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Autore: Nihil_    08/07/2011    3 recensioni
Ginevra è un po' la mia parte interiore che cerca di uscire fuori,almeno in una storia. È i miei sogni e le mie paure.. La storia risultava meglio con una ragazza, era più scenico! ù.ù
[La traduzione del titolo è "Giglio nel deserto"]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lilium in locis

Ginevra camminava da sola nelle strade buie del suo paesino di provincia. Quando alzava gli occhi, si  ricordava di quanto fosse noiosa la sua vita: le case tutte uguali che la osservavano dall'altro, gli alberi grigi e morti ai lati delle vie, il noioso tratto di strada nero asfalto che doveva percorrere tutti i giorni per tornare a casa. Aveva sempre sognato di andare lontano, abbandonando il suo piccolo paesino, ma aveva come l'impressione che i suoi piedi fossero incollati al pavimento ogni volta che ci pensava. Era costratta a rimanere in un posto in cui non desiderava stare, come un giglio nel deserto. Ripensò a tutta la sua vita: nulla di speciale, nessuna grande gioia, nessuna tristezza. Si fermò per due minuti, immobile su un marciapiede con nulla di particolare, indistinguibile da tutti gli altri. Nel suo cervello scattò qualcosa, qualcosa che non era mai accaduto. Le buste della spesa le caddero dalle mani, producendo un frastuono che non avrebbe mai sentito in quella specie di ghetto futuristico. Si girò nella direzione opposta e iniziò a correre con gli occhi chiusi. Correva molto più veloce di quanto potesse fare una ragazza della sua età: scappava. La borsa la intralciava: la lasciò cadere mentre andava avanti, senza sosta. Lanciò via la sua felpa a righe verdi e grige che si impigliò nei rami di un albero morto. Rallentò un secondo per liberarsi anche delle sue scarpe gialle, lasciandole nel bel mezzo del marciapiede come una macchia di inchiostro caduta lì per caso.  Due lacrime calde le rigarono il volto, il vento le fece perdere il fermaglio che le manteneva i capelli in uno chignon, liberando la sua folta chioma di capelli amaranto che le coprivano la schina, scendendo arruffati e irregolari. Vide il binari del treno e lì attraverso senza curarsene, e mentre li oltrepassava il suo corpo, i pochi vestiti che le rimanevano addosso, i piedi scalzi, la fota chioma amaranto e le sue lacrime lasciarono spazio ad una cascata di gigli, che cominciarono a volare ovunque, librandosi tra i raggi di sole che squarciarono le nuvole.


Ginevra era finalmente felice.
   
 
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