le ripetizioni. E anche la festa”
Sorrise e non mi piacque affatto, come al
solito.
“Ed io che pensavo di stare ad un pessimo
punto. Tu sei un egoista! Magnifico! Non un egoista qualsiasi ma quello della
peggior specie, perché fingi di essere un filantropo”
continuava a sorridere ma io non riuscivo a guardarla in faccia posai gli
occhiali nel cassetto e con un tonfo lo richiusi.
“Non capisco come ho potuto chiederti aiuto” e me lo chiedevo
seriamente, come potevo credere che quella ragazza mi avrebbe aiutato per
davvero?
“Non ti stanchi mai?” si siede sul mio letto, ora mi guarda, ha lo
sguardo limpido per un attimo mi illudo che non sia
davvero la serpe Hermione Granger ma una semplice ragazza seduta sul mio letto.
“Di fare cosa” lo dico annoiato, sono rabbioso, non lo voglio ammettere ma in questo momento mi appare davvero una ragazza
semplice e dannatamente bella. Cerco di concentrarmi sul piano, rievoco il viso
di Ginevra ma più ci provo più gli occhi ambra si
fanno liquidi.
“Non ti stanchi di far finta di essere buono. Ognuno
finge, questo è vero, ma il motivo è abbastanza cristallino. Tu, non riesco a
capire perché fingi. Vuoi esistere? Eppure studi e ti isoli
e ti immergi totalmente nel tuo essere secchione, ti rendi impresentabile, racconti
a chi vuole sentire la tua vita, ma cosa pensi di essere? Forse credi di essere
un eroe?
Non farti illudere da Potter, non tutte le persone
sono nate per essere eroi, alcuni sono nati e basta,
senza un perchè”
“E’ così difficile pensare che io sono semplicemente come mi vedi?” le
mie parole hanno perso l’irruenza di prima, Hermione ha vinto ed è strano
pensare a lei come a un nome e non più come
“Molto” mi guarda con quel paio di occhi che
si ritrova, bellissimi anche con il sole, non solo con l’oppio e penso che si
dovrebbe avere un permesso per tirarsi dietro due occhi così, un pover uomo potrebbe morire d’infarto davanti a uno sguardo
così. Le ci vorrebbe un porto d’armi, di quelli che prevedono bombe a mano e
missili cruse.
Mi allungo impercettibilmente sul materasso, non lo so perché ma vorrei
poterla baciare. Ancora. Come ieri sera, come non avevo mai
fatto.
Quel bacio di ieri sera mi ha fatto uno strano
effetto.
“Non stai forse fingendo di amare una donna, come fingi di essere amico al suo ragazzo..”
“Ex ragazzo” sorride e diventa di nuovo cattiva torno al mio posto e la
odio per quello che sa fare di me e quello che non riesce a fare con se stessa.
Non riesce ad essere migliore.
“Ex ragazzo, come vuoi tu, e ancora fingi di non essere attratto da me.
I buoni non lo fanno” mi schernisce con quel suo piccolo sorriso da fighetta bastarda.
Mi alzo dal materasso, maledetta fighetta
bastarda!
“Ti diverti?”
“Molto” risponde ancora con quella sua voce musicale che deve aver
fatto cadere ai suoi piedi tanti di quei uomini ma che
a me non piace, mi piacciono gli occhi liquidi che si ritrova e quella sua
bocca così passionale anche senza gli artifici del trucco.
“Perché vuoi sporcare tutto quello che ti sta
intorno, non tutti sono luridi come te. Io amo Ginny
questo è vero ma non l’ho mai sfiorata nemmeno con un
dito perché la vedevo felice con Harry ma ora, da quando lui l’ha lasciata, non
me la sento di lasciare che si dibatta nel dolore. Spero che scelga me. Voglio
che scelga me. Ginny merita di essere
felice.
E non fingo nemmeno nell’amicizia che provo per
Harry o per Ronald. Oddio Ron alle volte quando ci si
mette è veramente un rompiscatole ma ha qualcosa come
il valore e la dolcezza che nessuno lo eguaglia.
Invece l’amicizia che mi lega a Harry è ancor più intima ed è lei che
mi ha fatto andare avanti quando tutto mi sembrava
perso per sempre. Lui, devi sapere, è stato il primo ad andare oltre al
saputello che ero e ha visto la persona.
E beh! Per quello che hai
detto alla fine, del fatto che io sia attratto da te. Penso che sia qualcosa di inevitabile ma che si può frenare perché quando la
passione non è accompagnata da null’altro è facilmente contenibile.
Tu sei avvezza ad attirare gli uomini non potrei
aspettarmi di resisterti” rimase in silenzio per molto tempo, tanto che pensai
che non avrebbe risposto o che finalmente per una volta non mi avrebbe
confutato.
“Che cos’è quello?” mi voltai in tempo per vederla sollevare il velo
nero che copriva lo specchio, terrorizzato repressi l’urlo che stava per
scaturire dalla mia bocca, gli occhi immobili del Mangiamorte
era spariti, la superficie rifletteva una Granger
scioccata.
“Tu, come fai, tu…” continuava a guardare lo specchio come ipnotizzata,
dimentica della nostra discussione precedente.
“Cosa vuoi dire?”
“Come fai a possedere questo oggetto?”
“Apparteneva alla mia famiglia, vi appartiene
da anni”
“Impossibile”
“Ti dico che è così”
“E io ti ripeto che è impossibile”
“Perché è impossibile?”
“Tu non conosci il nome di questo oggetto?” si
era voltata nuovamente verso lo specchio e con una mano sottile sfiorava i
putti dorati della cornice.
“Naturalmente no, Signorina” se era possibile avere un infarto per una
persona sana e in buona salute credo che io e
“Lei chi diavolo è?”
“Mi sono sempre considerato un gentiluomo, Signorina, non un diavolo”
con mio sommo piacere vidi anche
“Potrei conoscere il suo nome, Mr.Gentiluomo”
si era ripresa subito ed ora fissava risentita l’uomo che da parte sua apprezzò
il sarcasmo della ragazza.
“Il mio nome è Mr. Black, per servirla” si
abbassò come se volesse toccarle la mano in un demodè baciamano.
“ Hermione Jane Granger” rispose attonita la serpe che sembrava
stranamente impressionata dall’impresario. Come non esserlo? Non capita tutti i
giorni di avere un uomo nello specchio.
“Le consiglio di lasciare il dormitorio maschile dei Grifondoro, Miss Granger mi dicono
che fra meno di un quarto d’ora la partita amichevole fra la sua casa e questa
si concluderà e anche con un certo vantaggio…per i Grifoni” la vidi aprire la
bocca e poi richiuderla al sommo
dell’imbarazzo, prima di voltare le spalle allo specchio e avvicinarsi a me.
“Stasera solito posto, stessa ora” lasciò la stanza senza aspettare una
mia replica. Immaginai non le servisse.
“Non ricordavo che a Hogwarts era permesso a una ragazza di poter entrare nei dormitori maschili” sentì
le guance imporporarsi e cambiai discorso.
“Come si chiama la specchio? Perché
“A tempo debito avrà le sue risposte, tranne che sulle donne, quelle
non le ho capite nemmeno io” sentì le mie labbra piegarsi e registrai che
dovevo aver sorriso.
“Allora Signor Malfoy non mi dice come mai ha un appuntamento con una
donna e continua ad avere quel taglio così poco ortodosso?”
“Che cosa hanno i miei capelli che non
piacciono a nessuno?”
“Pensa di risentirsi eccessivamente se le dico tutto?” scelsi di non
rispondere e improvvisamente mi ritrovai accanto Joe Black.
“Come diavolo…”
“Un mago non svela i suoi trucchi”
“La credevo un gentiluomo”
“Sono una figura eclettica”
Mi lanciò un sorriso prima di condurmi verso
il bagno.
È una notte fredda.
Una ragazza dal mantello color del sangue fissava le
teche dell’androne principale dell’Imago per poterne estrarre la sua maschera;
il suo viso ufficiale e più vero.
Il secondo con un mantello nero di lana grezza se ne stava invece accanto
ad un’altra teca dal contenuto misterioso.
“Non ho mai visto nessuno cambiare maschera come la cambi
tu ad ogni nuova visita” disse e la sua voce maliziosa riecheggia nell’androne
falsamente vuoto.
“Forse mi confondi con un altro leggiadro serpente, mia cara” risposi,
indossavo una bellissima maschera in madre perla, liscia e senza
imperfezioni naturali, gli occhi erano accerchiati dal grigio naturale della
conchiglia come se la natura avesse voluto regalarle una matita intorno agli
occhi.
“Cosa dovresti rappresentare?”
“Penso una crisalide, la cosa più facilmente modificabile”
Non mi risponde e mani invisibili afferrano i mantelli e con insolita
galanteria, qualcosa che stupisce anche me, accosto il mio braccio a quello
della Regina che ugualmente colpita non può che accettare quel mio insolito
invito.
La gente è tanta.
Mi è sempre successo di essere invisibile e
per molti anni ho lottato per questa invisibilità perché volevo cominciare ad
esistere, invece mi ero ritrovato appena approdato all’interno dell’Imago in un
modo diverso e mi ero ritrovato immune dalla mia voglia di primeggiare e dalla
mia voglia di esistere, ora apprezzavo l’invisibilità che offriva la maschera.
La sala da ballo è piena, rettangolare, alle pareti citazioni di ogni forma o lunghezza, una fra tante mi colpisce:
Affoghiamo in un mare di baci,
riemergiamo
in un mare di passione.
Anonimo
Quanti incrociamo ridono e scherzano, si sente
l’eco lontano delle risate dei drogati che si perdono fra i fumi velenosi che
sprigionano i narghilé ricolmi di oppio.
Passiamo così incolumi nella stanza degli eccessi carnali e metafisici
e ci rechiamo nella sala delle lotte interiori, già descritta.
In ultimo ci accostiamo all’ultimo luogo che
non abbiamo ancora visto, il privè.
La porta del privè è maestosa, due colonne di
stile dorico, in marmo nero fanno da cornici a questa porta, al suo interno, le
stanze sono divise da veli di ignoranza dalla
consistenza di un soffio, letti dalle lenzuola in seta nera, marmo bianco con
venature preziose alle pareti.
Una scritta capeggia l’entrata, scritta con il fuoco e cesellata con il
rame:
Lasciate ogni speranza
o voi ch’entrate
Dante Alighieri
“Questa è la stanza del mistero dove è possibile anche togliersi la maschera
e rivelar al partner che stai per avere chi sarà la persona che ha scelto” la
fissai con attenzione, perché mi aveva portato in quella stanza? Che nuovo e cattivo principio mi avrebbe lasciato
pregustare?
“Un incantesimo di obblivazione cancella quello che
succede al suo interno, ma nessuno lo sa, nessuno se ne ricorda mai” ride mi
modo cattivo e mi afferra la mano, guarda un ultima volta la scritta che
capeggia sulla soglia e con rimpianto mi chiedo il perché di questo mio assurdo
piano. Non dovrei essere in questa maledetta stanza pronto
a sacrificare i miei ricordi. Ho sempre avuto idee precise.
Per me non ricordare e un po’ come vivere e non
saperlo.
Vivere senza sapere di vivere equivale ad esistere.
Se ti limiti ad esistere fai prima a morire.
Quindi l’Imago non è altro che un locale per coloro
che non possono far altro, non possono far altro che esistere. Un locale
di morti.
Due figure ben definite e senza maschera, una delle due mi era
dolorosamente familiare, mi fuoriuscì un piccolo rantolo che la mano pallida di
Hermione zittì.
Le due sagome non ne furono minimamente disturbate anzi si
avviluppavano senza remora e in una danza antica.
“La vedi vero? –
“Quella era la tua Ginny, quella troppo pura
da raggiungere vero? La sua Ginny, ma come vedi il suo cuore
non è nemmeno del suo fidanzato, volevo dire ex fidanzato”
Le due figure sparirono avviluppate dalle
tende oscure, che negarono la presenza dei due nello stesso momento in cui i
due desiderarono esser lasciati in pace.
“Vedi il cuore di una donna ti apparterrà totalmente solo
quando smetterà di battere” le
sue parole erano terribile, le sentivo confluire nelle ferite che mi si erano
appena create nel cuore, non era una maschera quella che avevo visto, era il
suo viso, quello vero. Ero in quel mare di guai per lei, perché lei era gelosa
di Harry e della Granger e lei andava all’Imago a farsi sbattere da
quel…quell’insulso sconosciuto!
Mi tolse le mani della Regina a forza dalla bocca e la vidi
inginocchiarsi sul materasso nero per farmi spazio. Le fui subito davanti anche
io a carponi, noi non avevamo tolto le maschere, quindi di me erano liberi solo gli occhi e la bocca, così come a lei.
“Qual è l’insegnamento per questa notte Hermione” era la prima volta
che la chiamavo per nome. Lei sorrise malgrado sapesse che
ero ferito a morte.
“Non ve né nessuno, comunque non lo
ricorderesti”
“Mi convincerò di farlo”
“Non lo farai, nemmeno se tu lo desideri con tutto te stesso puoi
ricordare qualcosa, questo luogo è impregnato di oblivion, nelle tende che sfiori, nel materasso sotto di te
e addirittura nell’aria che respiri, non te ne accorgi ma già stai dimenticando
e nemmeno te ne accorgi”
“Perché allora portarmi qui?” la vidi fissare
il baldacchino accanto al nostro e sentì di poterla odiare davvero questa
volta, perché le ferite che avevo sul corpo erano causate da lei, dal suo
desiderio di distruggere il vecchio me stesso.
“Guardami ora” lo stavo già facendo, malgrado l’odio
per la sua crudeltà, la guardavo, la fissavo o semplicemente la annusavo
nell’aria intorno a me, continuavo a farlo incessantemente. Non era oblivion quello
che era nell’aria era Hermione Granger
“Non sono mai stata irraggiungibile, niente piedistallo, sono Hermione
Granger, sono
“Non sono tipa da carezze e frasine da uomo
innamorato” lo disse sbuffando, piena di rabbia, togliendosi la mia mano dalla
guancia, come se fosse delusa.
“E cosa vuoi?” paradossalmente mi misi a sorridere, pensai che la
mancanza di sangue per via dalle ferite inferte da Ginny
mi stava scombussolando.
“Stringimi, con passione e con ardore, fammi
anche male, ma fallo con trasporto, il problema degli uomini innamorati è che
sono dei rammolliti” sorrisi ancora, questa volta era un ghigno, a cui
“Vuoi questo?” la sentì fremere quando il mio
braccio si serrò a ghermire la sua siluette. L’altra mano la posai sulla gola per afferrarle il
mento e la portai a due centimetri dal mio viso.
“Non mi hai portato qui per farmi vedere Lei, non sapevi
nemmeno che ci fosse Lei non è vero? Volevi portarmi qui perché poi avresti
dimenticato tutto, anche il desiderio che provi per me Regina” sorrise furba,
lei sapeva bene cosa voleva che dicesse.
“Che ragazzo intelligente, hai imparato tutto”
rispose invece ignorando volutamente la domanda. Il potere è qualcosa di
difficile da cedere, impossibile per una Regina.
Non gradì che la mia domanda fosse ignorata, così spinsi la figurina
sottile e pallida di lei contro il materasso. L’ossigeno fuoriuscì totalmente
dai suoi polmoni che dovette gemere per poter trovare quel poco di aria che la circondava.
“Mi desideri Regina, tu desideri me” non era una domanda, ma volevo che
mi rispondesse e alla svelta, annaspava ancora.
“Se mi vuoi prendimi e non sprecare parole e domande a cui io non
risponderò” rispose l’attimo dopo la regnante di nuovo
padrona della situazione, schiacciò il suo corpo al mio e la serrai maggiormente fra le braccia, pensai
seriamente all’opportunità di continuare a giocare con lei, dopotutto cosa
c’era di male? Ma poi guardai la sua bocca così vicina
e insieme così lontana, mi abbassai a fissarla meglio, giuro solo a fissarla
meglio e poi…poi la stavo baciando con una passione feroce.
Tutto l’odio che avevo in corpo sembrava spingere contro le labbra
fameliche della Serpe.
Lei si lasciò sfilare dalle labbra e lo fissò intensamente negli occhi.
“Vieni a letto con me?”
“Non posso” il mio tono suonò dispiaciuto, quelle
belle labbra le stava usando in modo errato. Ero di nuovo così vicino ma di nuovo ero lontanissimo.
“Hai le tue cose?” alzò un sopracciglio con eleganza che rivelava
stupore ma anche abbondante sarcasmo. Sentì le mani fornicarmi per la voglia di
stringerla di nuovo al mio corpo, sentivo ogni muscolo bruciare dalla voglia di
colpirla, ma non lo feci.
“Non ti amo” lo dissi con la voce strascinata, stavo
lottando contro il mio corpo.
“Il problema non si pone allora: neanche io” il mio corpo continuò a
bruciare e io non riuscì a fare altro che scostarmi da
lei, per farlo bruciare di meno.
“Ma il problema e mio. Ho giurato di farlo
solo con la donna che amo” raggomitolai le gambe sotto
di me e le strinsi per evitarmi ulteriori bruciori.
“Attento Draco! Le maglie linde sono difficili da
portare, hanno la brutta tendenza a macchiarsi”
“E con questo?”
avevo mal di testa, il bruciore era accantonato per un attimo.
“Prima o poi la tua bella maglietta si
sporcherà. E potrebbe sporcarsi con una ragazza che
non ti piace e che non ami. Pensa che anche se non mi ami almeno ti piaccio
io!”
“Perché fai tutto questo se non mi ami?”
“Malfoy sei così sciocco da pensare che tutte le persone siano spinte
all’azione dalla forza dell’amore? Le persone, come me, sono mosse da altre
cose” scivolò di nuovo vicino a me e mi posò due mani
sulle spalle, me la ritrovai nuovamente addosso e il bruciore ricominciò,
crudelmente.
“Ovvero?”
“La volontà. Tu con la tua maglia bianca mi istighi
all’azione...” avvicinò il suo viso al mio
“Non arriverai da nessuna parte” ma fui
risucchiato dal un nuovo bacio, sembrava che mi scendesse lava bollente nella
trachea invece che baci di donna tanto era terribile e meravigliosa la
sensazione che sentivo in me.
Il bacio si sarebbe potuto trasformare in qualcosa di più adatto a quel
luogo ma mi riscossi dall’improvviso istinto famelico e rabbioso che mi aveva
spinto per la seconda volta ad unirmi alla sua bella bocca rossa che subito
dopo respinsi, quelle rimasero leggermente socchiuse.
Era di nuovo sotto di me e io non ricordavo di averla
girata, forse aveva ragione
“Parlami dello specchio” lei mi fissò stralunata per un attimo.
“Cosa?”
“Parlami dello specchio che è nella mia stanza, fallo ti prego” lei mi
sorrise maliziosamente ma annuì, mi sorpresi da quell’insolita
dolcezza, mi scostai da lei.
“Credevo che il tuo maggiordomo te l’avesse spiegato”
“Intendi Joe? Non è il mio maggiordomo è il mio impresario funebre” se la risposta la sorprese non lo
diede a vedere perché mi guardò con maggior attenzione.
“Lo specchio che hai in camera è uno specchio rarissimo perché è un
oggetto oscuro, mostra luoghi che ci sono cari o dove sono ancora presenti
nostri parenti o cose che ci appartengono ma utilizza
una magia oscura molto forte” mentre lo diceva aveva preso ad accarezzarmi con
le sue piccole mani aguzze e i suoi graffi all’inizio piacevoli mi fecero
perdere il filo della discussione.
“Oggetti oscuri dici?” lei si avvicinò a me e prese a baciare la linea
del mio collo, sentivo il cuore pulsare lungo quella scia infuocata.
“Per questo ti dicevo che era impossibile” lo
disse fra un bacio e l’altro, sentivo il mio cervello in fuoco e quasi non
riflettevo su quello che diceva.
“Vero lo hai detto anche stamattina, perché è impossibile?”
“Hai detto che appartiene ai tuoi genitori
quell’oggetto, ma è impossibile, dovevano essere dei maghi” spalancai gli occhi
a quello che aveva appena detto e l’afferrai per le spalle guardandola fisso
negli occhi.
“Che cosa hai detto?”
“Che Black ti ha mentito, non può appartenere
ai tuoi genitori è un oggetto magico” la fissai con maggior attenzione.
“Devo ricordarlo, assolutamente, non posso dimenticarlo” lei mi fissò
con attenzione.
“Non puoi scriverlo su nulla, scomparirebbe, puoi
portare via solo te stesso – poi mi sorrise maliziosamente – e il super
succhiotto che ti ho fatto sul collo”
“Super.. succhiotto?” mi passai una mano sul
collo e ricordando i suoi baci di pochi secondi prima sentì il sangue
essiccarsi nelle vene.
“Aspetta, Hermione sei un genio” lei sorrise come se già lo sapesse –
la pelle, posso scriverlo sulla mia pelle!”
“E come?”
“Non è ho la più pallida idea”
“Io si” e afferrando il mio braccio sinistro incise con l’unghia una
linea poi un’altra, sentivo dolore, avevo il braccio
che mi bruciava, ma lei continuava a graffiare e ad incidere.
“Fatto” la scritta Specchio era rosso in modo sconvolgente.
“Ti sono debitore” lei mi fissò ancora e fu di nuovo su di me.
“Provalo” e cominciò a baciarmi con trasporto, sentivo di star perdendo la
calma per la terza volta la allontanai da me.
“Non posso farlo, sarebbe la mia prima...” lei sorrise piano.
“ La crisalide non è ancora pronta per trasformarsi, è ancora così dannatamente
legata al suo mondo”
“E adesso che facciamo?”
“Non faremo nulla che tu non voglia”
...e il bacio continuò.
Fine
Sedicesimo Capitolo
Note:
1. Arthur Schopenhauer
è l’autore della citazione che si trova all’inizio
di questo capitolo.
2. divertissement è un'istanza
filosofica concettualizzata da Blaise Pascal, ma anche il termine francese con cui si indica il
divertimento.
Prossimo
aggiornamento il 16/7, orario da definire