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Autore: oldfairytale    09/07/2011    3 recensioni
"Mamma, ho visto papà piangere"
Non so esattamente cosa successe, ma queste parole mi colpirono più forte di quando in terza liceo Beth Cooper mi colpì allo stomaco con una mazza da baseball.
Sentii le lacrime pizzicarmi il naso.
Quanto dolore, quanta sofferenza.
Non se lo meritava.
Come ho detto prima; non lo avevo mai visto piangere. Mai.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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derta8
Ok, scusate per il ritardo ma ultimamente non c'è nemmeno un briciolo d'ispirazione nell'aria -.-"
E infatti il capitolo è uscito proprio una schifezza.
Spero recensiate ugualmente :3
Grazie ancora =)




Dicono che il dolore trasformi le persone.
Io questo non lo so.
So che sta trasformando me, ma non so in cosa.


Dicembre.

Le temperature erano calate. Fuori faceva davvero freddo.

Mi stesi per terra, sull'erba coperta dalla neve.
Cadeva dal cielo a grandi fiocchi.
Avevo freddo.
Tanto.

Guardai il cielo.
Era grigio.

Come le torri.
Le macerie. Il fumo. L'ospedale. Le persone.

Le mie mani erano bianchissime e mi facevano male.
Ormai ero distesa nella neve da più di due ore.
Non pensavo a niente. Non mi importava.

Sentivo chiaramente i miei denti sbattere e i brividi corrermi lungo la schiena.
Indossavo solo una camicia di Nick.


"Rachel?"

La sua voce.
"Nick?" cominciai a chiamarlo.

"Rachel sono qui"
Lo sentii ridere.
"Nick?" sorrisi.
"Vieni a cercarmi Rachel, vieni da me"
"Arrivo"

Le gambe mi facevano malissimo. Erano gelate.
Ma riuscii ad alzarmi lo stesso.

Lo sentivo ridere.
"Nick" urlai.

Scoppiai a ridere.
"Rachel"
"Dove sei?"
I miei occhi lacrimavano. Mi facevano male, ma non smisi di cercarlo.
Tra le piante, dietro alle macchine, vicino alle case.

"Rachel"

"Rachel, vieni da me"

"Vieni da me Rachel"
Rideva.

Chiusi gli occhi, mi facevano troppo male.
Continuai a ridere.
"Arrivo Nick"

"Ahahahahah"

Mi muovevo piano.
I fiocchi di neve che mi erano caduti negli occhi pungevano.
E facevano male.
Non riuscivo ad aprirli.
Ma non mi importava, lui era qui, dovevo solo trovarlo.

"Ahahahah"
"Niiiiick" stavo urlano.

Faceva freddo.
Tanto tanto freddo.
Sentivo la neve che mi si appoggiava sulle braccia e sulle gambe nude.
Faceva male.
Era fredda.

"Vieni Rachel, avanti"

"Vieni da me"

"Ahahahahahahahahah"

"Nick!"
"Sono qui Rachel, vieni avanti"

Avanzavo lentamente, i piedi nudi nella neve.

"Rachel!"

Continuavo a ridere.
Avevo freddo.
Ma lui era lì.

"Rachel, vieni"

"Sbrigati Rachel"

Mi avvicinavo sempre di più alla strada.
Sentivo il rumore lontano di qualche auto che passava di fronte a casa mia.

"Rachel"
"Sono qui Nick"

"Ahahahahahahahah"
"Ahahahahahahahah"

Nei miei occhi c'era solo il buio. E il freddo.
E faceva male.

I miei piedi andavano avanti, sempre più spediti.
Il rumore delle macchine era sempre più vicino.

"Rachel"
E anche la sua voce.

"Rachel"
"Ahahahahahah"

"Rachel..."

La sua voce si era fatta più preoccupata.
Avanzai, più velocemente.

"Rachel..."
Continuavo a ridere.
Non vedevo niente. Camminavo con le braccia in avanti.
Il rumore delle macchine mi entrava nelle orecchie e mi faceva male.

"Nick..." lo implorai.

"Rachel... Rachel..." urlava, quasi disperato.

"Rachel"
"Rachel!"

Sentii le sue braccia avvolgermi il corpo violentemente e buttarmi a terra.

"Rachel cosa cazzo stai facendo?!"
Non era la voce di Nick.
Smisi di ridere.

"Ryan...?" La mia voce era un sussurro.
Era tutto buio.

"Ryan eri tu?"
"Ero io cosa?"
"Ryan..."
La mia voce era impercettibile.
Sentivo le sue braccia intorno alle spalle, ma non riuscivo a vederlo.

"Ryan..."
Cominciai a piangere. Piano.
Non volevo fare uscire tutto.
Volevo tenerlo per me.
Era il mio dolore. Solo mio.


Se non piangi ti allaghi dentro.

Ero una marea in piena.


"Rachel, sono qui"
Mi sentii sollevare, i miei piedi non toccavano più il terreno.

"Ho f-freddo Ryan..."
Sentivo il suo respiro sulla mia testa, le sue braccia a contatto con il mio corpo facevano male.
Ma erano calde.

Mi portò in casa e mi appoggiò su una sedia, in cucina.
Tentai di aprire gli occhi ma erano come sigillati dal freddo e dal ghiaccio.
Ryan mi coprì con la sua giacca.

"Ryan non vedo" singhiozzai.

Lo sentii armeggiare vicino al lavandino. Fece scendere dell'acqua e poi chiuse il rubinetto.
Ritornò da me e mi tamponò gli occhi con un asciugamano.
L'acqua era bollente.

Piano piano il buio sparì.
I miei occhi erano liberi.

Mi sorrise.

"Chi sei Rachel?"
Era un sorriso triste.

"Non lo so" risposi in un sussurro.
"Non lo so Ryan"

Si avvicinò al mio viso e mi baciò gli occhi.
Poi le sue labbra scesero sulla mia bocca e la sfiorarono, delicatamante, come per non disturbare.

Si ritrasse subito.
Mi guardò.

I nostri occhi si stavano parlando, in silenzio.
Gli stavo dicendo un sacco di cose, che io volevo tenere dentro, ma che inevitabilmente avevo fatto uscire.
Stavano urlando e io volevo zittirli.

"Forse è meglio che ti fai un bagno caldo Rachel..."
"Sì..." la mia voce era ancora terribilmente impercettibile.
Mi alzai dalla sedia.

"Ryan io..."
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò.
Non un bacio violento e prepotente.

Ma un bacio dolce e leggero.
Un bacio impacciato e imbarazzato.

Continuò a baciarmi.
La bocca, il collo.
Sbottonò i primi bottoni della camicia e riprese a baciarmi.
Il petto, le spalle.

Lo spazio tra il mio corpo e il suo era inesistente.
La sua bocca ritornò sulla mia, le sue mani sui miei fianchi.

Mi spinse contro il muro.
La casa era avvolta nel silenzio.
Riuscivo a sentire solo il mio cuore e il suo respiro.

Le sue mani tremavano mentre finiva di slacciarmi la camicia.
Mi staccai da lui e gli sfilai velocemente la maglietta e i pantaloni.

Mi riprese fra le sue braccia e cominciò a baciarmi nell'incavo del collo.
Chiusi gli occhi.

I suoi movimenti erano imbarazzati, impacciati e maldestri, ma non violenti.
Le sue mani sfioravano il mio seno con delicatezza, quasi con la paura di rompermi.

Ripetevo il suo nome, come un soffio di vento, leggero, sussurato.

"Sei fredda..." gemette.

Io non risposi.
Le sue mani si facevano sempre più decise.
Mi prese una gamba e la fece salire sul suo fianco.
Lo strinsi.
La sua mano scorse velocemente dal mio ginocchio al mio sedere.

"Ryan..."
Le mie labbra si staccavano dalle sue solo per pronunciare il suo nome.

Fuori aveva cominciato a piovere violentemente.
Le goccie di pioggia si schiantavano sulle finestre della cucina come gli arei pilotati dai terroristi si erano schiantati sulle torri.
Violenti e carichi d'odio, pieni di persone innocenti, pronti ad ucciderne altre e con esse, la vita di chiunche altro gli fosse attorno.
Ripresi a piangere. In silenzio.

Continuai a baciarlo finchè non ci ritrovammo entrambi per terra nudi, a fare l'amore.
Ma io continuavo a pensare alle goccie. Agli arei. Al freddo.
A Harry.

A lui.

Come si può fare l'amore con un uomo e intanto pensare ad un altro?
Le lacrime scendevano piano sulle mie guancie.
Erano silenziose e asciutte.
E non smettevano di scendere.

Volevo staccarmi da lui, picchiarlo, urlare, piangere.
Volevo lottare.
Ma per cosa?

Stavamo combattendo entrambi.
Ma per cosa?
Per cosa stavamo combattendo?
Per sopprimere un sentimento che non ha nessuna colpa di essersi manifestato?
Per uccidere noi stessi?

Stavamo combattendo e facendo la pace contemporaneamente.
Eravamo i vinti e i vincitori.
Gli oppressori e gli oppressi.
I colpevoli e gli innocenti.
Eravamo l'odio e l'amore.

Eravamo due esseri umani.
Semplicemente due esseri umani.
Senza maschere, senza segreti.
Solo due esseri umani.

Perchè in fondo siamo questo, no?
Dietro alle nostre maschere di cera che indossiamo tutti i giorni si cela sempre e solo la stessa cosa: una persona.


Ripeteva il mio nome. Piano. Per non svegliare gli animali nascosti dentro di noi, pronti a distruggere tutto quello che fino a quel momento avevamo costrutito: l'amore. Semplice e delicato. Come un bambino.
Smisi di piangere.

Ryan era il mio migliore amico. Gli volevo bene, ma non lo amavo. Non come amavo Nick.
Ryan poteva essere la mia luce e Harry il mio sole, ma Nick era il mio cielo.
Si nascondeva grigio, dietro alle nuvole.
Ma era sempre presente.

C'era anche ora. Lo sentivo, dentro di me.
Nelle mie vene.
Nessuno poteva rubarmelo, neanche la morte.
Neanche Ryan.

L'amore è più forte di qualsiasi altra cosa.
L'amore è più rumoroso di qualsiasi pregiudizio o critica.
E' più potente di qualsiasi altro sentimento presente sulla faccia della terra.

Era anche più potente di noi.

Ed era nostro.
Solo mio e di Nick.

Ryan smise di baciarmi e si sdraiò di fianco a me.
I nostri corpi si toccavano appena.
Voltai la testa per guardarlo e lo vidi piangere.

Si alzò dal pavimento della cucina e si rivestì in fretta.
Io mi strinsi le ginocchia al petto.

Prese di nuovo il suo giubbotto e me lo mise sulle spalle.

"Ti amo Rachel"
Mi baciò un ultima volta, sull'angolo della bocca.
Poi se ne andò.
Avrebbe avuto freddo fuori, senza giubbotto.

"Grazie Ryan..." la mia voce era un sussurro. Un sussurro sporco e ovattato.
Guardai la finestra.
Le goccie di pioggia avevano smesso di schiantarsi contro il vetro della finestra.
Avevano smesso di fare vittime.
Avevano smesso.



"...Does it take your breath away
And you feel yourself suffocating?
Does the pain weigh out the pride?
And you look for a place to hide?
Did someone break your heart inside?
You’re in ruins..."


"...Something inside this heart has died
You’re in ruins."



Grazie per aver letto il capitolo e ricordate di dirmi cosa ne pensate =)
*Baci*



  
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