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Era quasi ora di cena, ma Fucsia non accennava a svegliarsi.
Era stesa sopra le lenzuola, ancora con l'abito addosso. Si era addormentata
appena aveva toccato il letto. Stava sognando, era un bel sogno. A colori, come
quelli che faceva da bambina.
Era in un grande prato verde punteggiato da papaveri rossi. Stava correndo, non
sapeva bene dove stesse andando, ma stava correndo. Sentiva che era felice in
quel sogno, che non aveva preoccupazioni. Poi si fermò, smettendo di
correre. Qualcuno l'aveva delicatamente fermata da dietro, poteva sentire il
tocco delicato delle mani sulle braccia. Sentiva la carezza salire fino al
volto, sfiorandole il mento. Si voltò appena per guardare in viso chi l'aveva
fermata. Dio, persino in sogno quegli occhi erano così belli? Passò una mano
fra i suoi capelli, erano morbidi. Sorrise timidamente mentre lui si avvicinava
e la baciava... sembrava così vero... Sentì la propria voce chiamarlo, sembrava
un sussurro ovattato... Alexis...
Spalancò gli occhi e si tirò su. E che cavolo! Nemmeno nel sogno si liberava di
lui? Respirò profondamente prima di alzarsi per sedersi ancora, stavolta al
tavolino da toletta. Osservò la propria immagine riflessa, ancora stupita da
quello che la sua mente le aveva fatto vedere. Non poteva permettersi di cadere
in quella rete. Era troppo rischioso, troppo sbagliato. L'avrebbe sempre
guardata dall'alto in basso, si sarebbe sempre dimostrato un bastardo
insensibile. Non sarebbe mai cambiato, non per lei. Non che a lei interessasse
molto... Però... però... Fucsia scosse la testa violentemente. Alexis l'avrebbe
distrutta, l'avrebbe fatta soffrire e poi abbandonata, o peggio uccisa.
Continuava a ripetersi queste cose, anche se non ci credeva veramente. Non
credeva che lui le avrebbe mai fatto del male. Si sentiva come quella stupida
volpe che cercava scuse, tutto perché non riusciva a raggiungere l'uva. Chiuse
gli occhi passandosi una mano fra i boccoli castani. Si stava veramente
innamorando dell'uomo più pericoloso che avesse mai conosciuto? Anche se fosse,
si disse, non sarebbe andata a letto con lui. Non si sarebbe svenduta. Lui non
la amava, non lo avrebbe mai fatto. Perciò era inutile continuare a pensarci.
Era una missione impossibile, se avesse tentato~, ne sarebbe uscita distrutta,
e non voleva farsi distruggere da nessuno, nemmeno da lui.
Si alzò e tornando calma iniziò a vestirsi.
Alexis era in soggiorno, solo e pensieroso. Era già a terzo bicchiere di vino,
il che non era da lui. Yvel non era in casa, per fortuna. Se non altro aveva
avuto la geniale idea di non farsi trovare. Meglio così, avrebbe cenato con
calma. Osservò il bicchiere vuoto nella sua mano. Con un cenno della bacchetta
fece sollevare la bottiglia dal carrello. Stese il braccio con il calice,
consapevole che si sarebbe riempito da solo.
"Non sai che non si dovrebbe mai bere da soli?" la voce delicata di
Fucsia lo costrinse ad annullare il pensiero di una cena tranquilla. Si voltò
appena, muovendo il calice vuoto "Non sai che non è bene fare aspettare un
uomo che vuole bere?". La ragazza annuì e gli riempì il calice, per poi
versare la stessa quantità di liquido scarlatto in un secondo. Si sedette sul
divano, accanto al camino. Alexis le lanciò uno sguardo fugace. I capelli
castani erano raccolti sulla nuca, lasciando libera solo una ciocca che
scendeva lungo la linea del collo, posandosi infine sulla scollatura
dell'abito. Abito che, Alexis dovette ammetterlo, era ben fatto. Seta, a
giundicare la lucentezza, di un blue scuro. Non aveva molti decori, ma la sua
semplicità rendeva allo spettatore impossibile non spostare lo sguardo su chi
indossava l'abito. Il Mangiamorte distolse lo sguardo. Il vino stava pensando
per lui. Doveva mangiare, almeno l'alcool non gli avrebbe fatto pensare o dire
cose di cui si sarebbe pentito. Si alzò "Andiamo, la cena dovrebbe già
essere in tavola" sentenziò e senza aspettarla si diresse verso la sala da
pranzo. Fucsia lo seguì in silenzio, ancora indecisa su cosa voleva dire quel
sogno. Si sedette malvolentieri davanti a lui, osservando la tavola per non guardarlo
negli occhi. Cosa che Alexis notò e che lo incuriosì. Lesse velocemente nella
sua mente, ormai era quasi un'abitudine, sorrise quando scoprì del sogno. Non
riuscì a trattenersi "Dormito bene?" chiese osservandola,
apparentemente serio. Ma Fucsia sollevò lo sguardo "Non è carino spiare
nelle menti altrui, quante volte te lo devo dire?" ribatté secca. Il
Mangiamorte annuì ancora guardandola "Peccato che i tuoi sogni sembrino
quelli di un’adolescente, qualche senza in più e sarebbe stato credibile"
ribatté iniziando a mangiare. La ragazza rise piano "Ammetto che sarebbe
stato piacevole, ma se fosse stato un sogno di quel genere, dubito che ci
saresti stato tu". Non voleva farlo ingelosire, voleva solo che la
smettesse. Alexis rise piano "La tua, come posso dire, stoltezza? Sì,
stoltezza è quasi disarmante" asserì certo di averla colta sul vivo. Ma la
ragazza si pulì la bocca "Anche la tua stronzaggine, ma non te lo faccio
notare ogni giorno" ribatté con un sorriso smagliante "Adesso che ci
siamo scambiati le nostre solite dolci parole, possiamo mangiare in pace?"
chiese mantenendo quel sorriso. Alexis annuì concedendole un sorriso sincero,
che lei ricambiò. Arrivarono al dolce scambiandosi solo brevi battute, il che
per loro era un record. Il domestico aveva appena deposto davanti a loro il
dessert quando Alexis tornò a rivolgerle la parola "Perché sei
scappata?" chiese con l'atteggiamento di chi parla tanto per parlare. La
ragazza rimase spiazzata da quella richiesta "Io non... ero arrabbiata con
te, cioè, con Yvel per quello che aveva fatto" spiegò mentre iniziava a
mangiare il dolce. Il biondo annuì "Ma se credevi che fossi stato io,
perché mi sei venuta dietro quando sono venuto a prenderti?". Fucsia non
trovò una risposta decente "Da quando t’interessa quello che mi passa per
la testa?" sbottò, ma se ne pentì subito "Scusa, ho alzato la
voce" abbassò lo sguardo. Alexis annuì "Da quando ti scusi per aver
alzato la voce con me?" chiese guardandola in volto. Quando i loro occhi s’incrociarono,
entrambi capirono veramente che avevano assunto degli atteggiamenti che mai
prima di allora avevano assunto nei confronti dell'altro. Vi fu un silenzio
lungo e pensante, nel quale entrambi avvertirono un brivido freddo lungo le
loro schiene. La prima a parlare fu Fucsia "Credo sia meglio per entrambi
se smettiamo di farci domande" disse alzandosi "Torno in camera mia,
se hai bisogno". Uscì a passi svelti dalla stanza. Alexis non rispose ma
convenne silenziosamente con lei. Farsi troppo domande non aiutava. La sentì correre
su per le scale. C'era una forza strana in lui che voleva spingerlo a correrle
dietro. Ma non lo avrebbe fatto, per se e per lei. Era meglio mantenere le
distanze, si stava affezionando. Per la prima volta da quando l'aveva
conosciuta, si vide costretto ad ammettere che lo stava facendo anche e
soprattutto per il suo bene.
Era quasi mezzanotte ma lei non riusciva a dormire. Non sapeva se era per colpa
del temporale notturno che infuriava fuori, o per le mille domande che le
offuscavano la mente. Si alzò e senza mettersi la vestaglia uscì dalla stanza.
Si sentiva una bambina, mentre camminava a piedi nudi per il corridoio. Si
fermò davanti alla porta della camera di Alexis. Entrò senza nemmeno bussare,
come aveva fatto lui la sera prima. Stava, apparentemente, dormendo. Si infilò
senza troppi indugi sotto le lenzuola, rannicchiandosi contro il petto nudo di
lui. Quando alzò lo sguardo, vide gli occhi azzurri di Alexis che la guardavano
"Sta zitto e dormi" disse secca chiudendo gli occhi. Il Mangiamorte
ubbidì, circondandola con il braccio, un sorriso sinistro stampato sul volto.
Uno a zero per Alexis.