Valerian si affacciò ad una delle finestre dell’abitazione di
Carian e guardando la distruzione all’esterno non riusciva a credere a come la
famiglia che l’aveva cresciuto per quasi dieci anni potesse essere la
responsabile di tale flagello. A quel punto gli si avvicinò il giovane Golden
che riponendo la sua spada in un angolo della stanza, lo affiancò prendendo la
parola:
“Non sono uno stupido Valerian, so quello che ho visto. Tu hai
usato stregoneria prima”
“Che cosa ne vuoi sapere tu? Anche se conosci qualche trucchetto non sei un
mago e non lo sarai mai”
“Ehi, guarda che non ti ho mica offeso e sinceramente dopo aver trovato
qualcuno disposto ad aiutarci non ho la minima intenzione di andarlo a
denunciare, figurati”
“Che vuoi che ti dica allora?”
“Sei uno stregone o no?”
“Vuoi proprio saperlo? Vuoi conoscere tutta la storia?”
“Te l’ho chiesto, quindi sì... forza”
“Ok d’accordo, ma sappi che sei la prima persona a cui lo racconto, sei la
prima persona che riesce a strapparmi informazioni sul mio passato e se dovessi
raccontarlo a qualcuno non esisterà Luthus capace di fermare la mia ira”
“Ok starò zitto, ma cerca di capirmi se insisto, voglio sapere con chi ho a che
fare”
“Molto bene, io non sono figlio dei sovrani di Kubara, sono stato adottato
circa dieci anni fa. Il padre di Mera mi trovò tutto solo in uno dei campi a
Nord del Ventus e intorno a me vi erano decine di corpi senza vita”
“Chissà perché ma lo sospettavo, non somigli per niente a quella donna”
“Risparmiati le tue battute, non sono ancora entrato nel vivo del mio racconto”
“Prego allora!”
“Ho sempre raccontato di non ricordare niente del mio passato, ogni volta che
mi chiedevano da dove venissi rispondevo di avere un vuoto nella mia testa che
non riuscivo a colmare. Il Re di Kubara mi prese con sé e notando la mia
particolare capacità non poté far altro che accettarmi nella sua famiglia”
“Credi di essere stato adottato solo per il tuo essere mago?”
“E per quale motivo sennò? Kubara si trovava lì quel giorno per respingere uno
dei sempre più frequenti attacchi da parte di Vera e i corpi morti intorno a me
possedevano le loro armature”
“Eheh che bastardo, ti prese con sé per scopi unicamente militari”
“Ero solo un bambino ma riesco a ricordare con che occhi mi guardava ogni
giorno che passavo in quella tenuta, era quasi spaventato da me e sono sicuro
che non vedesse l’ora di liberarsi di un fardello tanto pesante. Comunque sia
io ricordo benissimo ciò che era avvenuto prima di quell’incontro”
“Allora perché hai sempre mentito?”
“Io stavo scappando”
“Scappando?”
“Io VOLEVO dimenticare il mio passato, volevo ricominciare una nuova vita
cancellando il destino che altri avevano deciso per me”
“Di cosa parli?”
“Mia madre, la mia vera madre, era una strega potentissima, tanto potente da
poter radere al suolo una città con il solo controllo mentale. Voleva fare di
me ciò che era diventata lei, mi vedeva come un’eredità che avrebbe continuato
quella scia di sangue, ma io… ero diverso!”
“E’ lei che ti ha insegnato la stregoneria?”
“Sì, ogni anno che passavo al castello mi accorgevo di come questo potere
volesse esplodere all’esterno, ogni giorno diventava sempre più difficile
resistere alle provocazioni che suscitava dentro di me. Cominciai a studiare la
storia dei maghi per cercare di sopprimere questo bisogno ma l’unica cosa che
scoprii fu l’unica cosa che non avrei mai voluto sapere: ero l’unico mago
rimasto al mondo. A quel punto cominciai a preoccuparmi, cominciai a temere di
scomparire anch’io a causa del Luthus corrotto e di non riuscire più a
controllarmi. Usare la stregoneria era l’unica possibilità ma ciò avrebbe
significato sacrificare la vita delle persone che mi circondavano, le persone
che amavo”
“E quindi sei scappato dal castello?”
“Ho sfruttato la storia che aveva messo in piedi mio padre, voleva allontanarmi
per non farmi finire totalmente in balia del Luthus e senza perdere altro tempo
fuggii con mia sorella Mera, la principessa di Kubara, oltre il mare. Volevo
provare l’ultima possibilità che mi era rimasta. Durante le mie letture ero
venuto a conoscenza di un monte sacro in cui riposava un Ebrion bianco, l’unico
capace di curare ogni ferita e purificare ogni animo corrotto, volevo solo
liberarmi della stregoneria attraverso il suo potere, volevo ripristinare il
mio essere, ma dopo tutto quello che è successo dopo... sento di averne ancora
bisogno”
“E’ incredibile, ho sempre sentito di maghi voler diventare stregoni ma non di
stregoni voler tornare ad essere semplici maghi. C’è una cosa che però non mi è
ancora chiara, dov’è tua madre? Intendo... la tua vera madre. Perché eri da
solo in mezzo a dei soldati di Vera?”
“E’ morta combattendo un Ebrion, non so altro… non so del perché ero lì, so
solo che mi ci sono trovato improvvisamente”.
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“Si trova nelle Terre Aride”
“Come hai fatto a scoprirlo?”
“Non sono venuta qui solo per leggere qualche piccola storia sui cacciatori
della notte Ruphis, Spell è la dimora delle più potenti arti magiche
dell’intero Saar. Ho usato un particolare libro che unito alle mie capacità mi
ha permesso di creare un incantesimo ‘rivelatore’”
“Com’è possibile una cosa del genere?”
“Mi è bastato un pizzico di stregoneria, le conoscenze tenute in quel libro ed
un qualcosa appartenuto al quinto cacciatore o che comunque ne ha a che fare”
“Incredibile!”
“Ancora più incredibile il fatto che avevo ragione”
“Che vuoi dire?”
“Vuoi sapere che cosa ho usato come oggetto strettamente legato al cacciatore?”
“... Cosa?”
“Un capello di Valerian”
“Che cosa?!”
Il piccolo drago sgranò gli occhi cercando di trovare
immediatamente una spiegazione plausibile all’affermazione della strega. Liz
sorrise e sedendosi in una delle postazioni della biblioteca cominciò a
sfogliare uno dei numerosi libri lì presenti.
“Il quinto cacciatore è la madre di Valerian”
“Com’è possibile?! Lui sa che è ancora viva?”
“Non lo sarà ancora per molto quindi è inutile parlarne. Andremo a trovare la
nostra cara cacciatrice nella zona proibita”
“Non so che dire davvero...”
Mezz’ora dopo i due si diressero verso l’esterno della città e
riprendendo l’equipaggiamento si mossero in direzione Nord per entrare nelle
famigerate ‘Terre Aride’: un luogo tempestato di presenze demoniache,
illusioni, belve mistiche e soprattutto ospitante una strega il cui nome
riecheggiava nella storia. Intorno ai due viaggiatori non vi era nulla, solo
distese immense di desolazione ed un deserto macchiato da alti promontori di
forma piuttosto inquietante. All’orizzonte erano visibili ombre danzare
illuminate dalla fioca luce del sole che bloccato da alcune nubi di color roseo
non riusciva a far filtrare quei raggi dal calore rasserenante. Era un luogo
oscuro, senza acqua, senza vita ma soprattutto senza un percorso da seguire. Il
draghetto rallentò titubante e dopo aver ripreso fiato si accorse di una sorta
di posto di blocco non distante dal punto in cui si trovava.
“Guarda, ci sono degli uomini lì!”
Liz si avvicinò al gruppo di soldati probabilmente appartenente
al corpo di guardia della città di Spell.
“Dovremmo passare”
L’uomo più alto si staccò dagli altri e avvicinandosi alla
donna la informò che il resto del percorso era stato bloccato dai guardiani di
Spell per salvaguardare i visitatori più inesperti. La strega sorrise e
osservando il malcapitato con quegli occhi ammaliatrici gli si rivolse a voce
bassa:
“Ti sembriamo visitatori inesperti?”
“S-Scusi signorina ma davvero non posso farla passare, ci è stato dato l’ordine
di bloccare il confine per non far accedere più nessuno”
“Non mi lasci altra scelta”
Ruphis diede un colpo alla compagna cercando di farla
ragionare ma dall’aura rossastra che cominciò a circondarla fu possibile
intuire che era ormai troppo tardi. La guardia indietreggiò impaurita, poi si
girò verso i suoi compagni e con una spada colpì i due che gli erano più
vicini. Gli altri cedettero per terra traversati da alcune fiamme indomabili e
tra quelle urla di sofferenza, la strega avanzò soddisfatta verso le Terre
Aride. Il drago nano la seguì a testa bassa provando inutilmente a chiedere il
motivo di quella scelta così estrema ma la donna sorrise di tutta risposta e
senza indugiare oltre accelerò il passo in quel covo diabolico.
“L’aria è piena di Luthus, probabilmente è questo fattore che
ha spinto i maghi, tempo addietro, a costruire qui la città che li avrebbe
ospitati”
“Lo sento bene... anche se non sono un mago questa puzza mi da la nausea”
“Beh è pur sempre Luthus corrotto, qui vivono probabilmente creature
geneticamente modificate da questa nuova sostanza”
“Dimmi un po’ Liz, tu sai perché il Luthus è diventato nocivo?”
“A Spell c’era un libro che ne parlava, non hai visto?”
“No… accidenti l’ho pure cercato”
“Ascolta la storia allora: tantissimo tempo fa era considerato un mago chi
riusciva a sfruttare il Luthus come fonte di energia per controllare gli
elementi naturali. Un mago era capace di creare il fuoco, l’acqua, il vento, la
terra, l’elettricità e quant’altro ma non poteva agire sulla mente delle
persone. Poi un giorno, durante una ribellione all’interno della corte di
Spell, un mago di nome Hanamir cercò di salire al potere uccidendo tutti gli
uomini del Re di Magrand”
“Magrand era retta da un mago?”
“Certamente e Spell, la sua capitale, era la città più potente di tutto il Saar
allora conosciuto. Comunque sia, il Re, dopo aver scoperto il tradimento di
Hanamir, suo braccio destro, decise di sedare la faida personalmente sfidando
in un uno contro uno il giovane mago ribelle. Lo scontro fu devastante, si
racconta che il Re di Magrand riuscì ad accumulare tutto il Luthus dello stato
in un unico e finale colpo magico che uccise l’avversario e sottoscrisse la
supremazia della famiglia reale. La stregoneria non è che una conseguenza di
quel giorno”
“Che vuoi dire?”
“Dopo quella battaglia non vi fu più Luthus a sufficienza per soddisfare i
bisogni di tutti i maghi esistenti e alcuni furono costretti ad attingere energia
da altro... I più forti cominciarono a rafforzarsi tramite la vita degli altri,
l’energia vitale era il nuovo Luthus e questo nuovo potere donò delle abilità
uniche di cui prima si poteva solo parlare nelle leggende: una magia capace di
plagiare la mente delle persone, una magia demoniaca. Fu la nascita della
stregoneria”
“Questo come spiega la nascita del Luthus corrotto?”
“Col passare del tempo gli stregoni aumentarono a dismisura ed ogni volta che
uno di loro usava l’energia vitale per un incantesimo, questa si trasformava in
una sostanza che andava ad intaccare il pochissimo Luthus puro rimasto. In
altre parole fu l’uso della stregoneria a rendere il Luthus nocivo, l’utilizzo
di tal potere lo ‘sporcava’ con l’energia vitale estratta dagli esseri viventi
e in poco tempo i maghi costretti a difendersi finirono col morire a causa del
Luthus corrotto. Fu la fine di un’era, esistevano circa cento stregoni, cento
persone che da sole cominciarono una spedizione di conquista dell’intero mondo”
“Come mai esistevano solo cento stregoni? I maghi erano tantissimi”
“Usare l’energia vitale inizialmente fu un processo distruttivo per chi lo
praticava, usare la stregoneria era in un certo senso l’ultima spiaggia per
sopravvivere al Luthus corrotto ma d’altra parte era quasi una condanna a
morte. La maggior parte dei maghi morì cercando di usare questo potere, i
rimanenti finirono avvelenati dal Luthus corrotto. Restavano gli stregoni, da
soli contro il mondo e vista la loro abilità di entrare nella testa delle
persone, l’avrebbero probabilmente conquistato tutto se non fosse stato per...”
“… Per?”
“Gli Ebrion”
“Cosa?!”
“Quei rapaci presero le difese del Saar uccidendo tutti gli stregoni, tutti
tranne cinque”
“Tu facevi parte di quei cento stregoni? Ma quanti anni hai?!”
“Abbastanza da conoscere tutta la storia di Saar…”
“Cosa successe dopo?”
“I rapaci vennero considerati ‘sacri’, Dei protettori di Saar e la stregoneria
fu proibita per evitare altre rivolte. I cinque stregoni sopravvissuti decisero
dunque di creare un’organizzazione per impossessarsi di un potere ancora più
grande di quello della stregoneria, il potere degli Ebrion: nacquero così i
cacciatori della notte”
“I sopravvissuti erano dunque...”
“Io, Danarius, Javia, Naos e...”
Una voce riecheggiante per il deserto delle Terre Aride attirò
l’attenzione dei due stranieri. Era una voce femminile, giovane e piena di
energia:
“Me, Seiri Cha’sid. Quanto tempo è passato Liz?”