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Autore: anarchistZoe    08/07/2011    0 recensioni
Ho iniziato a scrivere questa storia diverso tempo fa, al momento in cui inizio a riportarla qua (5 luglio 2011) sono ancora solamente al secondo capitolo e non so come e quando andrò avanti. La trama di base parla di tre ragazzi inglesi che giungono a Roma come turisti e vi rimangono per una serie di vicissitudini. Enjoy!
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- "Il phon."

Un sorriso tenero e imbarazzato si dipinse sul volto caffellatte di Ad, ma contrariamente a quanto accadeva con Lin, Cy non riusciva a perdere la pazienza col silenzioso amico. Gli sorrise di rimando e gli allungò il suo asciugacapelli, un mezzo professionale color prugna, con decine di pulsanti. Se c'era una cosa a cui Cy teneva davvero, questi erano i suoi capelli. Si dedicò infatti alla cura del suo ciuffo rosa shocking, che ormai stava iniziando a perdere un pò di colore. Nel frattempo, Lin aveva iniziato a strofinarsi un asciugamano color crema sui propri cortissimi ciuffi neri, che si ribellvano bagnati a qualsiasi tentativo di tenerli in ordine.

- "Ma quante volte te lo devo dire? Se li strofini troppo forte si rovinano! Lascia fare, dai, e poi te li asciughi col phon, puoi scordarti di lasciarli asciugare all'aria aperta in mia presenza!"
- "Lo sai, ho sempre pensato che saresti una mamma perfetta, Cy. Sei tenera, quando ti arrabbi. E poi sei dolce perchè vuoi fare la punk e invece ci tieni tanto, sia a te che agli altri. Non sei una che se ne frega. Ti importa anche di un pinolo secco, vedi!"

Cy alzò gli occhi al cielo, lo faceva talmente spesso che ormai era diventato un riflesso incondizionato. Possibile che quella ragazza di quasi 22 anni dovesse fare ragionamenti tanto infantili? O forse, aveva semplicemente ragione.
Le tolse l'asciugamano dalle mani e iniziò a spazzolarle i capelli, mettendo ordine a quel folto ammasso, seppur corto. Appena Ad ebbe finito con i suoi boccoli le porse di nuovo il phon, che la ragazza utilizzò per asciugare in modo esperto i ciuffi ribelli di Lin. L'operazione non richiese più di tre minuti, alla fine dei quali mise i vestiti in mano all'amica e le intimò di andarsi a cambiare. Adrien decise di fare lo stesso, perchè sapeva che a Cy servivano tempo e concentrazione per occuparsi dei suoi capelli. Sembrava che trasferisse su di loro tutta la cura che non riusciva ad avere per le persone, o almeno che le persone non riuscivano ad accettare da lei. I capelli, anche se ribelli, non potevano certo rivoltarsi troppo a mani veloci ed esperte. Quando il ragazzo uscì dalla stanza, un pettine dai denti stretti stava cotonando freneticamente le ciocche rosa.

Lin e Ad rientrarono nella camera quasi contemporaneamente. L'uno vestito in modo semplice e un pò bohémien, l'altra con strati di vestiti e di trucco di ispirazione post-punk. Lin sembrava, o forse era, un'altra persona quando si conciava. Cy aveva ultimato la sua opera, quella che compiva ogni giorno meticolosamente e con cura. Un grande mohawk rosa, dritto e spesso, la sovrastava di almeno quindici centimetri. In attesa degli altri due si era anche cambiata, indossava ora bermuda maschili nere con grandi tasche e due catene che pendevano dal lato sinistro, ed una maglietta dei Sex Pistols gialla e verde. Stereotipo, già. Quello che pensava di essere, lei, uno stereotipo di una sottocultura nata decenni prima che ora era diventata solo un nome. Tanto valeva, allora, rispettarlo questo nome. Lin andò a farle i complimenti stampandole un bacio sulla guancia, che a causa del rossetto rosso fuoco le lasciò un marchio visibilissimo. Ad, dalla distanza del suo letto che fronteggiava quello dell'amica, mostrò la sua approvazion con un occhiolino e un pollice in su.
A Lin, in realtà, facevano un pò sorridere gli accostamenti dell'abbigliamento di Cy. Ci era passata anche lei, attraverso la "fase punk", ma aveva 16 anni e dopo i 18 le era passata, almeno per quanto riguardasse l'apparenza esterna. Era del parere che un punk non potesse avere così tanta cura per i vestiti ed il modo di apparire, era contro le sue idee. Ma, crescendo, era arrivata a pensare che punk non è ciò che si definisce univocamente, è un concetto che ognuno ha ben presente nella propria testa e lo vive così com'è. Lei si definiva punk, dentro. Ma si definiva anche in tanti altri modi, tra cui distratta, lunatica, sognante, saccente, grassa, disordinata, appassionata. Ma tutto, ognuno di questi aggettivi, era un'etichetta. Un'etichetta che chi si definisce punk dovrebbe proprio cercare di evitare.

- "Secondo voi, è possibile essere logorroici anche nei pensieri? Perchè, cioè, io credo di esserlo. Pensopensopenso, e i pensieri cambiano e subiscono svolte improvvise ma non rallentano. Mai. Ogni cosa mi fa venire in mente storie ed immagini e pensieri, e cose su cui lavorare e immaginare. E su cui discutere. Per esempio, la questione del punk..."
- "Eh no, Lin. Non ricominciamo con la storia del punk! Lo so cosa pensi, dai, me l'hai detto mille volte. E come non potresti, non fai altro che sputare quello che pensi di tutto e tutti. Ma non hai qualcosa che ti dreni i pensieri, tu?"
- "Quasi mezzanotte. Andiamo?"

Il sorriso pacificatore di Adrien evitò la discussione sull'argomento preferito delle due amiche. Cy lanciò uno sguardo affettuosamente torvo a Lin, ma subito dopo le sorrise e, presa la borsa a tracolla zebrata, si avviò verso la porta della stanza. Lin non prese nulla, sapeva che la sua sbadataggine poteva avere risultati disastrosi quando usciva la sera e decideva di lasciarsi un pò andare. Una volta, a Londra, aveva perso cellulare e macchinetta digitale la stessa sera, su un taxi. Un'altra volta, le era stato rubato il portafoglio che teneva nella tasca esterna della borsetta. Per non parlare di quando quel ragazzo a Peterborough le aveva perfino sfilato di tasca la carta di credito del padre. Quella volta erano stati davvero casini, a casa. I suoi genitori l'avevano minacciata di smettere di pagarle gli studi, se avesse continuato così! Decise quindi di portare con sè quella sera solo dei soldi, che infilò nel reggiseno rosso che si intravedeva al di sotto della canotta nera con le borchiette che indossava. Adrien, che non indossava pantaloni con le tasche ma solo dei leggeri indumenti di lino chiaro, decise per un comodo marsupio color verde bottiglia che avrebbe contenuto anche il cellulare di Lin. Si affrettò a recuperarlo dal letto già disordinato della ragazza senza che lei se ne accorgesse, era sempre meglio essere sicuri di non perdersi, quella prima sera.
  
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