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Autore: MiaStonk    08/07/2011    14 recensioni
Dimenticate una Victoire Weasley semplicemente perfetta, altezzosa e superba. Dimenticate la ragazza che ammalia col suo sguardo e il suo portamento elegante. Dimenticate la ragazza con un ottavo di sangue Veela. Fate spazio ad una giovane Grifondoro esuberante e chiassosa. Ad un giocatrice di Quidditch in gamba e stravagante. Ad un'amica leale e impicciona, ad una Victoire imperfetta, semplicemente Weasley.
Dal prologo: Ho sangue Veela nelle vene.
Lunghi capelli biondi, chiari come i raggi di una spenta luna.
Occhi di un azzurro pallido, ghiaccio direbbe qualcuno.
Ma i geni Delacour si fermano qui[...]
Non ho un portamento aggraziato, sono goffa e rumorosa.
Non ammalio con il mio sguardo, tutt’al più faccio ridere.
Sono l’orgoglio di mio zio George e la disgrazia di mia madre.
Sono una Weasley, e fiera di esserlo[...]
In ultimo, ma non meno importante, Teddy Lupin mi è completamente indifferente.
No, non sono innamorata di lui come in molti sperano.
Nemmeno lo odio come si vocifera.
A stento so che esiste, a stento ci rivolgiamo la parola.
Io vivo nel mio mondo fatto di caos e allegria.
Lui vive nel suo, fatto di ordine e noia.
Io e lui, opposti che non si attraggono.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Teddy Lupin, Victorie Weasley
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You&Me'
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13. Uomo di latta, tatto di un Troll e ammissioni

 

L’infermeria è sempre stata una meta a me gradita; ci sono finita talmente tante volte in questi cinque anni che sono arrivata a definirla un secondo dormitorio. A differenza degli altri studenti di Hogwarts, il suo ambiente non suscita in me sentimenti negativi, al contrario. Mi da quiete, sicurezza; un’area del castello in cui riposare, in cui rifugiarsi per allontanarsi da tutto il resto.

 

Ma mentre sono poggiata al muro di fronte alla sua porta, fissandola con un’intensità tale da poterla abbattere se solo lo volessi, ogni pensiero positivo è come scomparso. I miei piedi sono così incollati al suolo che non riuscirei a muovermi nemmeno se lo volessi; e per la cronaca, non lo voglio. Lì dentro ci sono Teddy, un nuovo senso di colpa e una realtà che vorrei non dover affrontare.

 

L’unica cosa a cui riesco a pensare è a quanto sono stata stupida nel rivelargli la verità in quel modo, e al fatto che mia madre, probabilmente per la prima volta in vita sua aveva ragione: ho il tatto di un troll in un negozio di sfere di cristallo. Ha perso l’incontro per colpa mia, è stato schiantato a metri di distanza a causa mia e ora giace in un letto solo perché ho voluto liberarmi da quel peso il prima possibile.

 

Ma tolto quello, se ne è aggiunto un altro. E’ forse più pesante, un macigno gigantesco che preme sul mio stomaco, schiacciandolo a poco a poco. Continuo a sbagliare con lui, continuo a commettere passi falsi e deluderlo, quando invece lui non fa altro che l’opposto. Mi è stato vicino in questi mesi, mi ha aiutata quando ne avevo bisogno, un’ombra discreta alle mie spalle che mai mi lascia sola. Teddy è l’ appiglio nella bufera della mia vita, ed io una nuvola grigia nel suo cielo limpido ed incontaminato.

 

<< Non entri? >>

 

Sobbalzo, voltandomi. Presa com’ero dai miei vaneggiamenti, non mi ero accorta dell’arrivo di Shecklebolt che ora, mani in tasca e sguardo dubbioso, mi fissa con un sopracciglio inarcato, indicando col mento la porta dell’infermeria. Abbasso lo sguardo, muovendo il capo in segno di diniego. Lo sento sospirare e muovere qualche passo, poggiando le spalle al muro, accanto a me.

 

<< Weasley hai fatto una cazzata, e la cosa non mi sorprende poi tanto. E’ triste che io non riesca nemmeno più ad arrabbiarmi per quello che tu ed Yvonne combinate, è come se le vostre azioni scellerate fossero ormai parte integrante di voi. Se aprite bocca, dite qualche oscenità; se muovete un dito, probabilmente qualcuno si farà male. Mi stupirei se avvenisse il contrario >>

 

Rialzo il capo, osservandolo sciorinare i suoi pensieri. Di solito la sua voce è strascicata e annoiata, come se gli costasse uno sforzo enorme replicare ad una qualsiasi affermazione. Ora è diversa, sembra che pensi davvero ciò che dice, benché non sia certa che si tratti di una sorta di consolazione; è come se cercasse di sminuire la gravità della cosa, come se stesse tentando di trovare un modo per scacciare il mio malumore, adducendo ragioni non del tutto errate.

 

<< Non dovresti restartene qui impalata a fissare quella porta, come se nascondesse, in qualche crepa, la soluzione ai tuoi problemi. Non so se Teddy sia arrabbiato o meno, non so cosa tu gli abbia detto di tanto terribile da scioccarlo a tal punto, ma… so che vorrebbe vederti, ora.  Puoi scusarti con lui o puoi non farlo, può cacciarti o può ascoltarti. In ogni caso ti suggerisco di entrare ed affrontarlo >>

<< Come mai ti stai comportando come un essere umano? >>

<< Non lo faccio per te, Weasley. Teddy è un buon amico per me, e che tu creda o meno al fatto che io sia in grado di provare dei sentimenti, gli voglio bene. E lo conosco, so che ha bisogno di vederti >>

 

Gli sorrido, dandogli una pacchetta sulla spalla. Prendo un profondo respiro e stacco le spalle dal muro, compiendo qualche passo verso il lato opposto del corridoio. Prima di aprire la porta dell’infermeria, mi volto un’ultima volta.

 

<< Non importa che tu l’abbia fatto per Teddy, mi hai aiutata comunque. E si, la voce che tu sia in realtà un uomo di latta senza un cuore, l’ho messa in giro io qualche anno fa. Ma non lasciarti ridurre in ferraglia, piuttosto accetta quel piccolo cuore foderato di seta che solo una persona può darti >>

 

Gli strizzo l’occhio, dopo aver trattenuto un risolino alla sua espressione sorpresa e confusa. Immagino che non conosca quella vecchia storia che zia Hermione amava raccontarmi da piccola, ma non credo che gli sia sfuggito il senso delle mie parole.

 

Mi chiudo la porta alle spalle, intravedendo, poco distante, una capigliatura di un poco rassicurante blu tempesta, risaltare nel bianco delle pareti e del modesto arredamento. Mi avvicino al suo letto e quando mi ritrovo a poca distanza da lui, lo vedo voltarsi. Restiamo a fissarci per diversi secondi, nessuno apre bocca. Sento lo stomaco attorcigliarsi e un senso di nausea assalirmi, ma presuppongo che vomitargli addosso non sarebbe esattamente un modo per scusarmi.

 

Compio qualche altro passo verso di lui, urtando nel tentativo, il paravento posto accanto al letto. Lo afferro prima che si sbilanci e mi cada addosso, reprimendo un’imprecazione tanto sentita da far accapponare la pelle vellutata di Fleur.

 

<< Ops, scusa >>

<< Ti scusi per la tua goffaggine, per il poco tatto che hai avuto o per il poco interesse mostrato nei miei riguardi, obliviandomi? >>

 

Sbatto più volte le palpebre, cercando di metabolizzare le sue parole, pronunciate fin troppo velocemente. La sua voce non è fredda o distaccata, come potrebbe essere quella di Alastor. E da essa posso chiaramente capire che, più che arrabbiato, è deluso. Il che è anche peggio.

 

<< Mh, per tutte queste cose che hai elencato?>>

<< Perché l’avresti fatto? >>

<< So che può sembrarti assurdo in questo momento, ma l’ho fatto anche per te >>

<< Per me? Mi avresti fatto un favore cancellandomi la memoria? >>

<< Esatto! Avresti dovuto vedere la tua faccia dopo… dopo il bacio. Eri spaventato, disorientato, certamente stavi pensando di voler tornare indietro o stavi riflettendo su un qualsiasi modo per rimediare a quanto accaduto. Ti ho evitato di affrontare il problema >>

<< Non sono un bambino bisognoso di protezione, Victoire. Avrei saputo affrontare la cosa anche senza il tuo intervento >>

<< Bhè io no! >>

 

Io che dovrei restarmene buona ad ascoltare il suo risentimento, accettare la sua indignazione senza batter ciglio, esplodo alzando la voce e pregando, al contempo, di non attirarmi anche l’ira di Madame Pomfrey. Reggo il suo sguardo, ora lievemente sorpreso, oltre che accigliato.

 

<< Non ero in grado di affrontare le conseguenze del tuo bacio, il cambiamento che ne sarebbe derivato. Da poco ci eravamo riavvicinati e sentivo che avremmo potuto essere davvero amici, ma tu hai rovinato ogni cosa >>

 

Ecco come rigirare la frittata, pur non intenzionalmente. Non ho il diritto di aggredirlo o incolparlo di quanto accaduto, ma le parole escono dalle mie labbra senza il minimo controllo. E quando mai c’è stata connessione tra il mio cervello e la mia bocca?

 

<< Questo non giustifica il tuo comportamento >>

 

Sospira, passandosi una mano tra i capelli e distogliendo lo sguardo. Sembra stanco, davvero esausto e presumo che non lo sia solo per l’incontro ravvicinato con la parete nell’aula duelli. Sono io a spossarlo, a creare caos nella sua vita prima fatta di ordine e tranquillità. Sono  un elemento di disturbo nella sua quiete.

 

<< Signorina Weasley è il caso che lei vada, ora. Il Signor Lupin ha bisogno di riposo dopo quanto accaduto. Dovrebbero abolirli quei duelli, è inconcepibile che… >>

 

Madame Pomfrey continua a borbottare qualcosa contro la pericolosità del Torneo e la poco lungimiranza dei professori. Annuisco distrattamente, riposando lo sguardo su Teddy che mi guarda appena; alzo una mano, muovendola piano per salutarlo. Risponde con un misero cenno del capo, prima che io mi volti e lasci l’infermeria.

 

                                                                 ***

 

<< Almeno non ti ha cacciato via a calci nel sedere, cosa che io avrei fatto! >>

<< Teddy non è quel genere di persona, non avrebbe potuto >>

<< Io continuo a non capire cosa diavolo tu gli abbia fatto di tanto grave >>

<< Presumo che Teddy me lo dirà, ma sono curioso. Cos’è successo? >>

 

Mi fermo, smettendo di camminare avanti e indietro per la Sala Comune. Osservo uno ad uno i miei compagni di casa, seduti chi sul divano, chi sulle poltrone, intenti ad assecondare il mio stato confusionario. Yvonne e Marie, alla domanda di Shacklebolt, mi fissano, sostenendomi. Dylan mi guarda con un sopracciglio inarcato e la curva delle labbra lievemente piegata all’insù. Scommetto che, conoscendomi, immagini che si tratti di qualcosa di estremamente esilarante.

 

E probabilmente dal loro punto di vista, potrebbe esserlo. Dal canto mio, mi rendo conto dell’assurdità della cosa solo ora. Solo dopo aver letto la delusione negli occhi di Teddy, l’amarezza nella sua voce e lo sconforto nelle sue parole. Sospiro, accasciandomi sulla poltrona, poggiando le braccia sui braccioli rotondi e le gambe sul tavolino basso.

 

<< L’ho obliviato dopo che mi aveva baciata >>

 

Silenzio.

Rialzo lo sguardo per sincerarmi delle loro reazioni; se non fossi in una situazione decisamente tragica, scoppierei a ridere. La faccia di Shacklebolt è qualcosa di indescrivibile, ha gli occhi sgranati e la bocca dischiusa, come a voler parlare, ma trovandosi completamente incapace di farlo. La bocca di Dylan invece è completamente aperta, tanto che Yvonne, ridacchiando, gliela richiude con poca delicatezza.

 

<< Non l’hai fatto sul serio >>

<< Questo… questo supera qualsiasi congettura io avessi osato fare e credimi, addentrarmi nei meandri oscuri di una mente simile alla tua, è indiscutibilmente faticoso >>

 

Storco il naso all’affermazione di Alastor, sbuffando e assumendo sulla poltrona, una posizione più umana che scimmiesca. 

 

<< Ero confusa e spaventata, d’accordo? Ho agito senza riflettere >>

<< Io trovo che tu abbia fatto la cosa giusta >>

 

Tutti ci giriamo verso il ritratto della Signora Grassa da cui sbuca il dentone. Mi volto nuovamente verso il camino, del tutto intenzionata ad ignorarlo, sebbene lui continui ad aprire la sua bocca da trota, troppo sproporzionata per un essere umano.

 

<< E credo che qualcun altro avrebbe dovuto seguire il tuo esempio >>

 

Con la coda dell’occhio lo vedo guardare insistentemente nella direzione di Yvonne che, schiarendosi la voce, distoglie rapidamente lo sguardo.  

 

<< C’è chi considera un bacio un semplice sfioramento di labbra, sminuendo totalmente il suo significato. In questo modo si tende a baciare chiunque, per le ragioni sbagliate >>

<< Veramente non credo che… >>

<< Sono certo che la ragione che ha spinto Teddy a baciare la Weasley  non sia sbagliata >>

<< Ah, no? Immagino che tu abbia ragione, del resto sei il suo migliore amico e lo conosci meglio di chiunque altro. Inoltre mi è parso un ragazzo a posto, diverso da chi bacia qualcuno per gioco, dimenticandosene il giorno successivo perchè ha una sottospecie di ragazza da cui tornarsene >>

 

Yvonne è letteralmente sbiancata, ha lo sguardo basso e stringe la stoffa della gonna quasi a volerla strappare. Dylan dondola nervosamente la gamba, suo marchio quando inizia a perdere le staffe e Marie, sorprendendomi non poco, fissa Perrow come se volesse mandargli un Avada Kedavra con gli occhi, del resto il colore è lo stesso.

 

Shacklebolt sembra tranquillo, continua a restarsene seduto sulla sua poltrona rossa, mantenendo lo sguardo su Vincent, dinanzi a lui. Quest’ultimo gli sorride sfacciatamente, dondolandosi sulle gambe, gongolando senza il minimo ritegno.  Se non fossi stanca e provata da quanto accaduto con Teddy, gli darei un calcio in bocca, tanto forte da fargli cadere tutti i trecentosessantadue denti che si ritrova.

 

<< Diverso anche da chi cerca di essere benvoluto da tutti, quando è solo un viscido verme >>

<< La conversazione sta prendendo una piega decisamente interessante. Vedi Shacklebolt, l’unico motivo per cui mi detesti è a causa del mio rapporto con Yvonne e sinceramente la cosa mi sorprende. Perché fingi che t’importi di lei, quando sei il primo a farle del male? >>

<< Parli di cose che non conosci >>

<< So quello che mi è stato detto, quello che ho visto. Yvonne è innamorata di te da anni e in tutto questo tempo tu ne sei sempre stato al corrente, ignorandola comunque. Ma poi decidi di giocare con lei... ti avvicini, ti allontani. Prendi il suo cuore, per deriderla perchè, e credo che tutti convengano con me, il tuo comportamento, nel tempo, non è da definirsi propriamente quello di un gentiluomo >>

 

Ammetto che le sue parole non mi risultano del tutto insensate, evidentemente anche le trote mostrano un cervello, di tanto in tanto. Alastor sembra pietrificato, continua a fissarlo, ma dubito che stia vedendolo davvero. Probabilmente ciò che ha appena udito, ha sortito un effetto su di lui. E qualche minuto dopo si rialza, incamminandosi verso il proprio dormitorio, senza degnarci di un’occhiata.

 

Alastor può essere il misogino più odioso che io conosca, può aver commesso degli errori e può risultare terribilmente irritante a volte, ma è un mio amico, sebbene mi ci sia voluto diverso tempo per capirlo. E solo poche ore prima, lui mi ha aiutata, nel suo modo bizzarro, ma l’ha fatto.

Mi rialzo, parandomi di fronte ad un Vinz ancora sorridente e dall’aria soddisfatta.

 

<< Tu prova a rivolgerti in questo modo a lui e ai miei amici ancora una volta, ed io farò in modo che tu non possa più sederti per il resto della tua vita >>

<< Mi sculaccerai? >>

<< No, ti infilerò una scopa su per il c… >>

<< Va bene, ora basta! >>

 

Dylan si rialza, afferrandomi un braccio e allontanandomi delicatamente da Perrow, rivolgendomi un’occhiata quasi supplichevole a cui, sfortunatamente, non sono in grado di oppormi. Poi si rivolge a Vinz, guardandolo in modo decisamente poco amichevole.

 

<< Sebbene non condivida pienamente l’intenzione di Vicky di deplorarti a quel modo, la penso esattamente come lei sul primo punto. Sei qui da poco Vinz, ma non ti sei guadagnato la simpatia di nessuno, eccetto la mia e quella di Yvonne. Alastor è uno stronzo e su questo non ci piove, ma è un mio amico ed io solo posso prenderlo a pugni o insultarlo, in caso. Se vuoi che continui a starti accanto, devi riconsiderare il tuo atteggiamento. In caso contrario, puoi tornartene da dove sei venuto >>

 

E così Dylan è capace di minacciare qualcuno anche senza sbraitargli contro e urlargli le peggiori imprecazioni? Mi chiedo perché non usi la stessa flemma e diplomazia anche con me, sul campo di Quidditch.

 

Perrow resta a fissarlo ancora per qualche secondo, prima stupito, poi con espressione risentita. Rivolge una rapida occhiata ad Yvonne che lo ricambia con una decisamente gelida. E quando ha finalmente lasciato la Sala Comune, Marie balza in piedi, portando le braccia al collo di Dylan e baciandolo con una veemenza decisamente non da lei. Inutile dire che Wood afferra al volo l’occasione di sbaciucchiarsela e stringerla in uno dei suoi abbracci da boa constrictor.  

 

Intanto raggiungo Yvonne, abbracciandola e ridacchiando alla disgustosa scenetta che si presenta dinanzi ai nostri occhi, consapevoli che, per pochi istanti, possiamo accantonare i nostri dilemmi. Tra qualche ora si ripresenteranno, più agguerriti che mai.

 

                                                                    ***

 

<< Vicky, i tuoi continui borbotti mi stanno distraendo dal copiare il compito di Marie! Quindi ti intimo di piantarla all’istante >>

<< No! >>

<< Sei fastidiosa, ne sei consapevole? >>

<< Sei un’insensibile, Yvonne… per niente partecipe del mio dolore! Teddy mi ha praticamente ignorata oggi, limitandosi a tristi cenni col capo sia a pranzo che a cena >>

<< Bhè, ma cosa pretendevi? Che ti ringraziasse per avergli rimosso la memoria? >>

 

Balzo in piedi, voltandomi verso la mia migliore amica, seduta sul tappeto della Sala Comune e intenta a fregarsene della sottoscritta. Marie ci lancia occhiate esasperate, limitandosi a rialzare gli occhi al cielo di tanto in tanto.

 

<< Nessuno comprende il mio tormento! Me misera e insofferente… ora uscirò e vagherò sotto la pioggia, sola col mio dolore >>

<< Non sta piovendo >>

<< Vedete? Non me ne va bene una! >>

 

E mentre mi sbraccio, saltellando da un piede all’altro col broncio e l’aria insofferente, il ritratto della Signora Grassa si apre, lasciando passare un Teddy sorridente, seguito da Dylan. Ma non appena lo sguardo del primo incrocia il mio, il sorriso sulle sue labbra muore per lasciare posto ad un’ espressione mesta. Non riesco a sopportarlo; chiunque posi gli occhi su di me, spontaneamente ride, è una verità inalienabile.

 

Ridi Teddy, guardami in faccia e scoppia in una fragorosa risata.

 

Non lo fa e dopo un misero saluto rivolto a tutte, si incammina verso i dormitori maschili.  Ed io sento il bisogno di fermarlo, di urlargli che sono una stupida, che mi dispiace di averlo deluso, ancora una volta. Ma naturalmente ciò che esce dalla mia bocca, avrebbe fatto molto meglio a restarsene lì.

 

<< L’altro ieri mi sono spiaccicata in una pozzanghera! Ero ricoperta di fango dalla testa ai piedi, ne avevo così tanto tra i capelli, che sembravo castana… inoltre puzzavo da morire! >>

 

Lo vedo fermarsi e restarsene impalato per qualche secondo, prima di voltarsi verso di me e lanciarmi un’occhiata confusa. Sento chiaramente le risate malcelate di Yvy e Dylan e i sospiri di Marie. Lo vedo scrollare le spalle e replicare alle mie parole con un tono piatto e annoiato, prima che vada via.

 

<< Mi dispiace per te >>

 

Questo non mi basta; non mi accontento di vedere le sue spalle e mi uccide la distanza che mette tra noi due. Non posso permettergli di allontanarsi da me e cancellare in un battito di ciglia tutto quello che avevamo faticosamente costruito, dopo anni.

 

<< Puzzi ancora Vicky >>

 

Ignoro il commento di Dylan e le risate di Yvonne, fiondandomi su per le scale del dormitorio, spalancando la porta della sua camera, prima che Teddy possa chiuderla alle sue spalle. Si volta verso di me, sgranando gli occhi e indietreggiando.

 

<< Ti dico che puzzo e tu vai via? >>

<< Non mi sembra che tu… oh, ma di cosa stiamo parlando? >>

<< Del fatto che non puoi ignorarmi! >>

<< Non lo sto facendo, ho solo bisogno di qualche giorno per metabolizzare la cosa >>

<< Ma io non lo sopporto! >>

 

Mi rivolge un’occhiata che definire penetrante sarebbe usare un eufemismo, prima di scuotere il capo e  sedersi sul proprio letto. Mantiene lo sguardo basso, posando i gomiti sulle ginocchia e congiungendo le mani. Ha assunto la solita espressione accigliata e pensierosa, come se stesse ponderando su chissà quale dilemma esistenziale.

 

<< Ci siamo ignorati cordialmente per anni, Victoire. Che differenza vuoi che facciano un paio di giorni? >>

<< La differenza c’è… >>

 

Rialza il capo, guardandomi negli occhi, attendendo che io parli ancora. Io invece abbasso lo sguardo, incrociando le dita e torturandole come solo Yvonne sa fare.

Cosa fare?

Cosa dire?

Spero solo di non sparare l’ennesima cazzata del giorno perché nemmeno io la sopporterei e credo fermamente che lo stesso Teddy, per quanto tranquillo ed educato, mi sbatterebbe fuori a calci. Yvonne mi direbbe di sputar fuori la prima cosa che mi viene da pensare, Marie mi suggerirebbe di fermarmi a riflettere sulle conseguenze che, qualsiasi mia parola, possa avere. Ma io decido di essere Victoire, per l’ennesima volta, e rivelargli quella verità che da poco ho compreso.

 

<< E’ che ora so cosa vuol dire far parte della tua vita, Teddy… e non voglio rinunciarci >>

 

E’ stato un sussurro, ma sono certa che lui l’abbia udito, pur non azzardandosi ancora a replicare.  E rialzo lo sguardo, osservando la sua espressione. Non sembra sorpreso, infastidito o felice all’idea che io lo voglia accanto a me; non sembra niente di niente, è come se fosse assente. Mi fissa, ma non sono sicura che riesca a vedermi.

 

E poi sembra destarsi, scuotendo il capo e sospirando. Con una mano sfrega il viso pallido, riabbandonando il braccio sulle ginocchia.

 

<< Sai bene che non potrei mai escluderti dalla mia vita, Victoire >>

<< Perché sono la nipote del tuo padrino >>

<< Perché non ci riuscirei, perché ti sei appropriata di ogni pezzo del mio cuore e credimi se ti dico che da qui, non andrai mai via >>

 

Lo dice toccandosi il petto, fissandomi con occhi sinceri e quasi supplichevoli. E nemmeno ora mi do tempo di pensare, quando corro verso di lui, abbracciandolo. Mi siedo sulle sue gambe, stringendogli le braccia al collo e affondando il viso tra i suoi capelli. E’ urgente il bisogno che ho di sentirlo vicino, di riprendermelo dopo tutta la distanza che ha messo tra noi. Distanza che non sono in grado di sopportare, comportandomi probabilmente da ragazzina ostinata e irragionevole.

 

Rivoglio il mio Teddy.

 

<< Victoire >>

 

Mi allontana delicatamente da sé, posando le mani sulle mie braccia e scostandole dal suo collo. Avverto un freddo improvviso gelarmi le ossa e nemmeno il suo sguardo riesce a scaldarmi. Se non posso essere tra le sue braccia, niente può darmi calore.

 

<< Victoire >>

 

Ripete il mio nome, e la sua sembra una supplica. Sta pregandomi di stargli lontana, di arrendermi al fatto di averlo perso? Non lo farò mai. Balzo in piedi, non accennando a distogliere gli occhi dai suoi, può leggermi dentro e capire quanto io sia sincera.

 

<< Ti ho chiesto scusa, ti ho supplicato di perdonarmi >>

<< E l’ho fatto, sono sincero >>

<< Ma allora… >>

<< Non è per questa ragione che…  >>

 

Si rialza, passandosi una mano tra i capelli e sbuffando, agitato. Fissa un punto imprecisato della stanza e poi nuovamente guarda me. Ed ogni secondo che passa, sono sempre più frastornata. Non sono in grado di capirlo, non sono brava nell’afferrare i sentimenti di qualcun altro.

 

<< Sebbene tu abbia cancellato quel bacio, non toglie che ci sia stato. E mi ha ferito che tu non vi abbia dato la minima importanza. Non l’ho fatto per gioco, e quello che provavo allora, provo adesso >>

<< Io… >>

<< Non mi basta più esserti solo amico, non mi accontento di restare dietro di te a sorreggerti, voglio essere al tuo fianco, Victoire >>

 

Pensavo che volesse cacciarmi dalla sua vita a calci nel sedere, che volesse ignorarmi e andare avanti come aveva sempre fatto, circondato da quelle poche persone che rientravano perfettamente nei suoi schemi,  che condividevano il suo essere semplicemente perfetto. E che desiderasse disfarsi dell’unica nota stonata nella sua perfezione: io.

 

Siamo così diversi io e lui, cosa condividiamo? Un’infanzia volata via, un passato in comune e un futuro incerto. Lui sa cosa vuole, mentre io annaspo ogni giorno per prendere anche la più piccola decisione. L’unica lezione che ho imparato, di tutta questa storia, è che non mi sento alla sua altezza.

 

Ma ora è qui, dinanzi a me, fissandomi come se con una mia parola potessi condannarlo o salvarlo; c’è attesa nel suo sguardo e speranza.

Di qualcosa Vicky, qualsiasi cosa.

Digli che è importante per te, che gli vuoi bene, che…

 

<< Forse è meglio che tu vada, ora >>

 

O non dirgli nulla, annuisce e vai via.

 

 

 

 

 

 

Non odiatemi per aver concluso a questo modo il capitolo! Nel prossimo ci sarà molto altro! :D

C’è molto Teddy/Vicky qui… era inevitabile visto il guaio in cui la nostra Weasley si era cacciata!

Non so se pubblicherò un altro p.o.v, se lo farò riguarderà Marie e non si incastrerà con questo capitolo, come sono abituata a fare! Vi avviserò nella mia pag face book, nel caso in cui ci sarà…

A questo proposito, il link del gruppo delle mie ff su face:

http://www.facebook.com/groups/129830763768816?id=129847793767113¬if_t=group_activity

Se vi va, unitevi… ci saranno spoiler e quant’altro!

A presto fanciulle!  :*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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