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Autore: Martyx1988    07/07/2011    5 recensioni
Sviluppo della One-Shot "La dea dell'amore"...la solarità di Ayame, la freddezza di Hyoga, la lotta tra due dee, la scoperta del vero nemico e del vero amore, più divino della stessa dea che lo comanda...mescolate il tutto con un pizzico d'azione e un assaggio di comicità e...buona lettura!
Genere: Romantico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
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A divine love
(sviluppo della One-shot "La dea dell'Amore")

Capitolo 31 - Un tramonto sul mare

Quando Hyoga riprese i sensi erano già arrivati a Tokyo. Era stato portato direttamente nella sua stanza e le sue ferite erano state curate senza che si accorgesse di nulla.
Al suo risveglio, insieme ai dolori e ad un leggero disorientamento, arrivò anche la consapevolezza che Ayame non c'era più. Solo in quel momento realizzò che avrebbe preferito continuare a dormire in eterno, per non dover sopportare l'enorme peso che la sofferenza per la perdita di Ayame aveva scaraventato sul suo cuore.
Si rifiutò di uscire dalla sua stanza per tutto il resto della giornata e per buona parte di quella dopo, cacciando in malo modo chiunque tentasse di fargli visita per risollevargli il morale.
Perchè non c'era assolutamente niente da risollevare, con Ayame se n'era andata la sua voglia di vivere una vita a cui solo lei era riuscita a dare senso.
Passò quelle interminabili ore abbracciando il cuscino su cui avevano dormito insieme neanche un giorno prima. Era ancora impregnato del suo odore e abbracciandolo gli sembrava di averla di nuovo tra le braccia, calda e morbida, totalmente abbandonata a lui, inesperta e audace al tempo stesso.
Allora Hyoga non sapeva che quella sarebbe stata la loro ultima notte insieme. Invece Ayame? Era consapevole del fatto che non avrebbe più rivisto l'uomo che stava amando così intensamente? Per quel motivo si era presentata alla sua porta quella sera? Per fare l'amore con lui e decretare definitivamente che lei era solo sua e che lo era stata fino alla morte?
Calò la notte che la mente del Cavaliere era ancora un turbine di domande senza risposta e di ricordi dolorosi. I raggi della luna piena entrarono delicati dalla finestra aperta illuminando la stanza altrimenti buia.
Hyoga si addormentò senza nemmeno accorgersi che in cielo Venere non brillava come al solito, ma si era fatta più vicina alla Luna sua sorella, quasi le stesse chiedendo aiuto per illuminare la tristezza di quell'uomo addormentato e dal cuore in frantumi.
Quella notte il guerriero rivisse le battaglie, l'amante sfiorò la pelle della sua donna con le labbra,
il ragazzo rise con l'amica ritrovata, il bambino sorrise alla bimba circondata dai petali rosa del ciliegio in fiore, mentre lei gli dava la sua bambola preferita. Quando si svegliò i suoi occhi partirono subito alla ricerca di quell'oggetto, di quell'unico ricordo che era sempre stato presente durante la sua storia con Ayame.
Si alzò dal letto, rovistando febbrilmente tra le sue cose per trovare la vecchia bambola di pezza, ma nella stanza non c'era. Poteva essere solo in un altro posto. Hyoga lasciò che i suoi piedi lo conducessero alla stanza di Ayame e che la sua mano abbassasse la maniglia.
Subito gli venne da piangere, ma sul suo viso spuntò anche un sorriso spontaneo.
La stanza di Ayame era immersa nel disordine più totale. Ayame era disordinata, se ne era quasi dimenticato. Ma quella stanza diceva anche qualcos'altro.
Le pareti erano tappezzate di fotografie, storte e sovrapposte, dei pochi momenti di serenità che erano riusciti a vivere tutti loro assieme. Facce buffe e pose improbabili si alternavano lungo i muri della stanza, e una sezione, quella esattamente sopra la testata del letto, era dedicata a loro due. C'erano foto del loro primo giorno insieme, quando ancora non sapevano di amarsi, nè cosa lei sarebbe diventata e cosa ciò avrebbe comportato. Non ricordava neanche che le avesse scattate, forse perchè quel giorno era stato talmente pieno di sorprese che era difficile ricordarsi ogni dettaglio. E poi loro due nel giardino di palazzo Kido, coi bambini dell'orfanotrofio, sulla spiaggia che li aveva visti mentre si dichiaravano amore reciproco.
Tutti piccoli indizi che dicevano che Ayame, in fondo, era una ragazza come tante altre. Non impostata e sempre perfetta come Saori, ma disordinata, disorganizzata, vittima della moda e attaccata alle cose semplici come una fotografia. O una bambola.
Susie era lì sul letto, tra magliette e calzoncini, coi suoi capelli di lana e il suo sorriso sottile come un filo di cotone. E gli occhi verdi come i suoi. Non ci aveva mai fatto caso.
La prese con le mani tremanti, sembrava timoroso di rovinarla, e rimase lì, in piedi in mezzo a quel caos di abiti, ad osservare quell'insieme di pezza che tanto era stato importante per lui. Per loro.
"Ah, sei qui!" esclamò Shun, sulla soglia della stanza, chiaramente sollevato di aver ritrovato l'amico. "Stavo cominciando a preoccuparmi"
Lo sguardo di Hyoga, però, non si alzò dalla bambola. Il Cavaliere si sedette sul letto.
"Vuoi qualcosa da mangiare? Sei a stomaco vuoto da ieri mattina" chiese Shun, azzardando un passo dentro la camera.
Hyoga scosse la testa, aggiungendo al gesto un sommesso "No, grazie".
"Va bene. Come vuoi"
Shun uscì dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle.
Hyoga non attese lo scatto della serratura per scoppiare a piangere sui vestiti di raso della bambola tra le sue mani.

Shun raggiunse gli altri compagni in giardino, dove l'atmosfera era solo fintamente più allegra. Gli occhi delle Sacerdotesse erano ancora rossi di pianto e qualcuna non aveva ancora esaurito le lacrime.
Galatea stava seduta sul bordo della fontana e singhiozzava sulla spalla del fratello, mentre Psiche preferiva sfogare la sua tristezza lontana da occhi indiscreti, ma comunque sotto lo sguardo vigile di Ikki.
Il Cavaliere si andò a sedere su una panchina poco distante dal balcone, vicino a Talia, e le cinse le spalle col braccio.
"Si è svegliato?" gli chiese la Sacerdotessa, con la voce nasale di chi ha smesso di piangere da poco.
"L'ho trovato in camera di Ayame"
Una pausa troppo lunga, poi Talia riprese.
"Come sta?"
"Non l'ho mai visto così a terra. Ho paura che possa fare qualche sciocchezza" confessò Shun, stringendo di più Talia a sè.
"Sono convinta che basterà il ricordo di Ayame a fargli cambiare idea nel caso" cercò di tranquillizzarlo la Sacerdotessa.
"Lo spero"
Non trovarono altro da aggiungere. Talia cercò di rilassarsi e lasciò che i raggi del sole le asciugassero le guance. Shun, invece, non potè fare a meno di alzare lo sguardo verso la finestra della stanza di Ayame. Le persiane erano accostate, nessuno le aveva toccate da quando la ragazza aveva lasciato la stanza il giorno prima a chissà quale ora.
Sorprendentemente, anche i suoi occhi iniziarono a pizzicare a causa delle lacrime che premevano agli angoli. Shun sospirò per trattenerle.
"Non riesco ancora a realizzare che non ci sia più" disse poi.
"Io sono convinta che sia ancora viva, invece"
La decisione con cui Talia pronunciò quelle poche parole lo commosse. Afrodite li aveva sempre sorpresi con delle miracolose riprese all'ultimo secondo, tuttavia il Cavaliere era più propenso a credere che questa volta non ci sarebbe stato nessun miracolo. In cuor suo, però, dovette ammettere che lo sperava ardentemente.
L'arrivo di Ayame e delle ragazze aveva ridato un nuovo slancio alle loro vite. Poche volte, in qualità di Cavalieri, avevano avuto a che fare con delle donne e quell'esperienza era stata costruttiva per tutti quanti. A prescindere dai loro compiti di Sacri Guerrieri, poi, erano nate delle amicizie e delle complicità, e lui aveva conosciuto Talia e la sua musica. E tutto quanto era partito dall'arrivo di Ayame.
In quel momento, però, sembrava che tutto questo sarebbe anche dovuto finire con la dipartita della ragazza.
Ma era ancora troppo presto per pensarci. Bisognava aspettare che le ferite si rimarginassero, che la tristezza si attenuasse, per decidere la mossa successiva.
Una persiana sbattè contro il muro del palazzo e Shun, ancora prima di voltarsi, capì quale era.
Hyoga aveva spalancato la finestra della stanza di Ayame.

Quel luogo non meritava di stare al buio, nè bisognava rischiare che la puzza di chiuso vi ristagnasse dentro. Per questo motivo Hyoga spalancò le persiane. Chiuse gli occhi mentre i caldi raggi del sole lo colpivano.
Teneva ancora Susie stretta in una mano. Era stata lei a ricordargli la più importante lezione che Ayame gli aveva insegnato.
Reagire. Non lasciarsi sopraffare dagli eventi. Affrontare le situazioni difficili.
Doveva farlo per lei, per quel sorriso candido che lo aveva illuminato da bambino, per quegli occhi che l'avevano folgorato da giovane uomo.
Tornò nella sua stanza lasciando quella di Ayame esattamente com'era, si liberò degli abiti laceri e si concesse una doccia fredda e rigenerante, quindi uscì senza neanche asciugarsi i capelli, diretto alla palestra dove si allenavano nei periodi di pace come quello.
Lì dentro il tempo passò in fretta. Combattere l'aveva sempre aiutato a non pensare, ed era ciò di cui aveva bisogno in quel momento. Era solo in palestra, anche se poteva scommetterci che Shun o chi per lui erano nelle vicinanze, pronti ad assisterlo nel caso avesse avuto bisogno.
Quello, però, era un ostacolo che doveva superare da solo. Il tempo per l'aiuto degli amici sarebbe venuto.
Quando guardò di nuovo oltre le vetrate della palestra il sole stava tramontando all'orizzonte e tutto era tinto di rosso e oro. Il mare calmo riluceva di quegli stessi riflessi che, giorni prima, lo avevano accompagnato nel ritorno a casa dopo una magica giornata con Ayame, iniziata con un pianto sommesso in riva al mare.
Allora Hyoga si accorse che era ancora troppo presto per reagire, che aveva ancora tante lacrime da versare e che nessuno più di Ayame le meritava. Prese la bambola che aveva lasciato su una panca della palestra a guardarlo inespressiva e si diresse verso quella spiaggia, verso quel tramonto rosso che rapidamente calava all'orizzonte. Si sedette quindi sulla sabbia fine, lasciando che la schiuma del mare gli lambisse i piedi nudi.
Pianse silenziosamente, sempre con Susie tra le mani, ritornando a vivere dei ricordi che si era costruito con Ayame, rimpiangendo i gesti non fatti, assaporando i momenti intensi, godendo degli attimi di serenità che lei gli aveva donato.
"Perchè stai piangendo?" gli domandò una vocina lontana nel tempo e nello spazio, eppure talmente vicina da costringerlo a sollevare lo sguardo.
Una Ayame bambina lo osservava, sospesa sulla superficie del mare, con lo stesso vestito, lo stesso cerchietto, la stessa espressione luminosa di più di dieci anni prima. Non era possibile, non poteva che essere uno scherzo della sua mente, un miraggio. Eppure lei inclinò la testa e, senza smettere di sorridere, chiese ancora "Perchè sei triste, Cavaliere?"
"Perchè sono solo" rispose Hyoga, come aveva fatto da bambino. "Mi hai lasciato solo"
"Invece non sei solo" ribattè fresca lei. "Ti ho lasciato Susie, ricordi?"
Hyoga sollevò la bambola e si lasciò sfuggire un sorriso. "Certo che mi ricordo. E' l'unica cosa che mi rimane di te, assieme ai ricordi"
"Abbiamo tanti ricordi?" domandò lei, innocente e inconsapevole di quanto quella domanda facesse male.
"Non abbastanza" sussurrò lui, sempre guardando la bambola.
Silenzio, un leggero sciabordio dell'acqua, e poi un'altra voce parlò, adulta, vicina, agognata.
"Allora costruiamocene altri"
Hyoga sollevò gli occhi e se la ritrovò lì, sulla riva del mare, bella come un miraggio ed evanescente come una dea. Il Cavaliere sbattè più volte le palpebre, per scacciare le ultime lacrime e per vedere se quell'apparizione fosse solo frutto della sua immaginazione. Ma ad ogni battito Ayame era sempre lì, sempre più vera e bella. Allora si alzò in piedi, guardingo, seguito dagli occhi verdi di lei. Resto lì impalato a guardarla per qualche istante, prima di prendere coraggio ed allungare una mano. I suoi polpastrelli sfiorarono la pelle morbida della sua guancia e Ayame chiuse gli occhi a quel contatto, inclinando la testa perchè lui la toccasse con tutta la mano.
"Ayame... " la chiamò infine, e lei riaprì gli occhi, lucidi e luminosi come se li ricordava.
Furono subito l'uno tra le braccia dell'altra, a piangere e contemporaneamente a ridere di gioia, a baciarsi ripetutamente per non dimenticarsi mai più che sapore hanno le labbra di una persona amata che si credeva persa, ma che poi si è ritrovata, a giurarsi amore eterno come una coppia di sposi all'altare.
Una volta convintosi che Ayame era lì, che era tornata e che non se ne sarebbe più andata, Hyoga si decise a lasciarla andare un attimo per raccogliere la piccola Susie, caduta sulla spiaggia nella foga di quegli abbracci. Tornò quindi dalla ragazza e gliela porse.
"Non lasciarmi mai più da solo con lei" la supplicò mentre gliela porgeva.
"Te lo prometto" giurò Ayame.
"Torniamo a casa?" propose quindi il Cavaliere.
Ayame storse il naso. "La Tata mi costringerà a mettere a posto la stanza"
"Penso che quello sarà l'ultimo dei suoi pensieri quando ti vedrà, però sì, è necessario se vogliamo starci in due là dentro"
"Vuoi venire a stare nella mia stanza, quindi?"
"Se me lo permetterai, starò con te ogni singolo momento da qui all'eternità"
"Me lo prometti?"
"Te lo giuro"


The end






E siamo giunti alla fine di questa lunghissima avventura che è stata questa fanfiction!
Spero di non aver deluso nessuno col finale, ma era già in mente da parecchio e ci tenevo che fosse questo l'epilogo della mia storia. Storia che è durata (stento a crederci) più di due anni o.O (ma sono stata davvero così impegnata? Bah) ma che, come promesso, ho portato a termine :)
Poichè però mi sono affezionata al personaggio di Ayame, non mi va di abbandonarlo, perciò le sue avventure continueranno prossimamente su queste pagine web e spero che qualcuno le seguirà.
Nel frattempo ringrazio chi ha seguito questa storia, e siete stati in tanti, in questi due anni, e per fortuna non l'avete mai bocciata ma siete sempre stati soddisfatti del mio lavoro, anche quando io stessa non lo ero del tutto. E' grazie a voi e a questo sito se posso coltivare questa mia passione che è la scrittura, perciò vi ringrazio di tutto cuore per il supporto :)
Alla prossima avventura!
Martyx
   
 
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